"Investment Psychology Explained" di Martin J. Pring (1 Viewer)

filibuster

Forumer attivo
A proposito di Apple, in un altro post dicevo che, secondo le regole dell’Opinione Contraria, quando un titolo pubblica la migliore trimestrale degli ultimi 40 anni va venduto... è un caso da manuale. Purtroppo non avevo pensato che domani 27 verrà presentata la già leggendaria “tablet” - la cui attesa ha scatenato una vera febbre in tutto il mondo- e questo cambia completamente le carte in tavola. Per farmi perdonare da Steve Jobs allego una sua foto da ragazzo. Sette anni dopo quella foto, era già multimilionario… Quelli sì che sono guadagni strameritati! Altro che certi maneggioni di casa nostra…



x Deltazero
Grazie a te per le conoscenze che metti a ns disposizione nei tuoi post.

Certo che faccio gli stessi errori di tutti, altrimenti non sarei qui. Come dicevo nel primo messaggio, per me questi post sono una forma di auto-istruzione e di auto-condizionamento. Potrei tranquillamente sorvolare sugli sbagli e sulle “leggerezze” -il forum non può controllare- ma cosa ci guadagnerei? Prenderei in giro me stesso e renderei inutile un’autoterapia che in fondo ha un suo costo, per quanto modesto, in termini di tempo e di energie.


Ho venduto con la volatilità bassa? Perché non penso a comprare?

Guarda, io non sono un trader di opzioni, ma un trend-follower fanatico che le utilizza per motivi di flessibilità e di prudenza. Accodandosi al prezzo solo con i futures o con le azioni, i movimenti sarebbero orribilmente rigidi e “legnosi”, con rischi eccessivi. Perciò uso un mix di futures (long e short) e opzioni (long e short, mai nude), quasi sempre su Dax ed Eurostoxx50.

Idealmente, le mie posizioni durano un mese -è vero- ma all’atto pratico effettuo molte modifiche e aggiustamenti (non sempre indispensabili: è uno dei difetti che cerco di correggere), pertanto in quella marea di compravendite gli effetti della volatilità si annullano. Anche se le circostanze mi permettessero di tenere in piedi le posizioni per un mese, la volatilità sarebbe ininfluente perché si tratterebbe sempre di acquisti e vendite mescolati, e comunque nel tempo i diversi livelli di volatilità presenti alle scadenze mensili tenderebbero a compensarsi. Infine, in un campo ad alto rischio come questo mi sembra quanto mai opportuno cercare di specializzarsi in un solo ristretto settore, ancora di più quando il tempo a disposizione è poco. Il mio orticello è il trend-following sugli indici, e di lì non mi schiodo. Il trading di volatilità lo lascio agli altri. Oltretutto mi sembra davvero difficile e pericoloso, dato che la volatilità è infinitamente più …volatile di qualsiasi altro strumento. Notavo in un altro post che la volatilità implicita delle opzioni sull’S&P500 - misurata dal Vix- la scorsa settimana è schizzata della bellezza del 46% nell’arco di appena due giorni, eppure non sono certo successi fatti clamorosi…

Acquisti di opzioni come dicevo ne faccio eccome, ma sempre nell’ambito di operazioni miste. Ciao.






x Luke412

Ciao! che piacere ritrovarti qui. Ma perché non frequenti questa sezione? Nell’altro forum eri uno degli interlocutori più lucidi… spero che ci ripensi, così ci risentiamo spesso. Grazie del benvenuto e a presto.








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luke412

Nuovo forumer
Ax Luke412

Ciao! che piacere ritrovarti qui. Ma perché non frequenti questa sezione? Nell’altro forum eri uno degli interlocutori più lucidi… spero che ci ripensi, così ci risentiamo spesso. Grazie del benvenuto e a presto.

Ciao e grazie Filibuster. Raramente capito da queste parti solo per questioni di tempo ma stai pur certo che su questo thread cercherò di essere presente.

