il ritorno di razzi...........dammi la 500 euro amico caro fatti una banca centrale tua

c'e' un popolo che ha il vezzo di vedere se i loro piani sono ben riusciti recandosi in loco.........infatti i due piccioni fotografati per sbaglio furono tolti da ogni rivista........
 

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La nostra ignoranza è la LORO forza. ha condiviso la sua foto.
Ieri alle 13:00 ·



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La nostra ignoranza è la LORO forza.
Ieri alle 12:44 ·
Il premier ungherese *Viktor Orban* reagisce al piano allo studio dell’Unione europea per convincere gli stati membri recalcitranti ad accogliere una quota di migranti. Si tratterebbe di pagare una multa pari a 250mila euro per ogni persona rifiutata. L’Ungheria è fra i paesi a rischio. Sarebbe uno scandalo, secondo Orban:

“Questa proposta dimostra che coloro che dovrebbero essere i nostri leader a Bruxelles sono chiusi in una torre d’avorio. Non conoscono la realtà, non sanno di che cosa parla…”

ARTICOLO COMPLETO: http://www.controinformazione.info/orban-rifiuta-di-accoda…/



Orban rifiuta di accodarsi alle direttive dei mondialisti di Bruxelles
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La Costituente rifiutò di inserire la Sovranità Monetaria

Scritto da Sara Lapico.

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di Sara Lapico

(26/04/2016)


Precognizioni auritiane in Assemblea costituente.

Il tradimento della Sovranità Monetaria avvenne con i "padri costituenti" che la rifiutarono. Ecco il documento.

Il 24 Ottobre del 1947 si discuteva in assemblea costituente un tema di vitale importanza per il paese, ossia
L' autorizzazione del Parlamento a battere moneta”.

La discussione introdotta dall’ onorevole Romano ci offre interessanti spunti di riflessione, che cercheremo di sintetizzare.

Nella seduta de quo l’On. Romano, forte delle pregresse esperienze, afferma come “a parità di circolazione e di volume di merci le variazioni dei prezzi sono proporzionate a quelle della quantità di moneta”.

Si evidenzia quindi come la quantità di moneta debba rispecchiare, in qualche modo la merce messa in circolazione.

*Perché riteniamo tale punto importante?.

Perché cio’ era quanto sostenuto anche dal Prof Giacinto Auriti il quale ,evidenziando il carattere duplice di misura e potere d’ acquisto della moneta, raccomandava che quantita’ di massa monetaria e beni circolanti fossero legati da una precisa funzione.

Egli individuava che quando l’ approssimarsi del prezzo di vendita coincide con i costi di produzione a quel punto bisogna cessare di immettere moneta nel sistema e cessare la produzione.

Proseguendo nella lettura del testo dell'emendamento costituzionale in esame, leggiamo : “nell'emissione della moneta IL LEGISLATORE deve preoccuparsi di costringere il Governo ad una condotta seria”.

*Ancora una volta il Prof. Giacinto Auriti aveva ragione.

Nei numerosi scritti del giurista abruzzese, infatti è messo in luce come la questione monetaria sia, in primis, un problema di tipo giuridico.

E’ la legge che deve regolare la nascita della moneta, e indicarne con precisione chi sia il proprietario di quel determinato bene economico immateriale nonché il controllo della politica monetaria che va affidato al parlamento che è espressione del popolo e ,pertanto, potenzialmente non rieleggibile in caso di scelte politiche improvvide per il popolo stesso . I politici rappresentano il popolo tramite elezioni mentre i banchieri centrali non vengono eletti dal popolo e restano al loro posto anche nel caso di disastrose scelte di politica monetaria.

Continuando nella disamina incontriamo un altro interessante punto esposto dall'allora onorevole Romano: “La carta moneta è un credito, fonte di questo credito è la fiducia. Le industrie, l'agricoltura ed il commercio ruotano intorno a questa fiducia.”.

La parola chiave è appunto fiducia che è la fonte del valore monetario.

Quando Auriti parlava di emissione a credito non si riferiva ad una emissione “ a prestito “. Il termine “credito” stava ad indicare quello stato d'animo, la condizione psicologica per la quale l'individuo dà credibilità ; e la fiducia si ottiene con la credibilità. Per questo motivo riteniamo che l'on. Romano intendeva che la moneta della nazione aveva valore “credibile” ,e non “creditizio”, finchè si aveva fiducia nell'espressione politica del suo popolo: il Parlamento che doveva controllare il Governo nella politica monetaria, dalla sua emissione alla sua gestione.

