Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (2 lettori)

Cren

Forumer storico
Ho trovato il tempo di dare un’occhiata al bilancio di BPVi e mezza occhiata al bilancio di VB (semestrali 2015).
Trascrivo qui alcune mie note raccolte a proposito del primo.

Non ho la pretesa di esporre un’analisi compiuta, ma solo di innescare un confronto su uno dei principali temi che determineranno il futuro della banca: il suo bilancio più recente.

Ricordo che la semestrale è stata predisposta dal nuovo management e che tiene conto dell’esito dell’ispezione BCE.
Le informazioni disponibili non assicurano la totale visibilità dei conti aziendali, ma rappresentano di certo una base affidabile. La differenza rispetto ad altre (recenti) situazioni, nelle quali si era costretti ad ogni sorta di acrobazia per tentare di intuire la realtà dei conti, appare evidente e rende più sensato un tentativo di “intelligence”.

1)Conto economico

+nell’attuale contesto di tassi molto bassi i proventi operativi reggono abbastanza bene (leggera flessione). Molto meno brillanti gli oneri operativi, in crescita. E’ evidente che il vecchio management non ha mai imparato a lavorare sui costi. Il cost/income al 60.8% è lì a dimostrarlo.

+da un primo confronto con le equivalenti voci della banca retail italiana per eccellenza (Intesa) il margine di interesse non si paragona troppo sfavorevolmente. Meno bene le commissioni, a dimostrazione che la banca non ha la cultura del servizio.

+le rettifiche hanno determinato il risultato pesantemente negativo (si veda più sotto).

2)Voci importanti dello stato patrimoniale (soprattutto per cercare di capire dove possano nascondersi le insidie)

+anche se in calo, raccolta diretta e indiretta non evidenziano motivi di preoccupazione

+il complesso delle Attività finanziarie misurate a fair value ha visto l’aumento, rispetto al bilancio 2014, del Livello 3. Non è escluso che qui possa emergere qualche “scoria”. Non si tratta, in ogni caso, di somme elevatissime.

+è aumentato considerevolmente fondo rischi e oneri per tener conto dei
costi innescati dalle richiesta danno prevedibili nella triste vicenda soci-finanziati.

+è abbattuto l’80% delle attività immateriali.

+le attività fiscali sono, ovviamente, aumentate. Si spera che i prossimi bilanci non portino ad impairments parziali di questa voce.

+visto che le società con problemi ricorrono, giustamente, ad alleggerirsi cedendo rami o partecipazioni, è normale cercare cosa possa essere oggetto di cessione. La semestrale evidenzia una sola vera partita, ancorchè significativa: la quota in ICBPI sarà venduta (accordo già definito e in attesa solo delle autorizzazioni) a brevissimo, con una plusvalenza di circa 160 mln. Non porterebbe alcun beneficio (anzi) la vendita della partecipata Società Cattolica di Assicurazione.

+l’esperienza insegna che i crediti deteriorati nascondono i bubboni maggiori. Va innanzitutto annotato che la BCE è intervenuta pesantemente in questo ambito, imponendo rettifiche per circa 700 mln. Va aggiunto che nemmeno dopo queste azioni la banca può dire di vantare una situazione totalmente rassicurante. Se si confrontano gli indici di prammatica (% copertura, crediti netti/crediti totali) appare evidente che la banca non è stata perfettamente “purificata”. Su questo aspetto si veda il paragrafo successivo.

3)Patrimonio netto e ratios di capitale

+per il CET1 vanno distinti i valori a bilancio (2954 mln) da quelli “ripuliti” dal filtro imposto dalla BCE (1783 mln). La differenza è elevatissima e tiene conto del capitale aggiuntosi in maniera illegale, e “cassato” dalla BCE. Si spiega così perché il CET1 ratio sia crollato al 6.81%.

+la banca ricorda che con la cessione della quota di ICBPI il CET1 ratio risalirebbe sopra l’8%. Questo è verosimile, visto che la cessione farebbe aumentare il numeratore e diminuire il denominatore.

