SOGNO UN MONDO SENZA ODIO E PREGIUDIZI, UN POSTO DOVE TUTTI SI AMANO E SI RISPETTANO. E TU? -

Ma perché l’isolamento degli italiani che sono stati riportati dalla Cina è giusto da un punto di vista sanitario
e l’isolamento di 14 giorni degli studenti cinesi rientrati in Italia dopo le vacanze cinesi è frutto di discriminazione etnica e razziale?

La risposta fornita dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è che a stabilire questa differenza sono stati gli esperti della Sanità e dell’Istruzione e che gli esperti non vanno contraddetti.

Ma chi sarebbero gli esperti in questione?

L’indicazione è venuta dal Capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli che ha spiegato come siano stati
il Ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità a stabilire che per gli italiani provenienti dalla Cina l’isolamento preventivo è sacrosanto
mentre per i cinesini rientrati in Italia non serve.

Come dire che gli italiani possono essere portatori di virus mentre i bambini cinesi no.

E poi uno dice che stiamo scarsi ad esperti!

.
 
Mentre ci si occupa di inutili polemiche quali, se in pericolo di pandemia, salutare dandosi la mano
– come facevano gli antichi romani, che si salutavano stringendosi reciprocamente gli avambracci – o con il “saluto romano”,
che invece era riservato esclusivamente alle ovazioni popolari nei confronti dell’Imperatore o di un superiore gerarchico nell’esercito;
passa quasi inosservato il tentativo effettuato dall’Unione europea di stabilire nuove le linee guida sullo stile architettonico da scegliere nella ricostruzione dei centri storici.

La proposta dell’Ue nei fatti limita i finanziamenti per progetti che non siano di design contemporaneo,
il che equivale a impedire la costruzione o ricostruzione di qualsiasi edificio che riprenda stili e stilemi più antichi.

Lo possiamo evincere meglio dal punto 16 della proposta:
“Quando sono necessarie nuove parti/elementi, un progetto deve utilizzare il design contemporaneo aggiungendo nuovo valore e /o utilizzo nel rispetto di quelli esistenti”.

“Aggiungendo nuovo valore”.

Ne siamo sicuri che ciò che viene sovrapposto sia un “valore”?

Vogliamo “migliorare” i grandi architetti del passato, “estendendo il creato”?

Vi supplico… abbiate pietà almeno di voi stessi! A volte mi sembra che i burocrati dell’Unione Europea,
in realtà siano più simili ai Dalek, gli alieni distruttori di mondi, che deve affrontare il Doctor Who.
Macchine senz’anima che gridano soltanto: “Sterminate!”.

Il “punto 16” consentirebbe, anzi favorirebbe la creazione di strutture architettoniche postmoderne, per esempio,
in sostituzione delle parti distrutte recentemente di Notre Dame a Parigi.

E non mi si venga a dire che Eugène Viollet-le-Duc abbia fatto lo stesso, perché chi dicesse una simile idiozia meriterebbe di essere ricacciato a scuola e rifare tutto il corso di studi dalle elementari.

Un altro esempio, sebbene forse leggermente meno invadente ma non molto, potrebbe essere in Italia
quello prospettato per il progetto di restauro conservativo delle mura dell’arce della Rocca Brancaleone, a Ravenna.

È questa l’”idea” perversa e pervertitrice che ha consentito, anni fa, di porre quell’aborto di ferro e vetro nel pieno centro di Roma,
sul tetto del palazzo dell’ex Unione Militare, a pochi passi dalla Chiesa di San Carlo al Corso;
per tacere della scatola da scarpe dell’Ara Pacis o ancora dell’intervento di Odile Decq per il Macro,
eseguito sullo storico Stabilimento della Birreria Peroni di Roma progettato a suo tempo da Gustavo Giovannoni.
Continuiamo la carrellata con le fantascientifiche strutture di Zaha Hadid per il MaXXI, con lo sdrucciolevole ponte di Santiago Calatrava a Venezia…
o preferireste, sempre nella Serenissima, il restauro di Rem Koolhaas al Fondaco dei Tedeschi?

