Perche' nessun strumento prezza l'invasione dell'Ucraina?

....... le manifestazioni non autorizzate dalla polizia in Russia sono vietate dal 2014 e punite con 15 giorni di prigione d’ufficio per chiunque osi pronunciare anche solo una frase contro il governo. Alla seconda, la pena aumenta fino a 5 anni di detenzione.
 
e qualcuno vorrebbe investire negli etf

Rischio espropri e limitazione della propria degli italiani in Russia
Per ora non ci sono conferme. Ma si teme da parte della Russia l’estensione delle norme che permettono il sequestro dei beni dei cittadini stranieri, in precedenza applicabili solo ai cittadini statunitensi, che, come spiega una nota di Confindustria, comprendono la possibilità di imporre:
- divieto di ingresso in Russia;
- sequestro di beni finanziari e di altro tipo in Russia;
- divieto di qualsiasi transazione relativa a proprietà e investimenti in Russia di entità sottoposte a restrizioni;
- divieto di disporre di proprietà situate sul territorio russo;
- sospensione delle attività delle persone giuridiche sotto il controllo di questi cittadini in Russia;
- sospensione dei loro poteri nei consigli di amministrazione o altri organi di gestione di organizzazioni registrate sul territorio russo.
 
e qualcuno vorrebbe investire negli etf

Rischio espropri e limitazione della propria degli italiani in Russia
Per ora non ci sono conferme. Ma si teme da parte della Russia l’estensione delle norme che permettono il sequestro dei beni dei cittadini stranieri, in precedenza applicabili solo ai cittadini statunitensi, che, come spiega una nota di Confindustria, comprendono la possibilità di imporre:
- divieto di ingresso in Russia;
- sequestro di beni finanziari e di altro tipo in Russia;
- divieto di qualsiasi transazione relativa a proprietà e investimenti in Russia di entità sottoposte a restrizioni;
- divieto di disporre di proprietà situate sul territorio russo;
- sospensione delle attività delle persone giuridiche sotto il controllo di questi cittadini in Russia;
- sospensione dei loro poteri nei consigli di amministrazione o altri organi di gestione di organizzazioni registrate sul territorio russo.

A prescindere da come finirà la guerra, Putin ha distrutto la Russia. Ci vorranno 30 anni prima che qualcuno pensi di fare nuovamente impresa lì. Poteva trasformarla in Dubai con le risorse che aveva e ha scelto la strada del Venezuela.
 
cavolo 4 anni per raddoppiare il tap
qualcuno diceva che bastava mettere una stazione di pompaggio
non si capisce + nulla



Cingolani parla di 24-30 mesi. Non sono abbastanza?

«No. Le faccio qualche esempio: per il raddoppio delle forniture dal Tap servono quattro anni, l'Enel dice che per il rigassificatore di Porto Empedocle ce ne vogliono tre, Sorgenia a Gioia Tauro non sarà pronta prima di quattro. E le estrazioni di gas non possono arrivare a 5 miliardi di metri cubi in fretta: servono nuove concessioni e bisogna tornare a fare esplorazioni dopo 15 anni».



 
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numeri, i numeri parlano
con un tap fatto bene si avrebbe il gas per fare l'energia

. In otto anni, il nostro Paese avrebbe potuto installare almeno 50mila mw, aggiuntivi rispetto a quelli oggi esistenti, mentre l’energia elettrica aggiuntiva ammonterebbe a +90 TWh (TeraWattora) l’anno. Per produrla servono, appunto, 20 miliardi di metri cubi di gas.
 
riguardo all'esercito russo, che davanti a dei mezzi incolonnati non mette una batteria di missili anti aerei/droni lo descrive bene
non vorrei che dato sta estrema pochezza, non passassero ad armi di sterminio
 
sapevate che l'80% del costo del fertilizzante e' dato dal gas?
si sta quindi poco a capire quanto possono essere aumentati

non so se ce la caveremo con inflazione al 4/5 % come dicono
certo questo costringe a tirare i soldi fuori dai c/c e investirli, forse e' anche per questo che le borse sono molto resilienti
poi c'e' l'inflazione che e' nella formula del fair value ...quindi alta inflazione fa salire automaticamente le borse

ieri mi e' arrivata la bolletta del gas...giusto il triplo dell'anno scorso



Comune a tutte le filiere agricole c’è il problema dei fertilizzanti il cui costo è in forte aumento e l’offerta in calo. Il gas naturale viene utilizzato come materia prima per i fertilizzanti azotati, e rappresenta circa l’80% dei costi di un produttore. A questi prezzi del gas molti produttori stanno riducendo l’offerta perché i costi sono eccessivi. Il colosso Yara ha ad esempio più che dimezzato la sua produzione in Francia e Italia. “Le aziende non possono continuare a correre il rischio di produrre fertilizzanti con gli attuali prezzi del gas e tenere poi il prodotto in magazzino per una successiva vendita”, ha affermato il portavoce di Fertilizers Europe Lukas Pasterski all’agenzia Bloomberg. Ieri il ministro russo dell’industria e commercio Denis Manturov ha annunciato che Mosca sospenderà le esportazioni di fertilizzanti verso i paesi “nemici”, Italia inclusa quindi, come ritorsione per le sanzioni.