Bella scelta il libro! Non credo che sia stato tradotto in italiano, peccato.

Su questo argomento ho letto "Psicologia della finanza" di Lars Tvede che reputo valido.

un saluto.
 

filibuster

Forumer attivo
(Pring, 8a puntata)

QUANDO ANDARE CONTRO LA FOLLA

Senz’altro in molti casi conviene essere contrarian (“it pays” diceva Neill, se non ricordo male), ma purtroppo non è facile capire QUANDO è il caso di esserlo. Pring ci dà alcune linee-guida, ma una cosa è la teoria, un’altra è la pratica…

Il comportamento della massa non è sempre irrazionale -ci mancherebbe!- ma lo è solo da un certo punto in poi. Individuare quel punto è estremamente difficile, ed è altissimo il rischio di anticipare troppo, dato che normalmente le paure, le speranze, le aspettative degli operatori sono già incorporate nei prezzi.



Una caratteristica del sentiment è quella di formare veri e propri trend i cui le emozioni si espandono e si rafforzano. Nei forum si può osservare bene come ognuno eserciti una certa influenza sugli altri, e come il sentiment globale venga esaltato da questo gioco di influenze reciproche. Lo vediamo nei fatti positivi -come la bella gara di generosità in occasione degli ultimi terremoti, la partecipazione via via più intensa e sincera alla paternità di un forumer, ecc- ma soprattutto nei fatti negativi.

Riandando sempre a marzo -esperienza sotto molti aspetti davvero emblematica - fosche previsioni rimbalzavano dall’uno all’altro, diventando a ogni passaggio più cupe, fino a livelli di pessimismo “cosmico” assolutamente al di là della situazione reale. Dopo un’ora di lettura di quelle poderose gufate chiusi nella propria stanzetta, aprendo la porta sembrava impossibile che fuori tutto continuasse come prima, nella più grande serenità, invece del clima da Day After che ci aspettavamo di trovare, con dei ruderi fumanti al posto delle banche e gli avvoltoi che svolazzavano tra frammenti di Bot e Btp ridotti a carta straccia!

Altro esempio, i thread dedicati a titoli sfigatissimi dove ci si rincuora l’un l’altro, fino ad auto-convincersi dell’inevitabile successo finale… In quella sagra di assurdo ottimismo finisce che ognuno decide di tenere duro -“le mie azioni non gliele regalo”- col bel risultato di precipitare tutti insieme nell’abisso.



Pring osserva che questa fase di espansione e consolidamento del sentiment per auto-alimentazione può durare più o meno a lungo, ma a un certo punto si arriva per forza a un livello in cui la view generale è talmente estesa e unanime che sembra impossibile che si possa andare oltre. Invece “for some seemingly irrational reason” il prezzo continua a salire ancora… L’Autore fa l’esempio dell’oro, che all’inizio degli anni Settanta viaggiava sui $100, in un mercato ristretto e professionale. Poi le banche convinsero la loro clientela dell’efficacia dell’oro come difesa contro l’inflazione. Il mercato si allargò enormemente e l’oro arrivò a $400. Ormai l’eccesso era evidente, e non si parlava più del crollo futuro in termini di WHETHER (se) ma di WHEN AND BY HOW MUCH (quando e in che misura). Sembrava arrivato il momento giusto per aprire una posizione contrarian… e invece l’oro salì ancora fino a $850 !



Vorrei citare la “teoria del cretino”, con la quale Galbraith spiega l’incremento delle quotazioni nella fase parossistica al culmine del trend. A un certo punto, il valore effettivo del titolo o del bene che stiamo scambiando perde qualsiasi importanza -potremmo comprare un tubero di tulipano a un milione di euro- quello che conta è solo la consapevolezza che ci sia in giro qualcuno “più cretino di noi” pronto a pagare un prezzo superiore a quello del nostro acquisto. Nel momento in cui quella certezza incomincia a vacillare, partono le prime vendite, che danno il via alla catastrofe.


