Cren
Forumer storico
Perdona l'intrusione, Francesco (scusami se non uso il tuo attuale nome di battaglia, ma partendo da «kermitt» per arrivare a «Skarso» passando dai vari «riskaverse», «Sellone Cionpi», «Nello Cionsepi» etc. ho perso davvero il conto ), tuttavia credo che sarebbe utile chiarire un punto su queste «correlazioni seriali».ho già detto che quando si sfrutta la correlazione seriale eventualmente presente nei dati cui va il vero merito del successo perché realizza una relazione di causa - effetto , in qualsiasi modo lo si faccia, più o meno sofisticato, funziona . . .
Premessa doverosa è che, condividendo tu e io un'impostazione culturale abbastanza simile, anche io nutro vivo interesse nell'utilizzo di modelli econometrici con un output "oggettivo" rispetto ad altro genere di elucubrazioni. Benchè abbia ancora molto da imparare, non credo di mancare di modestia se dico che ormai qualcosa ne mastico anche io.
[Per certi versi mi azzarderei addirittura a dire di essermi spinto anche un po' più in là di te, e mi riferisco ai casi in cui tu suggerisci l'utilizzo di «soglie» e «parametri» stabiliti «con l'esperienza» (l'esempio più classico è l'ampiezza delle finestre mobili per le ottimizzazioni) mentre io cerco sempre, spesso con pignolerie degne di un ricovero neuropsichiatrico, di farmi sputare fuori persino quei valori da qualche modello matematico o statistico.]
Terminata questa lunga e noiosa premessa, mi chiedo perchè riponi tutta questa fiducia nelle «correlazioni seriali». Esistono problemi di tue tipi in questo caso:
- un problema di modello (ipotesi);
- un problema di misura (uso di stimatori).
Anche dando per scontato quanto sopra, c'è un problema grande, che è il secondo e sul quale non mi sembra di averti visto scrivere nulla in merito: la letteratura econometrica ha prodotto una mole impressionante di modelli per la stima di varianze, covarianze e, conseguentemente, correlazioni. E questo per cercare di tradurre in qualcosa di misurabile quelle che sono proprietà statistiche che nascono da modelli matematici.
Esempi di questi oggetti sono i famosi "stimatori" che sicuramente abbiamo usato tutti almeno una volta (chi non ha mai scritto in Excel =DEV.ST.()? ) fino ad arrivare a certe sofisticazioni che vanno molto di moda questi giorni... in altri luoghi (faccio il mea culpa ).
Quando tu misuri una «correlazione seriale» ti trascini dietro questo problema di misura in modo preponderante, perchè la varianza non è un processo osservabile. Quindi laddove anche fossero valide le ipotesi del modello matematico, ci sarebbe da chiedersi se le ipotesi del modello econometrico che stai usando per la misurazione siano altrettanto valide.
In sintesi e concludo: quando misuri una correlazione statisticamente significativa, sei sicuro che stai individuando una forma di Granger-causazione e che il tuo risultato non sparirebbe semplicemente usando uno stimatore più preciso, un modello diverso o anche solo allargando o restringendo la dimensione campionaria? E se la risposta fosse affermativa, quanto potremmo fare affidamento su questa misura?