Idee e grafici. - Cap. 1 (4 lettori)

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dondiego49

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UniCredit riduce attività azionario nell’est dell’Europa

di: WSI Pubblicato il 30 maggio 2012| Ora 07:49


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Tagli nella divisione cash equity, come parte del piano per aumentare la redditività e ridurre i costi operativi. Starebbe chiudendo i battenti in Russia e Romania, tagliando in Turchia e Polonia.

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Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di UniCredit. Membro del Comitato Permanente Strategico, Corporate Governance, HR and Nomination.


Roma - UniCredit, la più grande banca italiana, starebbe studiando una serie di tagli nella divisione cash equity nel centro e nell’est dell’Europa, come parte del piano che vede un taglio dei costi operativi, e dunque un aumento della redditività, secondo quanto riporta Bloomberg, citando due persone anonime a conoscenza della vicenda.

Nello specifico si starebbe pensando alla chiusura delle attività in Russia e Romania, oltre a un forte taglio degli uffici in Turchia e Polonia. In tutto il piano coinvolgerebbe circa 60-80 persone, impegnate per la banca nelle attività di brokeraggio azionario nella regione, tra cui nella vendita di derivati. Contattato da Bloomberg, il portavoce di UniCredit si e' rifiutato di commentare la notizia.

Jean- Pierre Mustier, a capo della sezione corporate and investment-banking, in precedenza alla guida del comparto investment bank di Societe Generale, continua a rimodellare le varie unità operative per ridurre il rischio e tagliare i costi. La mossa annunciata in giornata da Bloomberg segue infatti altri tagli già ufficializzati nei mesi precedenti.

UniCredit opera al momento in 22 paesi, e raccoglie circa il 57% delle entrate da attività al di fuori dell’Italia. Nel primo trimestre dell’anno gli utili dell’istituto sono cresciuti +13%, a €914 milioni.
 

dondiego49

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L'INCHIESTA DI TRANI di GIOVANNI DI BENEDETTO

Manipolazione dei mercati finanziari
Indagati analisti e dirigenti di S&P


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La sede S&P a New York



Il pm Ruggiero è arrivato alla chiusura indagini: avvisi di garanzia per cinque persone dell'agenzia di rating Usa che, il 13 gennaio scorso, a mercati aperti, declassò il debito italiano da A a BBB+ provocando un terremoto sui mercati. Secondo la procura pugliese, oltre all'approssimazione e all'errore ci potrebbe essere stata una volontà di nuocere. Ancora aperti i filoni su Moody's e Fitch e quello sull'High Frequency Trading

TRANI - Fuori una. Per il momento è quella sull'agenzia di rating Standard & Poor's, per le altre due sorelle, Moody's e Fitch è questione di giorni. La procura di Trani ha chiuso l'inchiesta sulla multinazionale americana che il 13 gennaio scorso, a mercati ancora aperti, declassò l'Italia (o, meglio, il suo debito pubblico) e altri paesi dell'Europa con un taglio del rating da A a BBB+. Manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato finanziario le accuse del magistrato Michele Ruggiero che ha fatto notificare 5 informazioni di garanzia. Destinatari sono gli analisti Eileen Zhang e Frank Gill, dipendenti dell'agenzia con sede a Londra, e Moritz Kraemer, dipendente di Francoforte, il responsabile dei servizi per l'Europa e l'Africa Yeann Le Pallec e infine l'ex presidente di Standard & Poor's l'indiano Deven Sharma.

Il dubbio rimane: le agenzie di rating, chiamate ad analizzare la solidità economica di uno Stato, sono in grado di turbare i mercati economici internazionali quando formulano i loro giudizi, spesso infondati e imprudenti, a contrattazioni ancora aperte? Le indagini, lo ricordiamo, avevano accertato come lo stato italiano avesse risentito dei giudizi negativi espressi sul debito pubblico del Paese per ben tre volte da "Standard & Poor's", il 20 maggio, il 23 maggio e 1 luglio del 2011, con la Finanziaria ancora in discussione. E' probabile che i risparmiatori siano rimasti vittime della speculazione sui mercati e sui titoli di Stato crollati in seguito alla diffusione di questi giudizi negativi, puntualmente smentiti dai vertici politici ed economici del Paese.