Ora Pring ritorna sul meccanismo che fa esaurire un trend, meccanismo che non sarà mai abbastanza ripetuto, visto che sembra poco intuitivo… evidentemente è nella natura umana sentirsi più sicuri se condividiamo l’opinione della maggioranza. Riandiamo -come al solito- al marzo 2009, e immaginiamo che l’intero mercato fosse racchiuso nei forum. Se ricordate bene, nei forum TUTTI erano convinti che fosse imminente un crollo spaventoso, e quindi TUTTI SI ERANO ATTREZZATI in vista di quell’evento: chi aveva aperto posizioni short, chi aveva già venduto rimanendo flat, chi si era protetto con futures o put, chi aspettava rassegato l’ultima batosta perché avendo in carico un titolo a 20, cambia poco se da 1 scende a 0,60. Stando così le cose, spiegatemi voi da dove potevano venire le gigantesche valanghe di vendite che avrebbero dovuto provocare l’apocalisse!

Si dirà che nel mercato non ci sono solo i forum. Meglio ancora! Se eravamo pronti ad affrontare la carneficina del secolo noialtri piccoli, figuriamoci se non lo erano gli istituzionali! Il resto, l’ex-popolo dei borsini, si sta ancora leccando le ferite del 2000 e oggi come oggi conta pochissimo.

Lo stesso meccanismo evidentemente funziona anche nei rialzi dove prima o poi l’afflusso di nuovi compratori si esaurisce e ognuno rimane gonfio di titoli in attesa di ulteriori salite... provocate da chi?
In tutti questi casi il rischio che corrono i contrarian è quello di anticipare troppo. Pring fa un’osservazione che mi sembra molto acuta. Il rischio di anticipare il mercato è maggiore nei top o nei bottom? Per rispondere basta chiedersi se nell’uomo sia più forte l’avidità o la paura. Sicuramente l’avidità conta parecchio… Immaginate come correreste se vi offrissero un milione di euro per raggiungere il tizio che scappa davanti a voi! Eppure, filereste mille volte più veloci avendo alle calcagna un leone affamato… Insomma nei top le cose tendono a trascinarsi più a lungo -magari con doppi e tripli massimi creati dalle mani forti per distribuire a un prezzo medio più alto- mentre nei bottom è minore la probabilità di anticipare pericolosamente l’inversione, anche perché molti sono obbligati a chiudere subito le posizioni a causa della perversa spirale della leva.

Ecco qualche suggerimento del nostro autore per ridurre i rischi. Nei top un buon segnale è dato dal rendimento ridicolo offerto dai dividendi e dal fatto che la view generale è una sola: “the stocks have nowhere else to go but up”, le azioni non possono far altro che salire. Viceversa nei bottom la resa delle azioni diventa mostruosamente alta. Nel caso delle commodities, un segnale dell’insostenibilità delle quotazioni è dato dalla vicinanza del prezzo di costo, dato che nessuno è disposto a produrre in perdita. Per questo -dicono- in quel settore l’uso di piramidi inverse, martingale, mediate & C è meno suicida che in altri campi.
Infine, ecco un’altra bella considerazione di Pring che lancia un ponte -diciamo così- fra analisi fondamentale e analisi del sentiment: dire che un’azione è sopravvalutata oppure che il consensus del mercato ha raggiunto una condizione di eccesso è la stessa cosa… cambia solo il punto di vista.
(fine dell’8a puntata)






