tontolina
Forumer storico
Bush voleva bombardare un alleato: il Qatar
Maurizio Blondet
23/11/2005
Tony Blair e Geroge W. BushBush espose a Blair un piano per distruggere Al Jazeera, la nota TV araba, a suon di bombe.
Il fatto che Al Jazeera abbia sede in Qatar, piccolo emirato «amico» (o servo) degli Stati Uniti, non sembrava d’ostacolo al presidente americano: bombardare anche gli «alleati» è la nuova dottrina imperiale.
L’idea è stata ventilata durante un incontro a due alla Casa Bianca il 16 aprile del 2004, ha rivelato il Daily Mirror (1).
Erano i giorni dell’attacco a Falluja con bombe al fosforo e varie atrocità, e Al Jazeera faceva infuriare il Pentagono con i suoi coraggiosi reportages da dietro le linee degli insorti, mostrando cadaveri di vittime, di soldati americani e di contractor (mercenari) fatti a pezzi.
A Tony Blair c’è voluto del bello e del buono per dissuadere l’«alleato» americano, facendogli presente che un bombardamento aereo avrebbe ucciso molti civili innocenti e avrebbe alienato ulteriormente il Medio Oriente, facendo una cattivissima impressione agli «alleati» musulmani della coalizione.
Anche perché i giornalisti di Al Jazeera non sono dei jihadisti fanatici, ma per lo più autorevoli giornalisti di formazione occidentale, e molti di nazionalità algerina e tunisina.
Di questo colloquio esiste un resoconto ufficiale: un memorandum segreto conservato a Downing Street, che qualcuno ha visto.
«Un memorandum esplosivo che, se fosse reso pubblico, danneggerebbe gravemente Bush», dice una fonte anonima al Mirror.
Il governo Blair non ha veramente smentito.
Un portavoce si è limitato a dire che il tono di Bush era «scherzoso».
Ma un’altra fonte anonima smentisce: «Bush era mortalmente serio, come Blair del resto. Ciò risulta chiarissimo dalle parole usate da entrambi».
Così un parlamentare britannico, Peter Kilfoyle (ex ministro della Difesa e laburista come Blair) ha chiesto in modo imperioso che il memorandum sia reso pubblico: «dà un’idea precisa della mentalità degli architetti di questa guerra; è agghiacciante che un uomo potente come Bush possa proporre simili azioni».
Ma Blair non ci pensa proprio alla pubblicazione.
Anzi, su incarico del governo, il procuratore generale Lord Goldsmith (ebreo) ha minacciato i giornali inglesi, se avessero osato pubblicare il memorandum, di gravi sanzioni penali in nome della legge sul segreto di Stato (Official Secrets Act).
E tre responsabili della soffiata sul documento, l’ex parlamentare laburista Tony Clarke e il suo assistente Leo O’Connor, nonché David Keogh, un funzionario del governo, sono stati arrestati e rilasciati su cauzione, in attesa del processo per direttissima fissato per il 29 novembre.
Che avverrà a porte chiuse (2).
Le rivelazioni gettano una luce sinistra su una quantità di «incidenti involontari» e di «errori» americani che hanno colpito Al Jazeera.
Nel 2001, la stazione della TV a Kabul fu colpita per errore da due bombe intelligenti.
Nel 2003, il giornalista della TV Tarek Ayyub fu ammazzato da un missile USA mentre, in diretta, parlava da Baghdad.
Decine di reporter non «embedded» sono stati uccisi in Iraq «per caso» o da oscuri «terroristi islamici»: questi assassinii, regolarmente attribuiti al fantomatico Al Zarqawi, hanno avuto l’effetto - casualmente gradito al Pentagono - che i media non osano più uscire dalla zona verde, la fortezza in cui è chiuso il regime collaborazionista iracheno.
Almeno 59 giornalisti sono stati uccisi in Iraq, e altre centinaia aggrediti fisicamente: molti direttamente dagli americani, gli altri dal loro vero alleato Al Zarqawi.
Tutti «errori».
