SOGNO UN MONDO SENZA ODIO E PREGIUDIZI, UN POSTO DOVE TUTTI SI AMANO E SI RISPETTANO. E TU? -

Ma aumentiamo questa iva di 3 punti e basta lamentele. 20 miliardi disponibili per investimenti.
Che andranno a creare PIL. Occupazione, lavoro e reddito.

Domani scatta il cantiere sull'Irpef che chiamerà in causa, tra gli altri personaggi impegnati, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.

Le parole d'ordine sono due: semplificazione e calo della pressione fiscale.

Termini, questi, che mirano a rassicurare l'elettorato ma che al tempo stesso nascondono una polpetta avvelenata non da poco.

Dal canto suo Luigi Marattin, vice capogruppo di Italia Viva alla Camera, sostiene che sul tavolo ci sono già numerose idee:
“Iniziamo a lavorare con l' obiettivo di rifare completamente Iva e Irpef nel 2021. Il 2021 può essere l' anno di un nuovo fisco, più semplice e più leggero. Cerchiamo di avere coraggio”.

Diversa la posizione del Movimento 5 Stelle. I grillini sono favorevoli a semplificare l'Irpef, con la riduzione delle aliquote da 5 a 3 e una revisione degli scaglioni,
ma non intendono attuare interventi sull'Iva. In un certo senso anche il Pd ha scisso i due concetti: da una parte la riforma dell'Irpef, dall'altra la semplificazione Iva.

In effetti la strategia dell'esecutivo giallorosso è minuziosa.

Quando Gualtieri parla di “calo della pressione fiscale” si riferisce solo alla tassa sul reddito delle persone,
non all'Iva, la quale invece sarà "rimodulata” e quindi, nel suo complesso, salirà.

E pensare che l'attuale maggioranza era arrivata a Palazzo Chigi sbandierando ai quattro venti un diktat chiaro e preciso: evitare l'innalzamento dell'imposta sul valore aggiunto.

L'Irpef potrebbe essere tagliato di almeno 10 miliardi di euro, con il gettito complessivo che passerebbe da 187 miliardi a 177.

Parallelamente il gettito dell'Iva rischia di schizzare in alto della medesima cifra, 10 miliardi, passando dagli attuali 133 miliardi a 143.

Uno scenario del genere è ancora ipotetico ma non è certo fantascienza. Tutto dipenderà dalle scelte che deciderà di prendere il Mef da qui a metà aprile.

C'è da capire quali variabili verranno prese in considerazione per la rimodulazione delle aliquote Iva
e per la modifica delle 68 voci di imposta agevolata che pesano sui bilanci dello Stato per una somma compresa tra i 35 e i 40 miliardi di euro.

Il cantiere della riforma Irpef prevede una riorganizzazione di varie voci,
ma il rischio è far scattare nel 2021 i 20 miliardi di clausole di salvaguardia, che farebbero aumentare l'aliquota massima dal 22% al 25%.
 
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Un interessante studio di storia economica di Paul Schmelzing ci rivela l’andamento del debito pubblico nella storia.

Se al tempo dei Sumeri, nel terzo millennio avanti Cristo, i prestiti erano o in orzo o in argento ed il tasso di interesse del primo era del 33%, mentre nel secondo erano del 20%,
da quel momento i tassi di rendimento sui debiti sono stati quasi sempre in un continuo calo.

Lo studioso si è preso la briga di calcolare i tassi di interesse sul debito pubblico, partendo dalle prime transazioni effettuate su un mercato sufficientemente omogeneo,
cioè partendo da Venezia fra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV.

Spesso, sbagliando, si ritiene che il medioevo sia stato un periodo di arretratezza giuridica ed economica, quando già nel XII secolo si concludevano contratti di società o di assicurazione estremamente.

Sulla base di una pluralità di dati storici raccolti il ricercatore è stato in grado prima di tutto di calcolare il peso del debito dei paesi più avanzati e quindi il peso del PIL dei paesi stessi.
Quindi si è soffermato su due serie storiche, una su base settennale è la seconda su base centennale che indicano l’andamento dei tassi di interesse negli ultimi 700 anni.