Venerdì scorso abbiamo avuto un’ottima prova di quanto siano fantasiose le motivazioni che i media attribuiscono ai movimenti del mercato.
Secondo le agenzie più affidabili -Bloomberg, Reuters, AP…- il calo era dovuto ai dubbi sul futuro dei titoli tecnologici, innescato dai dati un po’ deludenti di SanDisk, e dalle preoccupazioni per la solvibilità della Grecia. Ora io conosco e apprezzo SanDisk (produttrice di ottime schede SD), ma è semplicemente un microbo rispetto a Microsoft, che nella stessa giornata aveva comunicato dati straordinariamente buoni con outlook positivo! Il pretesto era surreale… come se uno pronosticasse un pessimo 2010 per l’industria dolciaria italiana perché la pasticceria di Rocca Pipirozzi naviga in cattive acque, senza tener conto che nello stesso istante la Ferrero ha presentato un bilancio favoloso con previsioni brillantissime.
Per quanto riguarda la Grecia, mah… paese splendido, però che Wall Street stia in ansia per la solvibilità dei titoli di stato ellenici mi sembra quasi una barzelletta. Una barzelletta che non fa ridere perché la Grecia intimidisce per la sua storia e per la sua cultura, ma in pratica è come se avessero detto che Wall Street vacilla per i timori sull’economia dello Zimbabwe… non esiste!... con tutto il rispetto per lo Zimbabwe.

Tuttavia sarebbe un grosso errore, secondo me, pensare che la debolezza di certe motivazioni poi impedisca al mercato di continuare a scendere. Primo, perché in certi casi le dinamiche “endogene” della borsa impongono una discesa, anche in assenza di fatti particolari… oppure c’è una legge che obbliga al rialzo perpetuo? Secondo, perché a volte esistono cause gravi che però la maggior parte degli operatori non conosce, e così i media se la cavano con giustificazioni assurde -magari le solite prese di profitto- mentre sotto c’è ben altro. Esempio classico: anni fa ci fu improvvisamente un crollo pauroso della Pirelli, con volumi altissimi. Non ricordo che fesseria s’inventarono i media per giustificare lì per lì la catastrofe, ma il giorno dopo saltò fuori la verità, che la maggior parte del mercato non sospettava neanche lontanamente: l’acquisizione della Telecom. Se non sbaglio, Pirelli non è tornata mai più alle quotazioni di allora. Tronchetti ha sempre avuto molto a cuore il destino degli azionisti delle sue società.

Sono piuttosto evidenti le difficoltà che il baluardo a 1100 sta creando al mercato… d’altra parte il supporto intorno a 1073 è uscito rafforzato dal successo nel respingere la discesa dei giorni scorsi. Più in basso c’è un’area difensiva forse ancora più solida (1010-1030) dato che trova origine nell’autunno 2008. Il Vix è su livelli di assoluta tranquillità (21.60), senz’altro preferibili a valori ancora inferiori che indicherebbero una “compiacenza” eccessiva come quella della prima parte di gennaio, quando si ebbe una quindicina di chiusure sotto i 20, una cosa che non si vedeva dalla lontana primavera del 2008.
Insomma non mi meraviglierei se il mercato continuasse a muoversi lateralmente… non è una previsione ma solo un’ipotesi di lavoro… se non sarà così mi adatterò, cercando di non ripetere la vergognosa leggerezza a cui accennavo nei post precedenti. Se non ci saranno forti discese, il problema delle due posizioni in perdita è virtualmente risolto grazie a una serie di rollaggi e all’ultimissimo rialzo. Se si andrà molto giù, congelerò la posizione su una perdita non superiore al 15% di quella massima teorica dei giorni scorsi,poi avrò tempo fino a giugno per recuperare anche quella quota. Poteva andar peggio… speriamo che la lezione sia stata utile.
L’Australia ha chiuso a -0,57%. Buona giornata.


x Luke412
L’ho letto anch’io anni fa il libro di Tvede e ne conservo un ottimo ricordo. Mi raccomando non scomparire!
 

filibuster

Forumer attivo
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[ame=http://www.youtube.com/watch?v=rpWGsqguzLE]YouTube - Erev Shel Shoshanim,Moscow Male Jewish Cappella,Alexander Tsaliuk,Wedding Song[/ame]
 

filibuster

Forumer attivo
Cominciamo da una notizia fresca fresca, uscita poco fa su Bloomberg. Si tratta dell’ultima profezia dell’Orso degli Orsi, Nouriel Roubini. Attenzione: ne sconsiglio vivamente la lettura ai catastrofisti del forum, perché gli potrebbe venire un coccolone. Posso continuare? Sicuro? In un’intervista a Bloomberg Television, il Dr. Doom ha preannunciato che “the stock market will be “flat” , or almost unchanged, through the end of the year”… Se lo dice un pessimista cronico come lui…