E tutto ciò per non restare sempre nello specifico della Capitale, in quanto la devastazione urbana riguarda tutta l’Italia e non solo.

Pensateci, pensiamoci, intanto saluto tutti, romanamente con un “ave” che se è stato detto a una fanciulla duemila anni fa,
forse porterà un briciolo di speranza di salvezza anche per noi, in questo mondo di rovine, di mediocri e di incapaci.
 
Abbastanza despotico per essere un uomo di carità eh ?

In Germania più di qualcuno lo afferma con certezza: monsignor Georg Gaenswein,
prefetto della Casa Pontifica e segretario personale di Benedetto XVI, è stato congedato da Papa Francesco.

Georg Gaenswein non è un monsignore qualunque: si tratta del consacrato più vicino al papa emerito.
Joseph Ratzinger, prima di dimettersi dal soglio di Pietro, aveva creato Gaenswein vescovo.

E più di qualcuno si era stupito in questi anni di come Jorge Mario Bergoglio non avesse rivisto la posizione di un ecclesiastico che,
negli schematismi vaticani, è sempre stato considerato il più "ratzingeriano" dei "ratzingeriani".

Ma se quanto raccontato dal Die Tagespost dovesse essere confermato, allora il congedo sarebbe divenuto effettivo in queste ore.

La fonte è quella scelta dall'emerito per coadiuvare la nascita di una fondazione in grado di tutelare il giornalismo cattolico.

Dunque il Die Tagespost è connotato da credibilità.
 
Mica e' gesuita. Bergoglio deve star solo coi suoi galoppini.

Ma Voi avete mai sentito parlare Bergoglio dei cristiani? Per lui solo islam e migranti.
 
Era ora.

"Sì ai rimborsi automatici di massa".

Ecco la sentenza del Consiglio di Stato che mette spalle al muro le compagnie telefoniche per il caso (e il caos) delle tariffe a 28 giorni,
che di fatto sono riuscite nella magia di creare il tredicesimo mese dell'anno.

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In soldoni, con la sentenza appena resa pubblica, il Consiglio di Stato sostiene in toto il diritto dell'Agcom a chiedere che i rimborsi agli utenti avvengano in forma automatica.

Già, perché fino a questo momento gli operatori hanno provveduto agli indennizzi solo a chi è andato a bussare loro la porta per farne esplicita richiesta.

Per la prima volta il Consiglio di Stato riconosce all'Agcom il potere di individuare una "tutela indennitaria automatica di massa". Proprio come nell'ambito delle tariffe a 28 giorni.

Come ben spiegato la sentenza (la numero 00879/2020) dell'organo costituzionale va a respingere di fatto il ricorso di Vodafone
contro la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sul diritto a rimborsare gli utenti.

Nel farlo, i giudici del Consiglio di Stato fanno riferimento a tutti gli operatori (dunque non solo Vodafone), anche in modi molto rigidi.
Infatti, nel testo della sentenza, il passaggio coatto a tariffe 28 giorni (nel 2017) è stato etichettato come "sleale" ed "eversivo".

Inoltre, i giudici stessi hanno difeso l'operato dell'Agcom che ha attivato "lo strumento della tutela indennitaria automatica di massa a favore di tutti e ciascun utenti,
a fronte di violazioni generalizzate che pregiudicarono una moltitudine di utenti mediante un'unica e identica condotta da parte dei più rilevanti operatori di telefonia".

E infatti l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sempre sostenuto che le compagnie telefoniche dovessero provvedere automaticamente al rimborso dei consumatori-abbonati.
Questi ultimi, invece, per anni, hanno sostenuto che fosse giusto e corretto provvedere al risarcimento solamente in caso di esplicita richiesta.

