LE MATITE SPEZZATE SCRIVONO ANCORA

Ora che il professore del «Gian Battista Vico», accusato di aver avuto rapporti sessuali con due ex allieve non ancora quindicenni,
si è ucciso non ci sarà mai più una verità giudiziaria su questa vicenda che ha sconvolto la vita di almeno tre famiglie e di una intera comunità scolastica fatta di docenti, alunni e genitori.

Non ci sarà mai più una verità giudiziaria perché l’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli è destinata inevitabilmente a spegnersi.
Secondo il dispositivo dell’articolo 69 del codice di procedura penale, qualora il decesso dell’accusato avvenga durante la fase delle indagini preliminari (come in questo caso),
«il pubblico ministero chiederà al gip l’archiviazione del procedimento».

Ciò che veramente rimane in piedi in tutta questa tragedia, è l’assoluta convinzione, da parte di chi lo ha conosciuto, che il professore fosse innocente,
che mai uno come lui avrebbe potuto fare le cose di cui è stato accusato.

Quella piattaforma di messaggistica sulla quale, secondo la tesi accusatoria, avrebbero viaggiato le conversazioni tra il docente e le allieve,
è adesso la piazza dove in tanti lasciano un biglietto, un ricordo, una foto.

C’è lo studente che dice: «Oggi se ne va un pezzo di me, una persona che mi ha sempre spinto a dare il meglio e ad amare la vita»;

e poi ci sono i colleghi, del «Vico» e di altre scuole. Addolorati ma anche arrabbiati.

Come la professoressa che per il suo messaggio sceglie lo sfondo nero:
«Non riposerai in pace. Cercheremo la verità e la giustizia che meritavi in vita».

Parole che nascono dall’emozione, dall’amicizia, dall’affetto.
E indubbiamente anche dalla certezza che il professore di matematica sia la vera vittima di questa vicenda.

E parole che, seppure non citando mai le due ragazze, le pongono in una posizione ribaltata rispetto a quella ufficiale delineata dagli atti dell’inchiesta.

C’è chi parla di «gogna mediatica» e chi ne ricorda il carattere timido di docente appassionato
la cui vita era stata resa impossibile da quelle accuse così infamanti.

No comment dal legale che ne aveva preso le difese, l’avvocato Fulvio Prestieri.
 
Francamente. E' ora di porre un limite a queste storie che hanno superato ogni limite.
Ma siamo degli struzzi ? Ma nessuno di Voi ricorda Vostri compagni che ammiccavano con i professori - maschi o femmine che fossero -
per avere il voto. Ed all'università, quante l'hanno "data" per superare l'esame. Suvvia. Dai.
Smettiamola di essere struzzi.

Nessuno tra studenti e genitori ha mai pensato che quella brutta storia fosse vera.
Neanche ora che quest'uomo rimasto da solo a fare i conti con le sue fragilità non potrà dire la sua verità nell'aula di un tribunale.

Sono almeno in trecento davanti al cancello chiuso del liceo Vico per ricordare il professor Vincenzo Auricchio.
Piangono, si consolano a vicenda e allontanano i giornalisti.

«Sono state dette troppe bugie, rispettate il nostro dolore» ci dicono.

Qualche adulto, si spinge anche oltre urlando «abbiate il coraggio di scrivere la verità, che quelle infamanti accuse erano totalmente inventate.
Tutti a scuola lo sapevamo, non abbiamo mai sospettato per un secondo che Enzo si fosse macchiato di quelle orribili nefandezze»
.

Si dispongono in cerchio, consci di dover superare insieme il trauma per una vicenda ancora tutta da chiarire.
Uno dopo l'altro si alternano per prendere parola, ricordano il loro «dolce e buono prof» tra i singhiozzi, senza temere di mostrare una debolezza davanti ai compagni di scuola.

«Ogni volta che venivo a scuola, ti incontravo, dolce prof, accerchiato da tutti i ragazzi, perché da te venivano a chiedere spiegazioni,
perché tu eri l'unico capace di rendere la matematica un gioco, un divertimento, un amore, una passione...
I ragazzi non ti dimenticheranno mai, le soluzioni ai problemi gliele hai insegnate tu... Per noi sei un altro angelo che vola, forse il Paradiso aveva bisogno di te. Ciao dolcissimo prof»

le parole di mamma di un ex vichiano, che commuove e fa riflettere.