Nell’ultima parte della seduta c’è stato un ottimo recupero, innescato -dicono- dalle ricoperture degli short-sellers, che temono che nel week-end possa uscire la notizia di una manovra di salvataggio per i paesi europei in difficoltà. E poi forse c’è stato un ripensamento sulle tante positività uscite in questi due giorni e passate inosservate per i fatti della Grecia.

C’è stato un calo inaspettato della percentuale dei disoccupati, una diminuzione assai minore del previsto del credito al consumo e anche un forte incremento della produttività, che in pratica si traduce in un calo del costo del lavoro stimato intorno al 3.5%. Questo è un altro argomento a favore della tesi di chi sostiene che, al ritorno delle vacche grasse, le aziende USA partiranno come missili, data la cura di efficienza fatta in questi mesi.

Tutti hanno elogiato la trimestrale di Cisco, la cui importanza va al di là del fatto in sé. Se Cisco fa affari, vuol dire che le aziende investono, e se le aziende investono significa che non si aspettano anni di sangue, sudore e lacrime. Commentando i dati, il CEO John Chambers ha dichiarato: “Almost every country is saying their momentum is better than it was before, and almost every business is saying it’s more optimistic. It shows a capital spending trend that’s hard to deny, on a global basis.” Per chi non lo conoscesse, da anni Chambers è uno dei manager più apprezzati e influenti degli States, e non ha mai nascosto o minimizzato le difficoltà, quando c’erano.

La lunghissima shadow inferiore della candela di oggi suggerirebbe che gli orsi stiano perdendo il controllo della situazione. L’impressione è confermata dal body minuscolo e ben incuneato nella gigantesca marubozu di ieri, che con le sue dimensioni quasi ridicolizza il fiasco di oggi. Ma al di là di queste osservazioni che spesso lasciano il tempo che trovano, sono i volumi che impressionano! Oggi -in una giornata positiva- ABBIAMO AVUTO I VOLUMI PIU’ ALTI DALL’INIZIO DELLA DISCESA… cosa ben strana per un trend ribassista, non vi pare? Non solo… su base oraria, i volumi più elevati di oggi e dell’intero trend ribassista sono arrivati nell’ultima ora della seduta odierna, con il mercato che s’impennava come un cavallo imbizzarrito. Stranuccio anche questo… Forse si trattava delle ricoperture degli shorter, okay, ma non è che i loro acquisti valgano meno degli altri. I volumi sono riferiti al liquidissimo mini future sull’S&P500.

L’andamento della prossima settimana comunque è legato alle notizie che arriveranno da Grecia & C.

Concludo con una mezza cavolata: dal culmine dell’ultimo rialzo (19/1) a oggi il Vix è salito del 48%, ma è su livelli ancora molto ragionevoli (26,11), nonostante l’iradiddio delle ultime sedute. Nello stesso periodo, la volatilità storica a 14 gg è salita di ben il 94% . Prendendo in considerazione l’HV30 -per analogia con i tempi del Vix- il rialzo è stato del 61%. Poiché in fondo la volatilità implicita è la valutazione soggettiva della volatilità futura, e non può prescindere dalla volatilità storica attuale, mi sembra che il mercato delle opzioni si sia limitato a prendere atto, incorporandolo, dell’incremento della volatilità storica, e nemmeno completamente. Insomma, se già il dato di oggi del "fear gauge" ci dice che il livello di nervosismo del mercato è su livelli piuttosto modesti, il confronto con la volatilità storica ci segnala addirittura un calo della componente emotiva.. o che comunque in questo momento i timori del mercato non sono maggiori di quelli che c’erano il 19/1, una volta tenuto conto dell’aumento della volatilità storica. Non rileggo sennò mi accorgo che non capisco nemmeno io quello che volevo dire!

