il ritorno di razzi...........dammi la 500 euro amico caro fatti una banca centrale tua

attualita' maggio 5, 2016 posted by admin
BORGHI:“Bankitalia omissiva su disastro MPS. Vogliamo nomi e cognomi di chi non ha vigilato.”



E’ netta la presa di posizione a margine della seduta della Commissione d’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena in Regione Toscana da parte del Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale della Toscana, Claudio Borghi Aquilini, che forte delle risposte date da Banca d’Italia alle sue domande nell’ambito dei lavori della Commissione, dichiara: “Da subito è sorta una forte perplessità sulla replica alle mie domande rivolte a Banca d’Italia in merito all’operazione Antonveneta; oggi, dopo l’audizione dell’Avvocato Falaschi, i dubbi su quanto affermato dalla banca centrale, organo preposto alla vigilanza sugli istituti di credito del Paese, sono diventati molto più concreti.”

I “botta e risposta” tra Borghi, ex professore di economia ed esperto di banche e l’Avvocato Paolo Emilio Falaschi, storico accusatore del malaffare della banca senese, hanno animato la seduta odierna della Commissione d’inchiesta con un evidente focus sul ruolo di Bankitalia. “Incrociando le informazioni emerse a seguito dell’audizione odierna con quelle ottenute nelle passate sedute e con le risposte arrivate pochi giorni fa in merito alle responsabilità della mancata vigilanza esercitata sull’operazione Antonveneta” – risposte in cui la stessa Banca d’Italia si discolpa e addossa la responsabilità del processo di autorizzazione al generico Direttorio, ignorando la specifica richiesta di fornire i nomi di chi ha seguito ed approvato l’operazione che ha condannato una banca con sei secoli di storia – “sembrano esserci sufficienti elementi per definire Banca d’Italia corresponsabile del disastro Monte dei Paschi.”

“Partecipare a questa commissione è scoraggiante” sospira Borghi. “Bilanci falsati per miliardi, derivati che compaiono e scompaiono dai conti secondo convenienza, suicidi che probabilmente non sono tali, bonifici miliardari su cui nessuno ha voluto indagare. Secondo le evidenze emerse anche oggi si parla di bilanci falsificati dal 2012 al 2014 che renderebbero illegittimi gli aumenti di capitale effettuati e la corresponsione dei Monti-bond. Possibile che chi aveva poteri di indagine infinitamente superiori a quelli di questa commissione non sia mai intervenuto con la necessaria decisione? E’ evidente dunque – conclude Claudio Borghi – che Banca d’Italia doveva vigilare e non l’ha fatto, che “non poteva non sapere” e che si vogliono coprire i veri responsabili e corresponsabili di un disastro finanziario di proporzioni mai viste; le risposte evasive alle mie domande sono la dimostrazione che il “bello” deve ancora venire alla luce, e non lasceremo nulla di intentato perché ciò avvenga nel più breve tempo possibile.

E’ ora che coloro che hanno messo in ginocchio la terza banca italiana, che ad oggi ha circa 50 miliardi di crediti inesigibili di cui quasi metà scoperti, siano chiamati per nome e cognome.”

Claudio Borghi Aquilini
 
economica del diritto.






























USA FOR ITALY: GLI ITALPRETORIANI DELL'ELITE GLOBALISTA (Parte seconda) [/paste:font]