«Quanto possono far male le parole?» dice una mamma.

«Io ho avuto l'onore e il piacere di conoscerlo, una persona straordinaria e amorevole, un professore a cui piaceva insegnare e faceva amare la sua materia.
Mio figlio aspettava il suo ritorno, gli voleva un gran bene. I suoi studenti erano a lui solidali e aspettavano solo che il loro amato professore di matematica ritornasse al liceo Vico. Ora non tornerà mai più».

Ogni dichiarazione è seguita da applausi, per oltre un'ora e mezza ci si alterna nel ricordo.

«Lo vedevo affrettarsi nei corridoi con i suoi mucchi di fotocopie infilati tra i volumi di analisi, spettinato e felice.
E si fermava sempre, mi stringeva con forza la mano e mi diceva che dovevo essere fiera di un figlio così appassionato,
che la fisica era il suo luogo di pace e che dovevo sorridere. Avrei dovuto abbracciarlo perché riempiva le sue lezioni di amore di bellezza di coraggio.
E avrei dovuto urlare contro l'infamia orrenda che da mesi hanno reso la sua vita impossibile» dice un altro genitore.
 
Ma quello che mi fa più schifo, sono i soliti giornalai che cavalcano queste notize senza un minimo di responsabilità
per quanto stanno facendo e scrivendo. Per loro è sufficiente puntare il dito. Fare notizia. Schifosi.
 
Lo so. State dicendo "che razza di rompicojoni che è questo". Parla parla ma cosa fa ?
Sono per il "vivi e lascia vivere". "non rompi i cojoni a me ed io non li rompo a te".
Ma su certe questioni, ragazzi, ma basta. Basta fesserie.

Come avete avuto occasione di vedere qui delle foto e sentire dai TG, la scorsa settimana si è verificato un evento
alluvionale in una parte della Valsassina. Parlo di Primaluna/Cortabbio. Mattina presto, alba, si è verificata una situazione di pioggia intensa e dirompente.
Verso le 9 del mattino altra pioggia. Alle 9,30 il torrente - che vedo io - era ingrossato, impetuoso e "marrone". Segno
che stava portando a valle dei detriti di terra. Poco per volta hanno cominciato a scendere dei sassi, non massi, sassi.
30 massimo 40 centimetri di diametro. Sono sassi. Sassi. I sassi - poco per volta - hanno riempito un invaso profondo circa 3 metri,
non qualche centimetro e prima uno, poi l'altro ponticello che l'attraversano sono rimasti intasati e l'acqua è fuoriuscita.
Danni. Tanti. Evacuazione delle persone abitanti nelle case a ridosso dell'invaso.

Sapete quando è stato il precedente - perchè un precedente c'è stato - ? 70 SETTANT'ANNI FA.
Allora i vecchi, costruirono l'invaso - ripeto - profondo 3 metri.

Un altro evento si è verificato a Premana - Pagnona - Dervio.

Oggi, sulla scia della gretina, leggo ogni genere di notizia. Tra le quali.


Abbiamo distrutto. PAGHIAMO IL CONTO.

L’italianissima mescolanza di terre naturalmente a rischio e di incoscienti interventi umani,
a cui si è aggiunto da qualche tempo un clima sicuramente anomalo,
ha contribuito a mettere in luce tutte le criticità possibili e inimmaginabili.
Il nostro territorio, poi, già naturalmente a rischio per la sua conformazione,
sta subendo gli eccessi di questo ultimo periodo. Lo si dice sempre,
ma sarebbe da incoscienti non riconoscerlo: anche noi ci abbiamo messo del nostro.
Abbiamo costruito ovunque, cementificando anche località che probabilmente non dovevano essere edificate,
e contemporaneamente abbiamo trascurato da decenni le nostre montagne.
Gli enormi ammassi di tronchi e detriti che il Varrone ha trascinato
con sé sono la dimostrazione di una montagna lasciata a se stessa.

