SE TI LASCI ANDARE, LE COSE ANDANO...

Questi sono dei poveretti se pensano che uno possa accettare supinamente i loro dati.
Leggevo ieri che un vaccino è stato testato su 160 (CENTOSESSANTA) persone.
Quale garanzia proviene da un test su 160 persone ?.....magari 160.000

La domanda è stata depositata, ora è attesa l’autorizzazione e il via libera in Europa per i vaccini contro il Covid.

Pfizer e BioNTech hanno presentato la documentazione all’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali.

Il loro obiettivo è cominciare la distribuzione entro fine mese.

Da parte dell’Agenzia, c’è stata la conferma di avere ricevuto le richieste del vaccino di Pfizer e di Moderna.

La valutazione del primo ci sarà entro il 29 dicembre, quella del secondo non oltre il 12 gennaio.

Pfizer e BioNTech, per la cronaca, hanno presentato domande pure in Australia, Canada e Giappone:

“I dati dello studio clinico di Fase 3 hanno dimostrato un tasso di efficacia
del Vaccino contro il Covid-19 del 95 per cento, senza alcun problema di sicurezza osservato fino ad oggi”.


L’Ema, in una nota, ha chiarito che insieme ai Comitati scientifici lavorerà sulla valutazione durante il periodo natalizio:

“Se i dati presentati sono sufficientemente solidi per trarre conclusioni sulla qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino,
il Comitato scientifico per i medicinali per uso umano dell'Ema concluderà la sua valutazione” per le date indicate.

Intanto Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, ospite del programma “L'imprenditore e gli altri”,
condotto dal fondatore dell’Unicusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv, ha detto la sua sul vaccino messo a punto dall’Università di Oxford:

“La capogruppo Astrazeneca sta predisponendo tutta la documentazione, tutto il pacchetto da consegnare alle agenzie regolatorie.
Confido che entro una settimana questo pacchetto sarà pronto e consegnato.
A quel punto le agenzie regolatorie, con il rigore dovuto e con tutta la possibilità di controllare tutte le carte, potranno decidere se validare o meno il vaccino.
Ho letto tante notizie sull’errore nella sperimentazione, mi permetto di dire che non si tratta di errore, ma è stato un caso fortuito,
cosa che nella ricerca scientifica è quasi la norma.
Nel caso specifico, è successo che è stato consegnato un protocollo alle agenzie regolatorie come da prassi per dire cosa si sta cercando e in che modo”.


E poi: “Nel corso di queste ricerche, facendo l’esperimento di iniettare una dose iniziale più una di richiamo dopo un mese del candidato vaccino,
si è visto che mettendo mezza dose la cosa funzionava molto meglio.
Non è un errore, è un caso fortuito che nella ricerca è quasi una prassi.
Quando si cerca un ago in un pagliaio c’è bisogno anche di una certa fortuna che magari fa fare un ritrovamento molto più velocemente.
Questo è successo tante altre volte, la penicillina e gli antibiotici sono venuti fuori per un caso fortuito.
La spiegazione è che mezza dose va a stimolare la reazione immunitaria più lentamente
e poi con la dose di richiamo si ottiene l’effetto sperato in misura maggiore
.
Questo gruppo di volontari stava in Inghilterra e quindi la sperimentazione è proseguita in Inghilterra,
avvertendo già da maggio-giugno le agenzie regolatorie che sarebbe stato attuato anche questo esperimento.
La cosa è andata a buon fine perché ha evidenziato un’ottima risposta immunitaria, sempre nell’ambito della sicurezza,
quindi oggi stanno raccogliendo i dati per portarli all’esame delle agenzie regolatorie”.


Per concludere Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma,
nel corso di “Che giorno è” su Radio 1 ha fatto trapelare un certo ottimismo:

“A giorni daremo i dati sulla prima fase di sperimentazione”.
Vaia ha parlato di “dati confortanti” relativamente al candidato vaccino italiano:
“Non è una corsa, non ci sono premi in palio, il premio è un vaccino sicuro, efficace e per tutti”.
 
Riporto ancora.


Salutare voce fuori dal coro e luminare nel suo campo, il virologo Tarro interviene
contro i facili entusiasmi generati dal vaccino per il coronavirus.