Per la mia tranquillità, ho “collarizzato” le gambe perdenti delle mie due operazioni maledette, in modo da bloccare la perdita massima, mentre mi sto dando da fare al massimo per accumulare profitti con le gambe vincenti e altro, in modo da compensare l’eventuale perdita finale. Forse perché -come c’insegna Pring- la paura è uno stimolo molto più forte dell’avidità, questa che si è appena conclusa è stata una settimana davvero molto profittevole. Ma non è il caso di montarsi la testa, visto che ovviamente la soluzione definitiva è meno vicina di come sembrava prima degli ultimi tonfi. A questo punto, buona parte dell’eventuale perdita è già pareggiato, e altri introiti sono legati solo al trascorrere del tempo. Se si rimane grosso modo su questi livelli dovrei riuscire a coprire tutto, dato che ho tempo fino a giugno, e -oltre a nuovi profitti (spero) sulle gambe vincenti- posso ancora fare diversi rollaggi e la classica repair strategy per abbassare il punto di pareggio. Se si scende ancora, forse potrei farcela ugualmente, ma sarebbe una situazione “ansiogena”, e probabilmente finirei per chiudere la gamba già pareggiata. Se si rimbalza, tutto ok.
Buon week-end a tutti.
 

filibuster

Forumer attivo
Cercando qualche canzone per ricordare Mercedes Sosa, ho scoperto questo piccolo gioiello...

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=h0QFkpUhBFo]YouTube - Como la cigarra por Mercedes Sosa[/ame]
 

filibuster

Forumer attivo
(Pring, 9a puntata)
CAPIRE SE IL CONSENSUS E’ A UN PUNTO DI SVOLTA DI BREVE O DI LUNGO PERIODO
Seguendo l’esempio di Pring, immaginiamo che comincino a circolare voci sull’inflazione e che il mercato si convinca che l’economia sia più solida del previsto in base a un report sulla disoccupazione molto positivo (quindi nel 1993 -data di pubblicazione del libro- quei dati già affliggevano le borse!). Chiaramente il mercato dei bond prederà una brutta piega, scoraggiando gli speculatori specializzati. Si tratterà di una svolta di breve o di lungo periodo? Il nostro autore crede che in quel caso la svolta si possa ritenere di breve, giacché un buon dato sul mercato del lavoro non basta a provare che l’economia sia in espansione, né i rumor sull’inflazione possono essere decisivi.

Sul mercato azionario i punti di svolta si verificano solitamente quando la gente si convince che per un lungo periodo l’economia non riuscirà a riprendersi -come abbiamo visto benissimo nel marzo 2009-. Il modello più classico di questo tipo di svolta consiste in un primo rimbalzo stimolato dalle “avanguardie”, seguito da un veloce ritorno alle posizioni iniziali. Questa falsa partenza deprime ancora di più gli operatori, ne consegue quel senso di totale sfiducia nel futuro che rappresenta un ottimo segnale bullish per i contrarian. Anche quest’affermazione di Pring ha trovato un puntuale riscontro dopo l’uscita del libro. Mi riferisco allo “sboom” della bolla dell’Internetmania, che si concluse con un doppio minimo, nell’ottobre 2002 e nel marzo 2003.
Ecco la spiegazione di questo fenomeno… Nel mercato è sempre presente un notevole numero di operatori che mostrano un “bias” permanente verso una determinata direzione del mercato… si tratta dei tori e degli orsi “viscerali” che vediamo in gran quantità nei forum. Quando il mercato cade di nuovo per scendere verso il secondo minimo, gli orsi diventano più orsi che mai, mentre la fede dei rialzisti vacilla, e molti di loro passano nel campo opposto. A quel punto il consensus sull’ulteriore declino dell’economia diventa totale, e la generalità del mercato si prepara a nuovi spaventosi crolli che non potranno avvenire proprio perché sono nelle aspettative di tutti.

