L'ORDINE E' IL PIACERE DELLA RAGIONE, MA IL DISORDINE E' LA DELIZIA DELL'IMMAGINAZIONE

2 pesi...2 misure ....non leggo una riga di indignazione.
Dove sta l'ex presidente della camera ? il presidente della repubblica ? Il ministro degli interni ?

La testa mozzata di Vittorio Sgarbi su un corpo di capra. È l’immagine che stamattina appare sulle locandine affisse lungo le strade di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli.

Nella città del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, stasera arriverà Vittorio Sgarbi per l’apertura della sua campagna elettorale.
Il candidato alla Camera di Forza Italia nel collegio uninominale di Acerra parlerà al pubblico in quel teatro,
il "Gloria", all’esterno del quale è stato attaccato uno dei raccapriccianti manifesti.

Si Cobas Fca e Collettivo 480hm li sottoscrivono.

“Sgarbi a Pomigliano? Cercano altri agnelli sacrificali, ma credono che qua è sempre Pasqua?”,

è il testo riportato sugli stampati.

" Per anni i servi sciocchi dei padroni hanno portato al macello migliaia di operai.
Questi sono complici e colpevoli della desertificazione di Pomigliano.
A questa gente che viene qui a chiedere ancora voti e pensa di trovare ancora agnelli sacrificali, non li troveranno.
Noi stiamo facendo una campagna per il non voto"

Ha dichiarato Mimmo Mignano, alla guida del movimento dei Cobas, per spiegare le locandine.
"Noi a Sgarbi non lo vogliamo e gli abbiamo fatto questo regalo".

Si preannuncia agitata la serata pomiglianese e darà il via a una sfida elettorale già con la tensione alle stelle.
 
A me fa orrore come la pensa il Gip.

Il nigeriano è accusato di aver ucciso Pamela Mastropietro e di averne smembrato il corpo.
Il cadavere della diciottenne romana è stato trovato in due trolley nelle campagne di Pollenza.
Ora si apprende che il gip di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, ha escluso l'accusa di omicidio dalla convalida del fermo.
I reati che gli sono contestati, secondo il gip, sono occultamento e vilipendio di cadavere.
Per il giudice non vi è alcuna prova certa per sostenere l'addebito di omicidio.
 
Io penso.

Se un dottore prescrive una medicina sbagliata e il paziente muore il dottore va nelle grane anche se c'è solo stato un errore.
Se canna l'operazione, pure.

Se vendo eroina in strada e qualcuno muore lo spacciatore dovrebbe essere incriminato per omicidio magari solo colposo ma pur sempre omicidio.

Dove sbaglio ?
 
Qualcuno di Voi potrebbe aver letto quanto successo la scorsa settimana in montagna.
Francamente non so commentare quanto scritto dall'alpinista.
A moi modo di vedere, vista la giornata e lo stato della montagna, potevano rimanere nel rifugio.

PRIMALUNA – “Venerdì mattina siamo partiti presto per fare una delle cose che ci piace di più: scalare.
La nostra intenzione era salire la via ‘The Vision’ ma poi, per una serie di ragioni,
abbiamo attaccato una placca ghiacciata, bellissima e invitante, con arrampicata entusiasmante
che portava a una goulotte e successivamente a uno stretto camino; eravamo nella via ‘Fasana’”.

A scrivere è Alex Torricini, rifugista del Brioschi in vetta al Grignone.
Venerdì scorso, insieme a un compagno, si è trovato in difficoltà durante una scalata molto impegnativa.
Col sopraggiungere del buio ha allertato i soccorsi.

A distanza di qualche giorno, a freddo, Torricini ha raccontato quello che è successo attraverso
la pagina Facebook “Amici del rifugio Brioschi“. Poche righe, utili però a fare chiarezza sulla vicenda.

“Dopo essere usciti dal camino che terminava con un masso incastrato che rendeva la scalata strapiombante
(impossibile scalare sulla placca a sinistra perché coperta di neve) con dei passaggi di misto duri,
abbiamo continuato a salire con un tiro nella neve. Viste le condizioni della neve,
abbiamo preferito continuare a scalare sul misto, anche se difficile, ma almeno proteggibile con chiodi da roccia e friends.
Dopo alcuni tiri da 60 metri sostenuti, con passi di misto parecchio duri, sapevamo già di essere fuorivia,
abbiamo guardato l’altimetro e Mattia ha tirato altri due tiri che, stando alle nostre valutazioni, ci avrebbero portato fuori dai guai.
Purtroppo non è stato così. Mattia ha provato a proseguire trovandosi sotto uno strapiombo e così è rientrato in sosta”.

