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E' un dato di fatto ineludibile.
Certa TV sponsorizza questi comportamenti.
Fa credere che la violenza sia la normalità.
Fa credere che con la violenza si ottiene di più.


Non so se sarà il rimedio giusto tuttavia non si può nemmeno pensare che
un minorenne che spara o stupra in branco o partecipa a dinamiche criminali possa contare su una normativa a maglie larghe.

I miei dubbi rimbalzano sulla gommosità di un sistema penale che è fallimentare sugli adulti figuriamoci sugli under 18, tutto qui.

Di una cosa sono sicuro:

non si può continuare a pensare che televisione e social
facciano da cassa di risonanza di una cultura criminale come fosse un esempio sociale. ,


dice la sorella del ragazzo musicista freddato per un parcheggio.

Costei mette a fuoco una responsabilità che abbiamo voluto non guardare nella sua deriva diseducativa.

Mare Fuori

è l’ultima carta vincente di un mazzo che macina ascolti, marketing, replica serie e trasforma in divi personaggi negativi.

Sia chiaro, non è la prima volta che il male diventa il protagonista della storia,
ma è la prima volta che se ne faccia una catena di produzione seriale,
scritta da autori che diventano così complici di una retorica deviante pur di incassare e far girare la macchina.
 
Gomorra è diventato un mito,
passando da denuncia a descrizione furba,
da luogo oscuro a palcoscenico da replicare.

Gomorra è il primo calco da cui, in serie, sono partiti altri sottoracconti
dove il criminale è vincente, fa i soldi, ha i riflettori puntati addosso,
dove inciampa ma si può rialzare se la sua vendetta riesce bene.


Mare Fuori è un’altra mitizzazione di un contesto sociale di devianza, cioè il carcere minorile,
del quale, tra l’altro, si distorcono le rappresentazioni reali.

Potremmo andare avanti nell’elenco con l’epopea della Banda della Magliana in Romanzo Criminale,
o con Suburra, oppure ancora (oltre confine) con La Casa di Carta, Breaking Bad, Peaky Blinders…

Una vera e propria linea di produzione dove il criminale è protagonista attrattivo,
dove fuori dal set diventa testimonial pubblicitario.
 
I social sono pieni di videoclip dove il delinquente trapper vince,
fa la bella vita, ha le più belle donne:


mi domando se non vi sia una responsabilità da parte di queste piattaforme
nel diffondere e nel propagandare contenuti simili.

Chiedo la censura social?

Sì,
non ho problemi a dirlo;
non capisco perché YouTube, Facebook e compagnia varia
possano chiudere pagine e canali colpevoli di produrre opinioni differenti
tacciate per fake (e pure su questo prima o poi si dovrà pretendere chiarezza)
mentre contenuti ad alto tasso di retorica criminale
possono diventare virali e passando di chat in chat monetizzano.

Sui social c’è davvero il peggio di questa narrazione.
 
Qui non si tratta di voler negare la possibilità di riscatto sociale
che pure minimamente ci può essere in Mare Fuori o in alcuni personaggi di Gomorra,

qui siamo di fronte a una vera e propria industria narrativa
dove si edifica attorno a figure negative mitizzandole.


Personaggi che sono in carcere per scontare una pena o per tentare una rieducazione
(e tanto ci sarebbe da ridire sulle reali condizioni di recupero…)
sono “scritti” per creare il personaggio e la dipendenza da esso (la serialità).

La cultura della legalità va così a farsi benedire sotto gli occhi di tutti.

Il governo potrà anche disporre l’aumento delle pene
ma se poi la televisione e i social proiettano un messaggio distorto
per cui il delinquente è dannatamente figo, allora nulla ha più senso.

Vince il Male come modello:
poi però quando dal set si materializza nella vita (ed è un attimo),
ecco che il Buono affanna.
 

LA MADRE DI TUTTE LE MENZOGNE
La versione ufficiale sugli eventi dell'11 settembre 2001, elaborata il giorno stesso degli attentati, fa acqua da tutte le parti.
Non è credibile che attentati di quella natura siano stati organizzati da venti terroristi senza esperienza di volo provenienti dall'Arabia Saudita; non è credibile che il cervello dell'organizzazione si trovasse in Afghanistan; non è credibile che l'areonautica degli Stati Uniti, che controlla il mondo, sia stata presa di sorpresa da aerei di linea che procedevano a centinaia di km dalla rotta stabilita; non è credibile che il Pentagono, uno dei luoghi più sorvegliati del pianeta, abbia potuto essere tranquillamente colpito; non è credibile che due grattacieli , costruiti per resistere a un bombardamento convenzionale e a un terremoto del nono grado,siano crollati in pochi minuti; non è credibile che due aerei abbiano provocato il crollo di tre edifici .
Di quella vicenda molte altre cose ancora, grandi e piccole, non sono credibili, eppure sono state credute. Il potere ha dimostrato in quella occasione che, attraverso il controllo dell'informazione , la più grande menzogna si trasforma, agli occhi di miliardi di persone, nella più evidente verità e chi denuncia il falso diventa un complottista, un esaltato, un pazzo.
Io non posso sapere chi ha organizzato gli attentati dell'11 settembre, se dei terroristi islamici siano stati usati a loro insaputa o se, come ritengo molto più probabile, si sia trattato di un affare dei servizi segreti. Quel che è certo è che quel giorno si è consumato un colpo di stato, purtroppo riuscito, ai danni del popolo americano, degli altri popoli della terra, della pace e della verità.

- Silvio Dalla Torre
 
Gli esportatori di democrazia e libertà


11 SETTEMBRE

Oggi cade l'anniversario dell'11 Settembre 1973, quando gli Usa misero a segno, tramite il famigerato Augusto Pinochet, il colpo di stato in Cile e uccisero il legittimo Presidente Salvador Allende.
Il massacro che ne è seguito è stato enorme.

Almeno 40.000 persone furono uccise, buttate vive in mare dagli aerei, i loro figli sequestrati e dati ad amici del regime, 130.000 i torturati e incarcerati.
Quel colpo di stato ha segnato tutta la politica mondiale degli anni '70, divenendo il simbolo della tirannia degli Usa nel mondo, propugnatori della dottrina Monroe.
Altri colpi di stato avvennero poi in tutto il Sud America a seguito del varo dell'Operazione Condor dietro la quale c'era satana Henry Kissinger.
La memoria di quegli eventi deve rimanere eterna.
A questo proposito resta celebre la frase dell'ex segretario di Stato Henri Kissinger: "Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli"
 

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