il ritorno di razzi...........dammi la 500 euro amico caro fatti una banca centrale tua

29 Aprile 2016
#StopTTIP, Vip mobilitati per il 7 maggio
Procede a grande velocità il TTIP, l'accordo commerciale segreto tra USA e UE che mette a rischio l'ambiente, le piccole imprese e i posti di lavoro. Per questo motivo il 7 maggio invitiamo i lettori a partecipare a Roma alla manifestazione nazionale che porterà in piazza la voce della gente.E i Vip invitano in un video alla mobilitazione.

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Moni Ovadia, Carlo Petrini, Luca Mercalli, Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti e Alex Zanotelli supportano la Campagna Stop TTIP Italia con un invito alla manifestazione nazionale del 7 maggio 2016 a Roma. Vi aspettiamo: tutte e tutti insieme, possiamo fermare l'accordo più pericoloso di sempre.

Tutte le informazioni, costantemente aggiornate, le trovate qui e qui

Importante anche la partecipazione all’iniziativa “Fuori il TTIP dalla mia città”, petizione rivolta a sindaci e parlamentari che rivendica un confronto democratico e trasparente sui temi del trattato, che impatterà enormemente sulla vita dei cittadini.

«Vogliamo che l'adesione dell'Italia al TTIP sia discussa in ogni consiglio comunale e che ogni Comune esprima la propria preoccupazione e opposizione al trattato, come molte altre città europee e italiane hanno già fatto» spiega Elena Mazzoni, uno dei portavoce della Campagna. «Siamo preoccupati dell'impatto che questo trattato avrà sulla nostra economia e sulla nostra vita, perché questo accordo è concepito per favorire gli interessi delle grandi imprese multinazionali, soprattutto americane. Rischia di compromettere la qualità del nostro cibo, dell'ambiente, la nostra salute e i nostri posti di lavoro. Per questo motivo diciamo ai politici: fuori il TTIP dalla mia città! Le firme saranno consegnate ai sindaci, ai presidenti di Regione, ai parlamentari nazionali ed europei».

di Terra Nuova
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[URL='http://www.terranuova.it/Consumo-critico/StopTTIP-Vip-mobilitati-per-il-7-maggio#']9

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Video[/URL]
 

Un episodio inquietante riporta alla ribalta uno dei tanti "misteri italiani", quello legato al disastro del Moby Prince. Nella notte tra venerdì e sabato sera a Marina di Pisa è stato aggredito un consulente tecnico che si stava occupando della tragedia, in cui morirono 140 persone, il 10 aprile 1991, dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo.
Quattro persone a volto coperto hanno drogato l'uomo, ex paracadutista di 39 anni e l'hanno chiuso nella sua auto, alla quale hanno poi dato fuoco. L'uomo ha ripreso subito i sensi, ed è riuscito a mettersi in salvo. Dalla sua macchina sono scomparsi alcuni documenti. Il consulente stava per incontrare l'avvocato Carlo Palermo e un importante testimone, che quella notte ha visto una bettolina di sette metri di fianco al Moby con tre persone a bordo. Le imbarcazioni degli ormeggiatori, dei rimorchiatori e della Guardia di Finanza quando sono arrivati al Moby Prince hanno visto questa imbarcazione e hanno cercato un contatto con gli occupanti, i quali senza dare spiegazioni sono andati via velocemente.
Qui potete vedere il documentario "L'Ustica dei mari", trasmesso un anno fa dalla tv svizzera, mentre qui la puntata di "La Storia siamo noi" intitolata "Moby Prince, il porto delle nebbie" di due anni fai. Il sito dell'Associazione dei familiari delle vittime
L'articolo originale è stato pubblicato nel 2007
 

Le Carte di Panama non dovrebbero essere una sorpresa. Io ero lì nel 1970, quando fu messo in moto il sistema ora rivelato. Come Sicario dell'Economia (SE), ho contribuito a forgiare questa economia globale che si basa su crimini legalizzati. Si tratta di un sistema in cui 62 persone possiedono tanta ricchezza quanta la metà della popolazione mondiale, e una manciata di super-ricchi controlla governi in tutto il mondo. Le grandi multinazionali beneficiano di infrastrutture e servizi sociali senza pagare il conto. Il cittadino medio statunitense li paga con le tasse sui suoi sudati introiti, mentre i più ricchi e le loro imprese nascondono i loro redditi in paradisi fiscali come Panama.