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1. Dunque, come abbiamo visto nella parte prima, il global capitalism si fonde e si attualizza con il federalismo europeo e ci porta dritti al TTIP. Almeno in quella che pare la volontà, del momento, degli Stati Uniti.
I segnali di questa saldatura, di questa sorta di timing, che amplia e rinnova quello registratosi con la costruzione €uropea tra gli anni '80, Maastricht e gli sviluppi attualissimi, non mancano:
- il presidente emerito Napolitano - parlando di TINA all'approvazione della riforma costituzionale, dunque evidentemente, da lui stesso, correlata al tema-, ci illustra la volontà di Obama e liquida definitivamente la sovranità come un attrezzo "tribale" del passato:
«Viviamo una grave crisi dell’unità europea e del processo di integrazione. Ma abbiamo appena vissuto un intervento storico del presidente degli Stati Uniti, che non è stato sottolineato abbastanza. Obama si è rivolto ai popoli europei e alle leadership. Ha fatto capire che gli Usa non vogliono più trattare con i singoli Stati europei, ma con l’Europa nel suo insieme. Ha detto che la relazione speciale tra Washington e Londra non avrebbe più senso se Londra non restasse nell’Ue. E ha usato un’espressione che mi ha colpito per la sua durezza: “È nella nostra natura umana l’istinto, quando il futuro appaia incerto, di ritrarsi nel senso di sicurezza e di conforto della propria tribù, della propria setta, della propria nazionalità». Insomma, Obama ha messo gli impulsi neonazionalistici sullo stesso piano degli istinti tribali».
- Padoan, per parte sua, ci rassicura - o meglio, obiettivamente rassicura la visione proveniente dagli USA- dicendo che gli ostacoli alla crescita italiana sono determinati dall'accumulo di ritardi strutturali, che esigono perciò "riforme strutturali", che sono la caratteristica fondamentale dell'azione del governo italiano (appunto): mentre le privatizzazioni continuano, e maggiore imposizione tributaria e ulteriori tagli della spesa pubblica promuoveranno la crescita...di lungo periodo (perché, dice, eviteranno l'applicazione immediata...delle misure di salvaguardia, solo loro depressive, a quanto pare), la trojka non arriverà perché siamo già abbastanza bravi a riformarci da soli;
- il nostro presidente del Consiglio, senza tentennamenti, ci dice che: “Il Ttip ha l’appoggio totale e incondizionato del governo Italiano”, auspicando che ne giunga l'approvazione "entro la fine del prossimo anno".
2. Siamo dunque a posto così: la linea è tracciata. Le riforme strutturali ci porteranno nel global capitalism in un futuro di crescita, radioso e circondato da una chiarezza di idee a quanto pare incrollabile.
E' sufficiente che la sovranità nazionale sia abrogata mediante la sua cessione incondizionata ai mercati che, se "facciamo presto", magari saranno indulgenti. Come gli USA, se facciamo le riforme che non finiscono mai.
Se una cosa è inutile, tribale e guerrafondaia, non si deve neppure sapere cosa sia: se sia per caso contemplata dalla Costituzione e come. Basta liberarsene in fretta e il global capitalism penserà a noi, ma proprio a noi, inondandoci di investimenti esteri e di piena occupazione. La pace e la democrazia "vere" splenderanno per sempre.
Il segreto è quello di non parlare mai, nello stesso contesto della pace apportata dall'internazionalismo dei mercati, di questo fenomeno, peraltro ben programmato e inevitabile (non solo italiano, ma da noi particolarmente intenso e destabilizzante):
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Questo secondo i dati della Commissione europea l'andamento della quota salari in Italia, in presenza degli effetti internazionalisti, e della "pace", del vincolo esterno:
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3. In questo italico mondo di perfezione a portata di mano, e di soluzioni ben individuate senza ripensamenti, non c'è neppure spazio per i dubbi che mostrava Martin Wolf circa la natura "leggermente" elitaria di questa visione e gli inconvenienti che ciò starebbe manifestando (e non poco). Ciò che Wolf, sia pure a fini rafforzativi delle stesse elites, indica come problema, in Italia non esiste e comunque è sufficiente dire che non "deve" esistere (anche perché l'Italia è destinata alla leadership del processo €uropeo e comunque agli USA qualsiasi dubbio non dovrebbe piacere: è tribale e non rientra negli scopi della neo-sovranità mondialista dei mercati).
In effetti, anzitutto, Wolf si preoccupa di questa questione di come possa votare la "gente":
Anche i perdenti possono votare. La democrazia è questo, ed è giusto che sia così. Se si sentono sufficientemente imbrogliati e umiliati, voteranno per Donald Trump negli Stati Uniti, per Marine Le Pen in Francia o per Nigel Farage nel Regno Unito. Sono quelle persone, specialmente negli strati popolari autoctoni, che si lasciano sedurre dalle sirene di politici che mettono insieme il nativismo dell'estrema destra, lo statalismo dell'estrema sinistra e l'autoritarismo di entrambe.Sopra ogni altra cosa, queste persone rigettano le élite che dominano la vita economica e culturale dei loro Paesi: sono le stesse élite che la settimana scorsa si sono riunite a Davos per il Forum economico mondiale. Le possibili conseguenze fanno paura. Le élite devono elaborare risposte intelligenti, e potrebbe già essere troppo tardi...
Ma, per dire, Napolitano o Padoan, sanno già che le riforme strutturali e la cessione (massima possibile) della sovranità sono "risposte intelligenti" e dunque nelle urne, ove mai dovessero votare, a cominciare dal referendum costituzionale, gli italiani sceglieranno le riforme strutturali e la più ampia cessione di sovranità ai mercati. Se si dovesse votare...
Dunque, in Italia, è scongiurato in partenza il timore evidenziato da Wolf:
"I Paesi occidentali sono democrazie. Sono gli Stati che forniscono le fondamenta legali e istituzionali dell'ordine economico globale. Se le élite occidentali non terranno in alcun conto i timori di tanti, quei tanti ritireranno il loro consenso ai progetti dell'élite. Negli Stati Uniti, le élite di destra hanno seminato vento e stanno raccogliendo tempesta. Ma è potuto succedere solo perché le élite di sinistra hanno perso la fedeltà di ampi strati della classe media autoctona.Non da ultimo, democrazia significa governo di tutti i cittadini. Se i diritti di residenza, e ancor più di cittadinanza, non verranno tutelati, questo risentimento pericoloso crescerà. In molti posti è già cresciuto".
4. Dire che gli Stati forniscono le fondamenta dell'ordine economico globale, un principio di democrazia delle relazioni internazionali che è alla base dello stesso art.55 della Carta ONU, una volta trasposto nei termini della teoria politica ed economica assolutamente dominante in Italia, conduce inevitabilmente a una manifestazione estrema e paradossale di integralismo internazionalista: Wolf si becca pure lui, in sostanza, del tribalista dagli istinti belluini.
E non finisce qui, perché questo epiteto sprezzante, e comunque una inequivocabile qualificazione di inadeguatezza, sarebbe esteso a una parte crescente del popolo americano e persino a quei governi €uropei a cui l'Italia dovrebbe, secondo la versione americana, proporsi come "leader" al posto della Germania-che-dice-sempre-no. Ad esempio, l'Austria e la Francia, che sono i nostri principali confinanti terricoli, e coi quali occorrerebbe, secondo la più ovvia prudenza insita nelle pacifiche e cooperative relazioni internazionali, non assumere posizioni di radicale censura o interferenza, diretta o indiretta, coi processi democratici in base ai quali tali paesi manifestano il loro legittimo indirizzo politico sovrano.
Insomma, se ci si compiace di disperdere la propria sovranità (nella superiore convenienza di "impersonali" mercati), ciò non autorizza la sistematica censura moralistica di quella altrui: un atteggiamento del genere è tipico degli imperialisti, che vogliono omologare eticamente a se stessi il mondo intero per dissimulare la propria convenienza economico-oligarchica. Cosa che, dati i risultati di questo atteggiamento finora conseguiti, non si addice certo all'Italia.
5. Eppure non mancano i contro-segnali al granitico ital-pensiero: si moltiplicano potenti "avvertimenti" che mostrano come le riforme strutturali, e la cessione di sovranità ai mercati, non siano più esattamente ben accetti in un intero rinascente paradigma della comunità internazionale, espresso persino dalle sue più emblematiche espressioni economiche, per non parlare di quelle politiche più rilevanti.
Si potrebbe "principiare" da qui:
"The Decline of the Dollar Is Not the Decline of the United States"
detto da Stratfor, preannuncia che il ruolo dominante degli USA nei mercati finanziari non sarebbe in definitiva posto in pericolo dal graduale ritiro del dollaro dalla sua funzione di moneta di riserva e di pagamento nel commercio internazionale.
Questa prospettiva, peraltro, consentirebbe al dollaro di potersi indebolire e consentire così agli USA di stabilizzare la propria economia conciliando la valorizzazione dei propri interessi produttivi nazionali, secondo tale assunto, con gli interessi del resto del mondo.
Stiamo parlando dunque di un interesse statunitense molto statale e nazionale e, perciò, stando alle parole di Obama, squisitamente "tribale". E il TTIP sarebbe uno strumento di aggiustamento strutturale dei conti con l'estero degli Stati Uniti molto efficace, nelle stesse intenzioni dichiarate, come avevamo visto qui.
6. Solo che, nonostante il problema non appaia avvertito dai nostri governanti, questo strumento avrebbe il difetto di risultare, nei suoi effetti distributivi innegabili, elitario: che poi in pratica significa economicamente favorevole solo a una ristretta oligarchia finanziarizzata, agli occhi dello stesso popolo americano, che di globalizzazione finanziaria, e dei suoi effetti redistributivi dei redditi e della ricchezza, inizia ad averne veramente abbastanza.
Anche perché, come da previsione, con grandi costi per i tribali cittadini non elitari degli USA, la popolazione messicana non si era certo avvantaggiata del liberoscambismo NAFTA, divenendo piuttosto un'economia esportatrice di...messicani.
Il che equivale a dire che questo globalismo economico, così amato dal mainstream italiano, nega il più importante dei diritti dei popoli e di ciascun individuo: quello di ricercare dignità e benessere nella terra dove si è nati, valorizzando la dimensione comunitaria e naturalmente affettiva e solidale dell'essere umano. Ciò che l'art.2 della Costituzione pone ai vertici dei valori immutabili della nostra Costituzione.
Un ordine di problemi, e di valori, che, per i nostri governanti, appaiono non esistere.
7. E invece la realtà conferma i timori di Wolf, condivisa, per parte sua, pure da i più importanti partner €uropei, versione ortodossa non lepenista.
Hollande, all'opposto di Renzi, preannuncia una decisa contrarietà al TTIP e lo fa per ragioni che dovrebbero essere definite "tribali"; considerato che la Francia rimane un paese fortemente agricolo e che tale interesse, economico e occupazionale e, pensate un po', "nazionale", non appare indifferente al suo Presidente della Repubblica.
Che parla persino di non accettabilità di una non reciproca apertura (rispetto agli USA) dei rispettivi mercati pubblici. Tradotto per i governanti italiani, Hollande non accetta a priori che, ad esempio, il servizio sanitario (con il lucroso mercato dei farmaci) e quello previdenziale, pubblici e nazionali, possano in prospettiva divenire dominio incontrastato della finanza "globale" USA.
8. Intanto, un altro contro-segnale, connesso, arriva dal Fondo monetario internazionale, che discute di come vada riformato il sistema finanziario mondiale, che abbiamo visto poter scontare il graduale disimpegno del dollaro dal ruolo di mezzo di pagamento "universale", e lo si ipotizza rinunciando al mito della stabilità monetaria, raggiunta a colpi di politiche deflattive di matrice hayekiana, e einaudiana, internazionalista e liberoscambista (per la pace nel mondo globalizzato dai mercati, che rimane l'obiettivo unico che parrebbe giustificare ogni presa di posizione italiana). Infatti si discute di un punto basilare e prioritario, che è l'abbandono dei cambi fissi, che, in termini di fenomenologia mondiale, trova la sua massima espressione nell'euro.
A Padoan non può sfuggire, probabilmente con suo disappunto, che l'abbandono della mitologia dei cambi fissi, della supposta enormità del rischio di cambio, del mantenimento dell'inflazione a livelli bassissimi e stabili per acquisire la competitività estera agendo sui tassi di cambio reale, mette fuorigioco tutto l'armamentario delle riforme strutturali e del debito pubblico come urgenza assoluta a cui porre rimedio. E mette fuorigioco persino l'intoccabile dottrina delle banche centrali indipendenti. Magari sovranazionali e comunque che si appropriano di un pezzo fondamentale della sovranità popolare, sottraendo al gioco democratico i mezzi per raggiungere i fini della sovranità popolare nazionale, fini normalmente stabiliti dalle Costituzioni democratiche (che per il raggiungimento di tali finalità assumono un concetto di sovranità dello Stato democratico. Mica tribale).
9. Un colossale contro-segnale, che rischia di far ritrovare l'Italia piuttosto isolata, scaturisce anche dal fenomeno delle attuali primarie USA. Obama esporta l'epiteto di tribalismo settario ma, a quanto pare, gli elettori USA non sono d'accordo. Con le elites: i perdenti si ribellano, come temeva Wolf. E non si tratta del solo fenomeno Trump:
Trump-Sanders Phenomenon Signals an Oligarchy on the Brink of a Civilization-Threatening Collapse
Oligarchies win except when society enacts effective reforms
Traduciamo l'eloquente incipit dell'articolo di questa economista americana: "I media hanno creato una fiorente industria dalle analisi sulla correlazione tra le infrastrutture americane al collasso, i lavori in outsourcing, i salari stagnanti, la piccola borghesia (ndr; traduzione effettiva di middle-class, senza l'ipocrisia che, in Italia, fa chiamare "classe media" schiere di impiegati, operai e precari nei servizi, attribuendogli un precedente status di benessere sacrificabile in base al senso di colpa), che "evapora", e l'ascesa di candidati presidenziali anti-establishment, Donald Trump e Bernie Sanders".
I media italiani non sono capaci di tali analisi peraltro, e infatti vanno velocemente a picco.
Certo il contro-segnale di Trump, il principale "tribalista", nei fatti (ignorati) pare essere piuttosto pacificatore, dato che si incontra coi toni di Hollande e dei sostenitori della Brexit, avvicinando, culturalmente e politicamente, piuttosto che allontanando le due sponde dell'Atlantico:
 
