Parmalat (PLT) Parmalat (a) III cosa sarà da grande ? (4 lettori)

salcatal

Come i Panda
Non e' lucido, Tremonti.

Poveri noi.

Almeno se e' vero che avrebbe detto:

I cinesi ci dicono che serve all'Italia una struttura collettiva pubblica, una grande multinazionale.

Che tristezza.

Uno che ha fatto il Ministro dell'economia quasi ininterrottamente dal 1994 ad oggi, ha aspettato aprile 2011 per capire quello che servirebbe all'Italia.

E non e' che lo ha capito lui, glielo hanno detto i Cinesi.

Quasi quasi esco e vado a piazza Garibaldi dove c'è la Chinatown qui a Napoli.

Vado li' e al primo Cinese che incontro gli chiedo che titoli devo comprare domani.

E come devo gestire il mio bilancio familiare.

E già che mi trovo anche come devo fare la consulenza ai miei clienti.
 
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salcatal

Come i Panda

Grazie.:)

Ma la cosa migliore è decisamente la vignetta che penso abbia inserito tu, più efficace e diretta di mille parole.:up::up::up:

Per fortuna non sono l'unico a pensarla così e, anche se relegato nei commenti, questo è un articolo veramente interessante e che completa il quadro.

Ps il neretto è mio.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero

di Alessandro De Nicola
L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero
L'affaire Parmalat-Lactalis ha già prodotto il decreto-legge per rinviare le assemblee delle società quotate: un trucchetto veramente originale che la Commissione europea dovrebbe subito qualificare come una misura equivalente alla restrizione del libero flusso dei capitali e chiederne l'immediata cancellazione.
Molta attenzione merita invece lo strumento scelto dal Governo per dotarsi di uno strumento che anche per il futuro gli consenta di fermare lo straniero, vale a dire la nuova veste assegnata alla Cassa depositi e prestiti.
Oggi la Cdp ha un compito abbastanza ben definito: finanzia opere infrastrutturali o d'interesse pubblico, finanziandosi attraverso la raccolta del risparmio postale e l'emissione di obbligazioni. Può intervenire con finanziamenti «ad operazioni a sostegno dell'economia» e mantiene partecipazioni in grandi utility come Terna (29,9%) ed Eni (27,7%), in questi ultimi due casi essendosi semplicemente sostituita al ministero del Tesoro, suo azionista al 70%, mentre il rimanente 30% è in mano alle fondazioni bancarie. Partecipa inoltre al Fondo Ppp (partenariato pubblico-privato) e al Fondo Abitare Sociale.

Il ruolo della Cdp può essere visto come positivo o superfluo a seconda della propria visione dell'economia di mercato, ma in ogni caso finora la Cassa si è comportata come una "forza tranquilla", con investimenti non a grappolo e rimanendo nell'alveo delle sue attribuzioni.
Nel suo scatto di patriottismo antifrancese, però, il Governo ha imitato il modello d'Oltralpe del Fonds strategique d'investiments, creato nel 2008 dall'oggi vituperato Sarkozy allo scopo di acquisire partecipazioni di minoranza in industrie "strategiche".

Con il decreto omnibus del 31 marzo la Cdp può ora «assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese». Ai fini d'individuare meglio le imprese interessate, con decreto del ministro dell'Economia verranno definiti i requisiti, anche quantitativi, delle società oggetto di possibile acquisizione (anche attraverso veicoli societari o fondi d'investimento) da parte di Cdp.

Siamo di fronte a una nuova Iri? O, peggio, a una Gepi (la società pubblica amichevolmente conosciuta come il "lazzaretto" che acquistava le aziende decotte senza poi risanarle) rediviva? Vediamo i rischi della nuova missione.

In primis la vaghezza: la norma lascia ampi spazi interpretativi e la loro definizione sono in mano a una scelta puramente discrezionale dell'Economia che avrà la possibilità di cambiarli a piacimento, magari ogni volta che uno straniero (o un italiano) sgradito voglia comprarsi una società. Prendere partecipazioni di minoranza non vuol dire niente: come si è visto, il 29,9% consente di controllare le società quotate e comunque il decreto parla di «partecipazioni» in generale e perciò magari maggioritarie.