+appare evidente come il turn-around della banca sia stato pianificato in due tempi. In un primo tempo, pulizia e aumento di capitale riporterebbero la nave sopra la linea di galleggiamento; in un secondo tempo sarebbero previsti altri due interventi, simili, anche se di minore entità, ai precedenti: un’ulteriore spazzolata e un secondo aumento di capitale.
Appare velleitario immaginare che il primo aumento di capitale sia del tutto risolutivo. Occorre invece chiedersi, con realismo, se il processo in due tempi riceverà il dovuto supporto.

4)BCE, piano 2015-2020, nuovo management

+è fondamentale che l’intervento della BCE, già parzialmente metabolizzato nei conti, sia avvenuto prima della presentazione della semestrale. Se questo non fosse già avvenuto oppure se ci si trovasse alle prese con il black-out post-commissariamento di BdI, sarebbe infinitamente più aleatorio qualsiasi tentativo di decifrare i conti.
Sulla base di tali conti, appare ragionevole attendersi che per un’analisi degli eventuali ostacoli sul turn-around si debba guardare meno ai contenuti del business (e quindi all’Europa), ma più ad altri fattori (AUC).
I requisiti del SREP appaiono “benevoli”.

+il piano industriale non fornisce molti elementi. Importante l’annuncio di voler semplificare (=alleggerire) la struttura, certamente suscettibile di permettere significative riduzioni di costo. Velleitaria l’intenzione di rispettare il dividend payout dell’80% a partire dal 2017.
L’aumento di 13 punti del CET1 ratio (al 6.94%) alla fine del terzo trimestre 2015, segnalato in un documento ufficiale della banca, è già un piccolo segnale positivo.

+sarebbe interessante trovare nel CV di Francesco Iorio esperienze di risanatore. Al momento non è dato sapere, anche se la provenienza da UBI Banca dovrebbe essere confortante. Lo stesso dicasi per il resto del top management, rinnovato per circa la metà (al momento…).

5)Conclusioni

+a favore di un investimento (non nel titolo azionario, quando sarà disponibile!):
1)l’importante opera di pulizia effettuata. La banca appare sana di fondo, a dispetto della presenza di alcuni bocconi ancora indigeribili;
2)il benestare implicito della BCE al piano di “recovery”;
3)la presenza, anche se in forma “preliminare”, di Unicredit (per l’AUC) e del consorzio di garanzia per il “contestuale” ingresso in borsa;
4)l’importanza della banca, l’ottava in Italia.

+a sfavore:
1)non si può escludere la totale irrazionalità dei soci chiamati a votare trasformazione e AUC;
2)l’insorgere di iniziative legali con ricadute di molto superiori al prevedibile
3)la presenza, sepolta in una cassaforte in stile MPS, di qualche scheletro sfuggito al nuovo management e alla BCE.

La decisione se e quanto investire nelle obbligazioni della banca dipende pertanto dall’importanza che ognuno di noi annette a queste considerazioni. Le quali sono, ovviamente, opinabili o possono derivare da dati letti male. Ringrazio in anticipo chi mi aiuterà a correggere le une e gli altri.
.
 

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Andre_Sant

Forumer storico
x darkog (e altri): scusa ma il bailin scatta solo se la banca è sotto il 5,25% di cet1?

ma quindi se una banca non rispetta lo srep (che ha cet1 minimi ben maggiori) per un lungo periodo, cosa accade?

grazie
ciao
Andrea
 

Rottweiler

Forumer storico
Grazie Rott della tua preziosa disamina in merito alla PopVi.
Mi permetto di allegare un mio sunto, inviato via MP a un utente:

Ho iniziato ad analizzare la situazione della popolare di Vicenza.
Mi sto concentrando maggiormente sulla POPVI in quanto al momento ho una buona posizione sui senior e oggi ho iniziato i miei ingressi sulla sub 2017. Sono entrato frettolosamente perchè sotto 80 mi sembrava davvero un bel prezzo e disallineata rispetto alle altre emissioni.