Possiamo dire che l'onorevole Romano aveva intuito il valore convenzionale elaborato giuridicamente dal genio di Giacinto Auriti 40 anni dopo ? Certamente no in quanto la moneta ha sempre avuto una concezione materialista, è stata sempre considerata nella sua emissione un credito dell'emettitore legata ad un sottostante come la produzione o il lavoro. Il Romano non ha mai parlato di credito come diritto ad avere moneta sulla base del valore dell'uomo, della persona, e quindi riconosciuta come bene economico immateriale riconosciuto come diritto fondamentale alla vita. Possiamo solo dire che si era avvicinato moltissimo perchè non abbiamo a disposizione elementi e prove che dimostrino che il Romano abbia approfondito la tematica. Ma la sua intuizione, il suo emendamento, fu pericolosa per i banchieri perchè proprio nello stesso periodo, come ci ricorda Auriti nei suoi testi, l'allora governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, ebbe a dichiarare che “ abbiamo sostituito la qualità dell'oro con la saggezza dei governatori delle banche centrali” . Nel 1948 lo stesso Einaudi fu eletto presidente della Repubblica, forse premiato come fu premiato 50 anni dopo Carlo Azeglio Ciampi.

Evidenziamo ancora un altro passaggio nell'emendamento del Romano :
Quando un Governo intende preparare una guerra fa prima girare il torchio e con la carta-moneta mette in moto gli alti forni. Allo stesso espediente ricorre quando vuole attuare un protezionismo industriale.”

Da questo punto emerge come ,per far vivere l’ economia e gli scambi , occorra dapprima immettere il mezzo monetario. Successivamente la fiducia dei cittadini, supportata dall'induzione giuridica che è la legge che tutela il bene moneta come oggetto di diritto, restituirà vivacità al paese.

Quanto affermato è di estrema importanza.

Infatti ne consegue incontrovertibilmente che le crisi che oggi viviamo sono create artificialmente dal sistema bancario. Oggi come all'epoca.

Per Auriti, come per il Romano, era doveroso il controllo politico della moneta visto che il governo è tenuto a controllare tutto, spesso anche creando disagi con l'estrema burocrazia. Lo stesso Romano , riferendosi all'esempio del torchio per finanziare guerre ed economia, dichiarava in assemblea costituente che
Il Parlamento, rimasto estraneo a questi atti, che incidono nella vita del Paese, viene a trovarsi in un secondo tempo di fronte al fatto compiuto. Penso quindi che sia doveroso controllare l'emissione della carta moneta, giacché la fiducia nella moneta è in rapporto alla condotta più o meno seria del Governo. Controllare questa condotta è dovere dei Parlamenti.Oggi prevale la tendenza a tutto controllare, anche quando il controllo costituisce un intralcio.Invece per l'emissione della moneta ci si rimette alla prudenza dell'istituto di emissione. Se la moneta rappresenta in qualche modo la fiducia che si può riporre in un popolo, questo ha il diritto ed il dovere di vigilare e controllare a mezzo dei suoi rappresentanti la nascita della moneta, strumento onnipotente ed onnipresente della vita economica del Paese

*Come diceva Auriti: lil valore della moneta non nasce senza la fiducia nell'accettazione da parte del popolo

E’ la collettivita’ dei cittadini che determina la genesi della moneta come bene economico sociale a contenuto patrimoniale e di valore indotto, pertanto solo essa ne deve essere riconosciuta proprietaria mediante l’ emissione a credito.

Il sistema fornisce soltanto un mero supporto, di valore pressoché nullo (moneta cartacea o bit sul computer).

Ed eccoci al punto nodale della questione, ossia la riserva.

Appurato che la fonte del valore monetario è la fiducia, ed essendo fatto notorio che quando ci si fida di qualcuno,ad esempio di un amico, non si chiedono garanzie in cambio, ne consegue un altro importante corollario, ossia, l’ inutilità della riserva.