Il primo grafico indica il peso del debito delle aree avanzate, suddiviso tra di loro e quindi il peso del PIL delle aree stesse rispetto a quello globale, indicato da una riga rossa.





Come vedete all’origine il debito era esclusivamente italiano ed inglese, il secondo spesso gestito da banchieri italiani.

Passiamo a considerare quindi l’andamento degli interessi sulla base di una media calcolata su 7 anni.



Come vediamo la tendenza al calo degli interessi è veramente di lungo o lunghissimo periodo.
Assolutamente non la si può considerare come un elemento tipico solo degli ultimi 30 o 40 di questo fenomeno,
vi è la continua accumulazione di capitale che ne sta provocando una sovrabbondanza.

Vediamo lo stesso calcolo fatto sulla base però di medie centennali





Per ogni periodo viene inoltre indicata la nazione che in quel momento sta dominando il mercato del debito pubblico.

In questo caso vediamo che, dopo un picco a metà del XV secolo, i tassi di interesse storico tendono a calare anche secondo queste medie.

Il dato di per sé è indicativo, e la storia ci può dare una direzione rispetto al futuro, ma non lo condiziona in modo né completo né perfetto.
Quindi la fase attuale di interessi bassissimi, se non negativi, può essere vista come omogenea ad una tendenza di lungo periodo.
 
Il caos domina le prime elezioni primarie democratiche in Iowa.
Un mix di impreparazione, superficialità e, probabilmente, voluto sabotaggio sono riuscite a trasformare un espressione democratica in una farsa indegna.

Prima di tutto i risultati, piuttosto interessanti



Aggiungiamo che, come numero di voti, Sanders supera Buttigieg, un outsider, sindaco di South Bend nell’indiana, soli 38 anni, ed omosessuale dichiarato e sposato.

Questo candidato, moderato può essere visto come la risposta del partito al più radicale Sanders e, pur non avendo grosse possibilità di vincere la corsa,
potrebbe togliere molti delegati all’esperto Senatore Joe Biden arrivato solo quarto, con un forte distacco, e per lui queste primarie sono una bruciante delusione.

Allo stato attuale le probabilità di vittoria dei vari candidati sono le seguenti, ricordando che l’ex sindaco di New York Bloomberg non si è neppure presentato in questo stato.



Le primarie ci sono però trasformate in una incredibile farsa: da un lato il sistema dei caucus estremamente complesso in partenza,
dall’altro il Partito Democratico ha voluto testare una app per la trasmissione dei voti che si è rivelata un autentico incubo,
obbligando i volontari ai seggi a correre al telefono per comunicare i risultati.

Questo a portato a forti contestazioni dei risultati, soprattutto da parte di Biden, a ritardi ed ha messo in dubbio per lungo tempo tutti i risultati.

Questa app è stata sviluppata da una piccola società chiamata Shadow inc., fondata da ex collaboratori della Clinton e di Obama, e finanziata da un miliardario vicino a Buttigieg.
Il risultato è stato che, a volte per ore, i presidenti di Seggio hanno provato a chiamare la sede del partito per comunicare i dati, senza riuscirci.

1. Bernie leads Iowa polls.
2. Final poll canceled.
3. Iowa caucus app fails; Dems claim "quality control."
4. It is revealed that Pete is one of at least three contributors to "Shadow Inc", which made the app.
5. With no official results in, Pete declares victory on Twitter.

— jonny bardo (@JonnyBardo) February 4, 2020

Buttigieg è stato in grado di dichiarare la propria vittoria ancora prima che vi fossero i risultati ufficiali, e questo sembra molto sospetto.
Comunque, in attesa che scende in campo Bloomberg, il socialista Bernie Sanders sembra il candidato più in forma.
Se così fosse assisteremo a delle elezioni presidenziali dove si affronteranno due visioni della società diametralmente opposte.
 
