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Banche: Nicastro, le nozze non bastano (Mi.Fi.) 08/11/2021 08:45 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--Il consolidamento bancario e'' oggi uno dei temi al centro del dibattito finanziario italiano anche se, dopo lo stop delle trattative tra Tesoro e Unicredit su Mps, non si prevedono novita'' in tempi brevi. Per Roberto Nicastro comunque il mercato sta prestando un''attenzione eccessiva al tema. Il banchiere ex Unicredit, che dal 2020 e'' diventato startupper con l''istituto digitale Aidexa, vede infatti una priorita'' molto piu'' urgente delle fusioni: la corsa alla digitalizzazione. Domanda. Nicastro, il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha definito questa fase un''occasione unica per l''Italia. Lei come valuta la congiuntura attuale? Risposta. La combinazione di Recovery Plan, strategia vaccinale e rilancio dell''immagine dell''Italia all''estero mi rende molto fiducioso, pur in un quadro macroeconomico che presenta ancora elementi d''incertezza. Pensiamo solo al Recovery Plan: dopo 30 anni di avanzo primario positivo e quindi di impossibilita'' a investire, l''Italia oggi dispone di una cifra molto importante e si e'' data obiettivi strategici assolutamente condivisibili. D. Che implicazioni ha questo quadro per il mondo bancario, sia per gli intermediari tradizionali sia per i nuovi player? R. In questa fase si tratta di servire un''economia e una clientela piu'' dinamici che in passato. Clienti che hanno voglia di investire e possibilita'' di aumentare i fatturati. In aggiunta, oggi i consumatori approcciano tutti i servizi, incluso quello bancario, con una disponibilita'' maggiore a fruirne in maniera digitale. Un esempio molto efficace viene dall''uso del video come strumento di comunicazione. Prima della pandemia questa modalita'' veniva usata solo in contesti informali, ma negli ultimi due anni gli impieghi in ambito professionale sono cresciuti esponenzialmente. Per un business di servizi come quello bancario l''impatto e'' enorme. D. Ci spieghi meglio. R. molto semplice. Sappiamo che la qualita'' della relazione passa attraverso il vedersi in faccia. In passato per farlo il cliente bancario doveva investire qualche ora per andare in filiale e parlare con il proprio consulente. Oggi e'' sufficiente schiacciare un pulsante ed entrare in una video call. La qualita'' della relazione e'' la stessa. La discontinuita'' e'' totale. D. Quindi le filiali bancarie serviranno sempre meno? R. Le filiali bancarie con fronte strada devono storicamente servire a tre compiti: gestire la materialita'' delle operazioni, fare consulenza e attrarre nuovi clienti. Oggi pero'' la tecnologia sta cambiando radicalmente i paradigmi. La maggior parte delle operazioni ormai si possono fare in modalita'' self service oppure online. Anche i clienti si possono sempre piu'' acquisire online e la consulenza appunto puo'' esser fatta in video e in remoto. Questo ovviamente non significa che le filiali spariranno come le cabine telefoniche: molti clienti ne sentono ancora bisogno per alcune tipologie di operazioni. Insomma, non spariranno completamente ma se ne avra'' sempre meno bisogno. D. Forse anche per questa ragione nelle scorse settimane la scelta di Bbva di aprire una banca completamente digitale in Italia ha fatto molto clamore. Le banche percepiscono la minaccia? R. Non c''e'' dubbio che la tecnologia stia portando una rivoluzione copernicana nel sistema bancario e nell''esperienza bancaria del cliente. Intendiamoci, le banche possono contare su un grande punto di forza rispetto alle fintech: hanno il cliente gia'' in casa. Tuttavia, per dare il tipo di servizio che oggi la clientela sempre piu'' si aspetta, gli istituti hanno di fronte sfide molto complicate, a partire dalla gestione delle legacy. Pensiamo solo all''infrastruttura informatica: quasi tutte le grandi banche mondiali devono ancora usare massicciamente il Cobol, un linguaggio di programmazione vecchio di 60 anni. Non lo fanno certo per pigrizia ma perche'' non si possono rottamare e sostituire tout court le piattaforme proprietarie, che pero'' hanno enormi costi e tempi di manutenzione e sviluppo. Puoi