"Investment Psychology Explained" di Martin J. Pring

Innanzitutto bentornato.
GRazie per la tua precisa e chiara visione del mercato,sono d'accordo con tutto di quanto hai scritto ,tranne il passaggio sulla Cina dove ci andrei con i piedi di piombo,un cambista mio amico che si occupa di Cina da anni mi descrive tutt'altro scenario,aziende che allevano maiali che si sono messe a fare trading di metalli ,insomma scenari da bolla,inoltre la contabilità non è molto trasparente,questo non vuol dire che la borsa cinese possa sovraperformare e neanche che la Cina non possa stupire a livello di dati macro ,ma ci andrei cauto con i riferimenti al 2005 dove lo scenario era un po diverso,inoltre non vedo un grosso market mover la mossa sullo yuan a mio avviso non cambia nulla,altresi appena vi sono misure restrittive sulla riserva obbligatoria delle banche il mercato la prende male pensa se alzassero i tassi.
Per farla breve a mio avviso vi è una bolla ancora nascosta e materie prime ne saranno un campanello d'allarme.
Tornando alle cose più "tecniche" a settembre inizieremo con alcuni colleghi alcune operazioni sullo stoxx con opzioni,mi farebbe piacere poi avere la tua opinione vista la preparazione a 360 gradi.
Il forex infine si è popolato di pagliacci e se ne vedono molti in giro per i forum a vendere corsi o cercare adpeti e diventato a mio avviso una sorta di videopoker per l'approccio che se ne fà.
Io come te mi limito a qualche sortita sui future euro dollaro e dollar yen solo su medie lunghe e position trading quando siamo su livelli che ritengo importanti.
Ti saluto e spero di leggerti piu spesso.:up:

p.s volevo chiederti un consiglio su historical v. io ho inserito oltre a 6 periodi il 100,pero tu parlavi di un indicatore chiamato ratio che era una sorta di divisione tra il 100 ed il 6 se non ricordo male potresti darmi qualche consiglio operativo sul semplice indicatore dato che non dispongo del ratio e non so come costruirlo.
 
Ultima modifica:
Barron’s -il settimanale di finanza operativa più prestigioso del mondo- dedica un bell’articolo alle prospettive della borsa dal punto di vista dell’AT. Il titolo è una mazzata fra capo e collo (“Technicians Await the Bear”), ma il contenuto non è così negativo.

Si parte sostenendo che i grafici mostrano un trend ribassista a partire dai massimi di aprile. Vabbé… in un grafico si possono vedere tutti i trend possibili e immaginabili, o quasi, basta cambiare il punto di partenza. Da aprile siamo in bear trend, okay, ma dall’inizio dell’anno siamo in laterale (vedi post precedente) oppure incominciando dal marzo 2009 stiamo vivendo una correzione di un trend rialzista. Più decisamente bearish è invece l’osservazione che -da aprile- le vendite delle giornate in calo sono state maggiori degli acquisti delle giornate in rialzo.

Molti analisti tecnici -prosegue il giornale- sono in fibrillazione per la DEATH CROSS (la violazione al ribasso della SMA200 da parte della SMA50) dell’S&P500, ma l’articolista riconosce che l’evento ha un “somewhat more ambiguous predictive record than its lethal name suggests”. Da parte mia, aggiungerei che l’eventuale (EVENTUALE!) tempestiva negazione del segnale spesso genera effetti molto più sicuri e violenti della sua conferma. In altre parole, se le trimestrali dovessero andare benissimo potremmo avere una spring -un rimbalzo della SMA50 sulla SMA200- che di solito genera un rialzo piuttosto consistente. Naturalmente è solo una possibilità, non una previsione: nessuno sa se le trimestrali deluderanno o entusiasmeranno!

Un altro segnale negativo -meno popolare, direi- viene dal passaggio delle quotazioni dell’S&P500 al di sotto della media a 12 mesi nell’ultimo giorno del mese. L’evento si è verificato a giugno per la prima volta dal luglio 2009. Il giornale osserva che rispettando un segnale di questo tipo i trader avrebbero evitato i crolli 2000-2002 e 2007-2009, pur partecipando alla maggior parte dei rally, ma di solito il segnale non predice ulteriori discese.

