Molti mi chiedono e si chiedono cosa sia nagual.
Curiosando su Wikipedia ho trovato un sunto del pensiero di Plotinio che ne è un'ottima dissertazione, anche se nagual non è e non si può descrivere.
da Wikipedia:
Plotino: l'Uno come libertà
Per approfondire, vedi la voce L'Uno in Plotino.
Plotino
Plotino (
205 d.C. –
270), pur rifacendosi a Parmenide, per la prima volta pone l'Uno al di sopra dell'
Essere stesso; questo era per Platone la realtà più generale e assoluta nota al pensiero, ma ora Plotino va oltre, ammettendo l'esistenza di qualcosa di ineffabile e impredicabile
[7]: un limite per la
ragione, perché dell'Uno non si può parlare senza cadere in contraddizione.
Per risolvere il problema di come spiegare l'origine della molteplicità a partire dall'Uno, Plotino si impone di pensare l'Assoluto non come una realtà statica e definita una volta per tutte, perché in tal caso significherebbe oggettivarlo e renderlo conoscibile, bensì concependolo come
libertà o potenza infinita, come attività mai conclusa che genera continuamente se stessa, e oggettivandosi crea il mondo.
[8] La
processione o emanazione dell'essere scaturisce da uno stato di
estasi auto-contemplativa;
estasi significa appunto "uscire fuori di sé". L'Uno trabocca per la sua abbondanza, non perché ne abbia bisogno, ma perché il donare fa parte della sua natura, come un'
energia che si sprigiona da sé. Si tratta di una concezione assolutamente nuova e originale nel panorama della
filosofia greca, con tratti decisamente simili a quelli delle
filosofie orientali.
Plotino ricorre a immagini suggestive per farci comprendere il modo in cui l'Uno si disperde nel molteplice e instaura con questo un rapporto
dialettico di reciproca complementarietà: egli lo paragona a una sorgente luminosa che diffonde nel buio la propria
luce, la quale tende ad affievolirsi via via che si allontana. I due estremi, luce e tenebra, sono però uno solo, perché non esiste una sorgente dell'oscurità: si tratta del tema tipicamente neoplatonico della
polarità che si risolve in unità.
L'Uno è come un
cerchio bipolare, che permea di sé ogni realtà, articolandosi ma restando semplice, in maniera simile a un
organismo, composto armonicamente di tante singole parti che però non risultano assemblate dall'esterno, ma si sviluppano interiormente dall'uno. Essendo all'origine di tutto, e quindi anche del
pensiero, quest'ultimo nel risalire alla propria fonte deve negare se stesso: l'Uno non può essere ridotto perciò a
oggetto di pensiero, perché quando l'
anima umana si identifica in Lui viene a cadere la contrapposizione dualistica tra
soggetto conoscente e
oggetto conosciuto. Per questo l'Uno, che è la prima
ipostasi, cioè la prima realtà sussitente, è situato al di là dell'
Intelletto, che era la condizione suprema del nostro pensare e da Plotino già identificato con l'essere parmenideo.
Se è dunque impossibile oggettivare l'Uno, Plotino si preoccupa però di argomentare razionalmente che occorre ammetterlo per una necessità della
logica formale, poiché non potremmo avere coscienza dei molti senza rapportarli all'uno.
[9] Di Lui non si può dire propriamente cosa sia, ma si può dire cosa
non è, secondo il metodo della
teologia negativa. L'uomo può farne esperienza diretta tramite l'
estasi, uno stato d'animo non riferibile a parole, che può essere compreso solo vivendolo. Con l'estasi anche l'uomo, come l'Uno, può porsi al di sopra del
principio di non-contraddizione aristotelico, identificandosi con la sua libertà
assoluta,
sciolta cioè da qualsiasi necessità razionale.
La concezione dell'Uno così come la troviamo nel pensiero filosofico di Plotino non si presenta come la negazione del
politeismo ma comunque come il
Tutto che si contrappone al
molteplice di cui indubbiamente anche gli dèi sono espressione. Per comprendere appieno la sua concezione particolare dell'Uno non si può non relazionarla al nuovo pensiero religioso del
Cristianesimo nascente che volgeva a consolidarsi e verso il quale il filosofo nutre un atteggiamento alquanto critico.