Le nuove normative Europee e i parametri imposti dalla BCE alle banche, da una parte penalizzano enormemente la concessione del credito bancario, ma dall'altra permettono invece una maggiore "tranquillità" degli investitori conseguente a una maggiore patrimonializzazione degli istituti.
Penso che di passi in avanti ne siano stati fatti molti e che per noi investitori, questi giorni possano essere importanti per fare importanti risultati.
Mi spiego meglio; la vicenda delle 4 banche "salvate" ha portato inevitabilmente un sell off violento su tutti i sub degli istituti più "chiacchierati".
Per farti capire la situazione, sono stato addirittura chiamato da un promotore che mi chiedeva consiglio se far vendere ai suoi clienti Senior VB.
La manifestazione di Roma, ha trovato buon risalto sui media nazionali e molte persone, fino a ieri ignare della situazione, hanno iniziato a spaventarsi e da li a vendere tutto ciò che "puzzava".

A parte questa ovvia premessa, andiamo a vedere POPVi come sta.

Partiamo da una prima considerazione importante:
http://www.ilgazzettino.it/ECONOMIA/.../1709215.shtml
Popvi non ha passato i test della BCE. Il CT1 della banca era di poco inferiore al 7%, con un margine richiesto del 10,25%.
Richiesto ADC di 1,5Mld che porterebbe il CT1 al 12%. Unicredit ha garantito l'ADC.

Prima riflessione: se anche l'adc non dovesse andare in porto correttamente, l'attuale CT1 della banca non porterebbe al bail-in. Attuabile in caso di CT1 inferiore al 5,5%. Certo è che i margini sono molto bassi e basterebbe un'altra perdita importante per essere nei "premi".

Andiamo a vedere ora il bilancio pubblicato in data 30.06.2015.
La prima osservazione importante è che sia al 31.12.2014 che al 30.06.2015 vi sono stati importanti svalutazione crediti che hanno generato una forte perdita e una sostanziale diminuzione di Patrimonio Netto.
Il patrimonio netto è sceso a 2.954. Anche gli attivi sono scesi a 41.139 e da qui il CT1 sta appena sotto il 7%.
Notiamo inoltre che hanno svalutato complessivamente tra il 31.12.2014 e il 30.06.2015 circa 3mld, poco meno del 10% degli attivi.
Un'altra cosa che non mi è piaciuta molto è che il risultato operativo, trascurando le svalutazioni, si è dimezzato.
Dipendenti e filiali rimasti uguali. Mi sembrava di aver letto che in questi ultimi mesi hanno chiuso alcune filiali.

La parte importante è ora capire se hanno svalutato poco, tanto, se sono stati prudenti o se hanno ancora scheltri negli armadi.
Capire se, ipotizzando ADC concluso, sia sufficiente o meno e capire se malauguratamente l'adc non si concludesse quali sono i reali rischi.

Osservando i commenti vediamo che:
Media sofferenze:7,48%
Sofferenze Vicenza: 6,64%
Meglio della media sembra.

Altre info importanti: cambio management e dimissioni Zonin

Vedo anche: A tali interventi si aggiungerà la già pattuita cessione della partecipazione detenuta ell’ICBPI Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (pari al 9,993% del capitale sociale) per la quale è stato sottoscritto un contratto preliminare di cessione e la cui esecuzione è attesa entro la fine dell’esercizio, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni dalle autorità competenti. --> Non trovo riscontri.

Vedo anche che hanno gia esercitato il covertibile da 253 mln.

Nota positiva: la BCE è stata all'interno della POPVI quasi 6 mesi per valutare la gestione di risk management.

Se altri volessero partecipare, sarebbe cosa gradita.
Magari qlc è sfuggito.

Ciao Dark,

e grazie per la tua pronta replica: sei stato di parola...:up:

Il tuo post contiene parecchi dati a conferma dei miei, ma anche qualcosa in contrasto.

Ti chiederei la cortesia di effettuare una verifica.
 

darkog

In Hoc Signo Vince..
x darkog (e altri): scusa ma il bailin scatta solo se la banca è sotto il 5,25% di cet1?

ma quindi se una banca non rispetta lo srep (che ha cet1 minimi ben maggiori) per un lungo periodo, cosa accade?

grazie
ciao
Andrea

Mi sembrava fosse cosi..

Penso che rott sia la persona più idonea a rispondere a questo quesito.

