ma soprattutto
è dell'altroieri. Anche qui torna quella faccenda delle condizioni per Anima e Axa viste da Bruxelles come aiuti di stato. Il testo completo:
«Milano - L’aumento di capitale da 2,5 miliardi del Monte dei Paschi di Siena corre sul filo del rasoio. Per partire lunedì 17 ottobre, poche ora prima dell’incarico al nuovo governo, la banca deve incassare l’ok al consorzio di garanzia
da parte delle banche collocatrici (Mediobanca, Bofa, Credit Suisse, Citi) per i 900 milioni da andare a cercare sul mercato (il Mef ha garantito la sottoscrizione della sua quota da 1,6 miliardi). In un momento molto difficile per i mercati finanziari, con una guerra in corso, l’inflazione galoppante, tassi di interesse in aumento (peraltro un vantaggio per i bilanci delle banche).
In questo quadro il capoazienda Luigi Lovaglio, apprezzato dagli investitori, si dimostra fiducioso di riuscire a concludere l’operazione. Ma solo giovedì prossimo potrà arrivare il via libera al prospetto informativo da parte della Consob, una volta incassato l’impegno delle banche. Le quali stanno cercando in tutti i modi di ridurre il proprio impegno di sottoscrizione e di aumentare l’incasso da commissioni.
E così spingono affinchè all’aumento partecipino anche i partner industriali di Mps, in primis Axa e Anima, che distribuiscono i propri prodotti attraverso gli sportelli della banca senese. L’assicurazione e il gestore si sono detti disposti a coprire circa 250 milioni della ricapitalizzazione ma chiedono come contropartita un miglioramento dei propri accordi distributivi con la banca. E questo è un punto molto delicato, perché questo eventuale do ut des potrebbe disallineare le condizioni rispetto al Mef e rappresentare un aiuto di Stato che difficilmente sfuggirebbe agli occhi di Bruxelles.
Un miglioramento delle condizioni distributive significherebbe meno utili in capo alla banca e più utili in capo ad Axa e Anima, quindi implicitamente uno sconto per queste ultime rispetto al prezzo pagato dal Tesoro. Ecco perché Lovaglio ha assicurato in assemblea che «l’ingresso dei partner industriali potrà avvenire alle medesime condizioni previste per altri investitori», ma tutto ciò sarà da verificare anche nei mesi successivi all’aumento.
Intanto, nelle ultime ore, è caccia a nuovi investitori che potrebbero essere della partita. Lo stesso Lovaglio ha fatto visita ad alcuni gestori istituzionali che hanno in mano bond subordinati Mps, attualmente quotati tra 50 e 57 centesimi, per sollecitarli a un intervento nell’aumento di capitale. La prospettiva negativa di un fallimento della ricapitalizzazione per loro vorrebbe dire vedersi azzerati i bond e dunque un incentivo a partecipare e salvare il Monte esiste.
Dal canto loro le banche del consorzio sondano investitori istituzionali italiani, tra casse di risparmio e fondazioni, per ridurre il proprio rischio. Più alta sarà la quota garantita dagli “anchor investor”, minore sarà il rischio per il consorzio e maggiore il guadagno in termini di commissioni. Il 5% di 900 milioni (45 milioni) diventa il 10% se 450 milioni fossero garantiti dai partner industriali e istituzionali imbarcati in questi giorni.