Il denaro per nascere e per circolare non necessita di alcuna riserva in quanto nasce come bene oggetto di diritto e tutelato dal diritto stesso

*La riserva non serve, altra celebre frase del Prof Giacinto Auriti.

Questa frase di Auriti trova conferma nel regio decreto del 21 luglio 1935, n. 1293, e regio decreto-legge 5 settembre 1935, n. 1647, che vengono citati nell'emendamento costituente dell'on. Romano, quando, con tali provvedimenti, si dispose la “sospensione dell’ obbligo di riserva”.

Il voler imporre una riserva al momento dell’ emissione, è solo un arbitrario atto di imperio posto in essere dal potere a danno del popolo, affinché questi non comprenda la vera natura del valore monetario, e non si renda conto dell’ enorme spoliazione subita.

Questa assurda situazione ha concrete ripercussioni sulla vita di noi tutti: aziende che chiudono, persone senza impiego, tagli indiscriminati sul sociale che colpiscono le fasce piu’ deboli della popolazione.
L'onorevole Romano l'aveva capito benissimo con l'esperienza vissuta con le due guerre mondiali e le due crisi monetarie che le precedettero.

Inutile dire che l'emendamento dell'onorevole Romano non fu accolto dall'Assemblea Costituente

Oggi, con l'avvento dell'Unione Europea che modificherà le costituzioni degli Stati nazionali, sentiamo ancora parlare di “difesa” o “ attuazione “ della Costituzione Italiana. Noi parliamo di “integrazione”, “completamento” della Costituzione perchè così com'è formulata non riconosce al popolo la sovranità, non attua quella “democrazia integrale” auspicata da Auriti in quanto è carente della sovranità monetaria.
Non possiamo piu’ tollerare una cosi’ colossale ingiustizia, è ora che il parlamento prenda posizione chiara e netta sul punto. E' ora che chi sta operando per la difesa della Costituzione ,studiando anche gli atti dei lavori costituenti, prenda in considerazione quanto intuì l'onorevole Romano nel 1947 e che fu enunciato in maniera scientifica nel campo del Diritto dal prof. Giacinto Auriti altrimenti sarebbe una “minestra riscaldata” , come soleva dire l'insigne giurista di Guardiagrele

La nascita della Costituzione - Appendici - Autorizzazione del Parlamento per battere moneta
 
DRAGHI E LA TRAPPOLA PER SCIMMIE (DELLA HAZARD CIRCULAR) [/paste:font]

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LA TRAPPOLA PER SCIMMIE

1. L'ennesima, ma sempre più giustificata dall'attualità, spiegazione del pantano in cui ci ha ficcato la schiera delirante dei sostenitori della stabilità monetaria e quindi della stabilità deflazionistica dei prezzi, come garanzia della "crescita sostenibile", idea di Hayek e Einaudi, intrecciati tra loro nella costruzione €uropea fin dagli anni '40 del secolo scorso, - ce la fornisce il post odierno di Alberto Bagnai. Di cui riporto il passaggio che ci interessa per approfondire il discorso sul piano storico-economico e, naturalmente, istituzionale:
"Ovviamente Draghi così scarica la responsabilità del suo fallimento (da noi annunciato) sui governi che non fanno le "riforme strutturali" (parola per tutte le stagioni). Ma l'unico che governa nell'Eurozona è lui, perché lui tiene i cordoni della borsa. E così, dopo aver per anni fatto il poliziotto cattivo a beneficio del sistema finanziario (sappiamo dove sono finiti i soldi del "salvataggio" della Grecia), ecco che improvvisamente la sua gang si accorge che, ops, purtroppissimo le riforme che lei aveva chiesto abbassano i salari, e quindi riveste i panni del poliziotto buono: fate la deflazione, ma non abbassate i salari!