economica del diritto.

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10. Il fatto che tutto ciò risulti "culturalmente" inaccettabile agli occhi dei nostri politici di governo, pare perdere rilevanza a grande velocità, a meno di non ostinarsi a voler attribuire ai cittadini USA, - che trovano incredibilmente importanti i propri salari e la propria prospettiva di vita dignitosa (per "vili" questioni di benessere e persino di sopravvivenza)-, una natura collettiva belluina e tribale: il che non pare appropriato, nell'ambito di una corretta linea diplomatica, nei confronti di un popolo certamente alleato e impegnato a tentare il recupero della propria sovranità pluriclasse.
E l'arrocamento delle elites italiane pare perdere rilevanza e senso di opportunità perché...
Usa, il sorpasso di Trump: dai sondaggi è in vantaggio di due punti sulla Clinton
Insomma, "in nomine euri" e delle cessioni di sovranità nonché delle "riforme strutturali" del lavoro che strozzano i popoli, immolandosi sull'altare dell'ortodossia ad un paradigma che è divenuto insostenibile laddove è nato, l'Italia dovrebbe diventare ostile e distonica rispetto agli stessi USA (e alla Francia; per citare un altro esempio eclatante)?
Se il global capitalism è insostenibile, e se ne stanno accorgendo i cittadini americani, sarebbe più prudente non voler assumere posizioni irreversibili, che ci isolerebbero sul piano internazionale.
Il global capitalism rimarrebbe una faccenda per le elites, com'è sempre stata: basta iniziare a dire la verità e rammentare che le oligarchie la Costituzione impone(va) di limitarle non di acclamarle come sovrane.
E se proprio non si è più in grado di ritrovare la via della originaria democrazia costituzionale, perché non si può ormai perdere la faccia, magari si può consentire di governare a chi non sia irrimediabilmente compromesso col paradigma oligarchico, giunto al suo rabbioso tramonto.
11. Forse non accadrà, forse è troppo tardi.
Ma forse no. Magari sta accadendo quello che avevamo pronosticato in questi termini:
"Ora perché [nell'establishment USA] credono che un sistema incorreggibile possa andare avanti?
Per il semplice fatto che "possono"...farlo andare avanti. E' una questione di potere, esattamente come evidenziò Kalecky nel parlare della preferenza, da parte dei capitalisti, a rinunciare alla piena occupazione, ed ai maggiori profitti connessi, come obiettivo ben più appetibile della prospettiva, alternativa, della perdita della "disciplina nelle fabbriche" e del controllo delle istituzioni di governo.
Non hanno capito che, una volta accettato di non contestare il legame tra limitazioni del deficit pubblico e auspicata destrutturazione definitiva del welfare, le riforme strutturali provocano un effetto politico di rafforzamento delle tendenze mercantiliste che oggi vorrebbero combattere: si tratta sostanzialmente della sindrome "dell'apprendista stregone", (opposta a quella del "questa volta è diverso").
Una volta evocato il capitalismo sfrenato, non si può poi fermarlo a piacimento: il "lavoro-merce" diviene un problema di arretramento oltre gli stessi desiderata dell'improvvido apprendista.
Riusciranno a fermare tutto questo, se veramente sono interessati a questo tipo di "recupero" delle potenzialità dei mercati UEM?
Per farlo devono comprendere le ragioni profonde della loro stessa crisi sistemica: il neo-liberismo, non è buono se legato alle "nuove" politiche monetarie, mentre diviene "cattivo" se trasposto in Europa in forma di ordoliberismo a matrice mercantilista tedesca.
Il free-market liberoscambista è un blocco unico di tendenze politiche che in Europa poteva affermarsi solo nella forma attuale: diversamente non sarebbe stato possibile fronteggiare in modo vincente decenni di applicazione delle Costituzioni democratiche.
Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Ma non è possibile ritenere che un ripensamento di questo genere avvenga, da parte loro, in tempi accettabilmente brevi e senza traumi al loro stesso interno.
Se il "trauma" risultasse essere solo l'elezione di Trump e un suo qual certo nazionalismo e populismo, potremmo ritenerci fortunati.
Ogni altra ipotesi, di esito elettorale, avrebbe peraltro ripercussioni molto peggiori: specialmente sull'Italia. Il gran tacchino che si mette in forno da solo.