Potrei sbagliare
 

Rottweiler

Forumer storico
x darkog (e altri): scusa ma il bailin scatta solo se la banca è sotto il 5,25% di cet1?

ma quindi se una banca non rispetta lo srep (che ha cet1 minimi ben maggiori) per un lungo periodo, cosa accade?

grazie
ciao
Andrea

Il bail-in non è qualcosa che "scatta". E' uno degli strumenti di risoluzione della banca.

La parola chiave, pertanto, è: "risoluzione".

Una banca viene "risolta" quando non è riuscita a tornare sopra la linea di sicurezza fissata dalla vigilanza (europea o nazionale) con il solo aiuto del mercato.

E' chiaro che una banca riceve tutto il tempo necessario per trovare la soluzione autonoma. Spetta al Regolatore decidere quando il tempo scade.

Tutto ciò che riguarda il bail-in nasce dalla direttiva europea BRRD.

5.125% è il trigger point per la conversione degli AT1. Si tratta del CET1 che certifica lo stato di emergenza della banca.
Tutto ciò che riguarda questo trigger sta, invece, nella direttiva CRD4.

La vigilanza bancaria deve operare tempestivamente per evitare che quel livello non sia avvicinato, nè, tantomeno, raggiunto.

In pratica si daranno sempre due casi:

a)il mercato accetta di salvare la banca. Fine delle trasmissioni.

b)il mercato si ritira. In tal caso, se il CET1 fosse inferiore al 5.125%, i T1 verrebbero immediatamente convertiti o tagliati, in attesa delle successive decisioni del Regolatore. A questi toccherebbe il compito di scegliere uno tra i modi previsti dalla BRRD per risolvere la banca.
 

Andre_Sant

Forumer storico
grazie mille della risposta.

ma nel caso la banca avesse il cet1 al 7% e non riuscisse a incrementarlo, secondo te il regolatore quale misura adotterebbe?

capisco che la risposta è aleatoria per forza di cose, ma mi piacerebbe fare cmq quest'ipotesi

grazie
ciao
Andrea
 

Rottweiler

Forumer storico
grazie mille della risposta.

ma nel caso la banca avesse il cet1 al 7% e non riuscisse a incrementarlo, secondo te il regolatore quale misura adotterebbe?

capisco che la risposta è aleatoria per forza di cose, ma mi piacerebbe fare cmq quest'ipotesi

grazie
ciao
Andrea

Non voglio sminuire l'importanza dei numeri, ma credo sia un errore immaginare il "vigile" come un ragioniere armato di calcolatrice e cronometro, che prende decisioni in base ad un freddo manuale.

Adesso giro a te un'altra domanda: secondo te una banca con il 7% di CET1, vero e non edulcorato, e in più fondamentalmente sana (zona in cui opera, clientela, management, prospettive, etc...) per quali motivi non dovrebbe trovare soluzione ai propri problemi dal mercato?

Ovvio: se la banca al 7% di CET1 avesse fondamenta fradice, nessuno se la prenderebbe, se non con dote...

Il nocciolo della questione rimane il seguente: la banca possiede i requisiti per attirare nuovi investitori e continuare a operare oppure il mercato considera eccessivamente oneroso sobbarcarsi l'investimento che permetterebbe di ristabilire i ratios?
 

Jackrussel

Forumer storico
Mi unisco ai ringraziamenti a entrambi e Rottweiler in particolare...
analisi chiara anche e soprattutto nei punti critici, come sempre. :up:

Detto questo, al momento credo vi sia molta emotività nel vendere a manetta tutto ciò che è sub vi in particolare. Il bail in non è dietro l'angolo ma è un'eventualità possibile, questo è chiarissimo, a seconda di come andranno le cose. La cosa più da temere eventualmente è per me la possibilità di bubboni nascosti, spero abbiano guardato dentro come si deve...ma la cautela è d'obbligo.
Visto quello che è successo e sta succedendo dopo il "salvataggio" delle 4 banchette - non mi aspettavo un boomerang simile sinceramente dopo i primi giorni in cui nessuno fiatava , quasi si plaudeva al salvataggio...e forse non se lo aspettavano nemmeno i politici...- se quella è stata una "prova" non sarà un passeggiata "bailinare" una banca come popvi.
 

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