Ma che bella questa Banca centrale che improvvisamente, ora che la mia spiegazione della crisi dell'Eurozona è diventata mainstream, e ora che mi fanno dire sui media chi è il nemico politico della nostra prosperità e della nostra pace, scopre questa vocazione da Robin Hood: vuole lanciare soldi dagli elicotteri, si preoccupa del calo dei salari...".
2. Sui presupposti economici-ideologici di Draghi avevamo fatto un'analisi dettagliata: non li può rinnegare, né ora nè mai, perché farlo significa dare le dimissioni ammettendo che la contraddizione evidenziata da Alberto non è correggibile all'interno del quadro normativo €uropeo che non appare oggetto di alcuna possibile negoziazione.
Di quell'analisi ci limitiamo a riportare alcune conclusioni salienti, che descrivono l'immobilismo del pantano e la sua totale mancanza di prospettive risolutive, che certo non si concretizzano nel fare contraddittorie quanto inutili ammissioni del problema che si è voluto creare: e che non si vuole neppure lontanamente correggere, se non vagheggiando di Helicopter Money, in modo del tutto ambiguo e sempre rimesso a condizioni politiche a realizzazione congiunta impossibile:
"...- notare che, implicito in questo discorso, è che la crisi non sia da domanda ma strutturale: cioè Draghi legge la situazione come sostanzialmente svincolata dall'andamento del PIL (UEM o di singole nazioni), considerato un problema "aggiustabile" nell'ambito della ristrutturazione da sempre auspicata. Cioè, con la sola lente dell'obiettivo di preservare la moneta unica, in quanto strumento che "vincola", cioè rende ineludibile rimuovere gli ostacoli al pieno ripristino del mercato del lavoro(-merce) che viene considerato essenziale per il funzionamento dell'effetto saldi reali, ovvero dello stesso spiazzamento espansivo verso gli investimenti privati.
- insomma, la chiave di tutto, come sempre è il mercato del lavoro, la cuiflessibilizzazione, viene presumibilmente vista come la precondizione per la praticabilità e l'efficacia delle stesse politiche di taglio della spesa pubblica: finchè la prima non viene pienamente realizzata, le seconde rischiano di provocare un problema di deflazione e di non poter sbloccare la rigidità della curva degli investimenti.
 
DRAGHI E LA TRAPPOLA PER SCIMMIE (DELLA HAZARD CIRCULAR) [/paste:font]

Su questi punti la Germania non sembra volerlo seguire: torniamo alle ben note implicazioni mercantilistiche congegnate nei trattati. Alla fine, QE insieme con riforme (definitive) flessibilizzanti del lavoro applicate per "POI arrivare al" e, quindi, "prima del" taglio intensivo della spesa pubblica, ai tedeschi non interessano.
E non perché non abbiano in effetti già raggiunto in gran parte questi obiettivi, cioè pareggio di bilancio e flessibilità dei salari, anzi. Ma perché a loro dell'effetto spiazzamento realizzabile dagli altri partner UEM non interessa nulla; semplicemente perché operano in una situazione di vantaggio da surplus commerciale che gli consente di accumulare risparmio che non si traduce, come risulta dai dati, in una corrispondente elasticità degli investimenti, di cui non sono certo dei campioni. "
3. E, riallacciandoci alla premessa, stiamo parlando dei principi fondativi fondamentalissimi di Maastricht scolpiti nella pietra dell'attuale art.3, par.3 del Trattato UE. Quindi di una scelta istituzionale che, da un lato pretende assertivamente di essere superiore alle odiate Costituzioni del welfare, dall'altro, nel negare con ciò la sovranità degli Stati democratici instauratisi (tendenzialmente) dopo la seconda guerra mondiale, assume come irrinunciabile soluzione la devoluzione ulteriore della residua sovranità (praticamente già oggi un simulacro), agevolata dalla riduzione del Parlamento a "mera assemblea ratificante" delle decisioni assunte dai governi, intesi come sub-holding in nome dell'UEM, la quale, a sua volta, già accentra ogni essenziale determinazione monetaria e fiscale nel quadro dell'intensificata realizzazione di ogni possibile manovra nazionale in vista del pareggio di bilancio.
La questione dell'irrinunciabilità dell'ordine istituzionale, e di "valori", instaurato in UEM, impedisce ogni soluzione alla crisi persino nel momento in cui questa colpisce mortalmente persino il sistema degli interessi bancari, a base nazionale, che ha promosso incondizionatamente l'UEM; tale aspetto è, ovviamente, anche una "questione politica della massima importanza", come sottolineava Kalecky, e ha a che vedere con la concezione arcaica del potere insita nel capitalismo lasciato in mano ai neo-liberisti.
4. Sul punto mi riallaccio a questo stralcio di Bazaar:
"Secondo la "teoria del circuito monetario" (ndr: chiunque la formuli, i suoi effetti strutturali, divengono istituzionalizzabili solo a condizione di negare la sovranità monetaria e statale in genere, accettando la logica normativa dei mercati sovranazionali) lavoratori e famiglie non possono accedere al "credito", altrettanto correttamente inteso come quello "in avvio del circuito": lo può fare solo l'imprenditore; e il credito - in coerenza con il "carattere soggettivo" del valore secondo tradizione reazionaria - dipende dalla "fiducia" che il banchiere concede all'imprenditore. (cfr. JP Morgan al processo sulla "nascita" della Fed)".
Da cui, in risposta, questa ulteriore specificazione (in parte integrata):
Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).
Attraverso l'elargizione della fiducia -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).
La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante questo modello, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia.
L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione.
I banchieri cercheranno sempre di eliminare, istituzionalmente o fisicamente, chi propugni una simile idea...
Naturalmente: qualsiasi operatore economico che, attraverso la creazione di valore (e dunque attraverso il lavoro-merce), abbia accumulato abbastanza "oro e terra" (e poche cose possono dirsi averne preso il posto pur nell'avanzamento tecnologico), tenderà a trasformarsi in banchiere, se è abbastanza lungimirante.