Un vaccino che – assicura, per ora, il ministro Speranza – non sarà obbligatorio;
ma guarda caso, qualcuno già prospetta la "spintarella", che consisterebbe
nell’emissione di un certificato vaccinale senza il quale viene decretata la morte civile del cittadino.


Non ti vaccini? Non entri nei cinema, negli stadi, nelle scuole, nei mezzi pubblici, nelle palestre…


A fronte di tanta obbligatorietà, ci si aspetterebbero – per lo meno – delle garanzie di sicurezza
da chi ci vorrebbe inoculare in fretta e furia un composto sperimentato per pochi mesi;
magari, se fosse possibile, senza farsi dare dei no-vax o dei negazionisti.

E chissà se daranno del no-vax pure a Tarro, che in un’intervista rilasciata all’Antidiplomatico
solleva ragionevoli dubbi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino contro il Sars-CoV-2.


Il virologo inizia con una precisazione:

«Ovviamente, ritengo che i vaccini siano una importante conquista della Medicina e che, quando ciò è inevitabile,
si debbano affrontare i rischi connessi ad una vaccinazione di massa».

E cita l’esempio della «temibile Poliomielite (debellata nel 1962 dal vaccino di Albert Sabin, che considero il mio Maestro).
Altra cosa è il Morbillo in nome del quale, nel 2017, sono stati imposti a tutti i bambini italiani ben dieci vaccini, quasi tutti assolutamente inutili».


Per quanto riguarda il Covid, prima di proporre il vaccino, sarebbe, quindi,

«il caso di valutare attentamente il rapporto tra rischi e benefici.
Benefici che, per quanto riguarda i cosiddetti vaccini anti-Covid non si capisce quali siano,
considerando che, così come dichiarato, addirittura, dal capo del dipartimento medico di Moderna, il dottor Tal Zaks,
una persona vaccinata continuerebbe ad infettare gli altri».



Non solo: se si prendono per buone le stime di multinazionali come la Pfizer, Moderna, Astrazeneca,

«questi vaccini garantirebbero, forse, una immunità di due anni.
Questo significa che non ci eviterebbero nemmeno il lockdown e che dovrebbero essere somministrati per sempre a tutta la popolazione».

E da momento che il virus Sars-Cov-2 rappresenta

«un rischio solo per meno del cinque per cento delle persone», Tarro considera la vaccinazione obbligatoria «una follia».



Tarro va poi ad evidenziare la questione, spinosissima, dei rischi sanitari correlati al vaccino.

«Oggi i futuri, presunti, vaccini anti-Covid sono almeno 71; tutti realizzati in pochi mesi,
mentre per realizzare un vaccino ci vogliono mediamente 8-10 anni», attacca il virologo.

«Ma, ancora più grave è che alcuni di questi vaccini, ad esempio, quello della Pfizer,
sono basati su una tecnologia mai usata prima e, tra l’altro, attualmente vietata dall’Unione europea».



La tecnologia consiste,

«considerato che il virus muta continuamente, nell’alterare il nostro sistema genetico
per far sì che il nostro sistema immunitario possa riconoscere il virus come una minaccia», spiega.

«Questo, secondo le speranze della Pfizer, dovrebbe stimolare la produzione dei soli anticorpi specifici,
come le immunoglobuline G, la cui permanenza dovrebbe garantire una – non si sa quanto durevole – immunità.
Speranze, appunto».

E qui sorge la questione che più fa preoccupare Tarro:

«Ma chi ci garantisce che questa alterazione genetica non possa, ad esempio, scompaginare il nostro sistema immunitario
trasformando qualcuno dei tanti virus, con i quali pacificamente conviviamo, in un killer?»



Una prospettiva decisamente inquietante.

«Tra l’altro va detto che per scartare questo rischio ci sarebbe stato bisogno di un periodo molto lungo di trial subìto da moltissimi anziani.
È quello che verrà fatto, da gennaio, in Italia. E, ad essere malpensanti, si potrebbe dire che gli Italiani saranno le vere cavie del vaccino Pfizer»,


conclude amaramente Tarro.
 
