Per gli amanti della grafica.

Ok trasferiamoci tutti a Parigi!
Magari!!!..poi ..per me con un Papà che ci visse per quasi trent'anni, partirei subito anche a piedi...in più c'è il discorso dell' Arte, anche la Cote d' Azur non sarebbe malaccio...Buona serata a tutti...e speriamo di cavarcela!!!...Ho letto adesso il post di Gino...:(
 
La differenza tra la ricchezza e la poverta a Parigi è impressionante. Ma direi anche poco fuori dal centro ci son zone messe maluccio.
Sarà anche il fatto che i prezzi sono folli? Mi chiedo come fa un lavoratore medio a pagare un affitto medio a Parigi, men che meno chi è economicamente in difficoltà.
 
La differenza tra la ricchezza e la poverta a Parigi è impressionante. Ma direi anche poco fuori dal centro ci son zone messe maluccio.
Sarà anche il fatto che i prezzi sono folli? Mi chiedo come fa un lavoratore medio a pagare un affitto medio a Parigi, men che meno chi è economicamente in difficoltà.
Siamo un po' OT ma anche l'Arte vive nella societa', non ne e' estranea, anzi.
Un aspetto che spesso sfugge e' la relazione tra velocita' e flessibilita' dell'economia e la distribuzione della ricchezza.

In societa' semi bloccate come quella italiana, aspetto di cui tutti ci lamentiamo, abbiamo una situazione non cosi' esasperata di contrasti richezza/poverta'.

Piu' la societa' e' dinamica/aperta (USA?) piu' esistono sacche di miseria, anche visibili in strada.
Ovvero in quelle realta' le opportunita' ci sono e puoi arricchirti velocemente ma anche puoi andare in miseria in pochissimo tempo e non ci sono (pare) protezioni sufficienti.

Ho sempre fatto caso a quei giovani italiani che si lamentano del lavoro precario e poco qualificato che trovano in Italia e poi vanno a Londra a fare i camerieri e vivono in sette in una stanza.
Ovviamente con la possibilita' di essere licenziati con uno schiocco di dita, pero' sei a Londra!

Ovvero e' difficile trovare il giusto equilibrio, come sempre le cose sono complesse, e non e' facile proporre soluzioni :(
 
Ci ho passato parte della giovinezza tra Maeght (era caro, però), rue de Seine e il Quartiere Latino. Poi ho provato a tornarci e ho persino comprato un appartamentino. Niente da fare, se non sei un ragazzo è difficile (non impossibile) fare amicizie, e comunque la città è abbastanza peggiorata. Il Metrò vede un 10% di parigini snob inaciditi, 30% impiegati/e sonnambuli, 60% immigrati, per lo più musulmani, ma anche cinesi, tutti impegnati ad infrangere, coscientemente o meno, le regole del vivere civile un tempo assai considerate. Breve, un involgarimento tale che dopo 5 anni ho venduto l'appartamento e non me ne sono pentito.
La parte a nord dei grands boulevards, palazzi un tempo prestigiosi, è stata occupata dagli immigrati pakistani, per i quali la cura degli spazi è inconcepibile: i palazzi sono tutti in rovina, le strade sembrano quartieri degradati del terzo mondo. Simmetricamente i parigini si sono ritirati nelle loro case e nei loro quartieri. In questo senso Parigi è una città conflittuale che i turisti del week-end non vedono, magari piace a chi vuol trovare facilmente gran varietà di droghe.

Non voglio scoraggiare nessuno, ma meglio evitare di idealizzare ciò che non si conosce, magari avendo in testa gli occhiali della Belle Epoque che impediscono di valutare la realtà sottomano.
Non conosco Parigi, se non come turista. Il che vuol dire ovviamente non conoscerla. A dire il vero questo vale anche per il mondo perchè non ho mai vissuto all'estero. Però ho lavorato con stranieri e gli italiani, credetemi, non sfigurano mai.
Ricordo che un ex dirigente di una azienda inglese (filiale italiana) mi raccontava di come il capo supremo della filiale italiana fosse preoccupato per un progetto molto importante che a pochi giorni dalla scadenza era ancora in alto mare e di come si dovette, con meraviglia, ricredere perchè a poche ore dalla scadenza i dipendenti italiani impegnati nel progetto erano riusciti a mettere tutti i pezzi a posto.
Quando gli italiani decidono di fare sul serio non li ferma nessuno, e questo grazie alle energie extra che riescono a mettere in campo e per l'apertura mentale e la flessibilità che dimostrano di avere. Però ricordate anche, e non dimenticatelo mai, che sputare su questo paese e considerarsi sempre e comunque meno bravi è lo sport nazionale, e se non ci credete accendete la televisione a qualsiasi ora. Siamo esterofili, e gli esempi si sprecano.
 