Intanto le borse risalgono. La speculazione gode. Qualcuno torna a fare acquisti dopo aver venduto a buon prezzo.
Elio cantava "senti come pompa il pippero". Ormai è un mondo a speculazione continua, non ci sono guerre o pestilenze che contino.
 
L'ondata della globalizzazione inverte la marcia, sulla carta i mega stabilimenti integrati con monocolture industriali funzionano economicamente meglio,
il prezzo del prodotto è sempre più competitivo di ogni alternativa. Questa razionale strategia fu seguita dall'URSS ma economicamente ha delle falle:
qualsiasi specializzazione è a scapito della resilienza, il numero limitato di fornitori riduce l'innovazione e la ricaduta sul lato domanda (salari necessari a comprare i prodotti) è recessiva.

Le strategie del neoliberismo e del neomercantilismo funzionano solo come nastri trasportatori della ricchezza, spostano i profitti sempre più verso l'alto ma, in assenza di interventi,
l'unico risultato finale è il drenaggio di ogni fonte di ricchezza. Il parallelismo migliore è con la Boeing, in quel caso le stesse pratiche di massimizzazione dei margini
hanno portato al disastro del 737Max, oggi un sassolino inceppa un elemento e porta al disastro in giro per il mondo.

Non solo la Cina è vitale nella fornitura di molti componenti, l'ecologia industriale è divenuta fragile soprattutto per la concentrazione fisica di vari elementi,
un esempio sono l'elettronica ed il tessile, le forniture sono concentrate in paesi del sudest asiatico. Gli scenari di tensione spingerebbero a reindirizzare
verso una localizzazione di molti elementi, un primo esempio della strategia è la proposta di dazi UE sui prodotti realizzati "non ecologicamente" in aree extra-UE per disincentivare,
con una scusa accettabile, la delocalizzazione delle catene produttive.

Questo ulteriore scossone potrebbe finalmente essere il necessario campanello per il ritorno alle pratiche pre 1990
di potenziamento delle economie interne dei vari blocchi, lo scopo dovrebbe essere ripotenziare la domanda interna e la formazione di una robusta classe media su cui far ruotare l'economia.
 
Questo avviene quando non si fa una diversificazione produttiva.
"Non mettere mai tutte le uova nello stesso paniere" recita un adagio molto famoso.
Che cosa hanno fatto? Un sacco di produttori del mondo hanno messo le uova nel paniere cinese, e quindi, appena questo a preso una botta le uova si sono rotte tutte!

Se uno vuole globalizzare deve fare in modo da avere impianti perfettamente autonomi al 100% disseminati nel mondo.
Se anche hai impianti disseminati nel mondo, ma c'è un componente che viene fatto solo da una parte,
se quello stabilimento ha problemi si fermano tutti gli impianti ovunque dislocati! Non ha senso questa situazione a livello strategico!!!

Allora a questo punto tanto vale rimanere in patria e centralizzare tutto, almeno accorci la filiera e sei più competitivo.
Tanto il costo della manodopera pesa mediamente solo per il 4% dei costi totali e non ha senso delocalizzare per pagare meno stipendi...

Ai soloni economici degli MBA di Harvard serve qualcuno che gli insegni management e strategie d'impresa.

Qualcuno obietta sempre che ci sono componenti che fa una sola nazione, tipo quelli elettronici.
Ok, ma dove è scritto che chi ha la fabbrica in Cina non ne possa creare 3 a fotocopia e metterne una in Cina, una in Sud-america ed una in Africa?
Se anche una ha problemi è difficile che anche le altre 2 li abbiano...
 
Con due rapidi esempi vogliamo mostrarvi gli effetti devastanti sull’economia e sulla produzione industriale che può avere il coronavirus in Cina,
a causa della globalizzazione delle catene di fornitura, fatto che rende estremamente fragile il settore industriale.

Foxconn, il colosso industriale taiwanese con numerose fabbriche in Cina, produttore degli iPhone Apple,
è stato costretto a chiudere quasi tutti i propri impianti a causa dell’epidemia di coronavirus.