Non sò se e' vera....in ogni caso oltreoceano si preparano ad una guerra civile
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Ma non credete che in un anno chissà quanti studi hanno fatto e stanno facendo ........?
Naturalmente le nostre agenzie non l'hanno ancora approvato,chiediamoci il perchè ?
E boicottano altri farmaci utili per la cura della malattia. Chiediamoci ancora il perchè ?
Mentre il nostro Comitato Tecnico Scientifico è fermo al cortisone, che serve ad una beata minchia.......
......mentre il saturimetro....non guarisce. Indica solo l'ossigenazione del sangue.
Questi sono fermi alla tachipirina....pure. Così il paziente peggiora per giorni, i polmoni sono saturi,
lo portano in terapia intensiva e ........


Fra i tre "litiganti" il quarto gode: nella guerra a chi produrrà il vaccino più efficace,
si inserisce un farmaco che sarebbe in grado di ridurre la mortalità e migliorare il quadro clinico dei malati di Coronavirus.

Si tratta del baricitinib, già in commercio ed utilizzato per la cura dell'artrite reumatoide.

Mentre Pfizer, Moderna ed AstraZeneca (le aziende più "avanti") stanno testando ed iniziando a produrre il proprio vaccino
(manca il via libera, comunque, delle autorità competenti), la speranza di guarire i malati al Covid-19 arriva dal baricitinib,
che ha dato ottimi risultati nei pazienti più gravi che non avevano risposto alla prima linea delle cure.


La ricerca, che ha visto in campo anche ricercatori italiani dell'Università di Pisa, è stata da poco pubblicata su Science Advances.

"C'è una mortalità ridotta del 71% (95% CI 0,15-0,58) in 83 pazienti
con polmonite Sars-Cov-2 moderata o grave con pochi eventi avversi indotti dal farmaco,
inclusa una grande coorte di anziani (età media 81 anni).
Altri 48 casi con polmonite lieve-moderata si sono ripresi senza problemi",

si legge sull'introduzione allo studio.

Nel gruppo trattato con il farmaco, quindi, la mortalità è stata inferiore del 71% rispetto a quelli che hanno ricevuto le terapie standard.

E se il 35% dei pazienti non trattati con baricitinib è morto o ha avuto bisogno di essere intubato, la percentuale tra quelli che hanno ricevuto il farmaco è scesa al 17%.


Lo studio è stato effettuato insieme ai ricercatori dell'Imperial College di Londra,
del Karolinska Institute di Stoccolma e dell'Università di Albacete, in Spagna.

"L'intuizione di questa molecola nasce da uno studio fatto dall'intelligenza artificiale:

gli ingegneri dell'Imperial College hanno messo migliaia di molecole in un software e,
sulle basi dei meccanismi che il virus usa per entrare nella cellula come recettori e proteine,
è uscito fuori che questa molecola poteva essere utile per il trattamento del Covid
",

ci ha spiegato in esclusiva uno degli autori dello studio, il Prof. Marco Falcone, ricercatore in Malattie infettive dell'Università di Pisa,
in forza all’Unità operativa di Malattie infettive dell’Aoup e membro del consiglio direttivo della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali).

"Da qui si è passati alla valutazione sui malati, inizialmente per uso compassionevole.
A Pisa abbiamo iniziato questa cura per alcuni malati per i quali fallivano tutte le altre terapie
ed abbiamo visto che molti di questi pazienti, con l'uso di questo farmaco,
rispondevano positivamente migliorando il quadro respiratorio e ritornando ad una condizione di migliore ossigenazione del sangue", ci ha detto il Prof. Falcone.

Questo farmaco ospedaliero viene utilizzato nei malati in cui c'è un peggioramento
e che non hanno risposto alle cure con altre terapie utilizzate in prima battuta come i farmaci standard steroidei, il remdesivir e l'eparina.


È quindi iniziata la collaborazione tra i vari centri:

"i laboratori di Londra e Stoccolma hanno simulato le cellule umane in vitro, chiamate organoidi,
e si è verificato che questo farmaco, nato per l'artrite reumatoide, oltre ad avere un effetto antinfiammatorio
riesce a bloccare l'ingresso del virus nelle cellule", ha detto Falcone.