cambiarle solo un po'' per volta ed e'' un processo molto lento e oneroso. C''e'' poi una legacy di carattere culturale. A differenza di quanto avviene nelle fintech, una buona parte dei dipendenti bancari non sono nativi digitali e questo ha implicazioni importanti sull''adozione delle nuove tecnologie e dei nuovi metodi di lavoro. Ragionamento analogo si puo'' fare per i cda delle banche dove sono rare le competenze per guidare o supportare profonde trasformazioni digitali. Comunque tra banche e fintech ci sono anche chiari spazi di alleanza. D. Soprattutto, sostiene qualche suo collega, c''e'' la dittatura della trimestrale. R. vero il reporting periodico non aiuta perche'' quando fai grandi investimenti per un po'' di tempo non cresci. E siamo di fronte a cambiamenti di lungo periodo che richiedono risposte di lungo periodo. Pensiamo a Paypal: quando la multinazionale statunitense e'' nata, nel 1997, il termine fintech non esisteva nemmeno. Oggi e'' un colosso che capitalizza il triplo della maggiore banca europea. Tutto questo pero'' non e'' avvenuto in sei mesi, ma in 24 anni. Se pensiamo che il mandato di un Ceo in una banca quotata va rinnovato ogni tre anni, certe resistenze appaiono piu'' chiare. D. Insomma oggi e'' piu'' semplice fare lo startupper che il banchiere. Quale bilancio per il primo anno d''attivita'' di Aidexa? R. Siamo molto contenti. Interamente dedicati alle piccole imprese, siamo nati in piena pandemia il primo luglio del 2020 come 106 col supporto di azionisti quali Generali, Sella, Ifis e altri. Poi abbiamo introdotto il primo prodotto distintivo X -Instant, un credito che consente all''imprenditore di ricevere la risposta in 20 minuti e i soldi sul conto in un paio di giorni. Voglio sottolineare che venti minuti anziche'' un mese, senza burocrazia, e'' un''autentica rivoluzione per il cliente. L''imprenditore tutto ha voglia di fare tranne che trattare per giorni con la banca per ottenere quattrini. E per noi la velocita'' e semplicita'' del servizio sono un mantra. Nel giugno 2021 Aidexa ha ottenuto la licenza bancaria da Bce e Banca d''Italia per essere banca a tutto tondo. Nel frattempo abbiamo costruito la struttura di base: siamo 55 persone e cresceremo ancora. Con l''estate sono stati lanciati nuovi finanziamenti con garanzia del Fondo Centrale o in partnership con i Consorzi Fidi, oltre a X Risparmio, il nostro primo conto di deposito. A settembre Linkedin ci ha premiato come miglior start-up italiana del 2021. D. Mentre Aidexa muove i primi passi, le geografie del banking italiano stanno cambiando. Grande attenzione va soprattutto al processo di consolidamento in corso. Anche lei lo ritiene inevitabile? R. Lo ribadisco: credo che la sfida fondamentale per le banche oggi sia tecnologica, non dimensionale. Gli istituti di credito in sostanza devono individuare strategie efficaci per soddisfare e trattenere i propri clienti. Il consolidamento e'' una strategia possibile, ma non una ricetta universale. D. In un''ottica di ristrutturazione pero'' l''M&A oggi potrebbe servire soprattutto per generare sinergie di costo. Lei non e'' d''accordo? R. Nutro qualche dubbio sul fatto che M&A sia l''unica ricetta. In primo luogo per ridurre il numero di persone presenti in banca serve un accordo sulle modalita'' di uscita, che si tratti di scivoli pre-pensione o di accordi volontari. Questo e'' il vero vincolo oggi, prescinde dalle attivita'' di M&A e dipende da altre variabili, dall''eta'' anagrafica dei dipendenti, dalla fattibilita'' di accordi volontari. In secondo luogo, oggi per ottimizzare gli organici non e'' piu'' necessario l''M&A. Certo le fusioni permettono di tagliare le duplicazioni, ma grazie alla tecnologia e al digitale le banche potrebbero gia'' oggi ridurre gli organici a prescindere dalle fusioni, se non lo fanno e'' solo perche'' il vero vincolo e'' di natura giuslavoristica. D. Nel 2015 lei ha lasciato Unicredit dopo 18 anni. Negli ultimi mesi la banca ha cambiato rotta, ridando centralita'' al mercato italiano. Che ne pensa di questa svolta strategica? R. Credo che l''Italia abbia bisogno di Unicredit e che Unicredit abbia bisogno dell''Italia. Mi sembra quindi un''evoluzione molto sensata.
