La staticità dell'opera d'arte allontana oggi il pubblico?

ne avevano molti anche una volta, ma magari c'era più speranza di miglioramento; può essere che la carenza di speranze sia deleteria riguardo l'acquisto di "quadri", occorrerebbe ragionarci su

Potremmo aggiungere che l'arte ha perduto il ruolo di testimoniare il prestigio del possessore, perlomeno riguardo la classe media. Da qui potremmo ripartire con nuovi ragionamenti, no?

Considerando il ruolo di testimonianza dell'opera d'arte, vorrei proporre una specie di immagine: nella strada della vita io attraverso varie esperienze, vari momenti. Di ciò che mi avviene intimamente vorrei lasciare testimonianza "definitiva", e in questo la staticità del quadro appare utile. E' un po' come se volessi lasciare dei paletti, dei segnalibro, dei "monumenti" che segnalino (a me per primo) come io "sia passato attraverso questo momento emotivo", che il quadro sintetizza e indirettamente descrive. Tutto ciò ha senso se io procedo. Procedo con speranza verso il futuro. Senza sufficiente speranza non procedo, e dunque non ha senso per me esternare, e conservare testimonianza di un momento che non riesco a superare.
Quindi, da un certo punto di vista, l'arte appesa ai miei muri testimonia di me a me stesso.
Vi sono analogie e differenze con la fotografia. Premesso che la maggior parte delle foto rimangono in album e scatole, non vengono esposte in cornice, si noti che appendendo le fotografie dei figli ai propri muri le madri esprimono sì un atteggiamento volto al ricordo del passato, ma soprattutto pieno di speranza (chiaro che in caso di figli deceduti la cosa è diversa). Ecco, mi pare che sia diminuita la propensione a fissare al muro questi "paletti" che riportano a momenti della propria vita. C'è meno speranza in giro, almeno qui.
Anche questa funzione di pro-memoria muta, si stravolge e si consuma. Basti pensare a certi banali ricordini di viaggio (quadretti, modellini, bambole ecc) , che prima vengono esposti nel salotto o in cucina, poi passano in corridoio e di lì in soffitta, dopo un certo numero di anni, o addirittura mesi. Così anche i quadri "ci stancano", che in realtà significa "non sono più attuali, non hanno più la funzione di ricordare periodi che ormai non desideriamo rivivere emotivamente".
Videocamere e foto dal telefonino paiono dunque soddisfare maggiormente oggi questa esigenza, anche perché i tempi di consunzione, di oblio, sono sempre più brevi, in quanto tutto è in maggiore movimento. E l'arte non è solo penalizzata dalla sua staticità, ma anche dai costi: certe riproduzioni sono tornate di moda, e il desiderio di libertà dalle sempre maggiori costrizioni della società si esprime in uno stile minimal che tende a lasciare liberi, o comunque non impegnativi, i muri interni.
Insomma, le cose che ho da tempo le posso vedere sì con affetto perché costitutive della mia esperienza, ma anche come limitanti rispetto al mio sviluppo. Un po' come il girello che uno usava da bambino :ops:
Ugualmente, per analogia, anche, per esempio, un bel pezzo di 100 anni fa, magari acquistato già incorniciato e a pochi euro, se lo metto al muro mi parlerà magari di vecchio e di morte sin dal primo giorno, e tanto più quanto la sua presentazione (es la cornice) riporti a periodi passati. Tanto è vero che mediamente le vecchie cornici vengono restaurate sino ad apparire come nuove, brillanti e pulite, per non far sentire il peso del tempo, così che le loro forme, le quali inevitabilmente rimandano ad altra epoca, appaiano come una "citazione", un qualcosa di leggero che, appunto, non va ad impolverare ed appesantire ... la speranza.
 
La staticità dell'opera d'arte allontana oggi il pubblico? Sì, questa è una certezza. E nessuno ha interesse a promuoverla.

Oggi il denaro viene indirizzato verso i prodotti delle multinazionali, deve essere così per forza. Armani vale più di De Chirico, Iphone è meglio di Dalì.
Quindi l'arte resta per pochi appassionati e per quelli che hanno denaro e un muro da riempire consumisticamente con qualcosa che sia più di un poster.
L'illusione dell'investimento è l'unico motore di massa mediato dai modelli sociali dominanti ma essendo appunto una mistificazione porta alla rovina di tutto il settore.
L'arte andrebbe apprezzata per i valori che produce ma in un'epoca di disvalori è sempre più marginale.
Ma proprio per questo, enorme segno di distinzione culturale anche se non più status symbol.