Torricini, che abbiamo contattato telefonicamente, ha sottolineato come la scelta di uscire dalla via sia stata consapevole:
“La via andava a destra, su un traverso di neve ostico e non proteggibile.
Abbiamo deciso di proseguire dritti, leggermente a sinistra, restando sul misto, ritenendo la via più sicura e veloce”.
 
I due alpinisti si sono ritrovati a 2000 metri di quota, appesi a una sosta su due chiodi
realizzata in modo perfetto su roccia “tirata fuori” scavando nella neve:
“Intanto che discutevamo su cosa fare e visto che era buio, abbiamo iniziato con l’allertare il Soccorso Alpino
comunicando loro le nostre coordinate Gps e la quota.

La scelta era tra provare una ritirata in discesa o provare a salire affrontando la parete rocciosa
sulla sinistra dove sembrava che fosse più abbordabile.
Nel frattempo i vigili del fuoco ci hanno ‘sparato’ un faro da Cortabbio che ci ha illuminato a giorno.
La tentazione, con tutta quella luce, è stata quella di provare a ripartire perché secondo noi
potevamo uscire in un tiro o due e raggiungere lo sperone che ci avrebbe portato in vetta.
Intanto il soccorso ci continuava ad aggiornare sulle loro azioni e hanno effettuato un sorvolo per valutare la situazione”.

“Come ci si sente? – continua il racconto – Eravamo appesi ad una sosta,
con la consapevolezza che ogni decisione di abbandonarla per provare ad uscirne con le nostre gambe
poteva essere molto rischiosa, con la quasi ormai certezza che non ci restava altro che aspettare l’alba
e con il dispiacere di aver coinvolto molte persone e il pensiero di aver causato ansia nelle persone che ci vogliono bene.

Dopo qualche ora è arrivata la chiamata del soccorso che ci diceva che avevano deciso di fare intervenire la Rega”.

Il rifugista conclude senza nascondersi dietro un dito:
“Ovvio e chiaro che abbiamo fatto degli errori, ovvio che si sono trattati di errori grossi altrimenti non sarebbe successo nulla.
Chi paga? Beh sapete che sinceramente me ne strafotto se pago io?
Abbiamo avuto la fortuna di essere stati recuperarti sani e salvi anche se infreddoliti…
ma secondo voi me ne frega qualcosa di chiunque si diverte a fare polemica su una cosa così?
Ho sbagliato? Pago… Se non ci fosse stata la Rega forse avremmo pagato un prezzo ben più salato.
Metteteci in conto le spese, grazie. E spero che non debba capitare mai a nessun alpinista una situazione del genere”.
 
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NOTA EDITORIALE
Come anticipato nell’introduzione di questo articolo, ci sono due modi di porsi, in pubblico:
quello di VN (articolo di ieri), senza fare nomi ma parlando di fatti e quello del sig. Torricini
che al contrario cita il suo ‘nemico’ (il sottoscritto) e il giornale che fa “polemica su questa cosa, anche perchè gli sto sulle balle”.

Qualche considerazione.

Torricini arriva fuori tempo massimo. Avrebbe potuto raccontarla lui, prima, senza sentirsi chiamato in causa – ma non l’ha fatto.
Lo stesso signore, già al centro di violente polemiche – evidentemente “sta sulle balle” a molti per la brutta storia dei rifugi del Cai “moderni”-,
nega che larghe fette del mondo della montagna critichino la conduzione di quella sfortunata ascesa dell’altra sera.
Eppure infila le sue recriminazioni tra una lunga litania di commenti, nella stessa pagina di facebook:
opinioni molto dure rivolte (se ne sarà accorto?) genericamente a chi si era impelagato in quella situazione pericolosa e alla fine costosa.

Commenti espressi liberamente, senza chiamarlo direttamente in causa, perché contava l’oggetto della vicenda, davvero degna di riflessione.
Molto più specifici quelli raccolti dalla nostra redazione nelle ultime ore da chi, specie nell’ambiente della montagna
ha giudicato negativamente l’uscita del sig. Torricini sulla Fasana.

Veri esperti, che conoscono approfonditamente le regole da seguire per non trovarsi nei guai o – siccome può capitare – come togliersene senza danni.

Le fonti, ben si sa, sono sacre per i giornalisti.
Posso confermare, malgrado lo scetticismo del signore in questione, che chi non ha visto di buon occhio
(è un eufemismo) la sua recente impresa sta ai massimi livelli per ruolo ed esperienza.

E vanno aggiunti i “liberi” appassionati di montagna che a loro volta hanno espresso a me e colleghi giudizi poco lusinghieri sull’accaduto
– specialmente in relazione al suo ruolo di capanatt, da sempre una sentinella della montagna, un angelo custode per chi la frequenta,
del protagonista di questa sfortunata vicenda.

