IL FUTURO DIPENDE DA CIO' CHE FAI OGGI

Sono 5791 i pazienti lombardi positivi alla data del 10 marzo.

Un dato in crescita del 6% in più rispetto a ieri (+322 casi).

Nel contempo crescono anche coloro che sono stati dimessi e dunque guariti dopo le terapie somministrate:
da 646 si è saliti a 896 (+39%).

Stesso trend per i decessi, 135 in più rispetto a ieri per un totale di 468.
 
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La Direzione Strategica della ASST di Lecco ringrazia i medici, gli infermieri, gli OSS,
il personale tecnico e amministrativo, che si sono messi immediatamente a totale disposizione
dei nostri pazienti per fronteggiare l'emergenza sanitaria causata dal virus #Codiv-19.
I sanitari stanno incessantemente, senza distinzione di posizioni e specialità,
curando e assistendo tutti i pazienti ricoverati nei due Presidi.
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Non da meno tutto il personale impegnato sul territorio, sanitario, amministrativo e gli operatori di Front Office
che continuano a garantire le prestazioni indispensabili ai cittadini nelle diverse sedi territoriali,
seguendo l'evolversi della situazione per fornire presidi utili all'assistenza anche in orari notturni.

In questo clima organizzativo di costante evoluzione la ASST Lecco deve quotidianamente ridisegnare
gli aspetti logistici nei due Presidi di Lecco e Merate, creando nuovi posti letto per pazienti
che necessitano di isolamento e Terapie Intensive o Rianimazione.

Per l'Ospedale "Alessandro Manzoni" di Lecco sono state attivate 86 stanze
pari a 172 posti letto di isolamento per covid-19 e 20 postazioni di Rianimazione Covid,
creando percorsi di accesso separati per la sicurezza dei pazienti negativi,
mantenendo anche la rianimazione generale con 10 postazioni.

Per il "San Leopoldo Mandic" di Merate, sono state attivate 64 stanze
per ospitare 128 pazienti e 8 posti letto di Rianimazione dedicati a pazienti positivi al COVID-19.

Il provvedimento di Regione Lombardia dell'8 marzo - Deliberazione n. XI/2906 -
ha poi riconosciuto "Hub" l'Ospedale Manzoni di Lecco DEA di 2° Livello,
su cui devono essere concentrate tutte le patologie relative alle reti tempo dipendenti per:
emergenze cardiologiche interventistiche (Emodinamica) e rete Stroke.

Merate assume il ruolo di presidio Spoke sia per patologie "Stroke" che "Emodinamica".

Sono stati dedicati alla Subintensiva COVID 6 posti letto attualmente utilizzati da INRCA, idonei a tali terapie.
Sono in fase di definizione tra il DIFRA e ATS Brianza le procedure per l'attivazione dei percorsi di assistenza domiciliare ADI-COVID per garantire, appena possibile, l'assistenza a domicilio dei pazienti Covid positivi che non necessitano più del ricovero ospedaliero.
 
Forse il coronavirus è anche figlio della nostra follia, che sta prendendo delle forme sempre più preoccupanti.

Prendiamo un primo esempio: l’otto marzo, festa della donna,
in una delle stanche parate di questa giornata, passata in secondo piano in Italia,
ma ben vissuta in Svezia, alcuni esponennti della sinistra hanno sfilato con il cartello “La Svezia deve morire”



“SVERIGE MASTE DO”, la Svezia deve Morire, ecco qui il signifcato del cartello in primo piano,
in un paese che sta vivendo una sorta di mini-guerra dichiarata dalle bande di migranti allo Stato ed agli svedesi,
con tanto di sparatorie e lanci di bombe a mano.

Un paese che si è, letteralmente, suicidato perchè entro 40 anni gli svedesi saranno una minoranza.

Quindi abbiamo un buon numero di pirla Italiani che hanno pensato di “OPPORSI”
al consiglio di stare a casa facendo un bel “Pranzo Sociale” tutti assieme, per poi fare un bel DIBBATTITO

SOCIALITÀ CONTRO LA PSICOSI . Oggi abbiamo dato vita ad una grandissima giornata di socialità al centro sociale…

Gepostet von Coordinamento Studenti Medi Venezia-Mestre am Donnerstag, 5. März 2020

Coordinamento studenti medi, quindi ragazzini che,in teoria, non hanno 14 anni.

I genitori? Cosa facevano? Che dicevano ? Va tutto bene ?

Poi ci sono anche gli scemi francesi, più simpatici per carità….

Perchè radunare 3500 persone vestite da Puffi in questi giorni non è proprio una cosa molto astuta, anche se è per battere un record…

Speriamo che il Cielo ce la mandi buona. Noi non ce lo meritiamo tanto…
 
Ci racconta la sua giornata che si dipana su tre turni 7-14, 14-22 e 22-7.

