PETROLIO: BRUCIA RECORD E SUPERA I 51 DOLLARI A BARILE/ANSA
(ANSA) - ROMA, 5 OTT - Ivan è passato, ma gli effetti
prodotti dall'uragano sui mercati del greggio continuano a farsi
sentire. E così l'oro nero ha ripreso la sua corsa e oggi ha
bruciato anche la soglia dei 51 dollari al barile segnando un
nuovo record storico a 51,30 dollari. A pesare è infatti
l'allarme che i danni provocati agli impianti del Golfo del
Messico possano rendere difficili gli approvvigionamenti in
vista della stagione invernale. Le quotazioni, così, hanno
messo il turbo sui mercati internazionali, mentre in Italia
cominciano a scaricarsi sulla benzina i rialzi delle ultime
settimane. Per un litro di verde ci vogliono ormai in alcuni
distributori 1,182 euro, nuovo massimo sul mercato italiano.
La corsa del greggio sul mercato di New York oggi ha spinto
le quotazioni a 51,30 dollari, nuovo record da quando sono state
introdotte le contrattazioni sui futures nel 1983, per poi
ripiegare leggermente in chiusura a 51,08 dollari.
Massimo storico superato anche dal Brent, che a Londra si è
fermato a 47,15 dollari al barile.
La nuova impennata del greggio, che ieri sembrava in via di
raffreddamento grazie all'accordo per il cessate il fuoco
raggiunto in Nigeria tra governo e ribelli, è stata determinata
soprattutto dall'allarme per le scorte Usa. L'uragano Ivan,
infatti, sembra aver danneggiato in modo più serio del previsto
le piattaforme del Golfo del Messico, in cui si concentra un
quarto della produzione di greggio degli Stati Uniti: il governo
ha comunicato ufficialmente che nella giornata di ieri è stato
pompato il 28% in meno rispetto alla media giornaliera. Un dato
che allarma i mercati, da tempo preoccupati per il livello di
scorte Usa e che ora temono in particolare un'eventuale
scarsità proprio a ridosso della stagione invernale.
Timori che potrebbero trovare conferma già da domani, quando
il dipartimento dell'Energia pubblicherà i dati sulle scorte
della scorsa settimana: secondo alcuni analisti, infatti, se da
un lato le tabelle potrebbero mostrare un leggero aumento (un
milione di barili) delle scorte di benzina e di greggio,
dall'altro è probabile un calo più o meno analogo (800mila
barili) dei prodotti distillati, che comprendono per l'appunto
il gasolio da riscaldamento. A poco, oltre tutto, sono servite
le dichiarazioni del Venezuela, secondo cui l'Opec potrebbe
aprire ancora i rubinetti e aumentare la produzione di 1,5
milioni di barili al giorno nei prossimi sei mesi.
Qualche responsabilità per i nuovi record messi a segno
oggi, inoltre, sta in capo ancora una volta anche alla Nigeria.
Stavolta sul banco degli imputati non ci sono i ribelli, ma un
vero e proprio paradosso. Il Congresso del lavoro, principale
sigla intersindacale del paese, minaccia infatti uno sciopero
generale contro l'aumento dei prezzi della benzina presso i
distributori nazionali. Sciopero che potrebbe in realtà
determinare un blocco della produzione di greggio del Paese, che
produce 2,5 milioni di barili al giorno, e quindi un ulteriore
aumento dei corsi del petrolio.