Nell'articolo, in ultimo, si legge che "da fonti vicine agli operatori, risulta che la quota di coloro che l'hanno fatto è molto bassa, inferiore al 5%.
È evidente l'interesse degli operatori di non far passare l'idea di dover dare in automatico - alle decine di milioni di persone coinvolge nella vicenda tariffe 28 giorni -
un rimborso, ossia uno storno in bolletta di circa 20-30 euro. Ad una stima, significherebbe un danno di centinaia di milioni di euro".
 
Stiamo vivendo in un’epoca davvero strana.

Ci allarmano … dicendoci di non allarmarci, perché tutto è sotto controllo
– parlo dell’ultima notizia che qualcuno ha deciso di dover attirare l’attenzione di tutti,
eccettuate ovviamente le malefatte che quotidianamente non mancano di affibbiare a Salvini, il c.d. “coronavirus” …
e subito dopo ci allarmano, dopo averci tranquillizzati …. sospendendo (unici nel mondo), i voli da e per la Cina.

Lasciamo perdere che questo lo ha detto e fatto quello che ha anche il nome evocativo di come siamo messi … Speranza …Finisce che perdiamo pure quella se continua così.

Davvero vi sembra normale tutto questo?

Lasciamo però perdere i poveri cinesi, poveri nel senso che sembrano esser finiti al centro dell’interesse di gente che meno si interessa a te … e meglio stai,
e guardiamo intorno per vedere che altro c’è di interessante. Ma come che c’è … che razza di domande faccio!

Ma il tema che DEVE assorbire tutto e tutti, tenuta del governo compresa … la prescrizione!

Non voglio stare a ripetere quanto già scritto, se non altro per non annoiarmi da solo, oltre che voi, ma dico io …
è possibile che non ci sia uno, uno solo di quelli che ne parlano che voglia affrontare il problema nella sua reale essenza!?

Il problema non è la prescrizione .. il problema vero sono le cause che ne determinano l’esistenza!

Addirittura adesso si è sentito qualcuno di quegli illuminati signori “so tutto io” - che mi sa tanto che,
a forza di partecipare a interminabili trasmissioni televisive, spesso serali, e fino a notte fonda, finiranno per litigare con i rispettivi partners,
non stando mai a casa - indicare il colpevole! E, indovinate un po’ chi può essere? Ma Salvini, è ovvio!

Pure della peste di manzoniana memoria lo accuseranno, continuando così.

E sì, perché ci spiegano questi concentrati di cervello, che lui ha votato con i 5 Stelle questo obbrobrio, voluto, dicono da Bonafede, e sodali, e quindi è lui il colpevole.

Ora, a parte che raccontata così la storia è monca, perché, se è certamente vero che la Lega votò a favore di questa vera e propria schifezza giuridica,
è vero anche che lo fece perché c’era un preciso accordo che quella modifica sarebbe entrata in vigore … solo dopo la riforma del processo,
e cioè quando la snellimento dei tempi di trattazione … avrebbe reso del tutto inutile non solo la prescrizione, ma anche starne a discutere.

Signori sveglia! Se non si riforma il processo, sia penale - che è quello che riguarda la prescrizione di cui si sta discutendo -
sia quello civile, che è poi, per chi non lo sa, fonte di processi penali, è del tutto inutile cercare di risolvere le lungaggini … bloccando la prescrizione.
 
Io dico 2 cose.
La prima. Che i Signori Giudici lavorassero qualche ora di più.
La seconda. Che i Signori Giudici leggessero gli atti prima di entrare in udienza.

Perchè oggi accade così. Si apre l'udienza. Si chiedono i termini. Si rimanda l'udienza di mesi.
 
Popoli in assetto di guerra. Paesi che stanno per esplodere. Disordini da un capo all’altro della Terra.

Si ha la sensazione che si stia preparando il “Nuovo disordine mondiale”, senza alcun coordinamento,
per creare le premesse di una sorta di “rivoluzione permanente” contro le élites, gli oligarchi che governano in nome e per conto del grande capitale finanziario.

Dieci anni sono passati dalla rivolta tunisina che inaugurò la mostruosità politica delle cosiddette “primavere arabe”;
nove dalla nascita del movimento degli “Indignados” che mise soqquadro la Spagna,
ma si fermò prima di varcare i confini per la risibilità di una organizzazione senza idee, ma animata solo da rancore e risentimento.