Come quello che ha trucidato Nicola Calipari e (certo per errore) mancato di ammazzare Giuliana Sgrena, che cercava notizie su Falluja.
Del resto, anche loro, cittadini di un Paese «alleato», e dunque bombardabile a piacere come un qualunque Qatar.
Che dire?
Viene a punto l’osservazione di Enzo Baroni (è un ex collega di Avvenire): «a forza di esportare la democrazia, non ce n’è rimasta più per loro».
Vige un’idea di «democrazia» per affermare la quale si comincia col sopprimere la libertà d’informazione, attraverso l’omicidio del reporter.
Persino a Londra la democrazia intimidisce i giornalisti e li arresta.
Ma la tendenza si rafforza di giorno in giorno.
Vi possiamo includere l’arresto di David Irving, lo storico britannico accusato di «negare l’olocausto».
E’ tutto parte della stessa storia: arrestare per nascondere menzogne, uccidere e silenziare per celare atrocità e delitti.
E’ consentito solo applaudire il potere anglo-ebraico.
Avanza un «giornalismo» come quello che, dalla radio di Stalin, proclamava: «compagni, ogni giorno la vita in URSS diventa più facile e felice».
Anno 1937: l’anno in cui milioni di contadini proprietari erano avviati al Gulag, fucilati e lasciati morire, e - di conseguenza - l’Unione Sovietica conosceva la più atroce carestia di tutta la storia.
Allora forza, compagni: Sharon è centrista e, coraggioso, vuole la pace, Bush espande la democrazia, in Iraq sono state tenute libere elezioni, la globalizzazione ci fa solo del bene, i nazionalsocialisti uccisero 9 (anzi 12) milioni di ebrei.
E da noi la vita diventa ogni giorno più facile e felice.
Maurizio Blondet
--------------------------------------------------------------------------------
Note
1) Kevin Maguire e Andy Lines, «Bush plot to bomb his arab allay», Daily Mirror, 22 novembre 2005.
2) Richard Norton-Taylor, «Legal gag on Bush-Blair war row», Guardian, 23 novembre 2005.
Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.
archivio: esteri
Maurizio Blondet
23/11/2005
Tony Blair e Geroge W. BushBush espose a Blair un piano per distruggere Al Jazeera, la nota TV araba, a suon di bombe.
Il fatto che Al Jazeera abbia sede in Qatar, piccolo emirato «amico» (o servo) degli Stati Uniti, non sembrava d’ostacolo al presidente americano: bombardare anche gli «alleati» è la nuova dottrina imperiale.
L’idea è stata ventilata durante un incontro a due alla Casa Bianca il 16 aprile del 2004, ha rivelato il Daily Mirror (1).
Erano i giorni dell’attacco a Falluja con bombe al fosforo e varie atrocità, e Al Jazeera faceva infuriare il Pentagono con i suoi coraggiosi reportages da dietro le linee degli insorti, mostrando cadaveri di vittime, di soldati americani e di contractor (mercenari) fatti a pezzi.
A Tony Blair c’è voluto del bello e del buono per dissuadere l’«alleato» americano, facendogli presente che un bombardamento aereo avrebbe ucciso molti civili innocenti e avrebbe alienato ulteriormente il Medio Oriente, facendo una cattivissima impressione agli «alleati» musulmani della coalizione.
Anche perché i giornalisti di Al Jazeera non sono dei jihadisti fanatici, ma per lo più autorevoli giornalisti di formazione occidentale, e molti di nazionalità algerina e tunisina.
Di questo colloquio esiste un resoconto ufficiale: un memorandum segreto conservato a Downing Street, che qualcuno ha visto.
«Un memorandum esplosivo che, se fosse reso pubblico, danneggerebbe gravemente Bush», dice una fonte anonima al Mirror.
Il governo Blair non ha veramente smentito.
Un portavoce si è limitato a dire che il tono di Bush era «scherzoso».
Ma un’altra fonte anonima smentisce: «Bush era mortalmente serio, come Blair del resto. Ciò risulta chiarissimo dalle parole usate da entrambi».
