Operatività Indici & Futures - Open - Cap. 1 (3 lettori)

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Mila

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se riescono ad arrivare, li si vedrà
 

Mila

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Si è soventi distinguere le cose per cercare di capirle per meglio controllarle. Una suddivisione che operiamo è fra credenti e non credenti. Religiosi e atei. Su questa dicotomia operiamo un'ulteriore suddivisione: fra credenti praticanti e credenti non praticanti. Ne consegue che attribuiamo un premio all'una categoria rispetto all'altra a seconda dello schieramento in cui amiamo metterci.
Ma le cose sono semplici in essenza.
La parola "praticante" è un pò fuorviante. Forse anche troppo dura.
La fonte degli insegnamenti spirituali è la "gentilizza", o l'Amore che si voglia. Poiché lo scopo è portare felicità a chi non la possiede.
In questo senso il "praticante" è colui che cerca la felicità. E l'insegnamento religioso (spirituale o Dharma che si voglia) è il consiglio che viene dato per ottenere uno stato di benessere duraturo.
In questo non vi è dicotomia. Scienza del benessere e spiritualità della felicità sono la stessa identica cosa. Da un lato si mette l'accento sul corpo, dall'altro sulla psiche intesa come la parte più profonda dell'Essere senziente (dunque non solo psicologia).
L'una senza l'altra non può esistere.
Non posso trovare la felicità se escludo il benessere dal mio corpo. Ma al contempo se guardo solo ad esso non sarà mai in grado di trovarmi in uno stato di benessere duraturo.
Su questa dicotomia ci giochiamo una grande fetta del nostro presente. Attorno ad essa ruota da sempre tutta la nostra società. E le produzioni intellettuali che da essa si sono generate.
Idealismi e pragmatismi.
In tutte le tradizioni spirituali, vive o morte, si pone l'accento sul "fare".
Il "fare" passa necessariamente per un attivismo individuale che si esplica in seno alla società. Nel rapporto con gli altri.
Da questo punto di vista la dicotomia, la dualità di fondo dell'Essere umano, è superata: noi siamo "Relazione".
Vuol dire che non possiamo esistere senza l'Altro.
E ogni volta che danneggiamo, fino ad ucciderlo, l'Altro, danneggiamo noi stessi.
Il "fare" è azione. L'azione è reazione. Reazione è conseguenza.
Ognin volta che agisco genero una conseguenza.
L'insegnamento spirituale, la Pratica come Consiglio, è di agire nella Relazione con Amore.
 

Mila

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Ma difficilmente siamo disposti a farlo. Poiché tendiamo ad individuare l'Amore con un bene materiale immediatamente tangibile: il nostro benessere. La nostra felicità.
Questo non è male in sé. Ciascuno ha il diritto di essere felice.
Ma il fraintendimento sta proprio nella concezione di felicità che abbiamo cresciuto dentro di noi fin dalla nascita. Frutto degli insegnamenti della famiglia e della società. Della cultura in cui siamo cresciuti.
E ciascuno di noi, innegabilmente, ha vissuto e vivrà la sua buona dose di legnate. E dolorose per giunta.
Sia del corpo (malattie traumi fratture fino ad arrivare a quella che produrrà la nostra morte); sia nella psiche (rabbia aggressività sconforto depressione pianto tristezza malinconia euforia gioia attaccamento iper tutto).
Questa è esperienza comune.
E quando vediamo questo nelle persone che ci circondano, o fuggiamo per paura, o rimaniamo per scaramanzia: aiutiamo xè in questo modo esorciziamo le nostre paure.
 
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