Fermiamo il furto legalizzato dei contribuenti onesti: criminalizziamo l'offshoring
Le origini di Panama come scudo fiscale risalgono al 1903, quando il presidente Theodore Roosevelt fomentò una ribellione per strappare Panama alla Colombia in modo che gli USA potessero costruire il Canale di Panama. J.P. Morgan e la sua banca divennero l'agente fiscale ufficiale del nuovo paese. Presto Panama approvò leggi che permisero alla Standard Oil Company di John D. Rockefeller di registrare le sue navi lì, evitando le tasse e i regolamenti degli Stati Uniti - così sono nati i paradisi fiscali panamensi.
Io fui inviato a Panama per convincere l'allora capo di stato Omar Torrijos a smetterla di insistere che gli Stati Uniti restituissero la proprietà del canale a Panama, e per ammorbidire il suo sostegno ai movimenti nazionalisti dell'America Latina. Torrijos non cedette sul canale, ma lasciò che il suo paese diventasse un paradiso fiscale per le multinazionali. Mi disse: "Se il vostro paese è determinato a sfruttare il mio, il minimo che posso fare è aiutare le multinazionali a non pagare le tasse che supportano la CIA e il Pentagono!"

Torrijos morì nel 1981 in un incidente aereo che molti credono sia stato orchestrato dalla CIA. Da allora, le amministrazioni panamensi sono state un pupazzo degli interessi commerciali USA, e il paese è uno scudo fiscale per i super ricchi. Nel corso degli ultimi 12 anni, il sistema che ha contribuito a crearlo si è diffuso dai paesi in via di sviluppo agli Stati Uniti, all'Europa e al resto del mondo. Il risultato è un'economia globale fallita: due miliardi e mezzo di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, con meno di 2 dollari al giorno. Sette persone su 10 vivono in paesi con diseguaglianze peggiori rispetto a 30 anni fa. Meno del 5% della popolazione mondiale vive negli Stati Uniti, ma consuma il 25% delle risorse del pianeta. Meno dell'1% di quel 5% detta non solo le politiche statunitensi, ma anche quelle di massima parte degli altri paesi. E' un sistema economico basato sul debito, sulla paura, sulla militarizzazione e sull'estrazione delle risorse per sostenersi, consumandosi fino all'estinzione.

Qui c'è una lezione. In questo anno di elezioni, dobbiamo capire che il prossimo presidente degli Stati Uniti ha poteri molto limitati. I veri poteri stanno nelle grandi multinazionali e nelle persone che le gestiscono. Quando i miliardari sono in grado di far approvare leggi come l'accordo di promozione commerciale Stati Uniti-Panama del 2012 e il NAFTA, dando più potere alle loro imprese che alle nazioni sovrane, è il momento di cambiare. Dobbiamo creare un'economia dedita a ripulire l'inquinamento, a sviluppare nuove tecnologie che riciclino i rifiuti e risparmino il pianeta, a creare sistemi che allevino la disperazione, la povertà, la fame, e le cause della violenza e del terrorismo. Questo sistema deve includere una tassazione equa: chi beneficia delle infrastrutture deve contribuire a pagarle.

Le rivelazioni delle Carte di Panama sono un altro atto d'accusa di un sistema fallito che conosco fin troppo bene. Molto probabilmente queste ultime rivelazioni saranno la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso e ci aiuta a capire che abbiamo la responsabilità, verso noi stessi e le future generazioni, di invertire questo corso terribilmente distruttivo.