Viceversa -sto sempre citando testualmente Barron’s- esistono dei segnali contradditori. Uno viene dal Vix che è rimasto su livelli lontani dai massimi di giugno, mentre l’S&P500 inanellava tutta una serie di nuovi minimi (verissimo! strano che nei forum il Vix sia passato di moda)… un altro consiste nello spread fra i Treasuries e i corporate bond, che dovrebbe allargarsi a dismisura alla (presunta) vigilia di una recessione, e invece rimane sorprendentemente stretto. Fra i commenti dei lettori, ho notato qualche dato strabiliante… Walmart (“AA”) ha emesso un bond a 10 anni al 3,625%, la celebre Campbell Soup (“A”) ha piazzato dei bond a 5 anni al 3,05%. E’ forse impazzito il mercato, se alle soglie della catastrofe universale è disposto a prestare quattrini a questi tassi a delle normali società?

Al di là del solito p/e, un “quantitative strategist” di Nomura ha calcolato che a questi prezzi le azioni incorporano una crescita degli utili INFERIORE allo zero per i prossimi cinque anni, mentre Citigroup segnala una loro “deep and rare undervaluation” rispetto agli high-grade bonds. Credit Suisse ritiene che l’attuale fair value dell’S&P500 sia compreso fra 1050 e 1150. Al di sotto di quella fascia si dichiara compratore, sia pure di azioni difensive.

Ed eccoci arrivati alla parte più sofisticata e interessante dell’articolo. L’autore -Michael Santoli- constata che a partire dal momento in cui si è scesi di oltre il 10% sotto i massimi di aprile moltissimi trader si sono convinti che è assolutamente inevitabile un crollo di grandi dimensioni, e questo benché non manchino i segnali che invitano a una maggiore prudenza… Perché questa ossessione ribassista? Come sempre in borsa, la spiegazione è puramente psicologica ed è stata elaborata da Doug Ramsey. Il fatto è che -a differenza di quanto avveniva in precedenza- la NOSTRA GENERAZIONE CONOSCE PERFETTAMENTE I BEAR MARKET, MA HA SCARSA CONFIDENZA CON LE PRODONDE CORREZIONI. Secondo Ramsey, dal 1980 al 2010 ci sono stati 6 grandi ribassi con una perdita media del 34,3% contro soltanto due correzioni severe, rispettivamente del 12% e del 18%. Ecco quindi che l’avvicinarsi dell’S&P500 alla soglia dei 1000 fa sentire come ineluttabile la discesa sotto quel livello, verso nuovi terribili minimi… In altre parole, invece di attendere la classica quota di -20% dai massimi prima di parlare di bear market, la nostra scarsa esperienza di profonde correzioni ci fa sentire in pieno trend ribassista già quando il calo si aggira sul 10%. Mi sembra uno spunto elegante e molto ragionevole, anche se ovviamente nessuno può sapere se quella che stiamo vivendo è una semplice correzione del bull market iniziato a marzo 2009 oppure l’anticamera di un trend ribassista che diverrà effettivo solo al di sotto del -20% dai massimi di aprile (1217,28). Per la cronaca, Ramsey ritiene che ci troviamo in una “deep correction” e non in un “fresh bear market”.

Per quanto mi riguarda, penso sempre che la cosa migliore da fare sia lasciarsi guidare dal mercato, aggiustandosi lungo la via. In questi ultimi giorni ci sarebbero state belle opportunità di free trades,ma per un eccesso di prudenza o di fretta mi sono accontentato di qualche “sconto”. Attualmente sulla scadenza di luglio ho un punto di pareggio a 2570. Data la disponibilità di un ricco mix di strike, anche in caso di discesa sotto quel livello dovrei riuscire a evitare una discreta parte delle perdite, a meno che non ci sia un crollo improvviso proprio alla fine.




x dolo eventuale
grazie,davvero gentile!

