LA CRISI
S&P teme la tempesta perfetta
"Servono 46 trilioni in 4 anni"
Alle società serviranno 30 trilioni di dollari per rifinanziare i bond in scadenza e i prestiti erogati nel periodo pre crisi, cui si aggiungeranno altri 13-16 trilioni di nuovi capitali che serviranno a finanziare la crescita: quasi 10 trilioni per la Cina
di GIULIANO BALESTRERI
Lo leggo dopo
Le economie sviluppate avranno bisogno di rifinanziare il debito lasciando poche risorse per la crescita
MILANO - Il peggio della crisi finanziaria potrebbe non essere alla spalle. Addirittura potrebbe dover ancora arrivare. E sì perché secondo l'agenzia di rating S&P nei prossimi 4 anni ci potrebbe essere una potenziale "tempesta perfetta" sui mercati finanziari, risultato di una combinazione di ingente bisogno di capitali delle società, deleveraging delle banche e difficoltà economiche di Stati Uniti e Eurozona.
Secondo S&P le società avranno bisogno di 30 trilioni di dollari per rifinanziare i bond in scadenza e i prestiti erogati nel periodo pre crisi (le società europee contano per il 30%), cui si aggiungeranno altri 13-16 trilioni di nuovi capitali che serviranno a finanziare la crescita. Un conto da 46 trilioni di dollari che rischia di sbilanciare ulteriormente gli equilibri economici mondiali.
Agli Stati Uniti, infatti, serviranno 8,6 trilioni di rifinanziamenti, mentre sulla crescita verranno investiti poco meno di tre trilioni, così come in Europa dove per la crescita verranno spesi meno di 2,3 trilioni. Ancora peggio il Giappone: 5,5 trilioni per i debiti in scadenza e neppure uno per l'economia.
Uno scenario drammatico per i paesi industrializzati che, invece, viene completamente ribaltato dalle prospettive della Cina. Il debito in scadenza è fermo a 7,5 trilioni, ma il bisogno per la crescita è enorme: serviranno tra i 7,7 e i 9,7 trilioni per soddisfare i bisogno di Pechino. Con il rischio che un rallentamento della Tigre cinese minaccerebbe l'intera economia globale.
Secondo l'analisi di S&P banche e mercati dei capitali dovrebbero essere in grado di rifinanziare il debito in scadenza, ma il razionamento del credito potrebbe limitare i nuovi finanziamenti per supportare la crescita. Con la conseguenza che governi e le banche centrali avrebbero meno opportunità di prevenire le future crisi di liquidità.