Può essere invertito? Guardate il Vermont. In uno stato con meno dello 0,2% della popolazione degli Stati Uniti, un piccolo gruppo di attivisti e blogger ha messo sotto pressione con successo alcuni dei più grandi produttori di cibo del paese - Kellogg, General Mills, Campbell Soup, Mars, e ConAgri - perché cambino le loro politiche e si impegnino a etichettare gli OGM. Davide può sconfiggere Golia.

Molti vorranno concentrarsi sugli "arcinemici" rivelati dalle Carte di Panama, come Putin, e sulle celebrità e gli atleti strapagati. Cerchiamo di non farci distrarre. Cerchiamo invece di concentrarci sui super ricchi - quelli che finanziano le campagne politiche di chi sostiene i loro interessi, che promettono lauti ingaggi di consulenza quando quei politici perdono il loro mandato, e nascondono le loro fortune in paradisi fiscali come Panama.

Le Carte di Panama sono un monito: non si può chiudere un occhio sui crimini legalizzati. Che la gente del Vermont incoraggi tutti noi a passare all'azione.
 
QUESTI VOGLIONO BRUCIARE LA COSTITUZIONE

RIFORME COSTITUZIONALI = RISCRIVERE LA COSTITUZIONE SOTTO DETTATURA DELLA LOBBY BANCHE - MULTINAZIONALI



Referendum, Giorgio Napolitano: «Se vince il no per le riforme è finita»
Secondo il presidente emerito «è sbagliato personalizzare, ma è in gioco il governo»
corriere.it
· Adesso
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Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio
7 ore fa ·
LE LOBBY DEI PESTICIDI SI STANNO APPARECCHIANDO LA TAVOLA E NEL MENÙ C'É LA NOSTRA SALUTE

TTIP, ECCO I DOCUMENTI SEGRETI: È IL SABBA DELLE LOBBY - Scarica, leggi e condividi i documenti del TTIP tenuti segreti fino a poco tempo fa.

Se il Glifosato ti sembrava una minaccia grave, in confronto al TTIP, adesso ti sembrerà una passeggiata. Il TTIP è l'instaurazione della lobbycrazia al posto di ogni forma di democrazia residua.

...
Ecco i documenti appena pubblicati da Greenpeace Olanda: http://www.byoblu.com/…/ttip-ecco-i-documenti-segreti-e-il-…

Altro...


TTIP, ecco i documenti segreti: è il sabba delle lobby!
Ecco i documenti segreti del TTIP, appena pubblicati da Greenpeace Olanda. È il sabba delle lobby USA. Scaricali e leggili.
www.byoblu.com
 
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4 mag 2016 17:39
AUGIAS, MA CHE STAI A DI'? OSPITE A “DI MARTEDÌ”, IL GIORNALISTA PESTA IL MERDONE DICENDO CHE LA PICCOLA FORTUNA LOFFREDO, VIOLENTATA E LANCIATA DAL BALCONE DAL SUO STUPRATORE, “SI ATTEGGIAVA COME SE AVESSE 16-18 ANNI” - I TELESPETTATORI LO AZZANNANO: “CHE SCHIFO, NON CHIAMATELO PIÙ!”, “MA CHE FA? GIUSTIFICA I PEDOFILI?”
Nell'intervista con il conduttore Floris è stata mostrata una foto della piccola: "Fa impressione il contrasto tra lo sfondo e la bimba. Ha 5-6 anni e pure guardi come si atteggia, come è pettinata, guardi i boccoli...". Una serie di frasi che hanno scatenato un'ondata di critiche da parte dei telespettatori
 
QUI ), quel che preme segnalare è l'assoluta inadeguatezza del fondo, rispetto ai fondi classificati come "Rimborsabili",cioè rispetto ai volumi dei depositi bancari rimborsabili.
Per comprendere di cosa stiamo parlando, osserviamo la tabella di seguito riportata, tratta dalla Relazione Annuale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, riferita all'anno 2014, pubblicata qualche settimana fa.