:bla:
 
Quello che però la modernità non può cancellare è il significato di "traccia" dell'opera d'arte.
Essa, dicevo prima, ha un significato di "segnalibro" rispetto a certi momenti del collezionista, ma anche testimonia un momento dell'artista. Persino nella fotografia (nel quadro o nel disegno ciò è ovvio) si può rinvenire un eco di tale momento. Questa eco dipende dall'aspetto "manualità" del lavoro (nella fotografia la manualità è ridotta, ma non assente, si esprime in inquadratura, scelta del soggetto ecc.). Gli artisti che hanno eliminato, o cercato di eliminare, il peso di tale manualità hanno appunto fatto evaporare il significato di "segnalibro", di monumentum. Penso a Warhol: il significato di traccia nel suo caso non è più nella manualità, ma nel richiamo alla storia o alla cronaca, che sono esterne all'opera. E' un richiamo che per vivere ha bisogno della conoscenza di certi fatti e di certe icone temporali. Che però appunto, son esterne e precedenti all'opera (Marilyn ...).
Nel caso dell'arte concettuale mi sembra che il discorso venga, per così dire, spostato dalla storia alla filosofia, dall'unicum al ripetibile. Non solo (e non più) si ha bisogno di un mito già precostituito, di conoscenze già stabilite, ma ora addirittura il lavoro verte sulle aspettative create da conoscenze tendenzialmente atemporali (dunque non è più storia) e si situa ad un livello "zero", proprio analizzando il quotidiano ripetibile, tentando di rendere eccezionale ciò che eccezionale non è, anzi.
 
La "traccia" di un'opera d'arte, diciamo un quadro...per avere, o meglio, trasmettere
dei significati storici, di memoria, di passione..richiede da parte del fruitore una cultura umanistica e un interesse che, oggi..come avete ben detto e' praticamente sparita, maciullata da un sistema economico "mordi e fuggi" che ha annichilito un sistema di valori considerato "vecchio" e non solo nel campo dell'arte...si e' chiuso un capitolo fatto di lettere scritte a mano, di libri consunti, di quadri, di fotografie scattate con pazienza e amorevolmente sviluppate in casa, con una piccola camera oscura in bagno...di giacche con le toppe sulle maniche, ...e siamo passati alla spersonalizzazione elettronica, al comunicare senza guardarsi negli occhi ( anche adesso...cosa sto facendo? ) E' cosi' e non c'e' niente che possiamo farci, salvo recuperare qualche briciola, girando per mercatini e gallerie....Oggi vado a vedermi Cartier Bresson, alla Villa Reale di Monza...
 
Ultima modifica:
Vi seguo e mi riservo di scrivere non appena ci ho capito qualcosa di più.
Discussione molto interessante che però non mi è chiaro dove stia portando.
Leggo posizioni e sfaccettature svariate :mmmm:

Baleng tu che hai aperto il 3D, fino ad adesso che sintesi ne tiri fuori? :reading:
 
Spero poter sintetizzare ad usum Christiani
L'epoca moderna vede un grande sviluppo delle tecnologie: tutto diviene più rapide (Viaggi, ricerche, computer, comunicazioni ...).
Fotografia, cinema, media hanno reso obsoleta la funzione di raffigurazione, di riproduzione che era propria dell'arte
Contemporaneamente le opere d'arte del passato sono diventate obsolete, pochi le vogliono.
E quelle moderne spesso cercano di fuggire dalla staticità che sarebbe intrinseca alla loro condizione.
C'è rapporto tra tutti questi elementi?
E' forse una risposta oltrepassare i limiti delle varie tecniche?
La risposta degli artisti è superficiale? (c'è chi si accontenta di attirare l'attenzione, chi "alvianamente" :banana: si mette in concorrenza con il movimento ...).
O è superficiale il pubblico, divenuto riluttante a farsi affascinare dallo sviluppo di espressione riconoscibile nelle opere (cioè ricreando mentalmente nel tempo un lavoro percepito immobile nello spazio?)
Intanto il prestigio dell'opera d'arte media è calato.
A questo punto si pone l'ipotesi che la funzione che l'arte "statica" ha maggiormente perduto, a vantaggio di smartphone ecc., sia quella di traccia.
Un tempo compravo un quadro e lo appendevo: quel quadro stava a ricordarmi un mio momento o periodo emotivo (diverso da quello dell'artista, stiamo parlando del pubblico). Finché, divenuto obsoleto, lo toglievo dal muro.
Oggi è proprio tale funzione a parere obsoleta. Funzionano meglio le foto dei telefonini, i social ecc.
Sarà per questa perdita di funzione che l'arte perde l'attenzione del pubblico? (non ancora delle istituzioni, se è vero che si fanno ancora monumenti, con lo stesso significato e la stessa valenza che aveva il quadro appeso in casa).

