Gleb Pavlovskij Dissidente perseguitato dall’Urss, pioniere del web russo, nonché consigliere personale di Vladimir Putin dal 1996 al 2011, «quando finalmente compresi alcune cose», oggi uno dei pochi critici del
Cremlino ancora su piazza, tollerato in virtù del suo passato
Una Russia autarchica e isolata dall’Occidente può sopravvivere?
«La spinta di questa utopia della Russia autarchica è la cosa peggiore che Putin sta facendo al suo popolo. Perché non è possibile, semplicemente. La Federazione russa è un progetto ultra-globalizzato, non potrà mai trasformarsi in una economia chiusa. Guardi quel che sta accadendo. Anche i settori creati per sostituirsi alle importazioni, si basano su alcuni elementi di importazione. In un regime di crisi, si dovranno cercare vie traverse per sostituire quella globalizzazione di cui la Russia è stata un fattore importante».
Quando si faranno sentire veramente le sanzioni?
«Colpiranno duro a partire dalla fine di quest’anno. Ma bisogna capire, cosa che non riesce a molti nostri dirigenti, cosa rappresenta l’economia russa. Da noi, non esiste l’economia nell’accezione occidentale della parola. Ci sono reti orizzontali di nuclei familiari che si nutrono di economia statale. Negli anni ’90 e nei primi anni Duemila, si è creata un’economia di sopravvivenza in cui le élite e la popolazione sono divise. Quest’ultima chiede solo non di svilupparsi o progredire, ma di sopravvivere. Finché le élite lo garantiscono, possono fare quello che gli pare. È questo che gli osservatori occidentali faticano a comprendere».
L’ex consigliere dello Zar: «Gli insulti all’Occidente sono pura retorica. Il bipolarismo è finito, ma il Cremlino sa che è impossibile separarci da voi»
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