Comprenderete che, stando alla fragilità di buona parte del sistema bancario nazionale (destinata a peggiorare con il protrarsi della crisi, che genera ulteriori sofferenze che incidono sui bilanci bancari e quindi sulla solidità di molti istituti) appare del tutto ingannevole e fuorviante parlare dell'esistenza di una garanzia assoluta sui depositi inferiori ai 100 mila euro.
Fino ad un paio di anni fa, il FITD pubblicava anche quest'altra tabella nella quale venivano raggruppati di depositi rimborsabili in base al grado di rischio associato alle banche.

Nel 2012 oltre la metà dei depositi erano allocati in banche che lo stesso FITD considera(va) con un livello di rischio superiore a quello medio, con il grosso della fetta (197 mld di euro) allocata presso istituti con "Rischio Medio Alto", e addirittura oltre 50 miliardi allocati presso istituti con "Rischio Alto" (43 mld) o "Escudibile" (11.1 mld).
La tabella, come abbiamo detto, non è stata più inserita nel rapporto. Immaginate perché...
Tuttavia, per valutare il rischio alle quali sono esposte le banche consorziate, il FIDT utilizza 5 indicatori gestionali calcolati su base sia individuale sia consolidata. Uno di questi è l'indicatore di rischiosità A1 (di cui al grafico successivo,) che misura il rapporto tra sofferenze nette e patrimonio di vigilanza, significativamente peggiorato rispetto al 2012.

Per concludere va ricordato che tra pochi mesi entrerà a regime il meccanismo di soluzione delle crisi bancarie, che trae spunto proprio dall'esperienza cipriota. Ricorrendo talune condizioni,in caso di dissesto di qualche banca, i primi ad essere colpiti saranno gli azionisti, e quindi gli obbligazionisti junior, quelli senior e, successivamente, in caso di necessità, anche i correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro. Quindi i correntisti con depositi inferiori ai 100 mila euro, possono dormire sonni tranquilli? Direi proprio di no.
Non tutte le banche sono uguali, anche se alcune sono più uguali di altre. Quindi, saper scegliere la propria banca è questione fondamentale per tutelare i risparmi.
In prossimo post cercherò di spiegare in che modo è possibile scegliere una banca solida.
 
QUANTO SONO PROTETTI I DEPOSITI BANCARI?
Da Reuters:

Il Fondo interbancario depositi ha esaurito le proprie risorse, anche per il contributo al rimborso degli obbligazionisti delle quattro banche salvate.