Inoltre, quale investitore sano di mente si metterebbe a combattere una battaglia a suon di offerte e controfferte contro lo Stato italiano, trovandoselo poi di fronte come regolatore e agente del fisco? Inoltre, se la Cdp volesse ingaggiare battaglie a singolar tenzone contro un investitore-kamikaze, se questo fosse straniero avrebbe maggiori difficoltà a trovare denaro a prestito rispetto alla Cassa, assistita dalla garanzia statale. Un investitore italiano, poi, sarebbe snobbato dal sistema bancario per ragioni ovvie.

Il tutto contribuirà ad alimentare la sfiducia nel sistema-Italia, dove solo il 4,1% delle imprese è governata da stranieri (nelle altre nazioni, Francia inclusa, si va oltre il 10%) e gli investimenti diretti dall'estero sono ai minimi termini salvo che nei settori super-sovvenzionati (come le energie alternative).

L'Economia ha una via facile per ottenere un seppur parziale perdono: inserisca dei limiti quantitativi molto alti e definisca come strategici solo alcuni settori come la difesa, in modo che un comma qualunque di un decreto omnibus non diventi l'Arma Finale dello Stato contro l'economia di mercato.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero - Il Sole 24 ORE
 
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dariomilano

novellino
Grazie.:)

Ma la cosa migliore è decisamente la vignetta che penso abbia inserito tu, più efficace e diretta di mille parole.:up::up::up:

Per fortuna non sono l'unico a pensarla così e, anche se relegato nei commenti, questo è un articolo veramente interessante e che completa il quadro.

Ps il neretto è mio.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero

di Alessandro De Nicola
L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero
L'affaire Parmalat-Lactalis ha già prodotto il decreto-legge per rinviare le assemblee delle società quotate: un trucchetto veramente originale che la Commissione europea dovrebbe subito qualificare come una misura equivalente alla restrizione del libero flusso dei capitali e chiederne l'immediata cancellazione.
Molta attenzione merita invece lo strumento scelto dal Governo per dotarsi di uno strumento che anche per il futuro gli consenta di fermare lo straniero, vale a dire la nuova veste assegnata alla Cassa depositi e prestiti.
Oggi la Cdp ha un compito abbastanza ben definito: finanzia opere infrastrutturali o d'interesse pubblico, finanziandosi attraverso la raccolta del risparmio postale e l'emissione di obbligazioni. Può intervenire con finanziamenti «ad operazioni a sostegno dell'economia» e mantiene partecipazioni in grandi utility come Terna (29,9%) ed Eni (27,7%), in questi ultimi due casi essendosi semplicemente sostituita al ministero del Tesoro, suo azionista al 70%, mentre il rimanente 30% è in mano alle fondazioni bancarie. Partecipa inoltre al Fondo Ppp (partenariato pubblico-privato) e al Fondo Abitare Sociale.

Il ruolo della Cdp può essere visto come positivo o superfluo a seconda della propria visione dell'economia di mercato, ma in ogni caso finora la Cassa si è comportata come una "forza tranquilla", con investimenti non a grappolo e rimanendo nell'alveo delle sue attribuzioni.
Nel suo scatto di patriottismo antifrancese, però, il Governo ha imitato il modello d'Oltralpe del Fonds strategique d'investiments, creato nel 2008 dall'oggi vituperato Sarkozy allo scopo di acquisire partecipazioni di minoranza in industrie "strategiche".

Con il decreto omnibus del 31 marzo la Cdp può ora «assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese». Ai fini d'individuare meglio le imprese interessate, con decreto del ministro dell'Economia verranno definiti i requisiti, anche quantitativi, delle società oggetto di possibile acquisizione (anche attraverso veicoli societari o fondi d'investimento) da parte di Cdp.

Siamo di fronte a una nuova Iri? O, peggio, a una Gepi (la società pubblica amichevolmente conosciuta come il "lazzaretto" che acquistava le aziende decotte senza poi risanarle) rediviva? Vediamo i rischi della nuova missione.