In seguito, venne la mobilitazione degli studenti cileni, e poi, sempre nel 2009, l’apparizione a Wall Street di “Occupy”,
che mostrarono un malessere diffuso derubricando a “episodi estemporanei di insoddisfazione delle classi subalterne” dai media.

Ora i fuochi si sono riaccesi. Laddove era ampiamente prevedibile che accadesse.

Da Beirut, dove si protesta contro la corruzione che le élites globalizzate stanno alimentando a scapito dei ceti più deboli,
a Santiago del Cile dove nell’ottobre scorso una rivolta, appena sedata ma che continua ad agitare il Paese,
allarma non soltanto il presidente Sebastian Pineira la cui politica è funzionale solo alla tutela delle classi più abbienti e ha progressivamente depauperato il Cile.
Tutta la popolazione è immiserita da una gestione dissennata da parte del governo che ha creato sacche di vero e proprio disagio sociale
al quale hanno tentato di reagire dapprima gli studenti e poi il ceto medio.
Sono stati dissuasi dal proseguire soltanto dalla proclamazione del coprifuoco che, per ora, ha messo tutto a tacere.

Però, anche in Sudan e in Ecuador si lotta contro l’impoverimento progressivo di tutti coloro che non partecipano al banchetto dell’oligarchia, mentre l’Iraq non sa nemmeno più se è una nazione.

Ogni giorno, in questi Paesi – al netto di quelli dove sono in corso vere e proprie guerre – c’è qualcuno che muore o viene arrestato.

Come a Hong Kong, dove da mesi, uno dei regimi più liberticidi e oligarchici tenta di zittire chi protesta contro l’estradizione verso Pechino (che non era nei patti del ricongiungimento).
E’ lo stesso governo che è alle prese da una parte con la conquista economica e tecnologica del mondo; dall’altra con una malattia che sta facendo centinaia, forse migliaia, di vittime.

Anche l’Algeria non vive giorni tranquilli dopo le elezioni-farsa del successore di Bouteflika e il controllo ossessivo dei militari sulla società,
mentre l’inquietudine attraversa il Marocco dove, da mesi, non si sa che fine abbia fatto la regina.

La stampa occidentale se ne disinteressa.

Vorrebbe riuscire a fare così anche della più grande contestazione al potere in un Paese europeo dalla fine della Guerra a oggi.
Una contestazione che ha ormai delegittimato il presidente, i suoi ministri e gli oligarchi che li hanno inventanti come governanti.

Parliamo, ovviamente della Francia di Emmanuel Macron.

Il malessere che bussa forte all’Eliseo si è manifestato nell’autunno 2018, quando i gilets jaunes lanciarono il primo sasso.

Il giovane e ambizioso presidente si era messo in testa di aumentare il carburante agricolo per incamerare quattrini e depauperare la campagna e i contadini francesi.
Il ceto medio comprese che non era soltanto una categoria a essere penalizzata, poiché la filiera del disagio avrebbe coinvolto tutti e si unì ai contestatori.

Sbocciò da qualche parte l’idea tutt’alto che peregrina, secondo la quale Macron era davvero il “presidente dei ricchi”
che lo avevano eletto costruendogli un partito su misura e “assassinando” le vecchie forze politiche, a cominciare dai derelitti e litigiosi ex-gollisti di Sarkozy, Fillon e Juppé.

Da allora, la mobilitazione sembra senza fine.

Si sono poi aggregati i ferrovieri e gli studenti, ma le fiamme si sono alzate quando il governo ha varato la riforma delle pensioni
piuttosto che tassare i nababbi francesi, riferimento sociale e culturale di Macron
. Una riforma che sta facendo diventare la Francia incandescente poiché riguarda tutti.
Tranne la piccola élite asserragliata a difesa dei suoi privilegi che il presidente non si sogna neppure di sfiorare.