Lo ha detto il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, Salvatore Maccarone.Il recente decreto per gli indennizzi "attinge alle disponibilità del fondo interbancario dei depositi" ha spiegato Maccarone.Il riferimento è al decreto che venerdì ha stabilito un meccanismo di ristoro forfettario per gli obbligazionisti colpiti dalla risoluzione delle quattro banche dello scorso novembre. Il governo ha detto che le risorse sarebbero arrivate dalle banche e che non c'era un limite all'intervento."Le nostre casse sono vuote e contribuiscono a renderle tali questi provvedimenti di ristoro degli obbligazionisti delle quattro banche", ha aggiunto. Maccarone ha reiterato le sue critiche all'interpretazione della Commissione europea che ha inibito un intervento del Fondo per le quattro banche che avrebbe evitato la risoluzione."Sul piano prospettico la situazione non é certamente incoraggiante. Oggi questa interpretazione della Commissione [sull'utilizzo dei fondi di garanzia dei depositi] corre il rischio di diventare norma".Con il bail-in in vigore, Maccarone ha detto che c'è la prospettiva concreta che la crisi di una banca si risolva con la sua liquidazione."Non credo che il nostro sistema economico e civile sia pronto .. Nel caso di una banca in liquidazione non verrebbero pagati i depositanti", ha spiegato.Il fondo sarà alimentato con contribuzioni ex-ante ma non può lavorare, come in passato, per prevenire una crisi bancaria."Stiamo studiando la possibilità di irrobustire il meccanismo volontario per rendere possibili interventi preventivi".La ragione, ha spiegato il presidente del Fondo di garanzia, è che "oggi non si può ripetere lo schema delle quattro banche: se la banca è 'likely to fail' e non si trova una soluzione rapidamente, la strada è o la risoluzione o la liquidazione coatta. E non voglio pensare a una soluzione che colpisca i depositanti".In aggiunta a quanto detto Maccarone, giova segnalare, quanto detto (e ripetuto) da Ignazio Visco, proposito del rischio che può generare il bail-in:
Le regole sul bail-in finalizzate a non scaricare sui contribuenti il costo dei salvataggi bancari possono essere "fonte di seri rischi di liquidità e di instabilità finanziaria".
Lo si legge nel testo dell'intervento che il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha letto a Badia Fiesolana in occasione della conferenza "The State of the Union".
La nuova direttiva europea Brrd impone perdite ad azionisti e detentori di obbligazioni emesse da una banca finita in dissesto e oggetto di salvataggio.
Visco critica la scelta europea di sottoporre a bail-in un'ampia gamma di attività finanziarie. "Non è stata data sufficiente attenzione al fatto che la stabilità finanziaria è di vitale importanza per l'economia reale", dice.
Il governatore rilancia la proposta italiana, avanzata nel 2013 da Bankitalia e ministero dell'Economia ma rimasta inattuata, di limitare le perdite in caso di salvataggio solo alle attività di nuova emissione. E aggiunge: "Non dobbiamo escludere la possibilità di un temporaneo sostegno pubblico in caso di crisi sistemiche, quando l'uso del bail-in non basta ad ottenere gli obiettivi di risoluzione ma invece rischia di compromettere la stabilità finanziaria".
Analizzando la situazione delle banche italiane, Visco invita a "prendere sul serio" i timori del mercato sull'asset quality review della Bce, "anche se ci sono buone ragioni per credere che siano un po' esagerati".
I circa 87 miliardi di sofferenze nette accumulate dal sistema bancario sono infatti assistiti da 85 miliardi di garanzie reali e da 37 miliardi di ulteriori garanzie, dice Visco, pronosticando una ulteriore caduta del flusso di nuove sofferenze nel 2016 dopo il calo osservato nel quarto trimestre dello scorso anno.
Secondo il banchiere centrale, poi, come chiarito anche dal capo della Bce Mario Draghi, è "sbagliata" la percezione che la vigilanza unica (Ssm) stia spingendo le banche italiane a cedere rapidamente gli Npl.
"Anche se le risorse finora disponibili sono limitate, la costituzione del fondo Atlante potrebbe anche contribuire a sbloccare il mercato delle sofferenze, contribuendo alla soluzione del problema Npl. Una soluzione, tuttavia, che non può non richiedere una quantità non trascurabile di tempo", ha concluso il governatore.
 
maggio 5, 2016 posted by Nicoletta Forcheri
Occupazione silenziosa con le AM-Lire, altro che sovranità!

Scritto da Redazione: http://www.giacintoauriti.eu/notizie/133-occupazione-silenziosa-con-le-am-lire-altro-che-sovranita.html

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Riguardo il concetto di “sovranità monetaria” regna molta confusione, cerchiamo insieme di fare chiarezza.

Il vocabolario dell’enciclopedia Treccani al termine “sovrano” ci restituisce la seguente definizione:

p.2a. “Riferito a un potere o un’autorità, che non ha altro potere o autorità da cui dipenda nell’ordinamento politico-giuridico di cui fa parte; quindi: stato s., nazione s., popolo s., che ha la sovranità”.

Sovrano dunque “che sta sopra”, che non è soggetto ad altrui poteri, ossia autonomo, indipendente.

La sovranità monetaria è il mezzo attraverso il quale una nazione dirige la propria politica monetaria. Dato lo strumento occorre stabilire CHI adoperi tale strumento ed è doveroso sottolineare la vitale importanza che la sovranità monetaria riveste per un paese.

La moneta non è “solo” lo strumento attraverso il quale dare vivacità economica al paese ma, altresì, un potente mezzo di controllo politico.