(continua ... :corna: )
 
Mi riallaccio x punti.

Lo sviluppo della tecnologia ha avuto sensa alcun dubbio un'importante ricaduta sulla memoria storica.
L'opera d'arte, intesa come strumento per fissare un momento o evento storico, ha certamente perso la sua funzione.

Non penso però che la velocità e lo sviluppo tecnologico abbiano inciso sul ricordo emotivo.

Qualcosa che ti far star bene generalmente si preserva, e mi risulta facile pensare che sia anche una forma d'arte abbastanza immobile nel tempo.
 
Io rappresento un caso a parte ma, stimolato dal thread vorrei esprimere il mio parere. Concordo sul fatto che la tecnologia abbia fatto passi da gigante mutando abitudini
e costumi. Ritengo però che un'opera d'arte (vera e non modaiola) rivesta ancora una funzione nelle persone appassionate. Tengo un mio personale diario e l'ho intitolato "Diario di un collezionista redento". Ho segnato tutte le variazioni intervenute sulle mie convinzioni artistiche. Ora acquisto solo opere che mi piacciono e solo dopo aver provveduto ad analizzare nel profondo il lavoro di un artista. Ho venduto tutte le opere precedenti in modo progressivo al variare di questa mia evoluzione personale. Ora, la mia piccola collezione, dialoga quotidianamente con me e mi dona sempre stimoli diversi a seconda del momento. In questo concordo su quanto avevo letto riguardo all'opera d'arte come specchio. La staticità da questo punto di vista non mi allontana dalle opere d'arte tradizionali (quadri, sculture, fotografie). Ma come sopra detto non credo di rappresentare un campione significativo.
 
Qualche piccola nota sparsa.
Traccia, memoria individuale, memoria storica, tecnologia, velocità, immobilità. Abitudini e costumi, Diario individuale, analisi profondo del lavoro dell'artista. Lo stare bene nell'animo, lo specchio dell'animo, liberarsi delle emozioni, la ricerca. Aggiungerei il tema del linguaggio.
Cerco di fare ordine nella mia mente.
Provo a posizionare la funzione della Storia dell'Arte in quel luogo della memoria dove il ricordo, la traccia di sè passa dall'individuale al collettivo.
Una zona atemporale, non perchè fuori dal proprio tempo, come singola manifestazione, bensì come testimonianza futura del proprio tempo, come ricordo dello stato culturale e sociale, del proprio tempo, all'interno di uno spazio dove l'oblio indivuduale è superato.
In questo luogo, l'immobilità della memoria, torna ad avere la sua valenza e il mezzo usato per formare questa memoria cambia, sfruttando nuove tecnologie.
Ecco, delle istantanee delle memoria collettiva, non necessariamente ferme, come riferimento per la storia dell'uomo occidentale, su questa terra. Questa la funzione principale delle arti. Ecco perchè si colpiscono i simboli dell'arte per cancellare storie culturali millenarie.
L'artista è un medium. Il suo lavoro, per rimanere nella storia dell'Arte, deve ricordare. Deve anche offrire degli spunti di originalità, individuali (o di un gruppo) che lavora attorno ad un tema. La sua forza, la forza del suo ricordo, sarà più grande in rapporto alla forza di rappresentazione dell'identità dei temi trattati (spesso del tempo coevo qualche volta anche di altri tempi), all'interno del racconto atemporale, all'interno della narrazione generale, anzi della Narrazione Generale.
L'artista quindi cattura, forma un suo linguaggio espressivo e poi propone alla collettività delle istantanee in questo linguaggio. La collettività assorbe e si arricchisce di un nuovo linguaggio se originale, significativo, recettivo dei temi coevi. Il collezionista consapevole è parte di questa collettività, la ricerca individuale di autori singoli è complicata per le istituzioni, sfilacciate e in tempi di facile perdita di memoria, ma questa funzione periodicamente torna alle istutuzioni.
Noto curiosamente che il tema dello stare bene, della funzione taumaturgica è stato evidenziato da Cris. Curiosamente perchè questo aspetto sembra lontano dai temi del concettuale, rivolto più all'identificare la natura dell'Arte nella zona di formazione del linguaggio, del significato, che non nella zona emotiva.
In realtà, capisco che si tratti di uno stare bene intellettuale, consapevole.