Pubblicato da Quarantotto a 11:08 22 commenti:
 

ITALIA E GERMANIA: LA VERITA’ E’ FIGLIA DEL TEMPO!
Scritto il 5 maggio 2016 alle 11:30 da icebergfinanza

[URL='http://icebergfinanza.finanza.com/2016/05/05/italia-e-germania-la-verita-e-figlia-del-tempo/#']10


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A differenza di coloro che ancora oggi non credono a questa terribile nemesi, io non finirò mai di stupirmi della puntualità della “verità figlia del tempo” non finirò mai di ricercarla in ogni angolo di questo oceano, anche se non sempre è facile, in fondo me lo ha insegnato lui, mio padre, che oggi veleggia libero Lassù.

Quando nel 2011 probabilmente unici in Italia vi raccontavamo la vera situazione nasacosta dietro a quello che stava accadendo al nostro Paese, la responsabilità delle banche francesi, tedesche e inglesi in questa crisi europea, nessuno ci credeva, eravamo dei pazzi criiminali che raccontavano leggende metropolitane.

Ora all’improvviso molti ne parlano, sottovoce, senza fare rumore, in fondo significherebbe ammettere che hanno sbagliato, diventerebbe imbarazzante o che hanno nascosto la verità.

Perchè solo ora e non allora?

Perchè quando noi sottolineavamo il ruolo infido e subdolo della Germania ma non solo anche della Francia, nella crisi del 2011, si cercava di evidenziare SOLO ed ESCLUSIVAMENTE le nostre INNEGABILI responsabilità?

Perchè negli ultimi tempi quando abbiamo più volte evidenziato l’enorme anomalia di una banca come Deutsche Bank, i suoi derivati e la sua leva finanziaria e la fragilità dell’intero sistema finanziario tedesco, in pochi hanno cercato di raccontare la verità?

Perchè nessuno, mentre tutti ossequiavano il sistema tedesco, la Merkel e Weidmann, nessuno chiedeva alla Bundesbank e alla BaFin dove erano in questi anni invece che badare alla demenziale gestione della banche tedesche, principali responsabili della crisi di DEBITO PRIVATO europea?

Nulla da dire lo abbiamo detto più volte siamo in guerra e sino ad oggi la classe politica e finanziaria tedesca ha dimostrato di essere più intelligente e più furba della nostra nel gestire questa crisi, questa guerra…

Loro e noi – Il Sole 24 ORE
… la Bundesbank, al cui direttorio lei appartiene dagli inizi del 1990, ha pesantemente influenzato la stesura dei criteri di Maastricht. Ma né la Bundesbank né il ministero delle Finanze hanno mai pubblicamente spiegato il motivo per cui il debito totale di uno Stato partecipante non debba essere superiore al 60% del suo prodotto interno lordo…Allo stesso modo, non è motivato economicamente l’altro criterio fondante che il deficit annuale di uno Stato membro non possa essere superiore al 3% del suo prodotto interno lordo».

Chissà perchè le scrivono solo ora queste cose, mentre noi le ripetiamo ossessivamente da ormai quasi sei anni, inutilmente a parte la consapevolezza di chi ci segue.

Assistiamo sorpresi al fatto che trovi ascolto, anche in casa nostra, chi come Weidmann vuole mettere un tetto agli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche o, peggio ancora, attribuire un coefficiente di rischio agli stessi titoli e accampa questo ragionamento e altri espedienti (…)

Questa è la cruda realtà. Tutti sono molto attenti a riconoscere e sottolineare i difetti degli altri per tutelare i propri interessi. Tutti vanno a vedere la trave degli altri, ma sarebbe giusto che qualcuno dicesse loro di guardare le travi che hanno in casa non sempre e solo quelle fuori, quelle appunto degli altri. I tedeschi, gli olandesi, i finlandesi, perfino le pulci hanno la tosse (…)

E qui viene il bello, perchè ovviamente serviva la trave dello scandalo Volkswagen per accorgersi della realtà, ovvero che mondo è paese, dimenticando per anni quella ben più grande della corruzione sistematica della Siemens o delle continue truffe e manipolazioni di una banca come Deutsche Bank, più volte condannata…

Ancora: che dire del disonore mondiale determinato dal dieselgate della Volkswagen e del surplus commerciale che viola sistematicamente i parametri concordati? La verità è che nessuno guarda davvero a che cosa fare e si impegna a realizzarlo per avere un ambiente complessivo più sicuro, eliminare le debolezze di ciascuno e contribuire a costruire una vera Europa federale che torni a fare investimenti in modo da consolidare lo slancio della domanda interna e si muova nel mondo con una difesa e una politica estera comuni. Loro non si fidano di noi e noi non ci fidiamo di loro. Questo clima è la morte dell’Europa, l’alimento migliore dei mille populismi che infatti si ingrassano, e va cambiato. Nel frattempo evitiamo almeno di schierarci dalla parte sbagliata.

Perchè solo ora sistematicamente, ricordiamo le loro responsabilità dopo esserci autoflagellati per anni, perchè sistematicamente neghiamo che euro e unione monetaria siagnificano necessariamente deflazione salariale e distruzione del potere di acquisto, della domanda interna unica alternativa in un sistema che non permette più alcuna sovranità monetaria.

Si noi siamo un blog telebano che da anni chiede perchè le banche tedesche, francesi e inglesi possono continuare a giocare e speculare selvaggiamente con i derivati ad esporre la comunità europea all’azzardo morale di banche che utilizzano leve finanziarie demenziali in grado di fare esplodere l’intera Europa?