Se permette la moralina finale, il sig. Torricini guardasse ai propri comportamenti anziché a chi – senza mai citarlo –
li ha svelati ben prima della sua non petita excusatio.
 
GRIGNA SETTENTRIONALE –
La voce rimbalza di vetta in vetta, di rifugio in rifugio e soprattutto negli ambienti della montagna – lecchese e non solo.
E c’è anche dell’incazzatura bella e buona tra gli addetti ai lavori, per un intervento non facile (quello dell’altra sera alla “Fasana)
dovuto a quanto pare a una sommatoria di errori, anche gravi, da parte di chi dovrebbe conoscere bene le regole e i pericoli nell’affrontare pareti difficili, d’inverno.

Si è parlato della possibile apertura di una nuova via, in realtà sarebbe stata una ripetizione –
condotta da un capanatt non nuovo a incidenti, unitamente ad un secondo appassionato.

Tentativo andato male e concluso con l’arrivo della costosissima Rega dalla Svizzera,
abilitata all’uso del verricello in condizioni notturne.

I due erano quasi giunti alla fine della Fasana quando avrebbero sbagliato direzione, spostandosi troppo e ritrovandosi pressoché incrodati.

Il più esperto era comunque attrezzato e secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione
avrebbe anche potuto affrontare una notte fuori; l’altro invece non avrebbe avuto il necessario
per bivaccare nel gelo della Grigna e per questo, alla fine, calato il buio è scattato l’allarme.

Con la coda di polemiche che ora tanti sollevano per una “impresa” del tutto evitabile,
dati i vari errori commessi: dall’orario (o meglio la tempistica) sbagliato all’equipaggiamento
al fatto che si è tentata un’ascensione in condizioni climatiche che sconsigliavano quell’uscita – con 30 centimetri di neve fresca.

Infine, il capitolo “cash“.
Chi pagherà la Rega – solitamente assai costosa quando si muove?
Di norma gli svizzeri si fanno pagare migliaia di euro per interventi di questo genere,
secondo gli esperti il conto potrebbe arrivare all’Areu che a sua volta lo girerebbe
ai protagonisti di questa (evitabile) disavventura. I quali però potrebbero sfruttare l’assicurazione del Cai.
 
D'un botto ha perso quel qualcosa di diverso ed ora sta annegando nella banalità.

Dopo aver cancellato dal programma il referendum contro l'euro - storico cavallo di battaglia del M5S -
Luigi Di Maio
dà una nuova svolta verso Bruxelles al movimento.

"Non parlerò molto di Unione europea perché l'Ue non è politica estera ma la casa naturale del nostro Paese e anche del M5S",
ha detto il leader politico dei grillini alla Link campus university di Roma,
"È l'alveo naturale dentro il quale l'Italia deve continuare a sviluppare le sue relazioni economiche e politiche.
Rappresenta un rapporto costante che dobbiamo avere con altri Paesi all'interno di un organo sovranazionale
che dovrà caratterizzarsi sempre più in politiche di solidarietà verso i popoli che in questo momento hanno più difficoltà nell'Ue.
Tra questi c'è sicuramente anche l'Italia".

Ma va a ...........
 
Riprendo questo argomento per la tristezza che dovrebbe "prendere" tutti.


Michele Andreano, noto penalista, ospite a tgcom 24 dipinge uno scenario tremendo sul futuro di Innocent Oseghale,
l'uomo accusato di aver smembrato il corpo di Pamela Mastropietro, la 18enne scomparsa da un centro di disintossicazione e ritrovata fatta a pezzi in due trolley a Macerata


Il nigeriano - accusato di occultamento e vilipendio di cadavere - potrebbe presto lasciare il carcere.

Lo spiega Andreano: "Rispetto alle contestazioni della procura, il gip non ha ritenuto sussistere a suo carico gli elementi indiziari dell'omicidio.
Per vilipendio la pena minima è di tre anni e quella massima di sei, per l'occultamento fino a tre anni".

"Quindi, - spiega il penalista - dovendo scegliere per esempio un rito abbreviato, Oseghale potrebbe ricevere una condanna a soli tre anni.
L'indagato non è stato messo in libertà per mancanza di un domicilio idoneo, ma quando dovesse trovarlo, potrebbe essere presto rilasciato".

Fatto difficile da digerire.

Come difficile da digerire sia il fatto che oggi il Ministro prima ha fatto visita ai pusher e poi ai familiari della vittima.
Mancanza di tatto.
 

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