PUNTO 1 - Lse, Intesa Sanpaolo e UniCredit escono da azionariato
Reuters - 22/05/2012 19
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* Componente italiana in Lse ormai marginale
* Unicredit incasserà oltre 200 mln euro, Intesa circa 180
MILANO, 22 maggio (Reuters) - Unicredit (UCG.MI) e Intesa Sanpaolo (ISP.MI) escono dall'azionariato del Lse (LSE.L). Un annuncio incontemporanea che, a ridosso del quinto anniversario dell'acquisizione di Borsa italiana da parte della società-mercato della City, rappresenta il sigillo finale del venir meno del peso della componente italiana all'interno dell'Lse. (news)
Se nel caso del management era stata l'uscita dal gruppo nella primavera 2010 di Massimo Capuano, per contrasti con il nuovo AD Xavier Rolet, a segnare una cesura in negativo sulla rappresentanza nazionale in seno al gruppo britannico, nell'azioniariato sono oggi le cessioni di Unicredit e Intesa, terzo e quarto azionista Lse alle spalle dei fondi di Dubai e Qatar, a siglare anche simbolicamente una presenza italiana ormai residuale nel gruppo.
Le due banche italiane hannomotivazioni analoghe per questa operazione come spiega chi l'ha seguita. "Si è scelto di concentrarsi sul core business" spiega una fonte, mentre un'altra afferma che quella in Lse "non era una partecipazione strategica e si è colta un'opportunità".L'incasso, poi, non sarà simbolico. Al prezzo medio, rispetto alla forchetta indicata, di 980 pence, (news) il 6,1% di Unicredit vale qualcosa in più di 200 milioni di euro, il 5,4% di Intesa circa 180 milioni.
D'altra partel'occasione per far pesare l'azionariato italiano nell'Lse era stata persa anni fa, a ridosso dalla fusione. Gli azionisti italiani che al momento pesavano per un complessivo 28% preferirono non raccogliere il suggerimento informale del management diBorsa Italiana e di parte delle autorità italiane che prevedeva di far confluire in una newco tutte le quote. All'obiettivo di 'fare sistema' e diventare il primo azionista singolo della società-mercato britannica, le banche anteposero,legittimamente, quello di avere le mani libere con una propria partecipazione. Mani libere che in questi anni si sono principalmente tradotte, a partire dal 2,9% di Mps, in cessione della propria quota con ricche plusvalenze.
Le stesse duegrandi, oggi unite nella vendita, di fronte al progetto newco, preferirono muoversi in autonomia, anche considerando anti-storica la proposta di un azionista nazionale.
Rimangono gli asset apportati: dalla Borsa Italiana a Mts, dal post-tradingal Mot. Ma, cinque anni dopo, la valorizzazione di questi asset da parte del management inglese sembra veramente contenuto. E anche la Cassa di Compensazione e Garanzia, fiore all'occhiello nelle ultime trimestrali Lse per i guadagni nella sua attività di prestatore, rischia ora di rimanere schiacciata dall'acquisizione della London Clearing House.
(Luca Trogni)
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