Anche non essendolo (lungimirante, cioè non mirando a divenire finanziere, cosa sempre più rara), peraltro, finché gli affari prosperano, tenderà a volere il gold-standard e a conquistarsi un monopolio, per sperare di governare il problema dell'obsolescenza tecnologica del suo "valore", in quanto organizzatore.
Mentre il valore del lavoro, paradossalmente permarrà, perché intrinsecamente dotato di maggior, seppure non illimitata, mobilità funzionale e fisica: e ciò conferma che la teoria del valore in senso allocativo e marginalista è un'idea statica, incapace di reggere a qualsiasi formulazione di "equilibrio" fondato su di esso."
5. Possiamo dunque dire che la sovranità è la titolarità, da parte di un ente, esponenziale di una certa comunità, - superiorem non recognoscens, cioè che assume di essere libero da condizionamenti da parte di altre entità più "generali"-, del potere di perseguire i propri fini espressamente enunciati come comunitari, (concetto di Westfalia, che non esclude che titolare dell'istituzione che ne consegue sia un monarca ovvero una serie di istituzioni elettive, essendo comunque, ogni possibile titolare, in astratto, legittimato dal perseguimento di tali interessi comunitari).

Ma l'essenza libera, ed effettivamente superiorem non recognoscens, di tale sovranità, la si raggiunge solo svincolando il "tesoriere" del sovrano, comunque "organizzato" o "entificato", dal condizionamento deteminato dal legame della moneta col precedente accumulo privato di terra o oro: in assenza di questa condizione, la sovranità degli enti territoriali è invariabilmente assoggettata alla condizionalità del creditore privato, come mostrano anche le ancora attuali vicende anteriori alla instaurazione del capitalismo produttivo, laddove il principio è che il debito pubblico, verso i privati, ci "debba" essere (e con ciò la necessità di reinstaurare la banca centrale indipendente).
E per esserci, occorre un gold standard o una soluzione monetaria equivalente.
Da qui l'idea, - che non entra in testa ai filosofi della democrazia, per cui va bene "qualunque" veste e contenuto costituzionale-, che o si ha la sovranità, e questa può esprimersi legittimamente nel perseguire i fini della comunità avendone i mezzi effettivi, o si ha il gold standard, cioè l'euro, e la sovranità popolare (in senso proprio e non pre-moderno) è automaticamente dissolta.
6. Di queste osservazioni, che possono apparire complesse, specie se non si segue il discorso complessivo del blog (che cerco però di riprendere proprio ponendo i links sui vari passaggi), abbiamo una conferma che, come è sempre preferibile, arriva dalla fonte confessoria di chi propugna l'idea proprietaria privata, e strettamente derivante dall'arcaico concetto di detentore di "terra e oro", del privilegio monetario di indirizzare integralmente ogni attività socio-economica e l'assetto che ne consegue (fulcro del potere dell'ancien regime, ma, nella sua evoluzione successiva capitalistica, indifferente, al tramonto della classe feudale-militare come titolare del malloppo delle risorse "date").
Si tratta della famosa (almeno in certi ambiti) Hazard Circular, di cui è agevole accertare l'attendibilità come fonte storicamente attribuibile agli ambienti bancari anglosassoni di fine '800, tanto che il premio di 100 dollari "in oro", attribuibile a chi fosse in grado di attestarne la falsità ideologica e la contraffazione (sulla provenienza), non fu mai riscosso da alcuno.
Ecco cosa afferma, nei suoi passaggi salienti tale "circolare" (che in base alla fonte sopra linkata fu accompagnata anche da una più ufficiale, e riservata, circolare "bancaria" inviata ai banchieri dell'epoca):