x Frank73
grazie anche a te. Sulla Cina ho riportato l’opinione di Morgan Stanley e altri primari istituti. Quando gli utili societari crescono a colpi del 40% l’anno, non parlerei di “bolla”, che presuppone un incremento delle quotazioni a fronte del nulla. Si dirà che una crescita degli utili così impetuosa non è sostenibile sul lungo periodo -e le azioni prima o poi ne risentiranno- ma che sia una bolla…
Mi ha strappato una bella risata l’esempio dei cinesini passati dai maiali ai metalli… ma segnala solo il clima entusiasta, da Nuova Frontiera, che si respira oggi in Cina. Anche Jay Gould passò dalla conciatura delle pelli all’alta finanza, eppure divenne l’operatore di maggior successo (nonché il più carogna) di tutta la storia di Wall Street. E nei decenni scorsi quanti contadini veneti sono passati dalle vacche alla “fabbrichetta” tutta loro? La differenza è che in Italia troppo spesso la scelta è stata quella di produrre merci di infima qualità a bassissimo prezzo, e quando è finito il giochetto delle svalutazioni a ripetizione si è cercato di proseguire su quella strada trasferendo la produzione in Romania o in Cina, invece di puntare sulla qualità e sul brand! Quegli imprenditori si sono suicidati perché hanno abbracciato fino in fondo gli ideali balordi di un certo modo di fare business: massimo profitto nel modo più facile e più veloce possibile. Le cose sarebbero andate diversamente se avessero conservato la lungimiranza della grande civiltà contadina, che imponeva a un settantenne di piantare alberi di cui non avrebbe mai visto i frutti. I tedeschi e i francesi hanno fatto meno errori dei nostri “imprenditori” e ancora meno credo che ne faranno i cinesi, che hanno alle spalle una saggezza millenaria.
Al di là dei risultati della borsa di Shanghai -che francamente non mi interessano se non per i riflessi su Wall Street- mi sembra che nei confronti della Cina si stiano ripetendo gli stessi clamorosi errori di sottovalutazione fatti a suo tempo col Giappone. La differenza è che il Giappone ha 100 milioni di abitanti (eppure sono bastati a spazzar via interi settori dell’industria occidentale), mentre i cinesi sono 13 volte di più… Cosa succederà quando raggiungeranno lo stesso elevatissimo livello tecnologico dei nipponici?

Ti ringrazio per “la preparazione a 360 gradi” ma assolutamente non è così. A parte l’aspetto storico della borsa, che mi attira di per sé, per il resto cerco di approfondire un po’ solo quelle cose che riguardano direttamente la mia operatività. Quindi ho enormi lacune in questo campo… e non vedo perché dovrei preoccuparmene, con tutte le cose ben più affascinanti che ci offre la vita. Comunque parteciperò volentieri alla vostra “campagna” di settembre, nei limiti delle mie disponibilità di tempo e conoscenze.
D’accordissimo sul Forex.

L’HVR (Historical Volatility Ratio) è “il rapporto che si ottiene dividendo il valore dell’Historical Volatility a breve tempo (6 giorni) per il valore dell’HV a lungo termine (100 giorni). Quando il rapporto scende al di sotto del 50% [quindi HVR <0,5] il trader sa che il mercato, nel momento in cui la volatilità ritorna verso i valori medi, ha il potenziale per fare un ampio movimento” (Dave Landry). Ovviamente non bisogna aspettarsi miracoli… almeno sull’S&P500 a volte l’indicatore funziona addirittura al contrario, cioè un bull trend parte con l’HVR sui massimi -e la cosa ha una sua logica. La cosa che rimane valida -e importante- è che ogni eccesso della volatilità (in +/-) rispetto alla media costituisce un segnale d’allarme che PUO’ precedere un forte movimento delle quotazioni. Come del resto ci suggeriscono gli squeeze delle bande di Bollinger, i picchi e i minimi del Vix, ecc.
Per costruirlo basta impostare HV(6)/HV(100)= HVR



 
Bello leggerti Filibuster, talmente bello che poi, ... non si sa come replicare, scusami per questo mio banale intervento.

PS se mi ricordo bene una volta si potevano votare i topic con delle "stellette" di gradimento, ... qualcuno sa come si fa ?
 
Ciao Filibuster,
ti leggo sempre molto volentieri. Scrivo poco ma ogni volta che lo faccio non posso che complimentarmi con te, i tuoi post trasudano conoscenza e saggezza da tutti i pori, se così si può dire.
Condivido largamente il tuo ultimo post, come spesso accade (anche perchè come sempre è così ben esposto da risultare ancor più convincente), ed in particolare l'ho sempre pensata come te su questa considerazione:

"Al di là dei risultati della borsa di Shanghai -che francamente non mi interessano se non per i riflessi su Wall Street- mi sembra che nei confronti della Cina si stiano ripetendo gli stessi clamorosi errori di sottovalutazione fatti a suo tempo col Giappone. La differenza è che il Giappone ha 100 milioni di abitanti (eppure sono bastati a spazzar via interi settori dell’industria occidentale), mentre i cinesi sono 13 volte di più… Cosa succederà quando raggiungeranno lo stesso elevatissimo livello tecnologico dei nipponici?"