E la verità figlia del tempo torna con un aiuto inaspettato, più di un sospetto, una certezza…

Bce: se la vigilanza non è uguale per tutti
Leggetevelo tutto di un fiato e forse capirete il significato del tempo…

La vigilanza della Bce

L’attività di vigilanza attuata finora dalla Banca centrale europea ha sollevato dubbi sulla sua imparzialità e sulla sua adeguatezza rispetto al quadro macroeconomico.
La recente pubblicazione del Rapporto annuale della Bce, relativo al 2015, è l’unica fonte di informazioni sistematiche, che può aiutare a farsi una opinione basata su dati oggettivi. Tuttavia, la lettura del Rapporto non fuga tutti i dubbi, anzi solleva pesanti interrogativi. Per riassumere, si ha l’impressione che l’attività di supervisione della Bce sia concentrata su alcuni tipi di rischi, soprattutto quello di credito, mentre altri, come quello di mercato e quello legale, siano trattati con un tocco più leggero.

È solo un sospetto (di seguito alcuni indizi), ma se fosse confermato farebbe sorgere spontanea …

la conclusione che la vigilanza unica favorisca le banche di alcuni paesi a scapito di altri. In particolare, risulterebbero favoriti gli istituti che hanno un business più focalizzato sulle attività di trading e che sono stati più coinvolti nelle cause miliardarie relative alle truffe sui mercati dei cambi e interbancario.
Al contrario, le banche più concentrate sul credito alla clientela sarebbero più pressate dalla vigilanza europea. Intendiamoci: se ciò fosse vero, non dovrebbe essere un alibi né per le banche italiane, che hanno accumulato una mole enorme di sofferenze, né per il nostro governo, che su questo fronte è intervenuto con iniziative discutibili, come la garanzia statale sulle cartolarizzazioni (Gacs) e il fondo di sistema (Atlante). Rimarrebbe però il fatto che altrettanta severità andrebbe esercitata sulle banche tedesche e francesi.

Sono solo indizi, che andrebbero possibilmente fugati da una analisi più approfondita. Peccato che i dati sui quali fare una verifica non siano disponibili. Il sito web della Bce è avaro di informazioni,(…) Dopo questo iniziale sfoggio di trasparenza, la Bce si è trincerata dietro una riservatezza che sconfina nella opacità. Il difetto di comunicazione alimenta i dubbi sulla imparzialità della vigilanza europea.

Non lo scrivo io, lo riportano loro, le sottolineature sono mie

E si potrebbe andare avanti all’infinito come ad esempio scoprendo che …

Esposizione delle banche al debito pubblico? Francia: fino a 30 volte il capitale
Ci fermiamo qui domani, vedremo insieme un’altra vicenda che ha dell’incredibile, se davvero crediamo che esista qualcosa di incredibile in mezzo a questa finanza derivata e ormai completamente fuori controllo che sta distruggendo la vita delle persone e delle Nazioni, alimentata e supporta da un sistema politico connivente e foraggiato dalle lobbies.

Noi continueremo sempre a cercare di raccontare la verità figlia del tempo, anche se ciò costa fatica, anche se significa rimetterci tutto, da qualche giorno abbiamo un motivo in più per non piangere, per lottare per chi ama la verità, per chi oggi è qui con te, per i nostri figli e i nostri nipoti, per un sistema economico migliore
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3,8 MILIARDI DI PERDITE: LA CORTE DEI CONTI ACCUSA IL TESORO ITALIANO!
Scritto il 6 maggio 2016 alle 11:01 da icebergfinanza

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La notizia dell’ultima ora, come sempre passata in sordina tra gossip e le solite corruzioni varie è la seguente …

Debito pubblico, Corte dei Conti: “Dai derivati del Tesoro un danno da 3,8 miliardi Il MEF favorì Morgan Stanley ..
I magistrati contabili mettono sotto accusa i dirigenti del ministero dell’Economia che nel 1994 firmarono i contratti capestro: “Le procedure adottate dal ministero violavano le norme di contabilità generale dello Stato e in diversi casi sembravano orientate unicamente e senza un valido motivo a favorire la banca”

L’accusa è pesantissima e apre scenari inediti: sarebbe stato commesso un danno erariale da 3,8 miliardi di euro nella ristrutturazione dei derivati sottoscritti dal Tesoro con la banca d’affari Morgan Stanley avvenuta nel 2012. A formularla è la Procura regionale della Corte dei conti del Lazio guidata da Raffaele De Dominicis grazie alle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria di Roma. Al centro, le clausole capestro fatte valere dalla banca a fine 2011 e garantite dal Tesoro. I cui vertici – risulta al Fatto – sono ora “molto preoccupati”.

Invito a leggerlo tutto, io evidenzio solo alcuni passaggi che se corrispondono a verità sono clamorosi, ma solo per chi non legge Icebergfinanza, visto che ne abbiamo parlato più volte in passato in tempi non sospetti…

La vicenda Morgan Stanley è nota. A gennaio 2012 – governo Monti – quando lo spread era a 500 punti, il Tesoro ristruttura, perdendoci, 5 contratti derivati sottoscritti con la banca in un accordo quadro del 1994. Per i magistrati contabili, i dirigenti che li firmarono dovrebbero ora rispondere del danno. I nomi non vengono fatti, ma la preoccupazione del ministero è facile da intuire. In quel periodo al governo c’è Carlo Azeglio Ciampi, ed è un’epoca frenetica, con il Tesoro che cerca di rispettare i parametri di Maastricht per entrare nell’Eurozona. Ministro è Piero Barucci e direttore generale Mario Draghi.(…)

Ripeto rileggetevelo tutto, non voglio influenzare nessuno anche se non posso non condividere questa evidente anomalia che riguarda il figlio di Mario Draghi, che per carità può essere davvero il miglior trader al mondo, un bravo ragazzo, ma francamente mi sembra inopportuno metterlo a fare il trader, sull’andamento dei tassi di interesse, un piccolo conflittuccio di interesse potrebbe sempre scappare fuori o no…

… soprattutto se il padre ha in mano le leve dei tassi di interesse, ovvero decide insieme al board della BCE dove vanno i tassi.

Anche il figlio di Mario Monti, Giovanni ha lavorato alla Morgan Stanley, ma possibile che con tutte le possibilità di lavoro che c’erano, sti benedetti figlioli dovevano lavorare proprio in una banca d’affari?

Ma chi volete mai che ponga una simile domanda oggi al salvatore della Patria?

Infatti uno dei deputati di maggior spicco del Partito Democratico in risposta all’osservazione di Zingales suggerisce silenzio come riporta Dagospia

zingales_it ‏@zingales_it 17 h17 ore fa Non è vero. Io ho chiesto trasparenza su contratti già chiusi. Perché il Tesoro ha paura di rivelare questi?