  • “Il debito è asservimento” (David Graeber).
  • “Un paese che non si indebita fa rabbia agli usurai” (Ezra Pound)
  • “Datemi il controllo della moneta di una nazione e me ne infischio di chi fa le leggi (Rotschild)
  • Ci sono due modi per conquistare e sottomettere una nazione e il suo popolo. Uno è con la spada, l’altro è controllando il suo debito. (John Adams-Presidente Usa)
Va da sé, dunque, che un popolo che gode di sovranità monetaria conserva la libertà di non indebitarsi.

C’è qui da chiedersi se è vero, che prima del 1981 il popolo italiano godeva di questa libertà.

Per rispondere a tale quesito vogliamo ricordare per sommi capi quanto accadde nella notte tra il 9 e il 10 Luglio 1943 nel nostro paese.



Forse non tutti conoscono la storia delle AM-lire, la moneta d’occupazione americana. Stampate in un primo momento negli Stati Uniti d’America e poi anche in Italia, presentava vari tagli da 1 lira fino a 500 e 1000 lire[1].

Questa cartamoneta giunse inizialmente nel nostro Paese seguendo le truppe americane entrate nel territorio italiano con lo sbarco in Sicilia.

L’AMGOT, l’Allied Military Government of Occupied Territories (Governo militare alleato dei territori occupati), fu lo strumento con cui le forze alleate occuparono i territori e l’amministrazione di Austria, Germania, Giappone, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Francia[2] e l’Italia, con le AM-lire, fu il primo Paese dove tale strumento venne utilizzato per sostituire la circolazione monetaria della Lira italiana, abolendone il corso forzoso, con la moneta d’occupazione distribuita dalle truppe alleate.

Fu così che un vero e proprio fiume di denaro invase il meridione senza alcun controllo né argine, portando in queste terre un indiscriminato aumento dei prezzi.

La conseguenza fu un duplice esproprio subito dai cittadini italiani, i quali vennero depredati del potere d’acquisto delle lire italiane e chiamati a farsi carico del debito scaturente dalla nuova valuta.

Pare che la prima “tiratura” fosse pari a circa 143 miliardi di AM-lire. La situazione era aggravata dalla fissazione di un cambio pari a 100 lire per dollaro americano e 400 lire per ogni sterlina inglese.

Ciò conferiva ai militari statunitensi un formidabile potere d’acquisto maturato a discapito della popolazione civile, la quale veniva risucchiata in un vortice di disperata miseria.

Ci racconta il Malaparte nel suo romanzo “La pelle” come, al domani dello sbarco alleato nella zona di Napoli, imperversassero tragiche condizioni di vita che spingevano giovani donne a vendere il proprio corpo ai militari americani per un dollaro.

Da questo turpe mercimonio, non erano esclusi neppure gli innocenti. Si stima che nel 1944 l’aumento del costo della vita giunse fino al 344,47%[3]. Per fare un esempio tra il 1945-1950 con un intero stipendio si potevano acquistare solo 15 kg di zucchero. Questa fu la ragione principale per la quale si ebbe un parziale ritorno al baratto e alla borsa nera.

Pare che con questa valuta gli americani acquistarono diversi possedimenti nella nostra penisola, tra cui la sede dell’ambasciata americana a Roma.

La storia della moneta d’occupazione americana terminò il 30 giugno 1950, quando con il D.M. 18.2.1950 venne ritirata dalla circolazione, terminandone il corso legale e addebitandone nel contempo il prezzo ai cittadini della neonata Repubblica.

E sì, perché le AM-lire non venivano attribuite al popolo da liberare come mezzo convenzionale, ovvero libere da debito, ma venivano addebitate in cambio di titoli di Stato italiani, come sancito dalla LEGGE 28 dicembre 1952, n. 3598

Ratifica, con modificazioni, del decreto legislativo 12 dicembre 1946, n. 441, concernente l’autorizzazione al Ministro per il tesoro a stipulare con la Banca d’Italia una convenzione per la esecuzione dell’Accordo monetario, in data 24 gennaio 1946, fra il Governo italiano ed il Governo Alleato”[4]

Qualcuno potrebbe obiettare che godevamo di sovranità monetaria in base all’assunto: “quando la banca d’emissione è pubblica, l’acquisto dei titoli di stato è una partita di giro, un debito verso sé stessi”.