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Ci ho passato parte della giovinezza tra Maeght (era caro, però), rue de Seine e il Quartiere Latino.

Ti dirò @baleng, non l'ho trovato caro anzi mi sembra abbia dei prezzi corretti e su alcuni autori anche molto onesti considerando che è una galleria in centro a Parigi e per di più è Maeght. Come sai io sono un pò tra i due fuochi per cui il mio parere è solitamente abbastanza equilibrato e democratico.
 
Ti dirò @baleng, non l'ho trovato caro anzi mi sembra abbia dei prezzi corretti e su alcuni autori anche molto onesti considerando che è una galleria in centro a Parigi e per di più è Maeght. Come sai io sono un pò tra i due fuochi per cui il mio parere è solitamente abbastanza equilibrato e democratico.
Oggi non so. Allora, mille anni fa, aveva sì prezzi "normali", ma io ero uno studente squattrinato e per me erano cari. Diciamo che già a quel tempo ravanavo in giro per le occasioni :ghh:
 
Bellissimo reportage. Grazie :bow:

Mi convinco sempre di più che da qui si dovrebbe scappare via ed a gambe levate :car:

Vorrei anche aggiungere una cosa @Cris70 , che c'è modo e modo di fare galleria.
In Italia vedo tante gallerie assolutamente "non fruibili". Tutto appeso, opere intecate, ambienti asettici, mezzo depliant, galleristi snob (ancora? nel 2018?). A Parigi, con tutto che si dice che i parigini hanno il naso all'insù, i galleristi mi sono sembrati molto umani e interattivi sia loro che lo spazio (grafica, libri, materiale informativo).

Sono stato ad ArtePadova la settimana scorsa, galleristi tutti appollaiati sulle proprie sedie o con il muso o con il telefono in mano. Non hanno un catalogo da darti, neanche un mezzo depliant, ti avrei fatto vedere dei bigliettini da visita che davvero non sapevo se ridere o piangere. Un'altra galleria (non faccio nomi) non aveva neanche i cartellini da mettere di fianco alle opere, aveva scritto a matita sulla parete (!!!) solo il nome dell'artista. Poi gli chiedi un'opera e sparano prezzi senza senso. La logica conseguenza è che in galleria non ci entra più nessuno ed in fiera trovi solo gente che va a passare il sabato quando invece la fiera dovrebbe essere il momento migliore per il contatto tra il potenziale cliente e la galleria.
 
Vorrei anche aggiungere una cosa @Cris70 , che c'è modo e modo di fare galleria.
In Italia vedo tante gallerie assolutamente "non fruibili". Tutto appeso, opere intecate, ambienti asettici, mezzo depliant, galleristi snob (ancora? nel 2018?). A Parigi, con tutto che si dice che i parigini hanno il naso all'insù, i galleristi mi sono sembrati molto umani e interattivi sia loro che lo spazio (grafica, libri, materiale informativo).