fch
 
purtroppo non posso vedere quanto scambiano OTC, comunque qualche giorno fa al TLX scambiavano e avevano spread decenti. Se qualcuno ha bid/ask OTC e vede anche i quantitativi scambiati giornalmente potrebbe farcelo sapere così da avere un idea del mercato. Altrimenti mi tengo la mia, cioè TLX che é ingessato su spread esagerati
solo per confermare gli spread su TLX della 8%, ore 10 am vostre
 

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B.Mps: masse Widiba in 3* trim. a 9,9 mld (+1 mld sul 2020) 08/11/2021 12:05 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--Alla fine del terzo trimestre 2021, le masse totali Banca Widiba risultano pari a 9,9 mld di euro, segnando una crescita rispetto al 2020 che sfiora il miliardo di euro (+980 mln di euro), guidata dalla significativa accelerazione della componente investimenti che ha contribuito in via pressoche'' esclusiva (95%) alla crescita dell''Aum. Per contro, grazie alle politiche volte alla conversione della liquidita'', si riduce la componente di raccolta diretta in conto deposito, in discesa del 30% a 1,1 mld di euro. I collocamenti di risparmio gestito al 30 settembre raggiungono la quota di 935 mln di euro (+47% YoY), di gran lunga la miglior performance di sempre dei Consulenti finanziari. Nel corso dell''anno la banca ha accelerato anche il proprio focus sul comparto degli impieghi commerciali con uno stock che si attesta a 751 mln di euro, con nuove erogazioni di mutui pari a 120 mln di euro in crescita del +45% rispetto agli 80 mln di euro dello scorso anno. La qualita'' del credito si conferma su livelli elevati con una percentuale di crediti non performanti netti pari all''1% dello stock complessivo e con un relativo tasso di copertura irrobustito al 47,6%. A fine settembre sul totale di n. 275 mutui con richiesta di sospensione per un valore di 35,9 mln di euro, 226 sono scadute con una regolare ripresa del piano di ammortamento al 97%. In crescita anche l''organico della rete dei consulenti finanziari, con l''ingresso di 22 nuovi professionisti da inizio 2021 (10 nello scorso anno) e il portafoglio medio che sale ad un nuovo massimo di 15 mln di euro procapite, in crescita del +13% nell''ultimo anno. Cosi'' come aumentano del 32% a/a le masse in consulenza evoluta, che raggiungono i 4,1 mld di euro. L''utilizzo sempre maggiore della banca e la fidelizzazione dei clienti si riflettono sia negli indicatori transazionali quantitativi (18,6 milioni di accessi alla piattaforma, +16% a/a - transazioni banking 13,1 mln, +19% - transazioni investimenti 677.000, +16%), sia negli indicatori qualitativi, che registrano un rating pari a 4,85/5 con oltre 1 milione di giudizi dei clienti, confermando i consueti livelli di soddisfazione (98%). Continua il trend di crescita relativa degli accessi da app, pari al 74% del totale rispetto a quelli da desktop pari al 26% (la precedente rilevazione di fine 2020 evidenziava un rapporto di 72% contro 28%). Le principali progettualita'' nel 2021 testimoniano il costante investimento della banca nello sviluppo tecnologico e di prodotto, e nell''ascolto delle nuove esigenze dei Clienti e dei Consulenti finanziari. Tra le innovazioni principali degli ultimi mesi, l''integrazione nel processo di apertura conto del riconoscimento tramite SPID. Widiba e'' la stata la prima banca in Italia a proporre