Confutare questo assurdo è semplice:

Quando la banca è pubblica che motivo ha lo Stato di emettere titoli di debito per farli acquistare a sé stesso, quando potrebbe emettere moneta direttamente?

Se il debito è finto, perché pagarci gli interessi?

Se vi sono degli interessi allora quel debito non è assolutamente fittizio.

Non fatevi incantare da chi parla di DEBITO SOVRANO.

Il debito è un concetto astratto, esso non può essere sovrano rispetto a un popolo.

L’ Art.1 della Costituzione è la prima cosa che ricorda: “la sovranità appartiene al popolo”.

Il debito è uno strumento di asservimento, sempre!

Inoltre non è affatto vero che debitore e creditore sono la stessa persona perché debitore è lo Stato, creditore è la banca centrale e nessuna delle due “entità” è una persona.

E comunque i due soggetti erano ben distinti e separati già prima del 1981.

Ovvero, per capirci: tanto lo Stato quanto la banca sono enti astratti di imputazione giuridica”, ove gli interessi del popolo NONvengono rappresentati.

L’astrazione giuridica è l’artifizio usato per evitare che il mantra del debito cada come un castello di sabbia.

Inoltre, se corrispondesse a verità l’assunto secondo il quale il nostro paese godeva di “Piena sovranità monetaria” almeno fino al 1981, l’emendamento discusso in assemblea costituente il 24 Ottobre del 1947 sarebbe stato approvato[5].

Esso infatti prevedeva “L’autorizzazione del parlamento a battere moneta”.

A quel punto avremmo pututo dire che gli Artt. 1, 47 e 117 della Costituzione sarebbero stati applicati e rispettati.

Perché, come soleva ricordare il Prof Giacinto Auriti, il contenuto della norma giuridica è duplice.

Essa prevede l’interesse giuridico da tutelare e il bene giuridico da tutelare. Se manca uno di questi contenuti la norma resta, come in effetti ora è, lettera morta.

Nel nostro caso se prevedi un diritto in astratto senza approntare gli strumenti che lo realizzino, è chiaro che l’impianto normativo diventa uno specchietto per allodole.

La ragione per cui chi detiene il potere politico di una nazione emette titoli di debito, obbligando il popolo a pagarne gli interessi, è solo una: il dominio, l’imperio sul popolo.

Semplicemente prima del 1981 il popolo italiano veniva chiamato a “sacrificare” una parte del valore da lui prodotto a una classe dirigente nazionale mentre ora è destinato a servire l’alta finanza internazionale che ha un appetito illimitato e, pertanto, una portata devastante.

Che sia una classe dirigente o un paese straniero, il debito è l’artifizio attraverso il quale arricchirsi dei valori che il popolo produce.

Per rafforzare la nostra tesi con una fonte ufficiale è sufficiente leggere quanto riportato sul sito bancaditalia.it, dove si legge:

L’accordo del 24 gennaio 1946 tra il Governo italiano e quello Alleato riconobbe alla Banca d’Italia la facoltà di emettere le Am-lire”, facoltà che risulta essere solo un’alternativa acciocché queste venissero prodotte negli USA[6].

Infatti, il decreto legislativo 12 dicembre 1946, n. 441, firmato dal capo provvisorio dello Stato De Nicola, sancisce all’Art.1:

Al fine di dare piena esecuzione all’Accordo monetario intervenuto tra il Governo Italiano e il Governo Alleato per l’unificazione, sotto l’autorità del Governo Italiano, della circolazione della Banca d’Italia e della moneta di occupazione alleata (AM-lire), il Ministro per il tesoro è autorizzato a stipulare con la Banca stessa, riconosciuta come l’autorità b emittente di detta moneta di occupazione, una convenzione per regolare i rapporti nascenti dalla detta unificazione, e dalla somministrazione, da parte della Banca d’Italia, alle Forze armate alleate, di biglietti propri e di crediti in lire e ciò a far tempo dal 1° febbraio 1946.”[7]

È qui evidente il rapporto di sudditanza, altro che sovranità.