Sono stato ad ArtePadova la settimana scorsa, galleristi tutti appollaiati sulle proprie sedie o con il muso o con il telefono in mano. Non hanno un catalogo da darti, neanche un mezzo depliant, ti avrei fatto vedere dei bigliettini da visita che davvero non sapevo se ridere o piangere. Un'altra galleria (non faccio nomi) non aveva neanche i cartellini da mettere di fianco alle opere, aveva scritto a matita sulla parete (!!!) solo il nome dell'artista. Poi gli chiedi un'opera e sparano prezzi senza senso. La logica conseguenza è che in galleria non ci entra più nessuno ed in fiera trovi solo gente che va a passare il sabato quando invece la fiera dovrebbe essere il momento migliore per il contatto tra il potenziale cliente e la galleria.
Guarda, hai descritto benissimo, e mi hai pure fatto capire perché domenica, dopo un piccolo mercatino, mi era passata la voglia di andare ad Artepadova e sono tornato a casa. E se ripenso alle poche fiere viste in questi anni vedo 1) percorsi stancanti, i quadri sono appesi da tutte le parti, in pratica devi fare due volte il giro se vuoi vedere tutto, ci si sente come formiche impazzite 2) certo, galleristi per cui sei o un possibile pollo o un nemico a priori 3) assistenti vestite o di nero o di nero, o sprovvedute o snob, in un'atmosfera che mira a farti sentire un mentecatto se intendi interagire magari facendo cultura (capisco il bisogno di vendere, ma i galleristi non sanno che più il pubblico percepisce questo bisogno e meno è disponibile a spendere?) (e quelli che lo han capito, per non mostrare che il solo urgente compito è vendere, fanno gli snob). 4) un riserbo sui prezzi (talora folli) che non aiuta. L'esperienza semplice dei mercatini dimostra che esporre i prezzi permette al visitatore di guadagnare tempo, e dunque avvicinarsi con più disponibilità a quanto interessa, e questi invece credono che non mostrandoli si selezioni la crema di coloro che sono veramente interessati, mentre invece la reazione più normale sarà: Se non interessa a loro parlare di soldi, perché dovrebbe interessare a me? In pratica, si tenta così di mettere in soggezione il visitatore, senza capire che oggi il mercato levantino appare quasi come una cosa mafiosa da evitare. 5) le cose da vedere veramente sono un'infima minoranza, in compenso occorre sorbirsi fiumane di deprimenti porcherie che dovrebbero semplicemente venire proibite, ne bastano poche per tirar giù tutto il livello di una esposizione, figuriamoci di una fiera dove l'impressione è che si vogliano distribuire a caro prezzo gli avanzi, avendo tenuto i bocconi buoni per i clienti abituali.
Non mi pento proprio di essere mancato ancora una volta. E comunque, @lastra.biffata ripeto che il tuo commento è sintetico e magistrale quanto il mio invece uno sfogo, come di uno schiavo che prenda improvvisamente coscienza del suo stato :squalo:
 
@lastra.biffata e @baleng
Il problema di fondo qui in Italia piu che all'estero è che l'80% delle gallerie in realtà sono mercanti.
Potrebbero vendere aspirapolveri o banane, per loro non cambia nulla. Ne ho frequentati tanti, soprattutto per capire il sistema, e da molti di loro ho anche acquistato. Quando hai capito e loro hanno capito, il rapporto diviene piu leale e ti rispettano anche.

Il mio graduale allontanamento da questo sistema e inevitabilmente da un certo tipo di arte storicizzata e italiana, è proprio frutto di questa consapevolezza e se volete anche di un minimo di disgusto. Lavorano la gran parte con i quadri altrui e non investono per creare valore aggiunto; di fstto speculano per tirare a campare.
Non voglio essere cattivo nel giudizio, ho solo riportato una fotografia reale della situazione. A Padova come anche a Verona e Bologna piu tutte le fiere minori, troverete sempre più mercanti che galleristi.

Il contemporaneo e soprattutto i giovani artisti necessitano invece di galleristi che li supportino e non solo economicamente. Devono proporre loro stimoli, rischiare anche loro sulle idee dei loro artisti e capita di essere anche coinvolto nel percorso. Come collezionista certamente mi lusinga ma anche mi interessa. Capire l'idea e soprattutto vedere la dedizione al lavoro e una progettualità in un percorso artistico per me ad esempio sono sintomi di qualcosa di ben fatto. Un buon progetto ha certamente maggiori possibilità di crescita rispetto ad uno farlocco.

Aggiungete che in fiere come Artissima o all'estero, un gallerista e sempre pronto a spiegarti l'opera e magari a presentarti lo stesso artista. Spesso trovo persone molto brillanti e quasi sempre entusiaste e convinte. Certamente più divertente e motivante che andar per mercanti che ad esempio vogliono venderti un multiplo di Fontana come pezzo unico. Mi è successo veramente ma è solo una delle tante.

(Un casino sto T9. Devo ricorreggere ogni volta lo scritto. Succede solo a me?)
 
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