"Pare che lo schiavismo sarà abolito in conseguenza della guerra [civile americana], e la schiavitù spazzata via. Io e i miei amici europei siamo in favore di questo sviluppo degli eventi, poiché lo schiavismo altro non è che il possesso del lavoro e porta con sé la cura del lavoratore, mentre il piano europeo, indicato dall'Inghilterra, prevede il controllo del capitale sul lavoro mediante il controllo dei salari. Questo risultato può essere raggiunto avendo il controllo sull['emissione dell]a moneta. Il grosso debito risultante dallo sforzo bellico, la cui contrazione i capitalisti si accerteranno che abbia luogo, deve essere utilizzata quale misura per il controllo del volume di moneta [in circolazione]; per ottenere ciò le obbligazioni devono essere utilizzate in qualità di base bancaria. Stiamo ora aspettando che il Segretario del Tesoro faccia una siffatta raccomandazione al Congresso. Non sarà opportuno consentire che il "greenback" [il dollaro emesso negli anni della Guerra civile dal governo americano, slegato da oro e argento], come è chiamato, resti in circolo un solo secondo di più, giacché non possiamo controllarne l'emissione, ma siamo in grado di controllare l'emissione di obbligazioni, e attraverso queste ultime di risolvere il problema bancario....Se tale criminale politica finanziaria, che ha le sue origine nel Nord America, si consolidasse come una pustola, allora il Governo sarà provvisto di proprio denaro senza alcun costo. Potrà ripagare i debiti e agire senza averne. Avrà tutto il denaro necessario per portare avanti la propria attività economica. Diventerà prospero in un modo senza precedenti nella storia del mondo.Un tale Governo deve essere distrutto, o distruggerà ogni monarchia del globo".
7. A questo punto del discorso parrebbe inutile precisare che la "distruzione di ogni monarchia", siamo nella seconda metà del XIX secolo, è una previsione che riposa sul fatto che la monarchia, come sistema istituzionale, risultava pienamente già controllata, nella sua sovranità, dall'adozione del gold standard, sicché essa è identificata come il sistema di governo che agevolava maggiormente il controllo del sistema bancario-monetario privatizzato su qualsiasi istituzione.
Questa visione implica il controllo istituzionale dell'assetto sociale, proprio dell'economia neo-classica, e muove sempre dall'arcaico presupposto implicito sopra evidenziato (conservativo e allocativo di risorse già "date" e incrementabili solo a danno di altre comunità sociali. mediante l'esportazione netta in regime di vantaggi comparati, teoria inevitabilmente alla base dell'attuale TTIP); di questo controllo istituzionale cerca soltanto una giustificazione attraverso la matematizzazione scientista (che non convinse i nostri Costituenti che rigettarono esplicitamente tale "scienza dell'800"), arrivando a esplicitare l'idea che il controllo sull'emissione della moneta sia più efficace, rispetto al fine di controllare il livello dei salari, cioè dei costi da attribuire al mantenimento in vita della forza lavoro, dello stesso schiavismo (gestito nell'ottica manutentiva del proprietario e non del contraente-datore del contratto di lavoro apparentemente concluso da parti in posizione formale di parità).
8. Senza ulteriormente approfondire il discorso, opera che Bazaar ha in vari post abbondamente compiuto, pare a questo punto comprensibile come Draghi non sia in grado di offrire soluzioni ma solo di denunciare i problemi che derivano da una visione immutabile, alle condizioni politiche attuali.
Esattamente come gli economisti neo-classici nel periodo seguente alla crisi del 1929, che dovevano o affermare che le crisi del sistema dei mercati, determinate da "scarsità della domanda", non possono per definizione determinarsi, o che queste hanno la positiva funzione di costituire un'opportunità di "sano aggiustamento" (accedendosi, esattamente come oggi, nell'idea del pareggio strutturale del bilancio pubblico).
Salvo sbagliare costantemente ogni calcolo e trovarsi di fronte alla stagnazione secolare. E alla seconda guerra mondiale...
 
