Banche venete, decreto nel weekend. Tensione con la Ue sugli esuberi
cda di
Popolare di Vicenza e
Veneto Banca sono pronti alle dimissioni, ha detto stamattina il presidente della vicentina, Gianni Mion. Un dettaglio tecnico, ma anche la conferma che l'epilogo per il salvataggio delle due banche è vicino: dipende tutto dal decreto del Consiglio dei ministri che avvierà la liquidazione, che le banche prevedono possa arrivare tra stasera (difficile) e domenica sera, o al più tardi lunedì mattina all'alba, prima dell'apertura dei mercati.
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La bozza è pronta, ma per il varo c'è da mettere a punto alcuni dettagli relativi all'offerta depositata mercoledì da Intesa Sanpaolo: la banca guidata da
Carlo Messina offre un euro ma soprattutto pone una serie di condizioni che prima di essere accettate dal Tesoro devono essere verificate (o limate) quanto a sostenibilità economica, fattibilità tecnica e compatibilità con le norme europee, soprattutto in materia di aiuti di Stato.
Il dossier dagli istituti di credito veneti, si osserva a Bruxelles, «è più complesso» rispetto a quello di Mps, ma negli ultimi giorni si sarebbe andati avanti anche grazie a una «convergenza d'intenti» nella ricerca di una soluzione.
Allarme Fabi: sul nodo esuberi rischia di saltare tutto
Il nodo più difficile da sciogliere è quello degli esuberi. A lanciare l’allarme è Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che denuncia come rischi di saltare tutto per l'intransigenza della Dg Comp europea che chiede licenziamenti e non prepensionamenti volontari.. «Ci appelliamo al presidente del Consiglio Gentiloni, al ministro dell'Economia Padoan, a tutte le forze politiche - afferma - affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese». «In Europa c'è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il gruppo Intesa, che si è reso disponibile a salvarle e a scongiurare un effetto domino a danno del settore bancario, deve essere tutelato. Ci rivolgiamo alle istituzioni e alle forze politiche affinché almeno una volta il sistema Italia faccia quadrato e difenda gli interessi di tutte le parti in causa - afferma -. Chiediamo al presidente Gentiloni, sempre estremamente sensibile sugli argomenti di carattere sociale, di intervenire per fermare questo gioco al massacro che farebbe perdere credibilità al Paese e inciderebbe pesantemente sull'occupazione».
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La delusione dei manager veneti
Che però, si diceva, deve arrivare in tempi rapidi: se è vero, come ha fatto notare sempre Gianni Mion, che «la fuga dei depositi si è arrestata», è anche vero che l'incertezza va sanata il più in fretta possibile visto il coinvolgimento di centinaia di migliaia di clienti destinati a passare da una banca all'altra in tempi e modalità ancora tutti da definire.
Certo tra Vicenza e Montebelluna, dove per mesi si è lavorato su un piano che puntava prima alla fusione e poi all'ingresso dello Stato, si respira un comprensibile senso di scoramento: «Ora tutti adesso pensano basti un euro», ha sottolineato ancora il presidente della Popolare di Vicenza: «Io non posso valutare la proposta, non mi posso lamentare dei professori, io sono stato bocciato. È stato bocciato tutto, le persone, il piano e pure io». A Vicenza era in calendario un cda per martedì, che però potrebbe essere anticipato per le dimissioni qualora – come probabile – il decreto dovesse arrivare prima, e altrettanto si sta organizzando a Montebelluna, dove invece il primo board in agenda sarebbe per la prima settimana di luglio.
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La Borsa premia il titolo Intesa
Il lavoro in queste ore è febbrile anche per i tecnici di Intesa Sanpaolo, il capo della banca dei territori Stefano Barrese e il chief governance officer Paolo Grandi in testa, chiamati a verificare limature possibili e i passaggi tecnici che porteranno al transito degli asset appetibili – 30 miliardi di impieghi, raccolta, portafoglio titoli – presto ma non subito, visto che la banca ha puntualizzato che la proposta potrà essere considerata valida (e quindi in vigore) solo quando sarà definitivo il quadro normativo: non basterà il decreto ma servirà la conversione in legge, con un passaggio parlamentare che viste le premesse non si preannuncia dei più agevoli. Intanto la banca in Borsa continua a beneficiare degli effetti di un'offerta che gli analisti hanno giudicato assai conveniente:
intorno alle 16 il titolo di Ca' de Sass guadagna circa mezzo punto in una giornata negativa per Milano.
La «benedizione» di Unipol
Sempre dal mondo finanziario sono da registrare le parole dell'ad di Unipol, Carlo Cimbri: la soluzione trovata con Intesa per le banche venete «tiene conto degli aspetti industriali quindi è più efficace di quella finanziaria, che consisteva in una mera ricapitalizzazione, che avrebbe lasciato le cose come stanno», ha dichiarato il manager a margine della relazione annuale dell'Ivass. Se la soluzione scelta «è risolutiva, come pare, la trovo una cosa positiva. Credo e auspico che il governo e le Autorità abbiano lavorato a una soluzione definitiva».