Giampaolo Galli ‏@GiampaoloGalli 17 h17 ore fa Quelli chiusi sono per lo più della gestione Draghi? Ci penserei un attimo di questi tempi

Chiaro Bellezza, di questi tempi è meglio pensarci su una volta in più, se no salta l’intera baracca, non vorrai mica tirare in ballo il salvatore della Patria?


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FERMIAMO I SACERDOTI DELL’EURO: MINISTRO GIANNINI “VI PRECARIZZEREMO LAVORO E VITA”

E’ di questi giorni l’uscita del Ministro della Formazione Giannini secondo la quale dobbiamo tendere agli Stati Uniti d’Europa importando il modello economico e sociale tipico degli States. Ciò significa precarizzare milioni di vite e distruggere il modello sociale familiare a noi noto.



Ci stanno riuscendo, e peraltro molto bene:



Il tasso di disoccupazione passa dall’8% circa (sotto Berlusconi), all’attuale quasi 12 (+50%)!



Quello dei giovani ha più o meno seguito lo stesso iter!



Secondo il FMI, la disoccupazione, per così dire “Renziana”, è in larga parte (il 60%) STRUTTURALE ossia non più recuperabile!



La frenata dei consumi interni, legata alla “Costituzione dell’Euro” (definizione di Flassbeck) e derivante sia dall’aumento della disoccupazione, sia dall’incremento del saggio di risparmio della cittadinanza, ha determinato la moderazione salariale sopra riportata: una preoccupante linea discendente il cui trend è assolutamente retto ( dall’1,8% all’attuale 0,8%)!

Tale moderazione salariale è alla base degli attuali problemi di deflazione che attanagliano l’Italia e che, proprio oggi, sono stati segnalati dalla BCE (che guarda caso ne è la principale responsabile) come se non lo sapessero in anticipo!



La moderazione salariale fa parte delle riforme strutturali che servono per riallineare il cambio effettivo reale tra Italia e Germania:

  • 23% circa basandoci sul costo del lavoro (ULC based);
  • 10% circa basandoci sull’inflazione CPI.


Per inciso, la disoccupazione poteva anche esser maggiore se non fosse che molti contratti di lavoro siano stati trasformati in PART-TIME o sostituiti con l’impiego di Voucher. I Voucher, un sistema assolutamente funzionale a riequilibrare il mercato del lavoro rispetto alla Germania e a mantenere in piedi la moneta unica.





All’incremento dei Voucher e dei lavoratori part-time, circa 800.000 persone, possiamo poi aggiungere i disoccupati incrementali (altri 800.000 disoccupati circa), i lavoratori suicidatisi e quelli che sono emigrati.

In pratica quasi 2 milioni di persone sono state colpite solo per salvare Euro, BCE e Posti di lavoro agli Europarlamentari, una tragedia che i media tendono a tacere.

A tutto ciò dobbiamo aggiungere Ministri, come quello dell’Istruzione, che invece di risolvere i problemi dei cittadini contribuiscono ad affossarne le speranze con disarmanti uscite quasi da patrie galere. Gente come questa, dovrebbe incentivare l’impegno verso la riqualifica (magari con sufficienti stanziamenti da parte del suo Ministero) poiché la possibilità di far crescere il PIL, soprattutto nei sistemi neoclassici che essi seguono, è intimamente connessa con la creazione nelle persone LOW-SKILLED di HIGH-SKILLS (in centri di formazione tecnica e di Università).

Diciamo basta a questa dilagante Eurofollia e ai suoi folli sacerdoti!

Ah! Ovviamente l’articolo dell’Huffington Post è stato cancellato, quindi non sperare di poterlo salvare per metterlo nella vostra bacheca di rassegna stampa. TUTTO INUTILE, i testimoni oculari sono oramai troppi:

 
Mattis contro Trump
maggio 3, 2016 4 commenti

Thierry Meyssan, Rete Voltaire, al-Watan Damasco (Siria)