VAI ALL'INCHIESTA SULLE AGENZIE DI RATING

VAI ALL'INCHIESTA SULL'HIGH FREQUENCY TRADING

La convinzione degli inquirenti resta quella secondo cui "oltre all'approssimazione ci sia stata anche una possibile manipolazione" nel formulare report da parte delle agenzie internazionali di rating, chiamate ad analizzare la solidità finanziaria di uno Stato. Nel corso dell'inchiesta il pm ha ascoltato diverse personalità del mondo economico tra cui Giuseppe Vegas, presidente della Consob, che aveva inviato una lettera al capo dell'Esma, l'autorità europea per la sicurezza dei mercati, Steven Major, per chiedere se l'operazione dell'agenzia non fosse stata in contrasto con le prescrizioni che vietano la diffusione di giudizi a mercati aperti. Poi Maria Cannata, responsabile delle aste dei Bot per il ministero delle finanze, Maria Pierdicchi, capo dei servizi finanziari del Sud Europa per Standard & Poor's. Fanno parte del coro delle cosiddette "reazioni qualificate" alle "pratiche" delle agenzie che declassano l'Italia e creano turbamenti sui mercati finanziari, nonostante i loro giudizi siano spesso smentiti dai vertici economici del Paese. L'Italia, lo ricordiamo, fu già messa a dura prova nel maggio del 2010 da un comunicato di Moody's che a mercati aperti parlò di un economia a rischio perché contagiata da quella greca ormai in crisi. Quel filone di inchiesta è ancora in corso così come quello che riguarda l'agenzia di rating Fitch. Aperta anche (tutte e tre dovrebbero arrivare rapidamente a chiusura) anche quella sull'High Frequency Trading, il trading, cioé attuato con computer superveloci e algoritmi ultrasofisticati che determinano un vantaggio probabilmente non corretto a favore degli operatori che li usano. L'Hft potrebbe essere un altro strumento della speculazione per "abbattere" titoli o interi settori dei mercati con ingenti guadagni per chi lo controlla.
 

dondiego49

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UniCredit riduce attività azionario nell’est dell’Europa

di: WSI Pubblicato il 30 maggio 2012| Ora 07:49


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Tagli nella divisione cash equity, come parte del piano per aumentare la redditività e ridurre i costi operativi. Starebbe chiudendo i battenti in Russia e Romania, tagliando in Turchia e Polonia.

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Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di UniCredit. Membro del Comitato Permanente Strategico, Corporate Governance, HR and Nomination.


Roma - UniCredit, la più grande banca italiana, starebbe studiando una serie di tagli nella divisione cash equity nel centro e nell’est dell’Europa, come parte del piano che vede un taglio dei costi operativi, e dunque un aumento della redditività, secondo quanto riporta Bloomberg, citando due persone anonime a conoscenza della vicenda.

Nello specifico si starebbe pensando alla chiusura delle attività in Russia e Romania, oltre a un forte taglio degli uffici in Turchia e Polonia. In tutto il piano coinvolgerebbe circa 60-80 persone, impegnate per la banca nelle attività di brokeraggio azionario nella regione, tra cui nella vendita di derivati. Contattato da Bloomberg, il portavoce di UniCredit si e' rifiutato di commentare la notizia.

Jean- Pierre Mustier, a capo della sezione corporate and investment-banking, in precedenza alla guida del comparto investment bank di Societe Generale, continua a rimodellare le varie unità operative per ridurre il rischio e tagliare i costi. La mossa annunciata in giornata da Bloomberg segue infatti altri tagli già ufficializzati nei mesi precedenti.

UniCredit opera al momento in 22 paesi, e raccoglie circa il 57% delle entrate da attività al di fuori dell’Italia. Nel primo trimestre dell’anno gli utili dell’istituto sono cresciuti +13%, a €914 milioni.

UCG .......
questi signori strapagatati nella loro incapacità bestiale dopo aver regalato oltre 45 milioni a quel profumo che mando in fallimento questa banca e ora sta li a far fallire la più antica banca Italiana MPS pensano che mandando a casa 60/80 persone che sono poi in produzione , serva a risanare i conti .Non ce più limite fra questi a dimostrare chi e più incapace :wall::wall::wall:
 

dondiego49

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CRISI: prime avvisaglie di fuga dall'euro (MF)

MILANO (MF-DJ)--In una girandola di dichiarazioni di ogni genere, segno che si sta avvicinando la resa dei conti, l'unica certezza della giornata di ieri e' lo scivolone dell'euro, sceso a 1,2384 dollari, ai minimi dal luglio 2010. Dall'inizio di maggio la moneta unica ha quindi perso il 6,3% nei confronti del biglietto verde.

C'e' stata "una corsa ai beni rifugio, a qualsiasi costo", ha affermato Douglas Borthwick di Faros Trading, sottolineando che "il mercato si muove unicamente in scia alla paura" per gli sviluppi della crisi in Eurolandia. E, scrive MF, il bene rifugio per eccellenza sono gli Stati Uniti, visto che il dollaro si e' rafforzato anche nei confronti dello yen e del franco svizzero, mentre i rendimenti sui titoli del Tesoro Usa a 10 anni sono scesi ai minimi da 60 anni, all'1,62% (anche se quelli sui Bund tedeschi restano piu' bassi). E cosi' sembra cominciare a delinearsi lo scenario previsto da alcuni economisti: la crisi del debito sovrano europeo alla fine colpira' anche la Germania e restera' un solo vincitore, gli Stati Uniti.

La giornata di ieri e' stata caratterizzata dal pessimismo sulle sorti di Eurolandia, alimentato in particolare dalle difficolta' del settore bancario spagnolo. L'euforia innescata dalle dichiarazioni del presidente della Commissione Ue, Jose'-Manuel Barroso, non e' durata nemmeno lo spazio di un mattino.

Barroso ha detto che Bruxelles e' da sempre a favore della "flessibilita'" del Fondo salva-Stati permanente (Esm), lasciando intendere di volergli concedere il potere di ricapitalizzare direttamente gli istituti di credito dell'Eurozona. red/alb [email protected]

(END) Dow Jones Newswires

May 31, 2012 02:18 ET (06:18 GMT)
 
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