la Casta dei CARI Stolti

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La grande beffa delle pensioni d’oro













Scritto il 19 giugno 2013 alle 12:03 da Dream Theater
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Si parla tanto di tagliare le spese, di diminuire i costi delle pensioni faraoniche e poi, dietro segnalazione di un amico lettore scopro questa sentenza pazzesca della Corte Costituzionale, in palese conflitto di interesse…
Il taglio alle pensioni che superano i 90mila euro è incostituzionale e le trattenute effettuate dall’estate 2011 ad oggi vanno restituite a chi ha subito il decurtamento per assoggettamento al cosiddetto contributo di solidarietà.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza 5 giugno 2013, n. 116 con la quale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 18, comma 22-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
In particolare, viene quindi bocciato l’articolo che dispone che “a decorrere dal 1° agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, i trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie, i cui importi complessivamente superino 90.000 euro lordi annui, sono assoggettati ad un contributo di perequazione pari al 5 per cento della parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonche’ pari al 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro; a seguito della predetta riduzione il trattamento pensionistico complessivo non puo’ essere comunque inferiore a 90.000 euro lordi annui.”
Tutti i ricorrenti – si legge nella sentenza – hanno chiesto la corresponsione del proprio trattamento pensionistico senza assoggettamento al predetto “contributo di perequazione” e con conseguente condanna alla restituzione di quanto trattenuto per tali titoli, con rivalutazione monetaria e interessi sino al soddisfo.
Il provvedimento della Consulta richiama alcuni principi già affermati nella sentenza 11 ottobre 2012, n. 223 in merito al taglio agli stipendi dei magistrati e alle retribuzioni dei dirigenti pubblici che superano i 90mila euro. (Source)
Questo è PALESE conflitto di interesse.

Ovviamente gli attempati giudici della Corte Costituzionale difendono i loro privilegi. Come sempre.
E poi ci chiediamo come facciamo a risollevarci. Questa è la gente che ci sta mandando e ci ha mandato in rovina!!!
Fate girare questo post. LA GENTE DEVE SAPERE!
 
Ha stravinto la casta


di Antonio Padellaro | 30 giugno 2013Commenti (807)

Più informazioni su: Abolizione Province, Auto Blu, Casta, Finanziamento ai Partiti, Ignazio Marino.


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A Roma, in queste sere di inizio estate i ristoranti alla moda sono accerchiati da schiere di auto di grossa cilindrata, perlopiù tedesche che di blu conservano il lampeggiante, minaccioso anche spento come le insegne dei signorotti medievali. Per ore dietro i vetri scuri sonnecchiano incazzati gli autisti, in attesa di scarrozzare verso casa vassalli, valvassori e valvassini, finalmente satolli.

A questo punto il lettore si chiederà dove sia la notizia: le macchine dei potenti, statiche o sgommanti non fanno da sempre parte integrante della scenografia della città eterna, come le antiche fontane e i cassonetti maleodoranti? Appunto: la notizia è che nulla cambia e che probabilmente mai nulla cambierà. La Casta che solo quattro mesi fa sembrava soccombere, sotto la valanga delle astensioni e dei nove milioni di vaffanculo raccolti da Beppe Grillo, ha ripreso tranquillamente a fare i propri comodi. Qualche limatura a stipendi e prebende c’è stata, come annunciarono in una commovente comparsata a Ballarò i due nuovi presidenti delle Camere. Così come nei bilanci dei vari Palazzi sono state abolite alcune voci di spesa, francamente oscene. E il resto? Solo chiacchiere e prese in giro.

Le famose province sopravvivono benone a tutti i governi
che dal secolo scorso ne annunciano regolarmente l’immediata abolizione: 107 enti dichiarati inutili che continuano a succhiare 12 miliardi l’anno. Per non parlare dei soldi ai partiti di cui il governo Letta aveva strombazzato la drastica riduzione: bene che vada, i 91 miliardi attuali diventeranno un’ottantina ma chissà quando (“ascolteremo i tesorieri di tutto il mondo”, è la simpatica trovata dei partiti perditempo). La crisi si sta mangiando questo paese, ma continuiamo a foraggiare i parlamentari e i manager pubblici più pagati d’Europa. Nessuno sembra più scandalizzarsi.
La rinuncia del M5S a 42 milioni di finanziamento statale viene praticamente ignorata (anche per colpa loro, impegnati come sono a litigare su diarie ed espulsioni). Mentre provocano meraviglia le foto del nuovo sindaco della Capitale pedalante in bici, come se usare i mezzi di locomozione dei comuni mortali (taxi, metro o semplicemente i piedi) rappresentasse uno straordinario prodigio. Perciò, a cena in allegra compagnia, i signorotti si sentono in una botte di ferro e se qualcuno prova a scriverlo si arrabbiano pure. Ammettiamolo, hanno vinto loro. Anzi, hanno stravinto.

