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Senza le palle non arriveremo lontano e - purtroppo - sarà così.
SVEGLIA

Un candidato di Alleanza Verdi e Sinistra,
di cui ometteremo il nome per evitare eccessiva pubblicità elettorale,
è andato sul Duomo di Milano esponendo una enorme bandiera palestinese.

Il tutto mentre

l’ayatollah iraniano sostiene le battaglie degli studenti pro-Pal,

a scuola si mangia carne halal,

il Natale diventa Festa d’Inverno e

nelle Università s'insegna la jihad.

Non scadremo nel dibattito stantio di chi ritiene, in realtà a ragione,
che a suon di integrazione finiremo integrati.

Vorremmo sommessamente far notare
che esporre la bandiera di uno stato straniero,
peraltro a maggioranza islamica,
sulla facciata del simbolo della cristianità
è irrispettoso nei confronti di milioni di fedeli che lo considerano un luogo sacro
.

Nessuno protesterà,
visto che i vescovi non brillano in coraggio
e quello meneghino ha pure benedetto il Ramdan a scuola.

Ma provate a immaginare cosa sarebbe successo
se un attivista filo-israeliano, magari pure di destra,
avesse violato una moschea per sventolare la stella di David.
 
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Poveretti, chissà che travaso di bile.

"Si è mai vista in Italia, un’ospitata televisiva più faziosa, maleducata e piena di disprezzo
come quella fatta al Vicepresidente del Consiglio da Gruber e Giannini?

Ho dovuto prendere 2 pastiglie di Maloox! Mai più. @La7tv, mai più!"

"Ma Salvini ne è venuto fuori alla grande!
La figuraccia l'hanno fatta Gruber e Giannini con il loro giornalismo di basso livello".
 
Quando si è arrivati ben oltre la canna del gas
si inventa di tutti. Ma si precipita........

Sembrava uno di quei siluri telecomandati
che a volte partono dalle Procure a ridosso delle elezioni per condizionarne l'esito:

ieri mattina, quando mancano due giorni all'apertura dei seggi per le Europee,
il ministro del Turismo Daniela Santanchè si vede recapitata una nuova accusa a mezzo stampa.

Il reato indicato sulla prima pagina del Fatto quotidiano
è più grave di tutti quelli contestati finora all'esponente di Fratelli d'Italia:

stavolta si parla di bancarotta fraudolenta, pena fino a dieci anni di carcere.

La Procura di Milano, proprio a ridosso delle elezioni, «accelera».

Parola del Fatto.


Peccato che non sia vero.
 
I primi a fare un salto sulla sedia, ieri mattina, sono i difensori della Santanchè,
i quali fino alla sera prima erano convinti,
in base alle comunicazioni ricevute fino a quel momento dai pm milanesi,
che le cose stessero esattamente all'opposto.

Ovvero che anzichè «accelerare» la Procura avesse deciso di stralciare
l'accusa di bancarotta dal fascicolo principale solo per chiederne l'archiviazione.

Cosa era cambiato, all'improvviso, per spingere invece ad «accelerare»?

Gli avvocati del ministro cercano subito di contattare i vertici della Procura:
il capo Marcello Viola, il procuratore aggiunto Laura Pedio.

E anche i magistrati cadono letteralmente dalle nuvole.

Nel giro di pochi minuti, il caso diventa bollente.

La Procura valuta persino l'ipotesi di diramare un comunicato di smentita, poi si decide di lasciare stare.

Ma incontrando i giornalisti
i magistrati non nascondono stupore e preoccupazione.

Questa cosa, dicono, ci danneggia enormemente.

Ci fa fare la figura di chi vuole infilarsi ad orologeria in una scadenza politica.

Nessuna accelerazione, spiegano.

L'ipotesi di bancarotta va invece verso l'archiviazione.
 
E allora?

Come è possibile che un ministro venga dato per incriminato
quando invece sta per essere prosciolto?


Oltretutto in Procura fanno sapere di avere già spiegato con chiarezza il destino dell'indagine quasi due mesi fa,
con il comunicato stampa a firma di Viola diramato il 12 aprile.

Era il comunicato in cui veniva annunciata la conclusione
«delle indagini preliminari nei confronti del ministro Daniela Garnero Santanchè e di altre sedici persone»
per la «falsificazione dei bilancio di esercizio» di tre società del gruppo Visibilia tra il 2016 e il 2022.

«L'ipotesi di reato di bancarotta è stata stralciata dal procedimento principale
poichè per nessuna delle società del gruppo Visibilia
è nel frattempo intervenuta dichiarazione di insolvenza».


Concetto fin troppo chiaro: non facciamo il processo per bancarotta perchè non c'è stata alcuna bancarotta.

Nel provvedimento di stralcio depositato agli atti e datato 10 aprile
i pm indicano ancora più chiaramente il destino dell'accusa di bancarotta:

«con riferimento alle posizioni di Garnero Santanchè Daniela, Kunz d'Asburgo Lorena Dimitri»
e di altri quattro indagati «in relazione ai reati di cui agli articoli 346, 329 e 322
del codice della crisi d'impresa deve essere chiesta l'archiviazione».




Nei due mesi trascorsi dal comunicato, spiegano ieri gli inquirenti,
non è accaduto nulla che potesse indurre la Procura a cambiare linea:
nessuna delle società del gruppo Visibilia è fallita.

L'inchiesta per bancarotta finisce nel cestino.


É una precisazione autorevole
perché viene da una Procura insospettabile di indulgenza verso la Santanchè.
 
 

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