agli oltre 25 milioni di italiani gia'' in possesso delle credenziali SPID questa soluzione volta a garantire ai cittadini un accesso ai servizi digitali sempre sicuro e protetto. Dopo pochi mesi, piu'' del 57% dei conti aperti in modalita'' self sceglie questo metodo di riconoscimento. A settembre e'' stato aperto "Dialogue" il nuovo canale di accesso che permette ai Clienti di interfacciarsi a distanza con la Banca, attraverso una video chiamata integrata nella piattaforma Widiba, preservando una modalita'' di interazione "face to face". L''Assistente Virtuale di Banca Widiba Widdy e'' stato arricchito con un motore di intelligenza predittiva che anticipa le domande piu'' probabili e fornisce di propria iniziativa le informazioni al Cliente mediante automazione via chatbot. Nel mese di settembre e'' stata avviata la partnership commerciale con Quixa Assicurazioni, la Compagnia 100% digitale del Gruppo Axa Italia, per l''ampliamento dell''offerta alle polizze auto e moto, con una soluzione integrata di dialogo digitale tra le piattaforme che permette al cliente Widiba di sottoscrivere direttamente i prodotti in modalita'' paperless. Numerose le nuove implementazioni sulla piattaforma Wise di Robo-for-Advisor con nuovi strumenti di intelligence e nuovi tool per la gestione dei Clienti ed il picking dei prodotti. in corso di completamento un importante arricchimento della consulenza Globale Certificata con l''introduzione di un set completo di tool avanzati integrati per l''analisi previdenziale, del patrimonio aziendale e del passaggio generazionale. Tra le varie attivita'' portate avanti da Banca Widiba in ambito Esg, una menzione particolare va al contributo verso il fattore sociale, in particolare all''impegno nella divulgazione della consapevolezza ed educazione finanziaria. Solo nel corso degli ultimi nove mesi, la Banca ha infatti realizzato piu'' di 40 eventi gratuiti aperti a tutta la cittadinanza. com/cce

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B.Mps: Messina; non preoccupato, bilancio beneficera' di crescita Pil 08/11/2021 12:46 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--"Sulla situazione di B.Mps c''e'' una stima eccessiva legata a un possibile impatto negativo. Anche in altri Paesi ci sono banche possedute dal Governo, senza contare che il margine di interesse" e le commissioni "con la crescita del Pil prevista in Italia possono incrementarsi a loro volta. Non sono preoccupato assolutamente, non e'' un rischio per l''Italia". Lo ha affermato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in un''intervista a Bloomberg TV. cce

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UniCredit – Orcel: “Per Mps chiaro dall’inizio che serviva aumento di capitale significativo” 09/11/2021 08:40 - MKI
“Era ben noto ad entrambi le parti sin dall’inizio che operazione sarebbe stata possibile solo previo un ulteriore apporto significativo di capitale in Mps, non solo per “le condizioni concordate ma anche per le condizioni di Mps come, peraltro, confermato dai recenti stress test. Cio' che invece e' emerso nelle discussione e' che l’ammontare di capitale necessario era piu' significativo di quanto il MEF si aspettasse e quindi e' stato considerato dal MEF eccessivo”.
Lo ha affermato Andrea Orcel, Ceo di UniCredit, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco.