Pretendendo di creare un “regime universale”, Macron ha istituzionalizzato di fatto una rottura generazionale,
dal momento che i lavoratori nati prima del 1975 non rientreranno nel nuovo sistema che, come ha scritto Serge Halimi su Le Monde diplomatique,
«con il pretesto dell’uguaglianza, stabilisce che i quadri superiori non avranno più una pensione a ripartizione oltre un certo stipendio».

Il che significa che dovranno rivolgersi ai fondi pensionistici per assicurarsi la quota complementare.
Chi gestisce tali fondi sono le Assicurazioni private, che si arricchiranno maggiormente con la trovata macroniana,
mentre il Presidente promette un regime derogatorio per tutti coloro che «assumono funzioni sovrane di protezione della popolazione», vale a dire le forze dell’ordine.
Del resto, qualcuno deve pur difendere l’Eliseo se dovesse correre qualche pericolo.

Macron è stato definito il “peggior presidente della Quinta Repubblica”.

Non gli interessa soltanto far quadrare i conti, a spese delle classi più deboli ma, come ha scritto Sylvain Cipel sull’americano The New York Review of Books,
la riforma porterà «necessariamente un appiattimento verso il basso delle pensioni per milioni di lavoratori e i vantaggi persi non saranno compensati da stipendi più alti».

Perché lo sta facendo?

Certo, per assestare il bilancio mettendo le mani nelle tasche dei cittadini più indifesi, ma il vero obiettivo
«non è tanto gestire in modo più efficiente le pensioni, ma ridurre i costi. E la strategia del governo è stata di dividere i lavoratori,
dicendo a quelli del settore privato che per tutelare le loro pensioni era necessario abolire i privilegi di quelli del settore pubblico».

Insomma, teoria e prassi della diseguaglianza e, come ha detto un intellettuale tra i più noti in Francia, Emmanuel Todd: «la lotta di classe è tornata».

Contro ogni possibile immaginazione, mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri ma tutti insieme contro il governo del giovanotto di Amiens.
 
Tatatattaaaaaaaaa. Eccoli qui che ritornano. Si riparte. Guadagni a gogò nelle tasche dei soliti noti.

Matteo Salvini li aveva ridotti da 35 fino a 19 euro al giorno.

Ora il ministro dell'Interno giallorosso, Luciana Lamorgese, ha inviato una circolare chiedendo che siano aumentati i rimborsi ai centri d'accoglienza per i migranti/clandestini ospitati.


Una mossa per sconfessare l'operato del segretario leghista al Viminale nella scorsa legislatura.

E che fa ripartire in quarta il business dell'immigrazione.

Il motivo della scelta? Presto detto.
Oltre a voler fare uno sgarro alla Lega e al suo capo politico, il dicastero sostiene che per effetto del taglio operato dall'allora ministro dell’Interno,
numerosi bandi lanciati dalle prefetture sarebbero andati deserti, creando così un problema che le stesse prefettura si sono premurate di segnalare al Viminale.

Come riportato dall'agenzia stampa Ansa,
"Il ministero ha studiato il dossier e - in seguito a un parere chiesto all'Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione -
ha inviato una circolare ai prefetti per indicare che potranno essere aumentati i rimborsi per ogni migrante accolto".

L'aumento del rimborso giornaliero per ogni migrante ospitato dovrebbe essere pari a 2-3 euro;
insomma, accrescere la diaria media quotidiana per ogni singolo soggetto accolto dovrebbe rendere più appetibili i bandi.


"Dopo aver riaperto i porti, il governo riapre i portafogli degli italiani, aumentando i soldi per chi accoglie richiedenti asilo.
Noi avevamo ridotto da 35 euro ad una media europea fra i 19 e i 26 euro al giorno il compenso per ogni immigrato,
questo governo fa ripartire il business legato agli sbarchi. Vergogna!".
 
Le Inaugurazioni dell’Anno Giudiziario avvenute in Corte di Cassazione il giorno 31.01.2020
e presso tutte le Corti d’Appello il giorno successivo hanno aperto dei profili di riflessione che devono essere sviluppati pacatamente,
ma con grande fermezza a tutti i livelli, coinvolgendo l’intera Collettività e non solo i “tecnici”, vista l’enorme posta in gioco.