Spesso si parla della necessità di investire in produzioni ad elevato contenuto di tecnologia. Siamo sicuri che questo sia sufficiente, non potrebbe essere troppo tardi? Forse al momento siamo in grado di proporre tecnologie più avanzate rispetto ai cinesi (non in tutti i settori), ma presto non sarà così.
La Germania da molti anni investe sulla tecnologia industriale, questo le è valso un forte brand in questo campo e può andare in giro per il mondo a sfruttarlo. Diversamente non mi pare che il made in Italy abbia grande peso, sempre parlando di tecnologia.

Dunque che fare? Uhmmm, per questo credo che ci dovrò pensare ancora un po'... :D:D

Intanto per il momento il piano mi sembra che sia aspettare che quel miliarducolo e rotti di cinesi si arricchisca un po' e si omologhi a noialtri dell'occidente, in modo da vendergli quattro Armani, due Ferrari e qualche vacanza in Italia...
La differenza con il Giappone peraltro, oltre ad essere numerica, è anche socio-politica. Ed anche qui la capacità di impatto del sistema cinese mi pare che sia ancor maggiore (finchè regge)

:ciao:
 
1077,96… niente male… Ormai ci siamo allontanati in maniera abbastanza significativa dalla “zona rossa” intorno ai 1000 e stiamo cominciando a consolidare al di sopra dei 1050/1060 con discreta convinzione. Finora la DEATH CROSS ha funzionato benone… al contrario! Ma la cosa più importante è che questo recupero sta avvenendo proprio a ridosso delle trimestrali, quindi -visto come si sta posizionando il mercato- sembra ragionevole pensare che le attese siano parecchio positive.
Alcoa -che lunedì darà il via alle danze - è quella da cui gli operatori si attendono meno eppure dovrebbe annunciare utili di 11 cent contro una perdita di 26 nello stesso trimestre dell’anno scorso. Ci si aspettano belle sorprese (contraddizione in termini, ma così va il mondo) da parte degli altri grossi nomi che presenteranno i dati la prossima settimana, come Bank of America, JP Morgan e GE.
Bloomberg ha osservato che c’è stato un enorme incremento -con prezzi in aumento- delle call scambiate sugli Etf del settore finanziario, quindi dalle banche ci si aspetta moltissimo… troppo?
Sta di fatto che -secondo i commentatori- moltissimi operatori grandi e piccoli nelle scorse settimane sono rimasti in una posizione di “wait-and-see” in attesa dell’esito delle grandi trimestrali. Dopo il segnale rassicurante venuto dall’aumento dei tassi di una delle maggiori potenze industriali del mondo -la Corea del Sud- se i dati delle trimestrali fossero davvero buoni si diffonderebbe la convinzione che il recupero continua vigoroso e una valanga di acquisti potrebbe riversarsi sulle borse. Naturalmente c’è sempre la possibilità che saltino fuori problemi del debito pubblico di… San Marino e non è detto che le trimestrali riescano a battere le attese “reali” del mercato, che evidentemente non si accontenterebbe di un modesto aumento degli utili.

Il mio punto di pareggio resta a 2570, una quota RELATIVAMENTE al sicuro- a poco più di quattro sedute dalla scadenza. Il massimo profitto possibile lo avrei da 2700 in su, un livello non impossibile da raggiungere (ieri l’Eurostoxx50 ha chiuso a 2681,20). Aver aperto in ritardo le posizioni di una certa durata si è rivelato molto vantaggioso. Come già altre volte, mi chiedo: ma chi me(ce) lo fa fare ad aprire posizioni a ogni scadenza, come se si trattasse di pagare la rata di un prestito? Non sarebbe preferibile aspettare un po’? In un mese può succedere veramente di tutto, mentre a due settimane dalla scadenza le intenzioni del mercato spesso diventano molto più chiare…
Naturalmente molto dipende dalla situazione della borsa. Se effettivamente la prossima settimana fosse tutta positiva, probabilmente prenderò subito posizione cercando di mettere in piedi dei free trades o puntando a un punto di pareggio compreso fra 2500 e 2600 sulla scadenza di agosto. Se l’andamento fosse incerto o negativo mi limiterò a un po’ d’intraday sul future EUR/USD per poi prendere posizione più in là.
Buon week-end



x Franzo
Grazie davvero… il tuo intervento non è per niente banale. In mancanza di riscontri, uno(=io) fa due ipotesi: o “chi tace acconsente” oppure “l’ho sparata talmente grossa che pensano che qualsiasi obiezione sarebbe sprecata”. Quindi un chiarimento come il tuo fa veramente piacere. Quando hai voglia, torna a deliziarci con i ricordi della borsa alle grida!