In primis la vaghezza: la norma lascia ampi spazi interpretativi e la loro definizione sono in mano a una scelta puramente discrezionale dell'Economia che avrà la possibilità di cambiarli a piacimento, magari ogni volta che uno straniero (o un italiano) sgradito voglia comprarsi una società. Prendere partecipazioni di minoranza non vuol dire niente: come si è visto, il 29,9% consente di controllare le società quotate e comunque il decreto parla di «partecipazioni» in generale e perciò magari maggioritarie.

Inoltre, quale investitore sano di mente si metterebbe a combattere una battaglia a suon di offerte e controfferte contro lo Stato italiano, trovandoselo poi di fronte come regolatore e agente del fisco? Inoltre, se la Cdp volesse ingaggiare battaglie a singolar tenzone contro un investitore-kamikaze, se questo fosse straniero avrebbe maggiori difficoltà a trovare denaro a prestito rispetto alla Cassa, assistita dalla garanzia statale. Un investitore italiano, poi, sarebbe snobbato dal sistema bancario per ragioni ovvie.

Il tutto contribuirà ad alimentare la sfiducia nel sistema-Italia, dove solo il 4,1% delle imprese è governata da stranieri (nelle altre nazioni, Francia inclusa, si va oltre il 10%) e gli investimenti diretti dall'estero sono ai minimi termini salvo che nei settori super-sovvenzionati (come le energie alternative).

L'Economia ha una via facile per ottenere un seppur parziale perdono: inserisca dei limiti quantitativi molto alti e definisca come strategici solo alcuni settori come la difesa, in modo che un comma qualunque di un decreto omnibus non diventi l'Arma Finale dello Stato contro l'economia di mercato.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero - Il Sole 24 ORE


uff per fortuna qualcuno sano di mente è rimasto anche al sole 24 ore.. :up:
 

salcatal

Come i Panda
uff per fortuna qualcuno sano di mente è rimasto anche al sole 24 ore.. :up:

Hai allenato bene le gambe ?

Ricordati che domani mattina il Leone si sveglia presto e dovrai cominciare a correre.:D:D:D

Pare che INTESA faccia un aumento di capitale di 5 miliardi e che all'assemblea ci sarà qualche mal di pancia.

Qualcuno è intenzionato a chiedere conto dell'investimento in Parmalat (o forse in Granarolo?).
 

Argema

Administrator
Membro dello Staff
Grazie.:)

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Per fortuna non sono l'unico a pensarla così e, anche se relegato nei commenti, questo è un articolo veramente interessante e che completa il quadro.

Ps il neretto è mio.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero

di Alessandro De Nicola
L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero
L'affaire Parmalat-Lactalis ha già prodotto il decreto-legge per rinviare le assemblee delle società quotate: un trucchetto veramente originale che la Commissione europea dovrebbe subito qualificare come una misura equivalente alla restrizione del libero flusso dei capitali e chiederne l'immediata cancellazione.
Molta attenzione merita invece lo strumento scelto dal Governo per dotarsi di uno strumento che anche per il futuro gli consenta di fermare lo straniero, vale a dire la nuova veste assegnata alla Cassa depositi e prestiti.
Oggi la Cdp ha un compito abbastanza ben definito: finanzia opere infrastrutturali o d'interesse pubblico, finanziandosi attraverso la raccolta del risparmio postale e l'emissione di obbligazioni. Può intervenire con finanziamenti «ad operazioni a sostegno dell'economia» e mantiene partecipazioni in grandi utility come Terna (29,9%) ed Eni (27,7%), in questi ultimi due casi essendosi semplicemente sostituita al ministero del Tesoro, suo azionista al 70%, mentre il rimanente 30% è in mano alle fondazioni bancarie. Partecipa inoltre al Fondo Ppp (partenariato pubblico-privato) e al Fondo Abitare Sociale.