«Prima di entrare indosso la divisa bianca da infermiere.
Entro in turno qualche minuto prima dell’inizio e i colleghi danno il passaggio delle consegne:
le cose accadute e tutto quanto è necessario sapere per gestire il paziente.
Questo avviene nell’area “pulita”, diversa da quella contaminata con i pazienti affetti da Covid 19.
Prima di entrarci, indossiamo i dispositivi di protezione individuale».

La vestizione è abbastanza lunga: «Prima indosso i calzari copriscarpe, poi ci si lava le mani,
i primi guanti, il camice rinforzato impermeabile, cuffietta, mascherina chirurgica o Ffp3 a seconda di cosa dovremo fare,
visiera o occhiali protettivi, e secondo paio di guanti. Questa procedura va fatta in due perché bisogna essere certi
che sia fatta bene per evitare che la fretta o la fatica ci faccia dimenticare qualcosa. E così si fa anche durante la svestizione».

Quindi l’infermiere entra nella zona contaminata.
«In questo periodo seguiamo pazienti che sono quasi tutti sedati, intubati e ventilati esternamente.
Controlliamo i macchinari di ventilazione oppure i caschi c-pap (ventilazione a pressione positiva continua delle vie aeree).
E monitoriamo tutti i parametri, le funzionalità e i presidi utili per gestire i pazienti. Quindi si procede alla visita medica, alle terapie, alle mobilizzazioni».

«In terapia intensiva entriamo e non usciamo più fino a fine turno. In degenza cerchiamo di limitare il numero di accessi alla stanza.
I parenti, in terapia intensiva non possono entrare. Nei reparti si limitano comunque gli accessi per evitare l’apertura frequente della zona di isolamento».
 
Ai piani alti pensano di vivere in un altro mondo.
Ci sarà da piangere quando arriverà anche da loro. Tardi. Troppo tardi.

Coronavirus, i sindaci lombardi unanimi: «Chiudere per due settimane tutte le attività commerciali»

I primi cittadini delle città capoluogo lombarde, quindi, hanno sottoscritto una lettera
indirizzata al Governo Conte, trovando il consenso di Regione Lombardia e Anci Lombardia.

Nel frattempo i brand Kiko, Luisa Spagnoli e Calzedonia hanno deciso che
non apriranno i loro punti vendita, presenti anche nel Lecchese, fino al prossimo 3 aprile.

«Tutto quello che non è strategico, giù. Meglio chiudere per due, tre settimane, salvare vite,
piuttosto che tirare avanti con zone arancioni». Lo ha detto a Tg2 Post, parlando dell'emergenza Coronavirus.

«Lo abbiamo detto a Conte, le stesse imprese dicono "fateci chiudere", tanto vale imporre un sacrificio agli italiani
piuttosto che la solita cosa vaga con le autocerficazioni».
 
Facciamo sempre una....figura di merda......

La principale ragione per cui il numero dei contagi da coronavirus in Germania
è ancora basso rispetto all'Italia dipende dal fatto che nel Belpaese il coronavirus
"è stato diagnosticato tardi, dopo i primi casi di morte", mentre sul suolo tedesco
"i casi positivi sono stati identificati molto presto".

E' quanto ha dichiarato alla stampa Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institute,
il centro cui il governo di Berlino ha assegnato la gestione dell'emergenza.

Una gestione che, per il momento, sembra aver contenuto l'epidemia e aver ridotto al minimo i decessi,
solo 2 su oltre mille casi di contagi stando al bollettino del 9 marzo.

Anche Francia e Spagna hanno un numero di contagi simile, ma le morti accertate sono state dieci volte più alte.

Secondo i vertici dell'istituto tedesco, il merito va al meccanismo di diagnosi precoce
scattato su tutto il suolo nazionale all'indomani della notizia dell'epidemia in Cina
e alla fitta rete di laboratori sparsi per la Germania che sono stati subito impegnati nei test.

"In Germania siamo stati semplicemente in prima linea in termini di diagnostica",
ha affermato Christian Drosten, direttore dell'Istituto di virologia dell'ospedale Charite di Berlino,
e questo "ci ha dato un vantaggio estremo nel riconoscere l'epidemia in Germania".

A differenza di altri Paesi, dove pochi laboratori nazionali avevano il monopolio dei test,
il sistema distribuito di test adottato dalle autorità tedesche ha aiutato i medici a determinare rapidamente
se i casi sospetti riguardavano effettivamente il nuovo virus o un raffreddore comune, che può avere sintomi simili.
Ciò avrebbe dato alle autorità di Berlino maggiori possibilità di contenere il virus
e più tempo per prepararsi, mentre "altri Paesi hanno perso un mese o anche più"
a causa dei ritardi nelle diagnosi, ha spiegato Drosten.

Il fatto che il contenimento sia stato più efficace, non significa pero' che la Germania puo' abbassare la guardia.
Anzi, il Robert Koch Insitute ha chiesto a città, consigli circondariali, medici e ospedali di attivare i loro piani di emergenza:
"Siamo all'inizio dell'epidemia la padroneggeremo solo se tutte le parti responsabili nel nostro Paese
affrontano in maniera coerente questa crisi", ha detto Wieler.
Eventuali aggiustamenti strutturali negli ospedali dovuti all'emergenza coronavirus potrebbero includere, ad esempio,
"la sospensione temporanea degli interventi non necessari". Secondo Wieler, anche in Germania
il numero di decessi legati al coronavirus sarà destinato a salire.

