Già, dalle mie parti personaggi come il supposto genio, li si definisce semplicemente " dei mone": con un mona non può sussistere dialogo, ragionamento minimamente logico; il mona va per la sua strada, a prescindere, per cui come tale va trattato.
Non si risenta il soggetto in questione, e neppure chi, leggendo, potrebbe comprensibilmente fraintendere: il mona, o pagliaccio che dir si voglia deve, secondo stimolo naturale, dare sfoggio di tutta la sua imbecillità perché solo quello sa fare.
Ribadisco: repetita iuvant.
C'è forse qualcuno che la pensa diversamente?