La chiusura proseguirà almeno fino al 10 febbraio, ma potrebbe anche proseguire.
Anche se la società ha spostato parte delle produzioni nei propri impianti in Messico, India e sud est asiatico,
la fornitura mondiale di prodotti Apple, soprattutto iPhone, è messa a grave rischio:
Infatti se la chiusura proseguirà, la mancata produzione non sarebbe recuperabile neanche attraverso straordinari e potrebbero esservi dei buchi nelle forniture.
Ciò danneggerebbe Apple, che rischierebbe di non avere prodotti sugli scaffali dei negozi.
L’impatto sul valore dei titoli della società americana potrebbe essere molto forte, visto che, come mostra il grafico sottostante,
il valore delle sue azioni si è da tempo distaccato dagli utili realizzati e si basa sulle attese di crescita





Nel frattempo Kia e Hyundai sono costrette a chiudere diverse fabbriche in Corea del Sud a causa della mancanza di componentistica prodotta in Cina.
Anche le fabbriche che producono pezzi per automobili sono chiuse almeno fino al 10 febbraio,
quindi mancano molte parti che dovrebbero completare le auto sudcoreane.
Se le produzioni non riprenderanno i due colossi di Seul hanno già annunciato che potrebbero non essere in grado di soddisfare le richieste del mercato.



Aver creato delle catene logistiche lunghe diffuse globalmente avrà forse limato qualche centesimo nei costi, ma nei momenti di crisi rischia di rivelarsi un colossale boomerang.
Invece di concentrarsi esclusivamente sulla riduzione dei costi le società avrebbero dovuto anche considerare la sicurezza delle forniture a fronte di eventi eccezionali.
Ora avranno grosse difficoltà a trovare dei fornitori alternativi, con il rischio di non poter, letteralmente, vendere.
 
I grandi media politicamente corretti hanno bellamente ignorato la notizia che la sassaiola effettuata a Frosinone
da un gruppo di ragazzi italiani contro alcuni studenti cinesi era una bufala inventata da un professore.


La spiegazione di questa voluta omissione non è l’imbarazzo per dover riconoscere che l’enfasi da loro precedentemente data alla sassaiola,
presentata come una dimostrazione lampante del razzismo dilagante in Italia, era stata troppo frettolosa e del tutto ingiustificata.


L’omissione non è dipesa dal fastidio di dover riconoscere l’errore commesso, ma da un fenomeno frutto della vulgata politicamente corretta che dilaga nel nostro Paese
e che porta chi ne è affetto a comportamenti segnati da una forma rovesciata di discriminazione etnica e razziale.

Il professore di Frosinone che ha inventato la balla della sassaiola è un esempio concreto di questo razzismo alla rovescia.

Nella sua testa gli italiani non possono non essere razzisti a causa delle predicazioni d’odio effettuate dalla destra cattivista.

Per cui il fine nobile di denunciare la deriva di chi predica “prima gli italiani” giustifica l’invenzione di una bufala immediatamente trasformata dai media
che praticano il razzismo alla rovescia in una dimostrazione inconfutabile del razzismo italico.


Ma il professore che applica la discriminazione ideologica all’incontrario non è un caso isolato.

Insieme a lui ci sono anche e soprattutto le massime autorità del Governo.

Che nella vicenda del coronavirus si stanno comportando seguendo l’esempio truffaldino del professore
ed usando a fini esclusivamente politici le misure imposte dall’esperienza e dal buon senso per contenere l’epidemia.

Il fine politico è risultato fin tropo evidente nella decisione di recuperare gli italiani presenti nella provincia cinese dove il virus provoca i maggiori danni e chiuderli in quarantena a Roma
per salvaguardare la loro salute ed evitare l’eventuale diffusione del contagio. Il Governo voleva e doveva dare una dimostrazione di capacità ed efficienza.