Invece per quanto riguarda le svolte di breve termine, il consensus si coagula intorno a formule del tipo “la correzione proseguirà”. Magari incomincia a diffondersi una vaga sensazione che il mercato voglia girarsi al rialzo, ma tutti ritengono che convenga aspettare ancora, perché la correzione continuerà e si potrà comprare a prezzi stracciati. Regolarmente restano lì con un palmo di naso, perché la successiva gamba rialzista decolla senza toccare i livelli attesi da troppe persone. Mmmm… che sia questo il caso del calo che stiamo vivendo? La maggioranza crede in una correzione più profonda o addirittura nell’inversione, QUINDI il mercato infinocchierà tutti ancora una volta, scattando all’improvviso? Chissà! In borsa tutti i metodi previsivi -AF, AT, opinione contraria- funzionano a meraviglia… DOPO.
Come nota Pring, il Contrarian Thinking è un’arte, non una scienza. Per dimostrarlo, fa il paragone con gli oscillatori. Innegabilmente in situazioni di forte iperveduto il mercato tende al rialzo, così come spessissimo punta verso il basso quando si trova in ipercomprato. Purtroppo, il trend può proseguire per settimane -anche con estrema violenza- in una situazione di eccesso apparentemente insostenibile. Quando cerchiamo di capire se il consensus del mercato si è spinto troppo in là, incontriamo gli stessi problemi. Quello che appariva un limite invalicabile può essere sgretolato dalla “pazzia delle folle”, e allora il mercato scoppia in faccia all’incauto contrarian che ha anticipato troppo.
(fine della 9a puntata)



La situazione è decisamente ingarbugliata. Le parole di Bernanke e le ripetute smentite alle voci di aiuti alla Grecia non sono riuscite a far scendere il mercato più di tanto… C’erano spunti sufficienti per far spadroneggiare gli orsi in lungo e in largo… Visto che non è andata così, FORSE ‘sta gran voglia di scendere non c’è … FORSE.
D’altra parte vi pare possibile che gli aiuti che verranno decisi domani a Bruxelles possano provocare chissà quali balzi in avanti? Mi farebbero molto comodo, però oggi il premio al rischio richiesto per i bond ellenici rispetto al bund è sceso al 2,82% dal 3,96% dei giorni scorsi, quindi almeno in parte il mercato già sconta il salvataggio. D’altra parte chi ne poteva dubitare? Il default della Grecia sarebbe stato la fine di quello straccio di Unione Europea realizzato finora, e comunque -per effetto domino- avrebbe costituito un rischio mortale anche per i paesi più forti, come l’Italia (enorme sghignazzata…).

L’ S&P500 non fa certo una bella impressione, ma nemmeno si può dire orribile. Dopo la gigantesca candela nera di giovedì scorso, i corpi delle quattro candele successive sono rimasti contenuti nel suo interno… in altre parole, in chiusura il minimo di giovedì è stato sempre rispettato -e questo è positivo- però non si è mai toccato nemmeno il midpoint di quel candelone né è stata violata l’ema9, e questi non sono certo segni di forza. A questo punto è possibile che il massimo di giovedì (1097.25) venga a costituire un’area di resistenza, magari insieme alla SMA50 che corre poco più su (oggi a 1109.91).
La fortissima volatilità intraday non ha impressionato gli operatori, tanto che il Vix ha perso quasi il 3%. Il valore di oggi (25.29) è aperto a tutti gli scenari, comunque sembra snobbare l’atteggiamento piuttosto preoccupato di molti. Nemmeno questo è un segnale certo: poco prima del crollo dei subprime, le put te le tiravano dietro, anche con scadenze molto lontane.
Notizia dell’ultimo minuto: il CME -la gigantesca borsa derivati di Chicago- ha comprato per 607 milioni di dollari il 90% dell’indice Dow Jones… Non vi sembra strano, anzi stranissimo, che la più grande borsa derivati del mondo -che quindi ha una conoscenza dettagliatissima del mercato e delle sue prospettive- si lanci in un acquisto così impegnativo OGGI, quando rimandando l’ operazione di pochi mesi avrebbe speso meno della metà, dato che le borse perderanno il 50-60% in base ai calcoli dei nostri Veggenti?

