Periodo nero non solo per il bitcoin, ma per l’intero mondo delle criptovalute. Dopo aver toccato la quota record di 20mila dollari a metà dicembre 2017 il bitcoin ha poi fatto registrare un’altra serie di record, questa volta però negativi.
Il valore del bitcoin si è dimezzato in una settimana
Sono diversi
i portali d’informazione che affermano come la criptovaluta più conosciuta stia vivendo ora il suo periodo peggiore negli ultimi tre anni. Secondo i dati forniti da
Coindesk infatti il bitcoin avrebbe perso oltre il 30% del suo valore da inizio gennaio, più del 50% rispetto alla chiusura record di metà dicembre. Il suo valore si attesta oggi sugli 8mila dollari circa, ma la corsa al ribasso sembra ora non arrestarsi più. Tutto questo gran movimento, fatto di rialzi improvvisi e cadute disastrose non è però frutto semplicemente del caso. Sono infatti diversi i fattori che concorrono a influenzare l’andamento del mercato delle criptomonete. A recitare un ruolo da protagonista c’è infatti il puro gioco speculativo.
I trucchi speculativi per far crollare il bitcoin
Si tratta di esperti “giocatori” finanziari che, muovendo sapientemente le pedine di questo mondo virtuale, riescono a manovrare a proprio vantaggio certi indici di valore. Era successo, sempre nel campo delle criptomonete, con la banca JP Morgan. Nel settembre 2017 Jamie Dimon, CEO della famosa banca d’affari,
aveva infatti descritto il bitcoin come un “bluff”, minacciando addirittura di licenziamento i dipendenti Jp Morgan che fossero stati sorpresi ad operare in bitcoin.
Una dichiarazione che aveva fatto scendere, temporaneamente il valore della criptomoneta. Guarda caso nei giorni successivi fu proprio la stessa banca d’affari americana ad
aver fatto incetta di bitcoin, sfruttando così il prezzo ribassato. È sufficiente dunque essere un attore influente dell’economia mondiale e pronunciare una dichiarazione che delegittimi il bitcoin, per farne ribassare il prezzo e comprarlo dunque ad una condizione più vantaggiosa. Quest’ultimo crollo della criptomoneta potrebbe essere dunque dovuto in parte ad un fenomeno simile.
Sembra infatti che la repentina perdita di valore del bitcoin sia coincisa con un particolare divieto imposto da Facebook. Mark Zuckerberg
ha fatto sapere agli utenti del suo social network che d’ora innanzi saranno vietati gli spot di «prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli». In questo sconfinato universo rientrano ovviamente tutti gli spot pubblicitari che riguardano le criptovalute. Il divieto di Facebook lascia però una riserva.
Questo blocco “dovrebbe essere temporaneo e intenzionalmente ampio per consentire il tempo necessario per affinare il processo di identificazione e soppressione delle pubblicità ingannevoli”. Un’apprezzabile scelta etica o una più profonda strategia di mercato?