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World Affairs / TTIP necessario per proteggere le grandi banche. Parola di Ambasc...
TTIP necessario per proteggere le grandi banche. Parola di Ambasciatore Usa in Italia
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Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it visita www.Lantidiplomatico.it


Il 7 maggio, Deutsche Wirtschafts Nachrichten titolava: "Gli USA pianficano un attacco frontale alle Corti in Europa via TTIP", e argomentava che, "l'urgenza dell'America di firmare il TTIP con l'Europa ha un motivo solido: le megabanche devono proteggersi da richieste da parte degli investitori europei che sostengono di essere stati truffati durante la crisi del debito ... L'Ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Italia ha rivelato il relae motivo - probabilmente involontariamente..

In questo caso particolare, la megabanca che è stata citata in giudizio non è americana, ma tedesca, la Deutsche Bank, che l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, ha citato come esempio da difendere, forse per fare appello ai tedeschi per proteggere le loro megabanche contro azioni legali da parte di investitori esteri (come gli italiani) che si lamentano.

L'Amministrazione Obama sembra dunque voler dire che, senza il TTIP, le megabanche in Europa (e le agenzie di rating USA S & P, Moody e Fitch) potranno essere citate in giudizio da parte degli investitori truffati, proprio come è avvenuto con le banche americane come JPMorgan / Chase e Goldman Sachs negli Stati Uniti, che - dal momento che il TTIP non ancora in vigore, nemmeno egli Stati Uniti - sono state costrette a pagare miliardi di truffati investitori. L'argomento qui, anche se solo implicitamente, sembra essere che il TTIP è il modo per proteggere megabanche e le agenzie di rating.

Se questo è il punto dietro le dichiarazioni del’Ambasciatore statunitense in Italia, allora le sue parole parole vanno lette come un avvetimento agli europei: se il TTIP non viene firmato, anche le loro grandi banche potrebbero vedersi costrette a pagare miliardi di dollari agli investitori truffati.

Citato da Reuters, John Phillips ha dichiarato che “è molto improbabile che un caso come quello di Deutsche Bank si ripeta e venga portato fuori dai centri finanziari principali, dove i procuratori hanno la conoscenza ed esperienza giuridica in casi di frodi sui mercati” del genere.
Phillips sostiene chiaramente che le piccole procure come quella di Trani non sono abbastanza esperte da poter garantire la protezione delle grandi banche.

DWN sostiene che nel quadro del TTIP il problema probabilmente non sarebbe nemmeno sollevato davanti ad una corte, ma sarebbe semplicemente finito davanti ad un collegio arbitrale, dove gli investitori danneggiati non esercitano alcuna influenza e i diritti di questi investitori non verrebbero sicuramente protetti.

Un altro esempio citato è quello della città tedesca di Pforzheim che ha citato in giudizio con successo, presso la Corte federale di giustizia la megabamca JPMorgan / Chase, e dove il giudice ha permesso Pforzheim di rifarsi di "danni accumulati per 57 milioni di euro."

Sotto TTIP, una megabamca multata in questo modo potrebbe a sua volta fare causa ai contribuenti della nazione per rifarsi della perdita. Sotto TTIP, l'azienda multata potrebbe sostenere che la legge in base alla quale è stata multata viola il TTIP e costituisce una violazione di tale trattato. Se il collegio arbitrale si esprime in favore della megabanca il governo potrebbe ritrovarsi a dover pagare una multa, e, dal momento che non esiste nessuna corte d'appello per questi collegi arbitrali, queste sentenze sono definitive. Obama e altri sostenitori di questo sistema, che si chiama ISDS, Meccanismo per la risoluzione delle controversie tra investitori Stato, dicono che si tratta di un modo più efficace di trattare tali controversie. Negli affari commerciali internazionali, non solo elimina le Corti d'Appello, elimina gradualmente la democrazia, per multare il governo fino alla sottomissione definitiva a questi pannelli di tre arbitri internazionali, sempre più inclini verso le grandi aziende.
 

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