Mps, il Tesoro colloca il 25%: per il Mef incasso di 920 milioni
Doppia mossa con una procedura accelerata al prezzo di 2,92 euro, pari a uno sconto del 4,9%
di Rosario Dimito
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Martedì 21 Novembre 2023, 01:17
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Il Tesoro mantiene fede alle aspettative degli ultimi mesi e ieri, a borsa chiusa, ha comunicato di aver avviato una procedura accelerata per la cessione presso investitori italiani ed esteri, prima di una quota pari al 20% di Mps e poi di un altro 5% vista la forte domanda da parte del mercato. Un’operazione che ha permesso al Mef di portare la sua quota dal 64,2% al 39,2% del capitale.
Le azioni dell’istituto senese, per un lunghi periodi in anni passati ripudiate dal mercato, ieri sono andate pare a ruba, al punto che il Mef, dopo aver registrato una domanda cinque volte superiore all’offerta, ha deciso di aumentare il quantitativo messo in vendita, inizialmente pari solo al 20% del capitale.
La forte domanda ha permesso al Tesoro di ridurre dal 6% al 4,9% lo sconto sulle quotazioni di Borsa a cui i titoli sono stati offerti. Rispetto a una guidance di 2,89 euro ad azione, le azioni sono state collocate a 2,92 euro permettendo al Mef di incassare 920 milioni, con una plusvalenza del 46% rispetto ai 2 euro a cui ha sottoscritto l’aumento da 2,5 miliardi. Cresce così il peso degli investitori istituzionali e dei grandi fondi. La vendita rappresenta anche un segnale forte all’indirizzo di Bruxelles sulla determinazione del Tesoro a rispettare l’impegno a privatizzare Siena entro la fine del 2024, termine entro il quale dovrebbe scadere la proroga concessa dall’Ue per dismettere la quota. Ma potrebbe anche servire da arma negoziale nel caso in cui il Mef avesse bisogno di più tempo per trovare un partner, considerato che al momento i candidati più quotati - Banco Bpm, Bper e Unicredit - sembrano tutti, per una ragione o per l’altra, non volersi accasare a Siena.
L’operazione di vendita di una quota di Mps, apre la nuova stagione delle privatizzazioni, con una mossa a sorpresa, visto che il 10 ottobre Giancarlo Giorgetti alla stampa, durante la presentazione della manovra, alla domanda se le privatizzazioni dovessero partire con autostrade, banche, ferrovie, rispose: «L’inversione dei fattori potrebbe aiutarvi a capire». Ma rispetto a quella indicazione, Giorgetti ha ritenuto di cambiare strategia.
Scendendo sotto il 50% in Mps, il Mef potrà avere le mani più libere per trovare la soluzione futura, rispetto agli obblighi rinegoziati con la Dg Comp a fine 2021, di trovare un partner entro giugno 2024. I conti della “novestrale” con il risultato operativo balzato a 1,14 miliardi e la possibilità di anticipare il dividendo ai soci, hanno confermato lo stato di salute della banca grazie alla gestione del presidente Nicola Maione e dell’ad Luigi Lovaglio: la performance dimostra che l’istituto può proseguire da solo, anche perchè i potenziali cavalieri bianchi, Unicredit, Banco Bpm, Bper non sarebbero disponibili a convolare a nozze con Siena.
Tornando alla vendita, via XX Settembre ha confermato l’aspettativa che era in piedi da dopo l’estate e rivelata dal Messaggero del 27 settembre. Nella nota di ieri sera, il Mef ha comunicato «la procedura accelerata di raccolta ordini per la cessione di n. 314.922.429 azioni ordinarie di Banca Montepaschi, attraverso un consorzio di banche costituito da BofA Securities Europe SA, Jefferies GmbH e UBS Europe SE in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners, con l’obiettivo di promuovere il collocamento delle suddette azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri». La nota si chiude spiegando che nell’ambito dell’operazione è previsto che «il Mef si impegni con i Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners a non vendere sul mercato ulteriori azioni della Banca per un periodo di 90 giorni senza il consenso degli stessi Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners e salvo esenzioni, come da prassi di mercato». Si tratta della solita accortezza formale per tranquillizzare gli acquirenti che il prezzo dei titoli non scenda ancora.
CHI HA COMPRATO
Ora inizia la caccia a chi può aver acquistato le azioni. Da fonti vicine al consorzio bancario trapelano alcuni nomi di investitori esteri molto probabili per quote di circa l’1-1,5% a testa: BlackRock, Vanguard, State Street, Fidelity and Capital Group, Legal & General, Wellington Mgmt, Amundi, quindi Credit Agricole. Tra gli investitori italiani, non dovrebbero esserci le fondazioni bancarie che già un anno fa consentirono la riuscita della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di Mps. In questo periodo gli enti sono impegnati a rastrellare soldi per partecipare alla cordata di F2i per la rete Tim. Più probabile invece che qualche cassa di previdenza possa essere interessata.
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