Ed anche se l’aver lasciato a terra un ragazzo di 17 anni per sospetta polmonite virale ha gettato uno schizzo di fango su questa prova,
le pubbliche autorità hanno insistito nello sbandierare ai quattro venti la loro volontà di applicare il “prima gli italiani” nella versione buonista.

Il fine politico del governo razzista alla rovescia è poi diventato lampante nella scelta dei ministri della Salute e dell’Istruzione
di condannare la richiesta dei governatori del Nord di applicare una quarantena di 14 giorni agli studenti rientrati dalle vacanze in Cina
sostenendo che la quarantena nordista era il frutto di discriminazione etnica e razziale mentre quella romana era giusta e sacrosanta per ragioni sanitarie.


Anche per il Governo, come per il professore ballista, quindi, il fine giustifica i mezzi.

Ma anche il razzismo alla rovescia è razzismo. Anche se è più ipocrita dell’altro!
 
Dati in tempo reale.

Colpiti dal virus ora: 24.597 persone - 24 ore fa : 20.679 persone

Morti ora : 494 persone - 24 ore fa : 427 persone
 
I media di governo, i politici di governo, tutti zitti. Come se nulla fosse accaduto.
Parole uscite in una trasmissione pubblica. Sentite da tutti. Registrate da tutti.

"Ho sentito registrate delle esternazioni, inopportune e confuse di Oliviero Toscani, ovviamente a lui potrà non interessare che sia caduto un ponte in Italia nel 2018,
potrebbe essere che lui viaggi sempre in elicottero, in effetti passare su un ponte francamente è un po' da 'plebei',
purtroppo tanti italiani ci viaggiano ogni giorno e qualche persona sotto quel ponte ci è rimasta per sempre,
certamente non per qualche strano fulmine vagante". "43 morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto"

"Toscani chieda scusa alle famiglie delle vittime del Morandi, ai genovesi che hanno dovuto lasciare le loro case,
alle imprese che hanno lottato per rialzarsi, ai cittadini che hanno fatto quotidianamente i conti con tanti disagi, ai liguri e a tutti gli italiani.
Siamo indignati da tanta leggerezza nel pronunciare questa frase infelice!
Vogliamo giustizia e stiamo costruendo un ponte nuovo per la nostra città. Alla Liguria interessa, a noi interessa"

"Vergogna! 'Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola'. Ascoltate le agghiaccianti parole con cui Oliviero Toscani
parla del crollo del ponte Morandi e della vicenda della foto con lui, le sardine e il suo datore di lavoro Benetton.
Nessuna manifestazione delle sardine contro questo linguaggio ignobile?".

"Le parole del fotografo Toscani sono vergognose, cariche di cinismo evidentemente espresso in nome del dio denaro,
quello dei suoi mecenati Benetton, in difesa dei quali arriva addirittura a offendere la memoria di 43 vittime del crollo del Morandi
e la sofferenza di un'intera comunità, quella di Genova e della Liguria tutta.
Olivero Toscani chieda scusa ai familiari delle vittime, di cui ha calpestato il dolore".

L'indignazione non dovrebbe essere solo dei familiari delle vittime ma di tutta l'Italia,
spero che anche le sinistre (se cosi si possono ancora chiamare) si dissocino da tanta cattiveria e cinismo.

Va bene, si dirà che i commenti degli esponenti di cdx erano scontati, ma che dall'altra parte della barricata non si alzasse neanche un filino di voce
contro quest'individuo la dice lunga sull'onestà intellettuale di certi politici. Purtroppo ancora una volta si conferma il teorema che,
a chi occupa il lato sinistro della politica, vengono concesse quasi per grazia divina l'immunità, l'impunità e la licenza di sparare cavolate a tutto spiano.
Ed il furbacchione, cioè il fotografo di corte di Benetton ed affini, quello che ha lanciato l'amo alle Sardine abboccanti, l'ha capito da sempre.
E per questo continua a vomitare insulti contro chiunque non si adegui al Pensiero Unico ed Ipocrita Dominante. Tanto lui ..è "de sinistra"!
 

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