Per questo, Berlino ha aumentato ancora i centri sul territorio dove è possibile effettuare i test.
A Berlino, quasi 100 persone si sono messe in fila davanti a uno dei quattro nuovi siti in attesa che si aprisse.
La città di Esslingen ha istituito un sito di test drive-in in cui i pazienti, indirizzati da un medico di medicina generale,
possono fare prelievi mentre sono seduti nelle loro auto. Al fianco di questa misura, le autorità hanno chiuso numerose scuole
e sollecitato le squadre di calcio a giocare le partite senza spettatori.
"Tutto ciò è necessario - ha spiegato la cancelliera Angela Merkel - Stiamo lavorando per guadagnare tempo prezioso
in modo che gli scienziati possano ricercare medicinali e un vaccino" per fermare il coronavirus.
 
Lo si vede quando si presenta. E' un problema "più grande di lui".
PdR batti un colpo........se ci sei.

Larghe intese contro il virus, ma solo di facciata.

L'incontro di ieri tra il premier e i leader del centrodestra ha ribadito i limiti della collaborazione tra maggioranza e opposizione,
impallata da un presidente del Consiglio convinto che la crisi sia un'occasione per laurearsi grande leader e per questo determinato a gestirla da solo.

A mostrarlo plasticamente, nel clima di dialogo sereno che si respirava al vertice,
è stato l'irrigidimento di Conte quando Giorgia Meloni ha chiesto di adottare un «super commissario» sul modello dell'Aquila.

Il premier è saltato su come se gli avessero chiesto di alzarsi dalla poltrona:
«E quali poteri dovrebbe avere questo super commissario?», ha chiesto improvvisamente irrigidito.

La battaglia al coronavirus è sfidante e lo sarebbe per chiunque, ma Giuseppe Conte
procede di errore in errore, trasformandosi, sempre più, da soluzione a ostacolo.

Non è un caso che nei palazzi romani la «soluzione Draghi» sia ormai un tema di pubblico dibattito.

Conte è apparso indeciso a tutto anche ieri, quando i leader del centrodestra hanno rilanciato l'ipotesi di un blocco totale del Paese
come arma decisiva per arginare la malattia e abbreviare lo stillicidio di blocchi parziali che hanno comunque paralizzato l'economia,
le cui prospettive ieri erano descritte dall'Ufficio parlamentare di bilancio con espressioni apocalittiche.

Arrivato in ritardo all'incontro, si è scusato dicendo che era «impegnato sulle Faq»,
le «domande frequenti» per chiarire i dubbi sul Dpcm, subito chiosata da una frecciata della Meloni: «Allora sarà stato un lavoro lungo».


L'opposizione ha infatti molto insistito sulla confusione che ancora regna intorno alle misure annunciate lunedì sera
riuscendo a inanellare un altro pasticcio comunicativo, dopo il caos di sabato sera con la fuga di notizia sulla bozza del decreto.

Da giorni si discute se i giornalisti abbiano fatto bene a pubblicare le bozze,
ma la verità è che sulla gestione Conte pesa non solo l'aver permesso la fuga di notizia,
ma anche essersi presentato in tv a chiarire la situazione solo sei ore dopo, a notte fonda,
quando già i treni da Nord a Sud erano stati presi d'assalto.

Caos che si è ripetuto lunedì sera, quando Conte ha annunciato le misure dimenticandosi di specificare parecchi dettagli,
tra cui il fatto che uscire a fare la spesa non sarebbe stato un problema.
Risultato? Lunghe code ai supermercati aperti di sera, con affollamento che aumenta il rischio contagio.

Tutti tengono i toni bassi per rispettare l'autodisciplina richiesta anche alle opposizioni in un momento così delicato.
Ma nessuno si nasconde che il ruolo di Conte, la cui figura è diventata decisiva nel ribaltone che ha portato al governo giallorosso,
è ora diventata sempre più ingombrante.

Paralizzato dalle controversie tra i governatori, incapace di mettere in riga ministri latitanti
come il grillino Bonafede che si sta lasciando esplodere in mano il nodo carceri
e Spadafora con le sue giravolte sullo stop alla Serie A, impacciato nelle comunicazioni.

E, soprattutto, troppo lento nel decidere.

Circostanza che allarma il «partito del Pil», come ha mostrato la sortita scopertamente critica
di Urbano Cairo sul Foglio: «Il virus è veloce, le decisioni invece pericolosamente lente».

Chi è in grado di correre di più?

Sul Sole24Ore ieri si è espresso Carlo Cottarelli parlando della necessità di un piano da 35 miliardi.
Tanto per dire di uno che le scale del Quirinale le ha già salite in un altro momento di crisi.
 

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