Dal Web
"A proposito dell’ intervista del Manifesto ad Abete : “Un feeling morale con tutti i dipendenti della Bnl …..”
Insomma ...
Oggettivamente bisogna riconoscere che Abete, nei rapporti “esterni” ed ufficiali, si e’ comportato con una sostanziale coerenza.
E sicuramente una certa oggettiva convergenza tra i suoi comportamenti di questi mesi e il sentimento giustamente ostile dei lavoratori Bnl rispetto alla “scalata” di Unipol c’e in qualche modo stata.
Pero’, francamente, non si puo’ dire che la Bnl sia l’isola felice che verrebbe descritta in questa intervista. Anzi.
Gia’ se scendiamo appena sotto Abete nella scala gerarchica Bnl le cose sono meno chiare.
C’e’ stata la squallida vicenda relativa ai 23 top managers Bnl, compreso il Direttore Generale Girotti, pizzicati a lucrare un pacco di soldi, di fatto scommettendo in borsa contro se’ stessi e chi li ha nominati nei loro incarichi.
Ci sono stati in estate due – tre scandaletti niente male, dalla BANCA CLANDESTINA CINESE CHE UTILIZZAVA STRUTTURE ROMANE DELLA BNL PER GESTIRE I PROPRI AFFARI MAFIOSI al mega-furto perpetrato dal capo dell’ Ufficio Portafogli, l’ormai mitico Vincenzo Pesce e poi altre storiacce di truffe sui mutui, con innegabili complicita’ interne alla banca, su varie piazze italiane.
E soprattutto ci sono stati comportamenti nei confronti dei lavoratori tutt’altro che tipici di un presunto “feeling morale”.
Provvedimenti disciplinari, molti dei quali ancora in essere, nei confronti di lavoratrici e lavoratori a vario titolo “non allineati” ai potentati interni.
Comportamenti antisindacali, riconosciuti come tali spesso anche dalla magistratura, contro delegati "sindacali , in buona parte appartenenti al sindacato “movimentista” Falcri e comunque anche questi, piu’ in generale, “non allineati” e “fuori dal coro”.
La stessa vicenda della mancata corresponsione del premio aziendale (Vap), poi risolta con un mese di ritardo, non puo’ essere completamente addebitata alla protervia degli “assalitori” dell’ Unipol, ma ha visto comportamenti ambigui e strumentali dello stesso vertice aziendale, compreso il buon Abete.
E poi appalti a go-go, esternalizzazioni al limite della follia e sicuramente del lecito, “strette” sulle malattie, sui permessi, in generale sulle liberta’ e i diritti dei lavoratori.
Insomma, tutt’altro che una “isola felice”.
A meno che Abete ed anche i giornalisti del “Manifesto” non intendano per “isola felice” il fatto che i sindacati confederali stiano sostanzialmente zitti e fermi da mesi, sicuramente preoccupati per la “scalata” della cosiddetta “finanza rossa”, ma anche legati mani e piedi consociativamente all’ attuale dirigenza, della quale non criticano nemmeno le scelte piu’ assurde e discutibili.
Ma la agognata “armonia”, il presunto feeling non si costruiscono con sindacati acquiescenti e subalterni, bensi’ con un rapporto realmente corretto con lavoratrici e lavoratori “in carne ed ossa”.
Rafaniello by Naples'Bnl
9.11.05"