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Quando la politica/guerra influisce sull'economia. Forse una settimana fa, i carburanti sono saliti di 5 cent in un solo salto. Avete notato?
 
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Bianco, rosso, verde ? ....non c'è un giornale che lo indichi. Astratto direi. Meglio, fluido.

Professoressa accoltellata a scuola da uno studente,​

colpita più volte alla schiena: arrestato 17enne​

 
Non si fa mai di tutta l'erba un fascio, ma una domanda ce la possiamo porre ?

Per questa bambina, perché a 13 anni si è ancora bambini, non vedrete le femministe stracciarsi le vesti.

Probabilmente non leggerete nemmeno editoriali contro la «società patriarcale»,
contro il «maschio, bianco, etero», contro le destre e il loro machismo tossico.

E, se mai arriverete a leggerli, vi troverete dinanzi a uno sbandamento totale del senno umano,
se non addirittura ad un malsano ribaltamento della realtà.

Ieri diversi giornali, tutti della galassia progressista,
hanno preferito voltare lo sguardo altrove.


Eppure la 13enne brutalmente stuprata a Catania da sette bestie davanti agli occhi del fidanzato inerme
ricorda, in tutto e per tutto, la barbarie subita il 7 luglio dello scorso anno da un'altra giovane, una 19enne.

Era successo nella stessa regione, ma a Palermo.

A violentarla era stato un branco, anche in quell'occasione formato da sette animali.

Una sola differenza: allora gli stupratori erano tutti italiani,
ora abbiamo a che fare con egiziani precedentemente sbarcati nel nostro Paese
e ospitati nei centri accoglienza.
 
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L’intelligenza e la cultura non sono lavastoviglie e neppure frigoriferi.

Da qui occorre partire per cercare di comprendere i termini della controversia fra Vittorio Sgarbi, da un lato,
e i pentastellati supportati da Marco Travaglio dall’altro lato:
e oggi anche dall’Antitrust che con una lunga delibera di 60 pagine
ne ha dichiarato l’incompatibilità con il ruolo di Sottosegretario alla Cultura.

E occorre per il semplice motivo che il Dicastero della Cultura
non serve a sovraintendere alla amministrazione di denaro (come quello dell’Economia),
di attività agricole (come quello delle Politiche agricole), di strade e di ponti (come quello delle Infrastrutture):

serve a coordinare e a diffondere l’uso più ampio e articolato possibile
di beni del tutto sui generis, perché inconsumabili come l’intelligenza e la cultura.


Esiste insomma una sostanziale differenza ontologica fra i beni della vita:
per gli altri Dicasteri si tratta di beni oggettivamente attingibili e disperdibili;
per il Dicastero della Cultura, invece, di beni esperibili solo personalmente e per loro natura diffusivi, appunto inconsumabili.
 
A partire da queste premesse forse si può meglio intendere
come e quanto la delibera dell’Autorità,
nel dichiarare incompatibile Sgarbi con la sua funzione ministeriale,
sia incorsa in un errore tanto pacchiano quanto inscusabile:

inescusabile perché – ricorda Alessandro Manzoni – essendo pacchiano,
poteva benissimo esser visto da quelli stessi che lo commettevano.
 
Ebbene, è di solare evidenza, anche per i ciechi,
che Sgarbi non è divenuto ciò che oggi egli rappresenta
nel panorama culturale italiano grazie “anche” al ruolo politico ricoperto,
ma che, al contrario, è stato chiamato al ruolo politico di sottosegretario
perché da decenni era lui, era Sgarbi.

Ciò significa che non solo Sgarbi non distorce a fini personali la pubblica funzione, ma che di fatto accade l’inverso:
egli dispiega la sua vocazione personale,
finendo oggettivamente con l’arricchire e potenziare la funzione ministeriale,
la quale tesaurizza le sue capacità, le sue conoscenze, le sue intelligenze,
la sua cultura, in grazia di un circolo virtuoso per il quale
ogni iniziativa pubblica di lui – fatta perché lui e non perché sottosegretario – riverbera a vantaggio dell’esercizio pubblico del ruolo.
 
Ecco perché Massimo Cacciari, sere fa, lasciando di stucco Lilli Gruber e Travaglio,
ha affermato di non capire di cosa Sgarbi possa essere rimproverato,
se non di fare lecitamente ciò che ha sempre fatto.

Ecco per qual motivo al principio di questa nota chiarivo che intelligenza e cultura, sapientemente dispiegate,
si moltiplicano e mai si riducono per usura come gli altri oggetti del mondo.

Ed ecco perché probabilmente Max Weber negava che quella intellettuale potesse esser considerata in se una vera e propria professione.

Di più.
Se anche Sgarbi intendesse strumentalizzare il proprio ruolo per una prava volontà, non sarebbe in grado di farlo:
le sale per conferenze e le mostre si riempirebbero di folle di partecipanti sempre e comunque attratti dalla sua personalità culturale,
dal suo ingegno e non certo dal suo ruolo politico.

Gli appassionati in questo caso non vanno affannosamente in cerca – cosa ridicola a dirsi – di un sottosegretario,
ma di uno capace – per vocazione – di farsi interprete delle Muse, sia o no sottosegretario o qualunque altra cosa.

Sgarbi non potrà mai essere incompatibile col suo ruolo semplicemente perché non saprebbe come fare per diventarlo:
e non è certo l’Antitrust che può farlo divenire ciò che è oggettivamente impossibile divenga.

Sicché, se davvero Sgarbi si dimettesse, per lui nulla cambierebbe: continuerebbe a fare ciò che fa da sempre.

Invece, il Ministero resterebbe irrimediabilmente assai più povero,
tristemente ingrigito dalla mancanza di intelligenza e di cultura.

Prova irrefutabile, questa, che è il Ministero, per dir così,
ad “usare” Sgarbi e non il contrario.

E allora?
 

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