Il ruolo della Cdp può essere visto come positivo o superfluo a seconda della propria visione dell'economia di mercato, ma in ogni caso finora la Cassa si è comportata come una "forza tranquilla", con investimenti non a grappolo e rimanendo nell'alveo delle sue attribuzioni.
Nel suo scatto di patriottismo antifrancese, però, il Governo ha imitato il modello d'Oltralpe del Fonds strategique d'investiments, creato nel 2008 dall'oggi vituperato Sarkozy allo scopo di acquisire partecipazioni di minoranza in industrie "strategiche".

Con il decreto omnibus del 31 marzo la Cdp può ora «assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese». Ai fini d'individuare meglio le imprese interessate, con decreto del ministro dell'Economia verranno definiti i requisiti, anche quantitativi, delle società oggetto di possibile acquisizione (anche attraverso veicoli societari o fondi d'investimento) da parte di Cdp.

Siamo di fronte a una nuova Iri? O, peggio, a una Gepi (la società pubblica amichevolmente conosciuta come il "lazzaretto" che acquistava le aziende decotte senza poi risanarle) rediviva? Vediamo i rischi della nuova missione.

In primis la vaghezza: la norma lascia ampi spazi interpretativi e la loro definizione sono in mano a una scelta puramente discrezionale dell'Economia che avrà la possibilità di cambiarli a piacimento, magari ogni volta che uno straniero (o un italiano) sgradito voglia comprarsi una società. Prendere partecipazioni di minoranza non vuol dire niente: come si è visto, il 29,9% consente di controllare le società quotate e comunque il decreto parla di «partecipazioni» in generale e perciò magari maggioritarie.

Inoltre, quale investitore sano di mente si metterebbe a combattere una battaglia a suon di offerte e controfferte contro lo Stato italiano, trovandoselo poi di fronte come regolatore e agente del fisco? Inoltre, se la Cdp volesse ingaggiare battaglie a singolar tenzone contro un investitore-kamikaze, se questo fosse straniero avrebbe maggiori difficoltà a trovare denaro a prestito rispetto alla Cassa, assistita dalla garanzia statale. Un investitore italiano, poi, sarebbe snobbato dal sistema bancario per ragioni ovvie.

Il tutto contribuirà ad alimentare la sfiducia nel sistema-Italia, dove solo il 4,1% delle imprese è governata da stranieri (nelle altre nazioni, Francia inclusa, si va oltre il 10%) e gli investimenti diretti dall'estero sono ai minimi termini salvo che nei settori super-sovvenzionati (come le energie alternative).

L'Economia ha una via facile per ottenere un seppur parziale perdono: inserisca dei limiti quantitativi molto alti e definisca come strategici solo alcuni settori come la difesa, in modo che un comma qualunque di un decreto omnibus non diventi l'Arma Finale dello Stato contro l'economia di mercato.

L'Iri o la Gepi non fermano lo straniero - Il Sole 24 ORE

Spero vivamente in altri tuoi articoli, il pezzo è stato ottimo. Si la vignetta l'ho inserita io, mi sembrava in linea con lo spirito del tuo post. :)
 

salcatal

Come i Panda
Spero vivamente in altri tuoi articoli, il pezzo è stato ottimo. Si la vignetta l'ho inserita io, mi sembrava in linea con lo spirito del tuo post. :)

Grazie.

La vignetta e' eccezionale.

Penso e spero di fare qualche altro articolo.

Sulla Consob, per esempio.

Pare che sia prossima l'emanazione del regolamento sull'Opa.

Hanno lavorato sodo, non c'è che dire.

Quasi 2 anni per emanarlo.
 

dariomilano

novellino
Hai allenato bene le gambe ?

Ricordati che domani mattina il Leone si sveglia presto e dovrai cominciare a correre
.:D:D:D

Pare che INTESA faccia un aumento di capitale di 5 miliardi e che all'assemblea ci sarà qualche mal di pancia.

Qualcuno è intenzionato a chiedere conto dell'investimento in Parmalat (o forse in Granarolo?).

azz si un po' di allenamento ce l'ho, ma dove devo correre?!
lookaround.gif


qua mi sa che il leone mi mangia cmq :help::help:


curioso di sapere come fa Tassara a pagare l'aumento di capitale :-?:rolleyes:
 

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