Tecnologia, velocità, immobilità.
Nello spazio atemporale della storia dell'Arte Occidentale ogni identità artistica significativa è immobile, sta. Il suo stare rappresenta un'istantanea. La collezione di queste istantanee ci offre una racconto di noi, ci racconta da dove arriviamo, ci racconta forse dove stiamo andando. Ma queste istantanee non necessariamente sono immobili perchè oggi la tecnologia ci permette di fissare e rivedere cose in movimento. Ecco perchè è oggi molto diffusa la pratica dell'uso del video nelle accademie. Perchè l'immobilità non è della singola espressione artistica, bensì del suo stare (o meglio del suo desiderio di stare) all'interno del racconto generale.
Ecco che non conta la velocità dell'espressione, la sua mobilità o immobilità, perchè non è del ricordo individuale sulla parete che stiamo parlando, bensì del ricordo collettivo nella parete della storia.
La tecnologia trasforma le nostre capacità collettive di ricordare, è mezzo della trasformazione storica della memoria collettiva.
Ma la tecnologia offre anche nuove modalità di espressione, nuove modalità di riflessione sulla realtà, sulla storia dell'uomo, sul senso della storia.
Ma è certo che l'oggetto immobile, appeso sulla parete, segno del ricordo individuale, conserva e conserverà una sua funzione intellettuale, perchè sempre l'uomo conserverà quella necessità di riflettere e riflettersi, e quell'oggetto è la chiave che apre la porte dell'animo, così come il pendolo è mezzo della forza ideoplastica, come il salmodiare è porta del subconscio.
 
Io rappresento un caso a parte ma, stimolato dal thread vorrei esprimere il mio parere. Concordo sul fatto che la tecnologia abbia fatto passi da gigante mutando abitudini
e costumi. Ritengo però che un'opera d'arte (vera e non modaiola) rivesta ancora una funzione nelle persone appassionate. Tengo un mio personale diario e l'ho intitolato "Diario di un collezionista redento". Ho segnato tutte le variazioni intervenute sulle mie convinzioni artistiche. Ora acquisto solo opere che mi piacciono e solo dopo aver provveduto ad analizzare nel profondo il lavoro di un artista. Ho venduto tutte le opere precedenti in modo progressivo al variare di questa mia evoluzione personale. Ora, la mia piccola collezione, dialoga quotidianamente con me e mi dona sempre stimoli diversi a seconda del momento. In questo concordo su quanto avevo letto riguardo all'opera d'arte come specchio. La staticità da questo punto di vista non mi allontana dalle opere d'arte tradizionali (quadri, sculture, fotografie). Ma come sopra detto non credo di rappresentare un campione significativo.

Infatti, credo tu sia parte di una piccolissima, quanto sensibile, minoranza..ma proprio piccola...l'altra settimana ero a casa di un amico coetaneo ( over 60 ) le pareti tappezzate.di quadri del 900...di Novello, Belloni, e altri..e io li guardavo ammirato, veramente belli..poi passa uno dei figli di quest'amico..beh non sapeva neanche di chi fossero, ne' gli interessava parlarne...non li considerava proprio..era attaccato al suo smartphone e arrivederci..e li mi sono sentito vecchio, perche' una delle conclusioni a cui arrivo quando considero gli stravolgimenti odierni e' che sono diventato un anziano...forse questa e' la chiave di lettura corretta..:(
 

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