I primi a fare un salto sulla sedia, ieri mattina, sono i difensori della Santanchè,
i quali fino alla sera prima erano convinti,
in base alle comunicazioni ricevute fino a quel momento dai pm milanesi,
che le cose stessero esattamente all'opposto.
Ovvero che anzichè «accelerare» la Procura avesse deciso di stralciare
l'accusa di bancarotta dal fascicolo principale solo per chiederne l'archiviazione.
Cosa era cambiato, all'improvviso, per spingere invece ad «accelerare»?
Gli avvocati del ministro cercano subito di contattare i vertici della Procura:
il capo Marcello Viola, il procuratore aggiunto Laura Pedio.
E anche i magistrati cadono letteralmente dalle nuvole.
Nel giro di pochi minuti, il caso diventa bollente.
La Procura valuta persino l'ipotesi di diramare un comunicato di smentita, poi si decide di lasciare stare.
Ma incontrando i giornalisti
i magistrati non nascondono stupore e preoccupazione.
Questa cosa, dicono, ci danneggia enormemente.
Ci fa fare la figura di chi vuole infilarsi ad orologeria in una scadenza politica.
Nessuna accelerazione, spiegano.
L'ipotesi di bancarotta va invece verso l'archiviazione.