Ma in cosa differisce da altri farmaci già in uso per alleviare le sofferenze dei malati più gravi?

Il ricercatore ci ha spiegato che quando un malato comincia a progredire,
il farmaco antinfiammatorio baricitinib riesce a bloccare quella che viene chiamata "cascata citochinica",
ossia l'infiammazione del polmone che diventa 'bianco' e non fa più respirare il paziente.

Questo fenomeno infiammatorio non è causato dal virus ma dalla risposta infiammatoria del soggetto
che provoca la complicanza che porta il malato ad essere intubato.

"Questo farmaco, come altri in fase di analisi, serve a bloccare la risposta infiammatoria incontrollata".


Rispetto ad altri, questo farmaco ha un meccanismo molto sofisticato che blocca a monte
i meccanismi che portano poi all'infiammazione che causa l'artrite reumatoide, le artriti e le malattie infiammatorie.

Visto che anche con il Covid c'è infiammazione, è molto efficace.

"Il vantaggio anche rispetto ad altri farmaci è che si prende una compressa al giorno, per bocca, ed ha un'emivita di 12 ore:
quindi, se si ha un effetto avverso, sospendendo la compressa si sospende anche l'eventuale effetto tossico.
Invece, per gli altri farmaci con cui si fa una singola iniezione endovenosa i cui effetti durano settimane o mesi,
un'eventuale effetto avverso può durare anche per settimane", ha specificato il Prof. Falcone.


Gli effetti collateriali riguardano chi ha un'insufficienza renale al di sotto di un certo limite ed è controindicato se si ha una compromissione epatica.

Trattandosi di un farmaco immunosoppressore che riduce le difese immunitarie, può provocare infezioni secondarie.

"Nella nostra casistica non abbiamo visto questo fenomeno, va comunque considerato in un contesto particolare
come quello dei malati che non rispondono alle terapie di prima linea".


La Food and Drug Administration americana che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici,
ha dato il via libera all'utilizzo del farmaco che, fra tutte le altre opzioni che si stanno testando per il Covid, è la più promettente.


"Il messaggio che deve passare è che, in attesa del vaccino che su larga scala risolverà verosimilmente il problema,
dobbiamo testare molecole che siano in grado di curare, oggi, i malati.
La ricerca fa tentativi per migliorare la prognosi di questa malattia che ancora, ad oggi, ha una mortalità significativa", ha sottolineato Falcone.


Per il momento, però, l'Ema (Agenzia Europea per i medicinali) e l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), non si sono ancora pronunciate
a differenza dell'Fda che ha dato un'autorizzazione di emergenza.

"Cosa significa?

Che gli studi sono ancora pochi e l'ente regolatore non dirà che il farmaco (o il vaccino) sarà efficace o sicuro al 100%
ma che in una situazione di grave difficoltà ne autorizza l'ingresso in commercio che andrà monitorato.
Negli Usa il farmaco è già operativo per utilizzare per curare il Covid", ci ha detto il ricercatore.


In attesa di sapere se anche in Europa ed in Italia verrà autorizzata la cura con il baricitinib,
il nostro Comitato Tecnico Scientifico ha approvato le linee guida per la cura dei malati Covid a domicilio.

Prima di tutto, bisogna valutare bene la situazione prima di scegliere i farmaci per la terapia domiciliare contro il Covid:

il cortisone, ad esempio, si può prendere in considerazione dopo almeno tre giorni di sintomi e se peggiora la saturazione dell'ossigeno nel sangue.

L'eparina non va utilizzata se non a chi è costretto a rimanere a letto per tanto tempo

mentre vitamine ed integratori, in questo contesto, non servono a far migliorare il paziente.

Fondamentale, invece, l'importanza del saturimetro, che in situazione normale segna un dato superiore al 95%
ma che, il limite di saturazione accettabile, tenuto anche conto del margine di errore degli strumenti da casa, deve essere quello del 92%.

Quando un medico assiste a domicilio persone con pochi sintomi deve far misurare in modo frequente l'ossigenazione,
trattare la febbre con il paracetamolo e assicurarsi che il pazienti si idrati e mangi.