x Capt Blackbeard
ciao! hai visto la proposta di Frank73 nel suo ultimo post qui sopra? Sarai anche tu della partita? A dire la verità, di solito quelle cose si esauriscono presto senza grossi risultati, ma provare un po’ non costa niente.

x Montgomery Burns
Condivido le tue perplessità sulla possibilità di battere gli orientali -oggi i cinesi, ieri i giapponesi- sul piano tecnologico. Se non ce l’hanno fatta i tedeschi… (A parte il fatto che …tecnologia italiana?!? Ohibò! Quale sarebbe? quella dei televisori Mivar?) .
Nei primi decenni del dopoguerra, l’industria fotografica tedesca non aveva rivali, dominava in tutto il mondo. Poi vennero le prime Nikon, le prime Canon, le prime Pentax… sgraziate, imprecise, non facevano altro che scopiazzare i modelli made in Germany. Gli appassionati non le consideravano nemmeno, i dirigenti delle industrie tedesche le snobbavano come mostriciattoli senza futuro. La frase classica era la stessa che sentiamo oggi nei confronti dei cinesi: “i giapponesi sanno solo copiare”.
Poi venne la Nikon F, con la sua robustezza leggendaria (mentre il rivestimento in pelle delle Contax si appiccicava alla pelle con il caldo e il sudore!). Veniva tranquillamente usata al posto del martello, e parecchi fotografi salvarono la pelle -durante risse e rivolte- roteandola come una clava… era davvero un’arma impropria, oltre a essere una macchina eccellente con un corredo di “vetri” superlativi.
A farla breve, i fotografi di guerra e quelli di National Geographic si innamorarono delle Nikon… e per i tedeschi fu l’inizio della fine. Poi i nipponici cominciarono a sfornare una novità dopo l’altra… le innovazioni che hanno rivoluzionato la fotografia negli ultimi decenni sono venute tutte dal Giappone. L’orgogliosa industria fotografica tedesca è stata totalmente distrutta. Oggi rimane solo il nome di qualche ottica di prestigio, ma in genere anche lì il marchio e la produzione sono passati in mani orientali. Insomma all’inizio i giapponesi si sono fatti spazio con le scopiazzature e i prezzi bassi, ma poi hanno polverizzato l’avversario con la qualità, la ricerca, l’innovazione, la customer care. Non vedo proprio come la “tecnologia italiana” possa sognare di battere quella strada…
La stessa storia si è ripetuta nell’industria motociclistica, dove le Honda, le Suzuki, le Yamaha e le sibilanti Kawasaki hanno fatto a pezzi gli inglesi che dominavano il mercato con le Triumph e le Norton, ormai nomi da archeologia industriale. Idem nella ormai ex-industria delle pellicole, dove la Fuji aveva costretto l’Agfa alla chiusura e ormai stava mettendo alle corde la Kodak. Stesso discorso negli strumenti musicali, dove le ambizioni da “polo mondiale” di Castelfidardo sono state ridimensionate a dimensioni provinciali. Per finire con le automobili… è vero, i giapponesi non producono ANCORA auto belle come le Bmw e le Mercedes, ma ormai al di fuori di qualche paese europeo il mercato è nelle loro mani.
Non c’è ragione per cui le cose vadano diversamente nel caso della Cina, su scala 13 volte più grande. Adesso stiamo assistendo alla fase 1 “copia a prezzi bassi”… poi verrà la fase 2 “qualità e innovazione”. Del resto il fatto che tante aziende di assoluto prestigio -da Apple a Nikon- abbiano delegato la produzione ai cinesi dimostra che già oggi il Celeste Impero è capace di sfornare prodotti di alta qualità… volete che nel giro di pochissimi decenni non imparino a progettarli?
La mia conclusione è identica alla tua: dunque che fare? Uhmmm… per questo ci dovrò ancora pensare…
 
:) moltissime volte passo da qui, ... per leggerti e per rabbrividire ascoltando i brani che posti, ... quest'ultimo "Asil ajem" mi ha commosso.

Sei persona di estremo buon gusto e ... raffinata sensibilità e ti ringrazio.

PS ... : 1077,96… niente male…
di certo lo saprai, il livello da te citato, corrisponde alla m/m 200 gg. su frame orario !
 

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