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E' per colpa della guerra, le sanzioni e contro-sanzioni non c'entrano nulla.
La Commissione europea taglia le stime di crescita dell'Italia: il Pil dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 e rallentare all'1,9% nel 2023, rispetto al 4,1% e al 2,3% previsti a febbraio, a causa dell'impatto della guerra della Russia contro l'Ucraina che pesa su catene di approvvigionamento e prezzi.

L'inflazione scenderà di brutto di un 4% medio nel 2023? Boh, vedremo.
Il tasso di inflazione in Italia sfiorerà il 6% (attestandosi al 5,9%, due punti percentuali in meno della media dell'eurozona) quest'anno per raggiungere poi una media del 2,3% nel 2023.
 
Ah, ma allora le sanzioni c'entrano con la crescita economica...
"Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere un accordo sull'embargo al petrolio russo". In serata è l'Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell a suonare le campane a morto. L'ennesima fumata nera ormai conclama l'impasse europeo su una questione che, a parole, tutti dicono vada risolta al più presto ma che, nei fatti, si trascina di vertice in vertice. Anche perché secondo le stime della Commissione Europea la crescita economica sta rallentando sensibilmente e le sanzioni diventano un tema sempre più esplosivo. Senz'altro sul gas ma anche, evidentemente, sul petrolio.
Per un solo paese?
Budapest non si è fatta intimidire: per compensare le sue perdite l'Ue dovrebbe mettere sul piatto tra "i 15 e i 18 miliardi di euro".
L'Italia non chiede nulla, fiera di essere indipendente dall'energia russa.
"L'Italia - ha notato - non pone veti al sesto pacchetto di sanzioni, che va approvato il prima possibile; è evidente che l'Ue deve imboccare un percorso di riforme per superare il principio dell'unanimità, che le vieta di prendere rapidamente alcune decisioni".
Cosa?
Come accennato in apertura, il tema dell'energia sempre più s'intreccia a quello della crescita e dunque, stringi stringi, alla sostenibilità dei conti Ue.
Come ho scritto altre volte, il conto presso Gazprombank - in rubli - intestato a Eni, lo apre Eni o lo apre qualcun'altro a sua insaputa?
L'Ue intanto ha chiarito che le compagnie energetiche europee possono pagare il gas russo senza violare le sanzioni. "L'apertura di un conto bancario presso Gazprombank è possibile, a patto che non sia in rubli", ha precisato la Commissione, sottolineando che basterà saldare i pagamenti in euro o dollari "in linea con i contratti concordati" e ricevere una dichiarazione di avvenuto saldo. Spetterà poi a Mosca, secondo le indiscrezioni circolate nel weekend, effettuare la conversione. Un'interpretazione sotto la lente dell'Eni, che comunque continua a valutare la possibile apertura di due conti, uno in euro e uno in rubli, per far fronte alle scadenze per i pagamenti previsti nella seconda metà di maggio. "Eni - ha fatto sapere la compagnia - sta tuttora svolgendo le proprie valutazioni e al momento non ha avviato la procedura di apertura dei due conti".
 
Ultima modifica:
Non sarà perché i mezzi di informazione non martellano più i timpani tutti i giorni a tutte le ore con la pandemia?

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