In questo momento storico, infatti, sono in discussione Diritti Fondamentali dell’intera popolazione
che rischiano di essere schiacciati dall’incompetenza demagogica (in alcuni casi) e dalla progettualità maliziosa (in altri casi).

Spesso sembra che si enfatizzino troppo alcuni concetti con il risultato di disperdere l’attenzione
che sembra possa esser richiamata solo attraverso iniziative clamorose e di ampio impatto mediatico.

Questo, naturalmente, può essere uno strumento - più o meno condivisibile - ma non può essere certo il fine.

L’obiettivo deve essere quello di salvaguardare e riattivare proficuamente un Sistema Giudiziario che è vicino al collasso
e che, anziché essere curato nella sua patologia profonda, pur essendovi il modo, viene affrontato con misure miopi, disorganiche e che
- come sempre quando si interviene senza visione di insieme, amputando a caso anziché costruendo - porta con sé rischi di derive sempre più gravi.

Il Primo Presidente della Corte di Cassazione penale, Dott. Mammone, nel suo discorso inaugurale dell’Anno Giudiziario,
ha espresso la previsione che, una volta entrata a regime l’aberrante riforma che abroga di fatto la prescrizione dopo la sentenza di primo grado,
si prospetti un incremento del carico di lavoro della Corte di Cassazione di circa 20.000 - 25.000 processi per anno
con un significativo incremento del carico penale, vicino al 50%, che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato
nonostante gli sforzi dei Giudici della Suprema Corte, già gravata di un grande surplus di lavoro a seguito della disposizione normativa
che ha trasferito alla Corte di Cassazione la competenza a trattare le impugnazioni in materia di protezione internazionale, prima attribuite alle varie Corti d’Appello.

Le risposte della politica sono promesse, scarico di colpe su chi governava prima e assenza di contenuti se non di pura demagogia e populismo
che hanno avuto la loro massima espressione nella riforma della prescrizione, rispetto alla quale il Presidente della Corte d’Appello di Milano
ha sottolineato che, se essa rappresenta una patologia del sistema, al tempo stesso l’intervento realizzato che la blocca dopo il processo di primo grado
non può essere un rimedio all’irragionevole durata del processo.

Ancor più netto è stato il Procuratore Generale della Corte d’Appello che, dopo aver giustamente rimarcato che
“già solo affrontare il processo penale costituisce una ‘pena’”, ha espresso a chiare lettere i profili di incostituzionalità di una norma
che disapplica la garanzia costituzionale della ragionevole durata del processo previsti dall’art. 111 della Costituzione.

Solo per inciso è da notare che, nel Distretto di Milano (differentemente da altri Distretti), pur nelle condizioni di organico ridotto sopra accennate,
la prescrizione in grado di appello incide nella misura del 2,91%., così scoprendosi, grazie alle relazioni degli Organi Apicali della Magistratura Distrettuale,
quelle statistiche che il Ministero si è rifiutato di fornire pur richiesto formalmente dall’Unione delle Camere Penali per motivi che risultano anche troppo ovvi.

Questa è la condizione disastrosa in cui si versa, che è purtroppo alimentata con giacobina continuità da alcuni giornalisti
che fingono competenze che non hanno, che affondano, con brillante manifestazione di ipocrisia,
quella barca di cui si sono giovati quando ne hanno avuto bisogno, ma che è, ancor più malauguratamente,
nutrita da qualche (fortunatamente isolato) componente della Magistratura che usa la propria verve dialettica
e la propria brillantezza intellettuale per fornire informazioni inesatte e svilire l’attività dell’Avvocato,
con l’obiettivo, non tanto inespresso, di liberarsi della scomoda figura e di ridurre i tempi del processo attraverso l’annientamento del processo.

Questa strada porterà alla rovina se non verrà abbandonata immediatamente.
 

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