Mostre d'arte

Non è come andare ad una mostra vera ma se tutti permettessero visite virtuali come questa sarebbe meglio di niente:


la serigrafia con acquatinta di William Villalongo la trovo molto bella

Pienamente d'accordo, in questo periodo anche noi stiamo lanciando una piattaforma completamente virtuale. E' bella l'idea dell'arte fruibile da qualsiasi posto del pianeta!
 
Non sapevo dove postarlo. Tutto sommato può andar bene qua, visto che è il testo di un articolo del 2009 su Repubblica relativo a una mostra di Hsiao Chin alla Triennale Bovisa. L'avevo salvato su Word ed essendomi capitato di nuovo sotto gli occhi ve lo ricopio. Hsiao Chin parla con nostalgia degli anni '60 quando è venuto a Milano per la prima volta e vi ha incontrato gente come Fontana, Manzoni, Calderara...
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C' era un cinese in Lambretta: il lungo viaggio di Hsiao-Chin

A SHANGHAI è nato, a Taiwan è celebre come una pop star e a Milano vive da cinquant' anni. Quando Hsiao Chin (1935) si trasferì da noi, nel lontano 1959, era uno dei pochissimi cinesi in città. «Però Milano era molto più internazionale e cosmopolita di oggi, - racconta - c' erano artisti di tutto il mondo, era una città con le braccia aperte e poteva diventare una seconda Parigi. Poi ha perso fervore culturale, ha perso la sua istintività, si è chiusa. Che peccato!». Hsiao Chin, probabilmente il più grande pittore cinese vivente che per più di mezzo secolo ha sperimentato l'astrazione in tutte le sue forme, ripensa alla sua Milano, che lo ha accolto e ospitato, con un misto di nostalgia e delusione. Lui, figlio dell'importante musicologo che fondò il Conservatorio Nazionale di Shanghai, lasciò giovanissimo la Cina, dove c'era troppa pressione politica per chi voleva fare arte d' avanguardia. Ma anche Taiwan, dov' era approdato, gli stava stretta. Hsiao sognava l'Europa, sognava di lavorare gomito a gomito con i grandi pittori contemporanei. Grazie a una borsa di studio giunse in Spagna, dove conobbe Antoni Tápies, maestro dell'informale: «Per me un paese valeva l'altro, mi bastava arrivare in Occidente. Ma la vera scoperta è stata l'Italia, ci sono venuto per organizzare una mostra e non me ne sono più andato». Negli anni Sessanta lavorò a stretto contatto con gli artisti italiani più moderni e innovativi: Lucio Fontana, Piero Manzoni, Roberto Crippa, Enrico Castellani. «Fontana era simpatico, parlavamo in spagnolo e mi invitava spesso nel suo studio. Mi faceva vedere un suo taglio e diceva: ' Guarda Hsiao, i critici diranno che è un concetto spaziale ma questo è un sesso di donna'. Manzoni invece era grasso» fa una pausa e scoppia in una risata fragorosa: «Mi sfondò la Lambretta! Stavamo andando ad Albisola, per lavorare la ceramica, un viaggio di quattro ore, quando l'autostrada da Milano a Genova non c'era ancora. A un certo punto ho sentito 'crac' e ho dovuto buttare via la moto». Ma il ricordo più commosso è per Antonio Calderara: «Un grandissimo artista ingiustamente dimenticato. Avevamo lo studio entrambi in via Arpesani, insieme abbiamo fondato il Gruppo Punto e siamo riusciti a organizzare una grande mostra a Barcellona, con più di quaranta artisti. Eravamo poveri, ma abbiamo pagato il catalogo di tasca nostra. All' inizio lui era figurativo, è diventato astratto dopo la morte di sua figlia». Anche Hsiao Chin ha vissuto lo stesso dramma, quando è scomparsa sua figlia Samantha, nel 1990: «Per sei mesi non sono riuscito a fare niente, poi all' improvviso c' è stata un'esplosione di colore sulle mie tele, con una vitalità che prima non avevo. Allora ho capito che qualcosa continuava e che la vita di mia figlia non era finita con la sua morte. Questa mostra, che si intitola "Viaggio in-finito", in un certo senso è dedicata a lei». Oggi la Triennale Bovisa presenta, in collaborazione con la Fondazione Marconi, la più grande e completa retrospettiva che Milano abbia mai dedicato a Hsiao Chin, attraverso cento opere scelte dal curatore Maurizio Vanni. Un viaggio attraverso cinquantatré anni di lavoro, nel quale si può scoprire e apprezzare l'evoluzione stilistica del pittore cinese che, pur essendo sempre rimasto fedele all' astrazione, ha continuamente rinnovato il proprio linguaggio.

Triennale Bovisa via Lambruschini 31, mar-dom 11-21, gio 11-23, ingresso libero, fino al 5 aprile. MILANO.REPUBBLICA.IT

Per saperne di più: www.triennalebovisa.it - www.hsiaochin.it - www.fondazionemarconi.org
 
io andrò qui


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Questa è imperdibile, se potete visitatela:


Io l'ho fatto otto giorni fa:
 

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