 
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ci mancherebbe anche sto problema
strano se non fosse ancora stato fatto

Ore 5.06 - Oms a Kiev: distruggete i patogeni pericolosi
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato all’Ucraina di distruggere i patogeni pericolosi presenti nei laboratori di salute pubblica del Paese per prevenire «eventuali fuoriuscite» che potrebbero diffondere malattie tra la popolazione. È quanto si legge in una nota inviata dall’organizzazione a Reuters. Gli esperti di sicurezza biologica affermano che il movimento di truppe russe in Ucraina e il bombardamento delle sue città hanno aumentato il rischio di fuga di agenti patogeni, nel caso un attacco colpisca queste strutture.
 
12.10 - A Putin mancano i soldati per occupare l’Ucraina
Secondo la dottrina dell’esercito americano (che di occupazioni se ne intende) per affrontare una resistenza armata (sostenuta dalla Nato) in un Paese ostile come l’Ucraina servono 20-50 soldati ogni mille abitanti. I russi possono contare solo su quattro. Lo scrive l’Economist in un editoriale sugli scenari futuri: anche se Kiev cadesse, la Russia non avrebbe «i soldi e le truppe per occupare neanche la metà dell’Ucraina». In 16 giorni di guerra migliaia di soldati russi sono morti in Ucraina: un bilancio simile a quello dei militari americani uccisi in Iraq dal 2003 in poi.
 
una buona pratica e' non concedere mai lo sblocco dello smartphone col volto



Russia e riconoscimento facciale: così il regime usa la tecnologia per reprimere il dissenso. «È come Matrix»
di Paolo Ottolina


I controlli sugli smartphone dei cittadini e dei russi o degli stranieri che fuggono dal Paese. E soprattutto l’utilizzo sempre più pervasivo di software e riprese video: oggi possono identificare una persona anche se il volto non è visibile


Per qualcuno è come «1984» di Orwell. Per qualcun’altro, come il professor Giovanni Savino, fuggito dalla Russia dopo 17 anni nel Paese anche peggio . «È come un film di fantascienza, come Matrix». La «democrazia imperfetta» con la guerra scivola in fretta verso scenari staliniani e la tecnologia è il perfetto nastro adesivo per silenziare ogni dissidenza. Come in «Matrix» c’è la realtà e c’è la narrazione dei media approvati dal Cremlino (bloccati i siti scomodi, quelli stranieri e anche i social network). Come in «Matrix» non si sfugge alle macchine o meglio alla macchina (del controllo), che gira soprattutto intorno alle tecnologie di riconoscimento facciale. Sono utilizzate per tracciare e riconoscere i dissidenti, sfruttando una rete vastissima di telecamere di sorveglianza: solo a Mosca si stima ce ne siano 175 mila.

La Russia putiniana non inventa nulla, al più si ispira all’esempio cinese, dove l’uso della biometria facciale per autenticarsi è diffusissimo (a Pechino può servire usare il volto anche per ottenere i quadratini di carta igienica nei servizi pubblici). La chiara volontà del Cremlino è quella di costruire un database il più ampio possibile, con la classica offerta che non si può rifiutare: «Accedi col volto, paga col volto. È più comodo è veloce».

L’autenticazione facciale è arrivata ad esempio nelle banche. Altre raccolte massicce, come denunciano associazioni quali Human Rights Watch, sono passate attraverso i pass scolastici e il monitoraggio del traffico. L’obiettivo del governo è avere immagini facciali e campioni vocali di 70 milioni di persone entro il 2024. Nel novembre scorso, Putin aveva affermato che solo lo Stato dovrebbe avere la piena «responsabilità della raccolta di dati biometrici» per garantirne la sicurezza e che dovrebbe anche regolare l’accesso da parte di terzi.

Solo un mese più tardi, alcuni emendamenti alla legge sull’Informazione sono andati proprio in questa direzione. Il Sistema Biometrico Unificato è stato dichiarato un “sistema statale”, dando al governo il pieno controllo, compresa la regolamentazione dell’accesso ad esso, con la gestione tecnica dell’operatore di telefonia Rostelecom. Alla fine del 2021, il Sistema biometrico unificato contava però soltanto 216 mila individui registrati. Il Cremlino vuole accelerare: nel corso di quest’anno i soggetti privati, come le banche, dovranno cedere i loro database al sistema governativo, senza poterne conservare copia.


La mossa più eclatante per accelerare questa raccolta massiccia è stata l’introduzione l’anno scorso di Face Pay, un sistema per accedere alla metropolitana di Mosca semplicemente mostrando il volto. Face Pay consente di accedere a più di 240 stazioni della splendida metropolitana moscovita, che ha oltre 6 milioni di passeggeri al giorno, fermandosi al tornello e fissando una telecamera. Per attivare il sistema bisogna inviare una foto e associare una carta di pagamento e gli evenutali dati dell’abbonamento ai mezzi.