“Una capitalizzazione (di Mps, ndr) inferiore rispetto a quanto emerso avrebbe significato per UniCredit concludere l’operazione in termini diversi da quelli concordati e annunciati pubblicamente e sulla base dei quali si era formato il consenso dei nostri stakeholder. Raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati non sarebbe stato nell’interesse di Uci e dei suoi azionisti e a mio avviso neanche della stabilita’ del sistema bancario nazionale”, ha aggiunto il manager.
UniCredit ha fatto quindi tutto il possibile, “abbiamo cercato e proposto diverse alternative” per ridurre il fabbisogno di capitale identificato ma tutte si sono rivelate insufficienti a permettere alle parti di proseguire nella trattativa”, ha proseguito il Ceo.
Il rilancio della banca senese, secondo Orcel, “appare solamente avviato. Abbiamo fatto del nostro meglio per raggiungere un accordo” in linea con i paletti fissati d’accordo con il Tesoro a fine luglio.
“Il mercato, che aveva mostrato apprezzamento per gli accordi raggiunti a luglio, ha reagito in modo misurato anche all’annuncio che non ci sarebbe stato seguito all’operazione”, ha precisato Orcel, aggiungendo che “l’impostazione della trattativa su basi concordate e rese pubbliche in anticipo e' stata fondamentale, da un lato, per fornire le necessarie rassicurazioni al mercato, garantendo stabilita' ai titoli quotati di entrambe le banche, e dall’altro per chiarire dal principio quali fossero i parametri all’interno dei quali andava cercata la possibilita' per lo Stato di uscire da Mps, rispettando gli impegni presi e, allo stesso tempo, preservando quanto pi§ possibile la banca, i suoi dipendenti e, in definitiva e a nostro avviso, anche i contribuenti”.
“Nei piu' recenti stress test condotti dall’Autorita' Bancaria Europea ha mostrato di avere la posizione patrimoniale piu' debole fra tutte le banche europee che vi hanno preso parte e il cui rilancio, ancora in corso, appare solamente avviato”, ha proseguito l’Ad.
“Nonostante i margini di manovra fossero ristretti, abbiamo comunque cercato e proposto diverse alternative a nostro avviso utili a ridurre il fabbisogno di capitale identificato, ma tutte si sono rivelate insufficienti a permettere alle parti di proseguire nella trattativa”, ha fatto presente Orcel.
“I network di Mps e UniCredit hanno un grado di sovrapposizione praticamente nullo, in queste operazioni non e' normale ed e' positivo; potevamo integrare i due network potenziandoci mutualmente senza dover fare tagli significativi sulla parte commerciale. l’operazione avrebbe mosso il baricentro di UniCredit verso il Centro-Nord, che per noi e' importante, e avrebbe creato un concorrente piu' forte da affiancare al concorrente leader”, ha illustrato il manager.
“Un marchio di quel tipo per noi ha un valore e per questo avevamo prospettato varie alternative per valorizzarlo”, ha sottolineato poi Orcel.
 
Mps – Bastianini: “La potenziale uscita di 4 mila dipendenti costerebbe 950 mln” 09/11/2021 08:45 - MKI
Un fondo esuberi di Mps per l’uscita anticipata, in un quinquennio, di circa 4 mila dipendenti costerebbe alla banca circa 950 milioni da spesare nel primo anno e quindi sul bilancio 2022.
Lo ha sottolineato, a titolo di esempio, il Ceo Guido Bastianini nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Banche.
L’ipotesi e' di un fondo esuberi con una permanenza massima dei dipendenti per cinque anni con tasso di adesione all’80% e cinque finestre di uscite (una l’anno). La riduzione del costo del personale, spiega Bastianini, sarebbe pari a 315 milioni a fine piano, nel 2026.
L’istituto, dopo l’interruzione del negoziato tra il Tesoro e UniCredit per un’aggregazione con Mps, ha avviato la revisione del piano industriale approvato a inizio anno e intende allungarlo al quinquennio 2022-2026.