Mentre i media trattano le primarie degli Stati Uniti come una competizione tra Trump e Cruz da un lato, tra Clinton e Sanders dall’altra, una macchina si forma per bloccare l’immobiliarista che minaccia gli interessi della classe dominante WASP. Thierry Meyssan espone qui la posta in gioco di cui nessuno parla pubblicamente, per ora. Quest’articolo è volto a un pubblico consapevole.
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Le primarie statunitensi che dovevano preparare il confronto tra repubblicani e democratici progressivamente diventano una competizione sul controllo del partito repubblicano. Mentre tra i democratici il duello tra Hillary Clinton e Bernie Sanders si riassume nell’esperienza al servizio dei ricchi contro l’idealismo al servizio della maggioranza, l’attenzione si concentra sulla battaglia tra i repubblicani Donald Trump e Ted Cruz. Cruz è un prodotto delle “operazioni psicologiche” di un’agenzia militare privata. Sulla politica estera si è circondato di un team di guerrieri freddi creato intorno al senatore Henry Scoop Jackson, istericamente antisovietico. Ha preso posizioni contro ogni forma di limitazione giuridica del potere degli Stati Uniti, quindi contro il principio stesso del diritto internazionale.
Fino alla scorsa settimana, s’ignoravano le posizioni di Donald Trump. Tutto quello che si era visto erano le dichiarazioni contraddittorie sulla questione israeliana. Denunciava con forza la polarizzazione pro-israeliana delle varie amministrazioni, dichiarandosi neutrale sul conflitto israelo-palestinese, per poi fare professione di fede ultra-sionista davanti l’AIPAC. In ultima analisi, a Trump è stato chiesto, la scorsa settimana, da The National Interest di pronunciare il suo primo discorso in politica estera. La rivista è stata fondata dal Centro Nixon che riunisce i sopravvissuti della squadra di Henry Kissinger. Tra la sorpresa generale, ma probabilmente non degli organizzatori, “the” Donald non ha adottato posizioni su vari temi per soddisfare questa o quella lobby, ma ha declinato una vera e propria analisi della politica degli Stati Uniti, descrivendone la propria completa revisione. Secondo lui, è un errore fondamentale tentare di esportare con la forza il modello democratico occidentale ai popoli cui non hanno alcun interesse. Così ha criticato l’ideologia neo-conservatrice, al potere dal colpo di Stato dell’11 settembre 2001. Pertanto, si comprende meglio perché la scena sia stata organizzata dagli amici di Henry Kissinger, sostenitori della politica “realista” (realpolitik) e capri espiatori dei neoconservatori. Dopo aver denunciato l’enorme danno umano ed economico nei Paesi interessati, nonché negli stessi Stati Uniti, attaccava indirettamente il “complesso militare-industriale” denunciando le troppe armi presenti nel mondo. Nessuno s’inganni: per la prima volta dall’assassinio di John Kennedy, un candidato presidenziale denunciava l’onnipotenza dell’industria bellica che ha inghiottito quasi tutta l’industria statunitense. Può sembrare sorprendente prendere il toro per le corna di fronte agli amici di Henry Kissinger, che contribuirono più di altri nel sviluppare questo complesso. Tuttavia, la storia recente degli Stati Uniti spiega tale inversione. Tutti coloro che hanno combattuto il complesso militare-industriale furono bloccati o rimossi: John Kennedy fu assassinato quando si oppose alla guerra contro Cuba; Richard Nixon fu bloccato col Watergate per aver concluso la pace in Vietnam e avviato la distensione con la Cina; Bill Clinton fu paralizzato dalla vicenda Lewinsky quando cercò di opporsi al riarmo e alla guerra in Kosovo. Con una certa provocazione, Donald Trump ha presentato il suo nuovo programma di politica estera con lo slogan “America First”, in riferimento all’associazione omonima precedente la Seconda guerra mondiale. Questo gruppo è ancora ricordato come una lobby nazista che cercava di fermare la “terra della libertà” dal salvare gli inglesi attaccati dai genocidi degli ebrei. Infatti, “America First”, in realtà venne distolta dalla sua missione dall’estrema destra statunitense, ma in origine era una grande associazione fondata dai quaccheri che denunciò la Prima guerra mondiale come scontro tra potenze imperialiste, rifiutandosi perciò di entrarvi. Quindi gli avversari hanno falsamente definito Donald Trump un isolazionista, come Ron Paul, ma non lo è assolutamente, essendo un realista. Donald Trump non ha fatto politica finora, è stato immobiliarista, commerciante e presentatore televisivo. La mancanza di retroterra politica gli permette di considerare il futuro in modo completamente nuovo, senza essere vincolato da alcun impegno. È un affarista come l’Europa ne ha conosciuti con Bernard Tapie in Francia e Silvio Berlusconi in Italia. Due uomini, non senza colpe, che hanno rinnovato la politica nel proprio Paese sfidando le classi dirigenti.
Per far cadere Donald Trump, il partito repubblicano ha organizzato un’alleanza tra Ted Cruz e l’ultimo candidato, l’ex-presentatore televisivo John Kasich, che hanno accettato di rinunciare alla candidatura alla presidenza e di unire le forze per impedire che Trump abbia la maggioranza assoluta dei delegati alla Convenzione. Così, il partito potrà proporre alla convention un nuovo candidato, finora sconosciuto al grande pubblico. Sondaggi riservati sono già stati fatti, fondi sono stati raccolti e una squadra elettorale è stata formata intorno al generale James Mattis, anche se giura con la mano sul cuore di non avere pensato alla carriera politica. Tuttavia, ovviamente, l’ex-capo del CentCom potrebbe vedersi come nuovo Einsehower. Infatti, nel 1952, il vincitore della Seconda guerra mondiale non partecipò alle primarie perché era ancora comandante delle forze in Europa. S’infilò nella competizione verso la fine e in modo schiacciante venne nominato dalla convenzione del partito repubblicano a rappresentarlo. Il generale Mattis è considerato un intellettuale. Ha raccolto una vasta e famosa biblioteca privata di strategia militare, ma sembra essersi interessato alla storia solo su questo aspetto. Oggi ricercatore della Hoover Institution (Stanford University) è venuto a Washington per consultazioni e tenere una conferenza al CSIS. Tale pensatoio, tradizionalmente vicino all’industria petrolifera, è oggi finanziato principalmente dall’Arabia Saudita. Dopo aver annunciato un futuro “orribile” per il Medio Oriente, il “monaco-soldato” (soprannome datogli dai subordinati) denuncia il pericolo della rivoluzione iraniana e invoca la guerra contro l’Iran. In tal modo, ha ripreso il programma cui George W. Bush e Dick Cheney furono costretti a rinunciare per la rivolta degli altri generali.
Di fatto, il confronto incombente oppone un sostenitore collaterale della realpolitik di Henry Kissinger, impegnata a rispettare i principi della pace di Westfalia, cioè l’ordine internazionale basato sugli Stati-nazione, ai sostenitori della democratizzazione complessiva dei neocon, cioè della distruzione delle identità nazionali e dell’imposizione di un sistema di governo universale. In una parola, la visione di Richard Nixon contro i golpisti dell’11 settembre.

Da ricordare:
– Donald Trump, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, vuole limitare il potere del complesso militare industriale, prendendo il posto di John Kennedy (assassinato), Richard Nixon (Watergate) e Bill Clinton (Lewinsky).
– Secondo Trump, è dannoso per gli Stati Uniti e i popoli esteri tentare di esportare con la forza il modello democratico occidentale che non corrisponde alle loro aspirazioni.
– Il complesso militare-industriale prepara la candidatura del generale James Mattis e la guerra contro la rivoluzione iraniana.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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MPS: LA FESTA DELLA VERGOGNA (di Vittorio Banti)



Una delle cose più ripugnanti della filosofia sociale di questi ultimi anni è la “doppia morale”, vale a dire il propagare argomenti anche seri declinati da un punto di vista etico e/o moralistico che però valgono “per gli altri” e non per se stessi. Ad esempio chi dichiarerà gli italiani sono i più corrotti (o i più…qualsiasi cosa) automaticamente se ne escluderà, in virtù della ormai famosa legge “TUTTI = (Tutti -1)” (© @Il Pedante su Twitter).
Bene, traendo spunto dalla triste notizia del varo di 2.500 licenziamenti di Monte dei Paschi di Siena, con 350 filiali che chiuderanno da oggi al 2018 si viene a sapere che la dirigenza di MPS ha organizzato neanche 1 mese fa (!) il 12/13 aprile, una mega-festa nei più bei palazzi rinascimentali di Firenze, durata 2 giorni e con ospiti di rilievo del mondo dello spettacolo. Ecco le foto:









Oltre Palazzo Vecchio (concesso, ovviamente, dall’amministrazione comunale fiorentina a guida PD), la festa si è snodata tra Palazzo dei Congressi e Palazzo degli Affari, sponsorizzata dai maggiori big della finanza mondiale: BlackRock, Pimco, J.P.Morgan, UBS ecc.





Titolo della festa è stato “Private Pro Active”, ma soffermerei l’attenzione sul sottotitolo: “con orgoglio con i nostri clienti sempre”. Che dire, sarà davvero così?
Scopriamolo insieme:



Questo è l’andamento storico delle azioni MPS; nel 2007 valevano oltre 100 euro ad azione, oggi siamo sotto 60 centesimi ad azione.
Ogni commento è superfluo…

La novità, stavolta, è che la ripugnante doppia morale del “tutti devono fare sacrifici (io no)” viene usata anche nei confronti dei propri dipendenti, come ricordavamo all’inizio.