Moltissime le critiche e le polemiche. «Privacy dei dati garantita!» ironizzò all’annuncio del servizio Meduza, sito di news indipendente e critico verso il regime, oggi tra quelli bloccati in Russia. Un’attivista ha dimostrato come nei gruppi Telegram sia possibile, pagando cifre anche modeste (200 dollari), ottenere decine di immagini di una persona tratte dall’ampia rete di sorveglianza attiva nella capitale russa. Il problema più rilevante resta però l’uso in chiave repressiva di questi dati.


Una data chiave dell’evoluzione sempre più apertamente anti-democratica di queste tecnologie è il settembre 2019, quando almeno 20 mila persone scesero in piazza a Mosca. Tutti i manifestanti furono «obbligati a passare attraverso metal detector dotati di telecamere a circuito chiuso, installate all’altezza degli occhi», denunciarono gli attivisti. Poco prima, il governo di Mosca aveva annunciato di voler utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale in caso di raduni pubblici. Una denuncia presso un tribunale moscovita da parte degli attivisti non sortì effetto: la corte respinse la denuncia, sostenendo che l’uso della tecnologia da parte del governo era legale, anche se la legge russa in quel momento richiedeva il consenso esplicito per la raccolta di dati biometrici tramite la tecnologia di riconoscimento facciale.

Negli ultimi due anni, l’uso di queste tecnologie da parte del Cremlino ha subito una netta accelerazione. Secondo le stesse autorità, ci sono algoritmi che processano in modo automatico flussi provenienti da circa 125 mila videocamere di sorveglianza installate in città. Il riconoscimento facciale è stato utilizzato durante i lockdown per il Covid, scovando e identificando alcune centinaia di persone che non rispettavano le regole sanitarie.
Oggi si va ancora più in là. I sistemi di processamento e analisi dei dati video sono in grado di definire un “ritratto”, un profilo chiaro di una persona in base ad altezza, taglia, abbigliamento e altri fattori: possono tracciare i movimenti anche quando il volto di un soggetto non è visibile. Questi nuovi ed evoluti sistemi sono già attivi in cinque regioni della Russia.

«Un grande passaggio rispetto ad alcuni anni fa - spiega Stefano Tubaro, docente di Telecomunicazioni e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano - è stato il miglioramento della risoluzione delle camere, grazie a cui si possono fare analisi automatiche che con camere analogiche non erano pensabili. Poi l’altro passo avanti riguarda proprio la capacità di identificare le persone anche quando non sono riprese perfettamente. Al momento attuale siamo in una fase intermedia, in cui i software riescono a fare da soli gran parte del lavoro, ma non ancora tutto».


Negli ultimi anni, il controllo tecnocratico sui cittadini russi e sui residenti stranieri è passato grandemente attraverso la sorveglianza attiva degli smartphone. Tutti gli smart devices (telefoni, computer, tv) venduti in Russia devono per legge avere software russi pre-installati. Una legge a cui anche Apple si era piegata (ora Cupertino ha bloccato le vendite nel Paese). Anche chi lascia il Paese, dopo il giro di vite che proibisce anche soltanto di parlare di “guerra” entro i confini russi, deve fare attenzione a cosa contiene il suo smartphone. Testimoni raccontano di lunghi interrogatori all’uscita e di perquisizioni su telefoni e laptop.


Insomma, se come scrive l’Economist, Putin con la guerra ha virato dalla cosiddetta “democratura” a un’aperta stalinizzazione del suo Paese, lo scenario del controllo non è quello burocratico e analogico dell’era sovietica ma si avvicina a quello delle distopie fantascientifiche. Scenari che per le democrazie occidentali devono essere anche un monito per sviluppare i giusti anticorpi, come ricorda Fabio Chiusi, docente all’Università di San Marino e da anni fra gli esperti più attivi nel denunciare i rischi legati alla tutela dei dati personali: «Quello che accade in Russia è un esempio concreto della fallacia della frase “Se non hai niente da nascondere non hai nulla da temere”.
Noi viviamo in Italia e nell’Unione Europea, che pur fra alcuni buchi e disastri, sono tra i più attenti sul tema della privacy. Dove le istituzioni non arrivano, per fortuna c’è una grande reti di avvisti e di esperti che si fa sentire come nel caso della campagna “Reclaim your face”.»
Ma il punto di fondo, ricordando il proliferare di camere di sorveglianza e di biometria più o meno “allegra” anche dalle nostre parti, secondo Chiusi è questo: «È una buona idea concedere di continuo il nostro volto? È normale vivere in una società dove per tutelarmi devo occultare il mio viso perché viene in continuazione raccolto?
E questi dati, ricordiamo, sempre più spesso vengono dati in pasto ad algoritmi opachi, basati su principi parascientifici, che dovrebbero ad esempio prevenire aggressioni di genere o decidere se un migrante va fermato ai confini o no». E Fabio Chiusi poi conclude: «Quando esco con il cane nella mia città, Udine, se passeggio davanti al Tribunale il mio volto viene ripreso da videocamere di un’azienda cinese. In molti Paesi democratici queste aziende non possono vendere i loro sistemi, ma qui da noi sì. È una buona idea? Il cittadino italiano deve essere conscio di tutti questi temi».




 

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