Il Fatto Quotidiano, 30 giugno 2013
 
la lotta di classe è finita

OGGI c'è la LOTTA DI CASTA.... ha ragione Grillo

http://www.beppegrillo.it/2013/07/lotta_di_casta.html
Una classe sociale secondo Marx è un insieme di individui con lo stesso rapporto con i mezzi di produzione. La lotta di classe è di solito attribuita a un conflitto tra proletari contro capitalisti e borghesia. La lotta di classe è stata sostituita dalla lotta di casta, o meglio dalla lotta tra chi produce ricchezza, servizi sociali e i ceti parassitari, le caste. Il confronto non è semplice, netto come in passato: proletariato contro capitale, ma a macchia di leopardo. Le caste sono infatti ovunque intorno a noi. Sono il colesterolo nelle vene e nelle arterie della Nazione. Le caste sono unite tra loro e formano un corpo immenso, un super blocco sociale, che annulla qualunque spinta al cambiamento. Un muro di gomma bulimico che si alimenta con un aumento delle imposte, dei bolli, dei balzelli. Lo Stato-Casta discute solo di tasse, di IMU, di IVA, di IRES, di IRPEF, temi che hanno ormai assorbito ogni spazio della comunicazione politica. Travasi di sangue da chi produce a chi sperpera per tenerlo in vita. Il potere delle caste non deriva dal controllo dei mezzi di produzione, ma da quello dei mezzi di informazione. Senza le menzogne quotidiane le caste sarebbero nude, visibili nella loro arroganza e inutilità. Chi le mantiene in vita con immensi sacrifici quotidiani scenderebbe in piazza come in piazza Tahrir in Egitto o in piazza Taksim in Turchia. Ovunque ci sia un ceto parassitario, lì c'è una casta che difende con le unghie e coi denti i suoi privilegi. La casta politica, la casta dei giornali, la casta della burocrazia, la casta della pubblica amministrazione centrale, la casta degli enti inutili, la casta delle aziende partecipate, la casta dei concessionari, la casta delle pensioni d'oro. Infinite caste che stritolano il cittadino come un serpente boa. Le caste italiane sono come un parassita che uccide l'organismo che lo ospita, indifferente al fatto che così condannerà anche sé stesso. La lotta contro le caste è la vera lotta politica: sottrarre il potere a chi lo esercita per perpetuare sé stesso e la propria posizione di dominio. L'Italia è una foresta pietrificata dove nulla deve cambiare e, se cambia, avviene solo in apparenza, per salvare le forme "democratiche" e mantenere tutto inalterato. Immobile. Immutabile. Chi abita nella foresta può fare sentire la sua voce, una voce che verrà in apparenza accolta, per farlo sentire libero, ma mai ascoltata.
 
la lotta di classe è finita

OGGI c'è la LOTTA DI CASTA.... ha ragione Grillo

Blog di Beppe Grillo - Lotta di casta
Una classe sociale secondo Marx è un insieme di individui con lo stesso rapporto con i mezzi di produzione. La lotta di classe è di solito attribuita a un conflitto tra proletari contro capitalisti e borghesia. La lotta di classe è stata sostituita dalla lotta di casta, o meglio dalla lotta tra chi produce ricchezza, servizi sociali e i ceti parassitari, le caste. Il confronto non è semplice, netto come in passato: proletariato contro capitale, ma a macchia di leopardo. Le caste sono infatti ovunque intorno a noi. Sono il colesterolo nelle vene e nelle arterie della Nazione. Le caste sono unite tra loro e formano un corpo immenso, un super blocco sociale, che annulla qualunque spinta al cambiamento. Un muro di gomma bulimico che si alimenta con un aumento delle imposte, dei bolli, dei balzelli. Lo Stato-Casta discute solo di tasse, di IMU, di IVA, di IRES, di IRPEF, temi che hanno ormai assorbito ogni spazio della comunicazione politica. Travasi di sangue da chi produce a chi sperpera per tenerlo in vita. Il potere delle caste non deriva dal controllo dei mezzi di produzione, ma da quello dei mezzi di informazione. Senza le menzogne quotidiane le caste sarebbero nude, visibili nella loro arroganza e inutilità. Chi le mantiene in vita con immensi sacrifici quotidiani scenderebbe in piazza come in piazza Tahrir in Egitto o in piazza Taksim in Turchia. Ovunque ci sia un ceto parassitario, lì c'è una casta che difende con le unghie e coi denti i suoi privilegi. La casta politica, la casta dei giornali, la casta della burocrazia, la casta della pubblica amministrazione centrale, la casta degli enti inutili, la casta delle aziende partecipate, la casta dei concessionari, la casta delle pensioni d'oro. Infinite caste che stritolano il cittadino come un serpente boa. Le caste italiane sono come un parassita che uccide l'organismo che lo ospita, indifferente al fatto che così condannerà anche sé stesso. La lotta contro le caste è la vera lotta politica: sottrarre il potere a chi lo esercita per perpetuare sé stesso e la propria posizione di dominio. L'Italia è una foresta pietrificata dove nulla deve cambiare e, se cambia, avviene solo in apparenza, per salvare le forme "democratiche" e mantenere tutto inalterato. Immobile. Immutabile. Chi abita nella foresta può fare sentire la sua voce, una voce che verrà in apparenza accolta, per farlo sentire libero, ma mai ascoltata.


pero' mi chiedo alla Germania, Finlandia, Danimarca, Norvegia questa casta in stile italiano (ma anche Francese) va proprio bene, sono disposti ad accettare la condivisione del debito pubblico con queste locuste?
 

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