Nel nuovo piano di dara' attenzione “al perimetro gruppo cercando di eliminare quelle componenti che non profittevoli e comunque riesaminandole con attenzione”, ha spiegato il manager.
“Se lo dicessi oggi il capitale necessario avrei gia' completato il piano industriale, non lo dico non per essere omissivo ma perche' un aumento di capitale va ponderato bene innanzitutto per le iniziative che sono il presupposto, una revisione delle iniziative strategiche che riguarderanno il perimetro del gruppo”, ha aggiunto l’Ad.
Il nuovo piano, che sara' alla base delle trattative tra il Tesoro e la Dg Comp della Commissione Europea, avra' un cantiere di “due mesi”, ha precisato il manager.
L’aumento sara' di mercato, per non essere classificato come aiuto di Stato sulla base del presupposto di una banca “in grado di camminare sulle proprie gambe”, ha aggiunto Bastianini.
 
B.Mps: Sileoni; Ue non vuole sia pubblica, ma nodo va risolto 09/11/2021 10:45 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--"La sovrapposizione tra la trattativa Unicredit-Mps e le suppletive ha contribuito moltissimo a fare confusione. Ora il problema andra'' necessariamente risolto, non si puo'' far fallire una banca, con Draghi e Franco siamo in buone mani. Mps sara'' asciugato, dimagrito nei costi e poi sara'' rimesso sul mercato. Trasformarlo in banca pubblica? Non lo vuole la Ue, l''ha permesso alla Germania, ma a noi non lo permette". Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervistato da Radio Cusano Campus. Sulla vicenda Unicredit-Mps per Sileoni "il sindacato non ha compiti di intervento, ma di denuncia e le denunce sono state fatte. Buona parte dei partiti si e'' interessata alle vicende di Mps solo perche'' c''erano le suppletive a Siena dove si presentava il segretario del Pd. La sovrapposizione tra la trattativa Unicredit-Mps e le suppletive ha contribuito moltissimo a fare confusione, non per colpa dei candidati, ma in qualche modo doveva essere evitata. Il secondo punto e'' che ieri c''e'' stata la commissione d''inchiesta che ha ascoltato il neoamministratore delegato di Unicredit e l''ad di Mps. Nessuno ha detto che l''accordo per cedere Mps, siglato dagli allora ministri Gentiloni e Padoan con la Commissione e la Bce porta la data del 2017, l''Italia rappresentata da quel governo ha avuto tempo 4 anni per uscire dal capitale. Sono passati 4 anni e nessuno dei governi successivi si e'' sporcato le mani per risolvere il problema, il cerino in mano e'' stato lasciato all''attuale governo che, con la pistola alla tempia, devono trovare una soluzione. Non si puo'' non trovare una soluzione perche'' si metterebbero in crisi clienti e dipendenti della banca. Come ci si arriva a trovare una soluzione? I passaggi per trovarla sono i seguenti: il Mef sta preparando insieme a Mps un nuovo piano industriale che sara'' gestito da Mps in sintonia con i sindacati nazionali e sara'' un piano molto pesante. Il piano dovra'' essere vagliato da Commissione Ue e Bce e se non saranno d''accordo interverranno e modificheranno il piano. A quel punto il piano sara'' calato sulle organizzazioni sindacali, ci sara'' una richiesta di riduzione dei dipendenti e delle filiali. Noi volevamo una soluzione di mercato perche'' cosi'' parecchi problemi sarebbero stati limitati. Mps sara'' asciugato, dimagrito nei costi e poi sara'' rimesso sul mercato. Trasformarlo in banca pubblica? Non lo vuole l''Unione europea. Fino al 2018 la Germania ha salvato una serie infinita di piccole-medie banche con aiuti di Stato, l''Unione europea alla Germania l''ha permesso, a noi non ce lo permette. Comunque adesso noi siamo in buone mani con Draghi e Franco e una soluzione sara'' trovata", ha concluso Sileoni. cce

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