Così un parlamentare britannico, Peter Kilfoyle (ex ministro della Difesa e laburista come Blair) ha chiesto in modo imperioso che il memorandum sia reso pubblico: «dà un’idea precisa della mentalità degli architetti di questa guerra; è agghiacciante che un uomo potente come Bush possa proporre simili azioni».
Ma Blair non ci pensa proprio alla pubblicazione.
Anzi, su incarico del governo, il procuratore generale Lord Goldsmith (ebreo) ha minacciato i giornali inglesi, se avessero osato pubblicare il memorandum, di gravi sanzioni penali in nome della legge sul segreto di Stato (Official Secrets Act).
E tre responsabili della soffiata sul documento, l’ex parlamentare laburista Tony Clarke e il suo assistente Leo O’Connor, nonché David Keogh, un funzionario del governo, sono stati arrestati e rilasciati su cauzione, in attesa del processo per direttissima fissato per il 29 novembre.
Che avverrà a porte chiuse (2).
Le rivelazioni gettano una luce sinistra su una quantità di «incidenti involontari» e di «errori» americani che hanno colpito Al Jazeera.
Nel 2001, la stazione della TV a Kabul fu colpita per errore da due bombe intelligenti.
Nel 2003, il giornalista della TV Tarek Ayyub fu ammazzato da un missile USA mentre, in diretta, parlava da Baghdad.
Decine di reporter non «embedded» sono stati uccisi in Iraq «per caso» o da oscuri «terroristi islamici»: questi assassinii, regolarmente attribuiti al fantomatico Al Zarqawi, hanno avuto l’effetto - casualmente gradito al Pentagono - che i media non osano più uscire dalla zona verde, la fortezza in cui è chiuso il regime collaborazionista iracheno.
Almeno 59 giornalisti sono stati uccisi in Iraq, e altre centinaia aggrediti fisicamente: molti direttamente dagli americani, gli altri dal loro vero alleato Al Zarqawi.
Tutti «errori».
Come quello che ha trucidato Nicola Calipari e (certo per errore) mancato di ammazzare Giuliana Sgrena, che cercava notizie su Falluja.
Del resto, anche loro, cittadini di un Paese «alleato», e dunque bombardabile a piacere come un qualunque Qatar.
Che dire?
Viene a punto l’osservazione di Enzo Baroni (è un ex collega di Avvenire): «a forza di esportare la democrazia, non ce n’è rimasta più per loro».
Vige un’idea di «democrazia» per affermare la quale si comincia col sopprimere la libertà d’informazione, attraverso l’omicidio del reporter.
Persino a Londra la democrazia intimidisce i giornalisti e li arresta.
Ma la tendenza si rafforza di giorno in giorno.
Vi possiamo includere l’arresto di David Irving, lo storico britannico accusato di «negare l’olocausto».
E’ tutto parte della stessa storia: arrestare per nascondere menzogne, uccidere e silenziare per celare atrocità e delitti.
E’ consentito solo applaudire il potere anglo-ebraico.
Avanza un «giornalismo» come quello che, dalla radio di Stalin, proclamava: «compagni, ogni giorno la vita in URSS diventa più facile e felice».
Anno 1937: l’anno in cui milioni di contadini proprietari erano avviati al Gulag, fucilati e lasciati morire, e - di conseguenza - l’Unione Sovietica conosceva la più atroce carestia di tutta la storia.
Allora forza, compagni: Sharon è centrista e, coraggioso, vuole la pace, Bush espande la democrazia, in Iraq sono state tenute libere elezioni, la globalizzazione ci fa solo del bene, i nazionalsocialisti uccisero 9 (anzi 12) milioni di ebrei.
E da noi la vita diventa ogni giorno più facile e felice.
Maurizio Blondet
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Note
1) Kevin Maguire e Andy Lines, «Bush plot to bomb his arab allay», Daily Mirror, 22 novembre 2005.
2) Richard Norton-Taylor, «Legal gag on Bush-Blair war row», Guardian, 23 novembre 2005.
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