Per quanto riguarda le mie sciagurate posizioni, a questi prezzi di mercato ho recuperato buona parte della perdita con operazioni parallele, e il resto dovrebbe essere coperto dal semplice trascorrere del tempo. Comunque si tratta di una situazione che non mi piace nemmeno un po’. Al primo cenno di calo -diciamo una chiusura sotto quella di giovedì, ma anche prima- chiuderò la quota pari alla somma già recuperata, che ormai è solo uno sciocco “anticipo provvisorio di utili futuri”, anche se chiudendola genererà un segno meno. A quel punto tutto diventerà più gestibile e meno stressante. Che bella lezione!
 

redTIM

Nuovo forumer
ciao filibuster,

leggo sempre con piacere i tuoi post, che in parte mi danno lo spunto di riflettere sul fattore generazionale, dipenderà dal recente ingresso negli "anta" o dal fatto che la mia vita attiva da trader si è cristallizzata negli anni 2002-2004 (tempo di riprendermi i miei soldi più qualche spiccio) per poi ripartire nel 2009 seguendo il famoso motto di buffett "compra sulle lacrime" e "vendi, guadagna e pentiti" (non so di chi) e infine investire i miei guadagni nel mirabolante mondo del forex, insomma sarà per tutto questo o, per il fatto che comunque per fortuna non per bravura sono sempre stato fuori dal mercato nei momenti peggiori che personalmente continuo a operare nel mondo finanziario nei limiti dei miei vari impegni professionali e familiari. Ma, non riesco a non pensare di come la mia generazione sia stata "bruciata" dalla borsa dove, l'intensità della bruciatura è stata sicuramente data dalla percentuale di esposizione sul mercato azionario e non altro salvo rari casi vincenti. Mi ricordo gli anni della bolla "new economy" (fortunatamente in quegli anni tutte le mie risorse finanziarie erano impegnate nel più tradizionale acquisto della prima casa) eppure guardavo con frustazione le brochure e i festoni delle banche che, dove ora pubblicizzano carte revolving e prestiti c'erano mirabolanti fondi e strumenti di investimento finanziario, segno dei tempi senza dubbio. Come ora fa sorridere pensare che tutte le banche si stavano attrezzando al concetto di boutique finanziarie dismettendo a suon di milioni i vecchi allestimenti da sportelli bui anni settanta, oppure vedere OGGI l'oscura e potente gs di "noi altri" del grande e misterioso cuccia aprire decine di sportelli giallo canarino che ora a cambiamento completo avvenuto dicano: "sorry, contrordine ci siamo sbagliati" e si ritorna forse per sopravvivere al tradizionale concetto di banca.
Sono d'accordo con te che alla fine il sistema non fallirà "the show must go on" ma per la prossima festa bisognerà espettare la prossima generazione perchè la nostra generazione nella quasi totalità dei casi della borsa è proprio schifata (di esempi di amici e conoscenti ne ho a iosa), o forse vedendo i meccanismi di accesso al mercato del lavoro e all'indubbio impoverimento della classe media l'altra generazione ancora, riflessione che tra l'altro si sposa con la tua visione laterale del mercato.

tutto questo probabilmente con tanti errori ortografici e con qualche nesso logico "balengo" (ma visto l'orario e la giornata da me trascorsa spero mi perdonerete). per dirti grazie e di continuare a scrivere le tue interessanti riflessioni e per chiederti se Pring ha fatto delle riflessioni sul concetto generazionale.
a presto
 

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