@lr, scusa...

Ma non siete zerbini
Siete solo gentili
E non è giusto che si scambi la cortesia con "zerbineria"
E' bello che si possano dire cose carine senza essere giudicati male.
Sono gesti spontanei che nascono così... giustissimo esternarli qualche volta.
Io lo faccio sempre.
Se mi sento di dire cose belle ad una persona, lo faccio senza problemi.
Le parole brutte ce le sentiamo dire spesso, ogni giorno
Ogni tanto è bello potersi sentire liberi di dire o di udire frasi positive.

Io sono ancora senza parole, Osinod
Grazie
 
Non mi sembrava che la storia dell'asilo fosse rivolta a me, ma comunque
comunque....

:sad::sad::sad:
Come sono commossa:sad:

GRAZIE:-o
Che belle cose che mi hai detto
Grazie davvero:-o
Sono senza parole, quasi instupidita dalla sorpresa.:-o

Apprezzo moltissimo e ringrazio
Io non so rendere con semplici parole, l'effetto che mi ha fatto leggere quanto ho quotato, ma prima di andare a letto, prometto che cerco tra i miei amati Poeti, un verso, un frase, una strofa che dipinga a dovere lo stato d'animo che mi hai regalato

Ancora grazie

Ecco: io mantengo le promesse e questa era una promessa facile e piacevole a mantenersi.

Lascia stare l'ambientazione della novella di Pirandello, di cui riporto qua sotto il finale.
Lascia stare il contesto e la condizione di Ciàula e la simbologia del suo personaggio.

Quello che conta e che sottolineo nel testo è la sensazione che lui prova, quando per la prima volta in vita sua, egli scopre la luna.

Io penso tu conosca, Osinod, la novella "Ciàula scopre la luna". Pensaci. Un ragazzino trattato peggio di un mulo, il cui padrone pensa di avere il diritto di usarlo come una macchina da lavoro. Senza diritti, senza cultura, abbruttito dalla vita e dalla miseria, terrorizzato dal buio.
E pensa alla meraviglia e al grato stupore che può aver provato, alzando gli occhi al cielo, e trovandovi non le tenebre che temeva, ma la luna, con il suo bianco e consolante chiarore.

Io non sono Ciàula e con lui, per fortuna, non ho nulla in comune.

Ma le tue parole, oggi, mi hanno fatto provare un inatteso, piacevole, profondamente grato stupore, un gran conforto, una grande dolcezza, proprio come dice Pirandello.


Per fortuna, quando la salita cominciò, Ciàula fu ripreso dalla paura del bujo della notte, a cui tra poco si sarebbe affacciato.
Attraversando le gallerie, quella sera, non gli era venuto il solito verso della cor­nacchia, ma un gemito raschiato, protratto. Ora, su per la scala, anche questo gemito gli venne meno, arrestato dallo sgomento del silenzio nero che avrebbe trovato nella impalpabile vacuità di fuori.
La scala era così erta, che Ciàula, con la testa protesa e schiacciata sotto il carico, pervenuto all'ultima svoltata, per quanto spingesse gli occhi a guardare in su, non poteva veder la buca che vaneggiava in alto.
Curvo, quasi toccando con la fronte lo scalino che gli stava di sopra, e su la cui lubricità la lumierina vacillante rifletteva appena un fioco lume sanguigno, egli veniva su, su, su, dal ventre della montagna, senza piacere, anzi pauroso della prossima liberazione. E non vedeva ancora la buca, che lassù lassù si apriva come un occhio chiaro, d'una deliziosa chiarità d'argento.
Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dapprima, quantunque gli paresse strano, pensò che fossero gli estremi barlumi del giorno. Ma la chiaria cresceva, cresceva sempre più, come se il sole, che egli aveva pur visto tramontare, fosse rispuntato.
Possibile?
Restò - appena sbucato all'aperto - sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d'argento.
Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.
Sì, egli sapeva, sapeva che cos'era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva.
Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna... C'era la Luna! la Luna!
Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
 
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PS Anche Conte Rosso in un paio di occasioni si espresse, su di me, in modo simile.
L'avevo, ovviamente, ringraziato in quelle occasioni.
Ma, Conte, fai conto (eh, che giochi di parole :lol:) che un pezzettino di Ciàula sia anche per te, seppure in ritardo.

quel che è giusto, è giusto.
:vicini:
 
bè mi hai ricordato una cosa incredibile. Lessi questa novella da piccolo e ne rimasi sbigottito, con il groppo in gola, per giorni, con un senso di pena infinita. Non volli mai rileggerla. l'avevo rimossa.

Ci sono cose su di me che hanno un impatto profondo. Le stesse sensazioni, più da adulto le ebbi leggendo Hugo e molto dopo Dostojevsky in particolare l'Idiota nel quale per molti verso mi sono spesso identificato da giovane

(prego gli incolti dal trattenersi nelle ironie :) )
 
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grazie claire di cuore !!!!!!


è stata la cosa piu' bella che mi hanno regalato i forum da quando li conosco dopo l' amicizia con deviad


è una cosa che portero' sempre con piacere dentro di me ;)


è poi dicono i soldi , il capitalismo

a parte il necessario i soldi non servono a nulla


magica claire
:):):):)




p.s. comunque questa poesia è una cosa molto bella per tutta questa sezione e credo motivo di orgoglio e vanto.
 
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