In attesa del nuovo anno è di fondamentale importanza che la scienza continui alla ricerca di cure che possano bloccare l'avanzata del virus.

"Non bisogna tifare per i farmaci, ma bisogna essere realisti: la maggior parte della popolazione
non potrà essere vaccinata a gennaio-febbraio, forse avremo le dosi soltanto per il personale sanitario
e qualche categoria particolarmente a rischio. Per avere una copertura vaccinale serviranno almeno primavera ed estate"
,

conclude il prof. Falcone.

"Da qui all'estate avremo un numero di persone estremamente elevato con il Covid,
dobbiamo avere le armi adesso, i malati sono adesso e la gente sta muorendo adesso.
Il vaccino è la prospettiva ma il Covid è adesso, ogni trattamento va testato il prima possibile.
Nei prossimi mesi dobbiamo scoprire nuove strategie per ridurre la mortalità".

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.....a proposito, il remdesivir serve.......da noi lo boicottano.


Eli Lilly e Incyte riassumono nella nota i dati principali emersi dallo studio:


  • I pazienti trattati con baricitinib in combinazione con remdesivir
  • hanno avuto una significativa riduzione del tempo mediano al recupero da 8 a 7 giorni (miglioramento del 12,5%) rispetto al solo remdesivir;

  • I pazienti trattati con baricitinib in combinazione con remdesivir avevano maggiori probabilità
  • di avere uno quadro clinico migliore al giorno 15 rispetto ai pazienti trattati con solo remdesivir;

  • La percentuale di pazienti che sono passati alla ventilazione (non invasiva o invasiva) o sono morti entro il giorno 29
  • è stata inferiore inferiore con baricitinib in combinazione con remdesivir (23%) rispetto al solo remdesivir (28%);

  • La percentuale di pazienti deceduti entro il giorno 29 era del 4,7% per baricitinib in combinazione con remdesivir vs. 7,1% per remdesivir, una riduzione relativa del 35%;

Eventi avversi ed eventi avversi gravi sono stati riportati nel 41% e nel 15% dei pazienti trattati con baricitinib in combinazione con remdesivir,
rispettivamente, contro il 48% e il 20% dei pazienti trattati con il solo remdesivir.

Infezioni e tromboembolia venosa (TEV) si sono verificate nel 6% e nel 4% dei pazienti trattati con baricitinib in combinazione con remdesivir,
rispettivamente, contro il 10% e il 3% dei pazienti trattati con remdesivir.

Non sono stati identificati nuovi segnali/rischi di sicurezza per i pazienti trattati con baricitinib.
 
Se vera minimo scoppia una guerra commerciale
BOMBA SULLE ELEZIONI USA Un'indagine sui documenti della SEC ha rivelato che la società proprietaria di Dominion Voting Systems ha ricevuto 400 milioni di dollari da una banca svizzera con stretti legami con il governo cinese meno di un mese prima delle elezioni.
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C’è la questione dell’ipotesi di ‘censura’ in capo al figlio Mattia Feltri nei confronti di Laura Boldrin.


Feltri risponde secco:

“La censura in questo caso non esiste.

Il direttore di una qualsiasi pubblicazione, internet o cartacea, decide quello che entra e quello che non entra.

Non mi sembra una cosa così strana, è sempre successo.

Si chiama direttore responsabile perché è il responsabile della pubblicazione.

Se c’è un articolo che lui non condivide non lo pubblica, e il suo giudizio è insindacabile”.


Mattia è una persona civile, non è come me che mi incazzo subito.

L’ha chiamata, ha cercato di sistemare la faccenda. Non è riuscito, e pazienza”.


Infine, una parola sui numerosi attacchi ricevuti nel corso della sua carriera.

Feltri non ne può più e va giù pesante su chi l’ha sempre messo in croce.

“Io non provo dentro di me neanche un fremito.
Non mi incazzo.
A volte mi diverto.
Io la mia strada l’ho compiuta.
La cosa che non sopportano è che io sono diventato ricco
e che loro sono rimasti con le pezze al culo, ecco il motivo per cui si incazzano
”.
 
E i media tacciono..

 

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