Forse forse possiamo comiciare a dare un kalcinkulo ai gretini.
Sui
cambiamenti climatici c’è chi vuole prendersi un attimo di tempo e ragionare, discutere e dibattere con rigore scientifico e senza credere ai facili allarmismi.
Perché è così che uno studioso serio dovrebbe operare, senza fare propaganda e senza farsi strumentalizzare da una battaglia che è perlopiù politica.
Contro il “catastrofismo” di
FridaysforFuture e di Greta Thunberg si schierano un centinaio di studiosi e scienziati di fama internazionale
“con l’obiettivo di incentivare un serio dibattito sul futuro del nostro pianeta in base alle attuali conoscenze scientifiche e scevro da condizionamenti politici”.
La
petizione, inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Senato Elisabetta Casellati,
al Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
contiene un “un caloroso invito ai responsabili politici affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche”.
In particolare, spiegano gli studiosi e firmatari della petizione, “è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti, secondo le indicazioni della scienza migliore.
A tale proposito è deplorevole il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca
e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini.
Bisogna però essere consapevoli che l’
anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta”.
Un appello sottoscritto da Franco Prodi e da Antonino Zichichi
Il comitato promotore di quest’iniziativa, volta a intavolare una seria discussione sul clima,
è formato da studiosi di fama internazionale come
Uberto Crescenti, Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara,
già Rettore e Presidente della Società Geologica Italiana,
Giuliano Panza, Professore di Sismologia, Università di Trieste,
Accademico dei Lincei e dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, Premio Internazionale 2018 dell’American Geophysical Union,
Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Ferrara.
Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica, Università di Modena; Movimento Galileo 2001.
Tra i firmatari troviamo, tra gli altri,
Antonino Zichichi, Professore Emerito di Fisica, Università di Bologna, Fondatore e Presidente del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana di Erice,
Renato Angelo Ricci, Professore Emerito di Fisica, Università di Padova, già Presidente della Società Italiana di Fisica e della Società Europea di Fisica e
Aurelio Misiti, Professore di Ingegneria Sanitaria-Ambientale, Università la Sapienza, Roma.
Complessivamente, sono un centinaio gli studiosi che hanno aderito a
quest’appello che contesta l’isteria dilagante sui cambiamenti climatici.
“Negli ultimi decenni – si legge – si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal
1850
sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili.
Questa è la tesi del riscaldamento globale antropico promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle
Nazione Unite,
le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro”.
Tuttavia, osservano,”
l’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici,
cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models“.
Al contrario, spiegano gli studiosi che non si sono piegati al politicamente corretto,
“la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale
che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850.
La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche”.
“Previsioni allarmistiche non credibili”
Secondo gli studiosi, va inoltre ricordato che
“il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale,
il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo Solare di Maunder).
Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre”.
Inoltre,
“i modelli falliscono nel riprodurre le note oscillazioni climatiche di circa 60 anni”.
E aggiungono:
“Gli organi d’informazione affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante.
Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni”.
Pertanto,
la conclusione è che
“è scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi.
Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali”.
Sullo stesso tema è stato pubblicato anche un libro dal titolo “
Clima, basta catastrofismi. Riflessioni scientifiche sul passato e sul futuro”
a cura di Franco Battaglia, Uberto Crescenti, Mario Giaccio, Luigi Mariani e Nicola Scafetta.
Un volume che smentisce le tesi dei catastrofisti che dilagano sui media e presso l’opinione pubblica:
perché chi osa mettere in discussione tali tesi viene bollato come un “negazionista”
e questo già dovrebbe farci dubitare poiché dimostra un approccio teologico alla materia scientifica.