Opzioni Scuola di Opzioni

La mia idea originaria era che un indice è troppo volatile per andare shortare opzioni nella speranza che si rimanga per un mese nello stesso range di prezzi, per questo punto su uno long strangle, che però ha i suoi bei problemi nell'essere redditizio.

D'altra parte se fosse vero che le quotazioni dell'indice sono così ingessate saremmo tutti ricchi andando short sulle opzioni... :)
 
La mia idea originaria era che un indice è troppo volatile per andare shortare opzioni nella speranza che si rimanga per un mese nello stesso range di prezzi, per questo punto su uno long strangle, che però ha i suoi bei problemi nell'essere redditizio.

D'altra parte se fosse vero che le quotazioni dell'indice sono così ingessate saremmo tutti ricchi andando short sulle opzioni... :)


mah chi sa veramente gestire bene il rischio tira fuori la pagnotta da anni a vendere opzioni ... poi certo ti capita un SET08 e ti richiedono indietro un panettone :D ...
 
Per adesso devo capire bene, poi se sarà il caso andrò su un broker serio.
Fineco mi serve per le obbligazioni su cui ho la mia operatività principale per ora.
 
Ho cambiato il titolo della discussione mettendone uno più attinente alla piega che ha preso il 3d.

Parliamo un attimo della volatilità.
A scuola ci insegnano che il prezzo delle opzioni è determinato, tra le altre cose, dalla volatilità storica del sottostante e dalla volatilità implicità dello strumento.
La prima è calcolata con metodi matematici e quindi dovrebbe avere una certa costanza all'interno di intervalli di tempo ristretti.
La seconda invece la determina il market maker un pò come gli pare, è la giustificazione per ogni movimento anomalo di prezzo, ma è anche quella che rende redditizia una posizione rispetto ad un'altra.

Facendo un pò di confronti tra il prezzo dell'opzione calcolato secondo il modello matematico e il prezzo effettivo di mercato si può facilmente calcolare quale sia la volalità in un dato momento.
Questa, soprattutto in fase di mercato poco mosso come oggi, è piuttosto stabile ma cambia a seconda dello strike price e del tipo di opzione (call o put).

Per esempio la call aprile 21000 e la put aprile 21500 hanno, in questo momento, una volatilità del 23% (pressochè esatta) mentre la call aprile 21500 ha una volatilità del 22,20%.
Questa differenza desumo sia legata alla "distanza" tra il prezzo del sottostante e lo strike price tenendo ovviamente conto della direzione dell'opzione.

Il problema è che non possiamo sapere con esattezza quanto di questa volatilità sia implicita e quanto storica perchè quest'ultima viene calcolata in modo sì matematico, ma con dei parametri che non ci è dato sapere.
In particolare è necessario sapere se il market maker tiene in considerazione il calendario solare (365 giorni) o quello lavorativo (256 giorni) e che periodo di giorni tiene in considerazione nel calcolo: io ho sentito parlare di 23 giorni, ma è un dato del tutto inaffidabile.
Qualcuno conosce dei parametri che reputa affidabili, o una fonte di una certa autorevolezza?

E una volta che sappiamo il valore effettivo della volatilità implicita che ci facciamo?
Sempre a scuola ci insegnano che quando questa è statisticamente bassa (in relazione ai livelli passati) si compra in attesa che questa salga muovendo il prezzo in nostro favore.
Mi è parso di capire che sull'utilità della volatilità implicita ci siano però delle scuole di pensiero contrapposte...
Ne vogliamo parlare ?
 
Che tasso di interesse usare come parametro nel calcolo del prezzo delle opzioni?

"I dati sui tassi d’interesse utilizzati al fine di ottenere una buona stima di tale parametro sono i seguenti tassi interbancari: tasso a brevissimo termine (una settimana), tassi a 1, 3, 6, 12 mesi. Il tasso d’interesse che si accorda con il tempo a scadenza di ciascuna opzione viene ottenuto interpolando linearmente i due tassi interbancari più vicini. Si ritiene, in questo modo, di approssimare in modo ottimale il tasso d’interesse privo di rischio secondo quanto ipotizzato da B-S."
[...]
 

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