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Il mito, la leggenda.
ECONOMIA
Domani il Cdm per il salvataggio delle banche venete. Gentiloni: "Garantiremo i risparmiatori"
La denuncia del sindacato dei bancari Fabi: "Tutto a rischio, l'Europa vuole i licenziamenti"
23/06/2017 17:14 CEST | Aggiornato 23 minuti fa
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BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES


Il Governo accelera sul salvataggio delle banche venete: domani mattina, secondo quanto riferiscono fonti dell'esecutivo, si terrà una riunione del Consiglio dei ministri per dare il via libera al decreto del Tesoro che farà da cornice all'intervento di Intesa Sanpaolo. "Si terrà un Cdm nel week end, quasi sicuramente domani", riferiscono le fonti. Il Tesoro, intanto, lavora agli ultimi dettagli del provvedimento.


Il nodo principale da sciogliere riguarda l'utilizzo delle risorse che lo Stato destinerà alla creazione della bad bank dove confluiranno tutti gli asset problematici della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Su questa operazione, infatti, vigila l'Europa e un accordo con Bruxelles è imprescindibile per chiudere definitivamente la partita del salvataggio dei due istituti veneti. In questa cornice si inserisce il cambio di destinazione d'uso che il Tesoro è chiamato a mettere in campo per utilizzare una parte dei 20 miliardi messi da parte per le ricapitalizzazioni precauzionali delle banche.


A rassicurare sul fatto che i risparmiatori delle due banche venete saranno garantiti è il premier Paolo Gentiloni. "Siamo in contatto continuo con le autorità europee competenti: voglio dire che la garanzia per quanto riguarda i risparmiatori e i correntisti nelle discussioni è una garanzia che mi sento di confermare totalmente", ha affermato il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio europeo a Bruxelles.


I timori sull'efficacia del piano di salvataggio di Ca' de Sass sono tuttavia ancora forti. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato dei bancari più grande, ha lanciato l'allarme: nella partita delle banche venete rischia di saltare tutto per l'intransigenza della Dg Competion europea che chiede licenziamenti e non prepensionamenti volontari. "Ci appelliamo al presidente del Consiglio Gentiloni, al ministro dell'Economia Padoan, a tutte le forze politiche affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese", ha affermato Sileoni. "In Europa c'è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il gruppo Intesa, che si è reso disponibile a salvarle e a scongiurare un effetto domino a danno del settore bancario, deve essere tutelato", ha aggiunto.
 

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Il mito, la leggenda.
Banche venete, Puppato (Pd): Consiglio ministri su decreto stasera o domani
venerdì 23 giugno 2017 17:28

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ROMA (Reuters) - Il decreto del governo sulle banche venete sarà varato ad horas, secondo la senatrice veneta del Pd Laura Puppato che, come socia di Veneto Banca, nel giugno 2016 ha anche contribuito alla ricapitalizzazione dell'istituto.

"Tra stasera e domani ci sarà un Consiglio dei Ministri che deciderà il futuro delle popolari venete, l'obiettivo è quello di garantire le migliaia di clienti, obbligazionisti e dipendenti", scrive la senatrice aggiungendo al telefono che il decreto "è in dirittura d'arrivo".

Intesa Sanpaolo ha presentato la proposta di acquisto per gli asset sani delle due banche venete, Popolare Vicenza e Veneto Banca, al prezzo simbolico di 1 euro.

L'istituto ha però subordinato l'operazione a un intervento legislativo del governo e all'ok delle autorità europee coinvolte.

Oggi il premier Paolo Gentiloni ha voluto rassicurare correntisti e risparmiatori sull'intenzione dell'esecutivo a tutelarli.

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Il mito, la leggenda.
Banche Venete, corsa contro il tempo per evitare il fallimento

di Osvaldo De Paolini



Ore di forte tensione attorno ai contenuti del decreto del governo destinato a risolvere il problema delle banche venete con un salvataggio in extremis. Le condizioni poste da Intesa Sanpaolo per rilevare al costo di 1 euro le due banche “ripulite” di ogni passività, solo in parte vengono infatti considerate accettabili dal governo: il tema degli esuberi (circa 3.500) sembra essere la pietra più spigolosa, anche se non la sola, che fino a questo momento non ha consentito di raggiungere l’accordo.

La resistenza del governo ad accogliere la proposta vincolante di Intesa è per certi versi comprensibile: ai 5-6 miliardi che servirebbero per avviare la bad bank va infatti aggiunto il costo degli esuberi e quello della gestione dei crediti deteriorati dei due istituti, i quali possono essere forieri di perdite ulteriori. Un conto molto salato per lo Stato, che alla fine potrebbe superare anche 10 miliardi. E tuttavia, qualora non si raggiungesse l’accordo e la Bce dovesse domani decretare il fallimento dei due istituti di credito, si entrerebbe in una fase di forte tensione per l’intero sistema bancario nazionale che verrebbe messo immediatamente sotto osservazione dalla Vigilanza Unica con conseguenze drammatiche per la nostra reputazione sui mercati. In altre parole, il governo deve decidere se accogliere le condizioni di Intesa inserendole nel decreto di salvataggio, rischiando in tal modo le proteste di Bruxelles (che già ha sollevato dubbi sul fronte degli esuberi) e quelle della Ragioneria (che chiederebbe conto sulle coperture necessarie), oppure affrontare una situazione che, secondo i banchieri riuniti in Abi, porterebbe a conseguenze ben peggiori non solo per il Triveneto ma per l’intero Paese.

Non a caso un paio d’ore fa Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato che raggruppa cui fanno riferimento la maggioranza dei bancari, ha lanciato un segnale decisamente allarmante: «Ci appelliamo al premier Paolo Gentiloni, al ministro dell’Economia Padoan, a tutte le forze politiche affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese».

E ancora: «In Europa c’è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il gruppo Intesa, che si è reso disponibile a salvarle e a scongiurare un effetto domino a danno del settore bancario, deve essere tutelato. Ci rivolgiamo alle istituzioni e alle forze politiche affinché almeno una volta il sistema Italia faccia quadrato e difenda gli interessi di tutte le parti in causa. Chiediamo infine al premier Gentiloni, sempre estremamente sensibile sugli argomenti di carattere sociale, di intervenire per fermare questo gioco al massacro che farebbe perdere credibilità al Paese e inciderebbe pesantemente sull’occupazione».

2017-06-23 17:45:51
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