Per fortuna, ieri non ci sono state vittime. Presto si dovranno fare i conti di un disastro
che certamente avrà un prezzo altissimo e proprio per questo si tornerà a parlare della convenienza di fare prevenzione.
Discorsi già sentiti e che di solito tornano nel dimenticatoio salvo riemergere al prossimo disastro.
Credo, invece, che i sindaci del nostro territorio debbano picchiare i pugni sul tavolo e pretendere chiarezza.
Non si può fermare la violenza di un nubifragio o di una frana, ma si può fare molto in termini di risistemazione del territorio.

Anche da noi, insomma, la sensibilità ambientale deve diventare una priorità.
 
Io dico. Ma queste fesserei dove le vai a cercare ? Ma sei conscio di quello che scrivi o sei reduce da un paio (magari fossero un paio) di spritz ?
L'evento si è verificato in montagna. MONTAGNA. Nessuna cementificazione. La montagna è lì.
Ancora adesso. Proprio TU che scrivi abiti lì. Alza lo sguardo e la vedi. Solo montagna.
Ci sono delle cascine. Cascine per alpeggio. Costruite da secoli. Nulla di più.
C'è un monte. Anzi è tutto un monte. Uno di seguito all'altro. Che si sovrappongono.Si aprono delle valli, altre se ne chiudono.
Quello in questione è alto poco più di 1600 metri. 3 valli che scendono sino al fondovalle, dove ci sono i paesi.
E dove potevano costruirli i paesi ? In fondovalle. Chiaro ? Certo che è chiaro.

Quello che scende da sopra, arriva in fondovalle. E' innegabile. Non puoi fare prevenzione. E' così.

Oppure demolisci tutti i paesi di fondovalle ed hai risolto il problema. Liberi il fondo-valle dalla cementificaione. Ma il fondo-valle.
Non la montagna.

Ripeto. SE guardi su. Noti un costone marrone che prima non c'era. Settimana scorsa non c'era. E cosa sarà mai ?

E' un costone di montagna, che per le pioggie, lo sa lui il perchè , si è staccato dall'alto della montagna.
E cosa ha fatto ? Ha preso le 3 valli. E tutto. Sassi e terra sono venuti giù. Sulla strada ha trovato pure qualche albero.
Cosa potevano sassi e terra fare ? Se li sono portati dietro.

E tu vuoi "risistemare il territorio" ? Ma sei proprio scemo. Ma ci sono miliardi di metri cubi di terra e sassi sulle montagne.
Come fai a "sistemare il territorio". Ma parla di quel che sai...........se ne sai di qualcosa.
 
premanalunedi6.jpg


Questo è quanto è successo invece a Premana.
Un prato, fra 3 ruderi centenari, è venuto giù. Senza un perchè.
 
Per chi non lo sapesse.

L'autorità ricorda che da maggio 2018, in occasione del controllo tecnico periodico previsto sui veicoli ad uso privato
quattro anni dopo la data di prima immatricolazione e successivamente ogni due anni (revisione),
viene rilasciato un attestato che certifica anche l'effettiva percorrenza chilometrica dell'autovettura revisionata.

Tale informazione deve essere trasmessa dai centri di revisione per via elettronica al Centro elaborazione dati
del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), Direzione generale per la motorizzazione.

Per cui, dal 1° giugno 2018, le informazioni riguardanti l'esito dell'avvenuta revisione degli autoveicoli,
in particolare il dato relativo alla lettura del contachilometri, sono riportati nel certificato di revisione
rilasciato al proprietario dell'autovettura e pubblicamente accessibili sul sito ilportaledellautomobilista.it del MIT.



Per evitare l'acquisto di un'autovettura con il chilometraggio alterato, i consumatori possono:

  • richiedere l'esibizione della copia dell'ultimo certificato di revisione dell'autovettura usata, che, dal mese di giugno 2018, deve contenere anche il dato relativo ai chilometri percorsi;

  • verificare il chilometraggio riferibile all'autovettura usata che si intende acquistare tramite il sito istituzionale del MIT it, inserendo il numero di targa di tale autovettura.
 

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