Nella stessa pagina del sito bancaditalia.it si riporta il “caso Staderini”, tipografia privata incaricata di stampare cartamoneta, menzionando la mancata emissione dei biglietti da 500 e 1.000 lire tipo 1944, commissionata dalla Banca d’Italia quando Luigi Einaudi ne era governatore.

L’episodio è avvenuto in seguito all’arresto di due dipendenti dello stabilimento Staderini di Roma accusati di aver falsificato la produzione di moneta[8], che in quel periodo era a tutti gli effetti moneta di occupazione.

La vicenda ci ricorda la commedia italiana che riportava spaccati di vita italiana dell’epoca, con pellicole come “La banda degli onesti” e “la saggezza dei governatori delle banche centrali”.

Tutto ciò ci rammenta quanto soleva dire il Prof. Giacinto Auriti:

A noi non interessa che l’emissione avvenga da parte di un’organizzazione pubblica o privata, a noi interessa di chi sia la Proprietà della moneta”.

Cioè interessa che la produzione di moneta non avvenga contro debito e che la moneta non sia della tipografia ( pubblica o privata) ma del popolo

Di recente l’on. Paolo Ferrero, Ministro della solidarietà sociale del Governo Prodi II dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008, segretario di Rifondazione Comunista dal 27 luglio 2008, ha dichiarato:

“Per questo noi proponiamo che la Banca Centrale sia pubblica e presti i soldi agli Stati“.

Prestiti, ovvero debito, debito e ancora debito, le provano tutte.

Ora tentano di confondere la gente paragonando goffamente e surrettiziamente la proprietà popolare della moneta con l’helicopter money di Milton Friedman.

Ma occorre tenere a mente che tra proprietà e possesso la differenza è sostanziale.

Ciò che davvero libererebbe i popoli dal martirio del debito è una corretta emissione monetaria.

Occorre cioè tenere distinto momento dell’emissione da quello della circolazione.

La moneta nasce come simbolo di costo nullo e assume valore SOLO quando inizia a circolare, inglobando potere d’acquisto.

Per questo motivo non ci stancheremo di chiedere la fine del capitalismo, partendo dalla radice del male.

Occorre cioè che ogni popolo sia riconosciuto proprietario della sua moneta e riacquisti la dovuta dignità.



Scritto da: Redazione – Scuola Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”

(citare la fonte in caso di diffusione )

note

[1] Emissioni Banca D’Italia,

https://www.bancaditalia.it/servizi-cittadino/musei-collezioni/museo-banconota/emissioni/index.html#5, 05/2016.

[2] Les billets de banque de l’Amgot,

http://web.archive.org/web/20051112214405/http://www.memorial.fr/archives/collec_obj_hist_2.asp, 05/2016.

[3] Inflazione. Costo della vita nel corso di 140 anni, http://cronologia.leonardo.it/inflazio.htm, 05/2016.

[4] LEGGE 28 dicembre 1952, n. 3598,

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario;jsessionid=mShVYmFl5h0PduZ8+B6GaQ__.ntc-as3-guri2a?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1953-01-20&atto.codiceRedazionale=052U3598&elenco30giorni=false, 05/2016.

[5] Sara Lapico, Scuola di studi giuridici e monetari Giacinto Auriti, La Costituente rifiutò di inserire la Sovranità Monetaria,

http://www.giacintoauriti.eu/notizie/131-la-costituente-rifiuto-di-inserire-la-sovranita-monetaria.html, 05/2016.

[6] Emissioni Banca D’Italia, op.cit., nota [1].

[7] DECRETO LEGISLATIVO DEL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO 12 dicembre 1946, n. 441,

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1946/12/23/046U0441, 05/2016.

[8] Gianni Graziosi, Mille lire al mese, http://www.panorama-numismatico.com/wp-content/uploads/mille-lire.pdf, 05/2016.
 

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