Ma proseguiamo con la festa, perchè due giorni interi devono pur essere riempiti con un po’ di svago. E allora cosa di meglio che ingaggiare (presumiamo profumatamente, abbiamo intuito che tanto i soldi non ce li mettono loro, ma i loro clienti e dipendenti…) personaggi dello spettacolo di fama?
Qui ad esempio il famoso chef televisivo Carlo Cracco:



Oppure il famoso ex DJ (ora VJ) Linus:



Ed alla sera un po’ di musica dal vivo con Malika Ayane:



Che dire, cari dipendenti della più antica banca mondiale, di un pezzo di storia italiana dal 1472?

Vedete, non vi siete accorti di quello che succedeva al mondo del lavoro (e forse non toccava a voi accorgersene), schiacciato inesorabilmente verso il basso dalle politiche deflattive che il mondo finanziario ha imposto a tutti con l’attiva partecipazione del proprio sponsor istituzionale: l’Unione Europea. Non avete intuito che in questo modo – cioè sottraendo reddito ai cittadini, che poi sono i vostri clienti – si sarebbero moltiplicati gli incagli semplicemente perchè le imprese sono fallite e le famiglie non più in grado di restituire i soldi da voi prestati. E nemmeno avete ragionato sul fatto che propagandare l’odio per lo Stato e più in generale per il settore pubblico, additato come “il male”, avrebbe favorito -come in effetti è stato – l’escluderlo dalla funzione di garante delle vostre sofferenze, in favore del settore privato, cioè famiglie e imprese, che però sono da anni in difficoltà e non possono assolvere a questo compito.

E quindi pagate voi. In prima persona. Pagate voi, ma non i vostri manager, che come vedete, hanno disprezzo della vostra persona.

Sarebbe utile ricordare che se avessimo seguito i dettami costituzionali, tutto ciò non sarebbe accaduto; lo Stato avrebbe garantito le sofferenze, anche statalizzando gli istituti di credito in difficoltà (come accaduto nel resto d’Europa diffusamente nel 2009), ma più a monte avrebbe interpretato alla lettera l’art. 3 della Costituzione, secondo comma, laddove recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”. Quindi avrebbe rifiutato l’adesione alla moneta unica e la firma dei Trattati fondanti dell’Unione Europea.

Reagite, innazitutto liberandovi dalle scorie tossiche di 30 anni di pensiero liberista; perché mai come in questi momenti difficili (per voi e per tutti) la conoscenza ed il sapere vi renderanno liberi.

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Scontro al Cremlino sulle email segrete di Hillary Clinton
maggio 9, 2016 Lascia un commento

What Does It Mean 6 maggio 2016

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Un intrigante rapporto del Consiglio di Sicurezza che circola al Cremlino suggerisce che una “guerra di parole” sia scoppiata tra il Direttore del Servizio di Sicurezza Federale (FSB) Aleksandr Bortnikov e la Presidentessa del Consiglio della Federazione Valentina Matvienko sulla questione della diffusione ai media occidentali di decine di migliaia di e-mail classificate top secret ottenute dall’Intelligence Estera (SVR) dal computer (server di posta elettronica) privato ma non protetto dell’ex-segretaria di Stato e candidata presidenziale degli USA Hillary Clinton. Secondo il rapporto, dal 2011 gli analisti della SVR hanno seguito “seriamente” l’hacker rumeno Marcel Lazar Lehel (alias Guccifer) dopo che aveva tentato, senza successo, di entrare nel sistema informatico della Rete TV della Federazione RT. A seguito del monitoraggio del SVR sugli hacker internazionali, continua il rapporto, le attività di Guccifer furono seguite e registrate (sia fisicamente che elettronicamente) permettendo agli analisti dell’intelligence, nel 2013, non solo di rilevare la violazione del computer privato della segretaria Clinton, ma di copiarne tutto il contenuto. Poco dopo che il SVR aveva ottenuto decine di migliaia di messaggi di posta elettronica classificati top secret dal computer privato della segretaria Clinton, nota la relazione, la presidentessa di RT Matvienko ne autorizzava personalmente la pubblicazione “parziale”, il 20 marzo 2013, pubblicando l’articolo “Piratate le email su Bengasi di Hillary Clinton: articolo completo, ma che i media mainstream occidentali quasi ignorarono all’epoca. Non fu che lo scorso gennaio (2016), la relazione rileva, che i media statunitensi riferivano della fuga sulle e-mail della segretaria Clinton, quando Vice News pubblicava l’articolo intitolato Petrolio libico, oro e Gheddafi: la strana email di Sidney Blumenthal ad Hillary Clinton del 2011 che confermava il nostro rapporto del 1° agosto 2014 su ciò che realmente spinse la segretaria Clinton ad ordinare la distruzione della Libia. Il direttore dell’FSB Bortnikov era “assai furioso” verso la presidentessa Matvienko per l’autorizzazione della pubblicazione dei messaggi di posta elettronica della segretaria Clinton, continua il rapporto, per via dei timori che gli statunitensi potessero scoprire la fonte originale della violazione al sistema, come gli Stati Uniti fecero esattamente aiutando il governo rumeno nelle indagini che provocarono l’arresto di Guccifer in Romania, il 22 gennaio 2014, perseguito anche negli Stati Uniti a giugno dello stesso anno. Dopo l’arresto, Guccifer, secondo il rapporto, fu condannato per pirateria informatica a 7 anni di carcere in Romania. Nel marzo (2016), il rapporto continua, la presidentessa Matvienko “suggeriva” ai “colleghi” che, per via delle “opinioni” del Presidente Putin favorevoli al candidato presidenziale Donald Trump, il Consiglio di Sicurezza della Federazione doveva considerare la pubblicazione di tutte le mail top secret della segretaria Clinton, nel tentativo di aiutarlo contro una persona (Hillary Clinton) le cui catastrofi globali sono ben documentate e che è anche “odiata” dal popolo russo.
Pochi giorni dopo che la presidentessa Matvienko aveva espresso il suo pensiero al Consiglio di Sicurezza sulle email della segretaria Clinton, nota il rapporto, il regime di Obama, il 31 marzo scagliava Guccifer dalla cella in Romania agli Stati Uniti dove rimane imprigionato in attesa di un processo o di una trattativa su ciò che sa dei fatti nascosti al popolo statunitense da NBC News. Dopo che il regime di Obama ha preso Guccifer in Romania, secondo il rapporto, gli Stati Uniti lanciavano un contrattacco disinformativo contro la Federazione diffondendo, il 15 aprile, i documenti trattati dalla CIA denominati Panama Papers, diffondendo accuse infondate e non documentate contro molti uomini d’affari e politici della Federazione, e che l’FSB descrive come “avvertimento” al Cremlino che la pubblicazione di messaggi di posta elettronica classificati top secret della segretaria Clinton creerebbe ancor più danni al popolo russo. Anche se il rapporto del Consiglio di Sicurezza non dimostra in modo conclusivo chi vincerà questo braccio di ferro sulla pubblicazioni delle email top secret della segretaria Clinton, porrebbe alcune domande sull’effetto che potrebbero avere (se pubblicate) non solo sulle presidenziali negli Stati Uniti, ma anche sulle relazioni USA-Russia.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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