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Ad una settimana dal voto, vediamo come stanno a sinistra.

È sabato e Schlein si collega in diretta Instagram
per parlare di diritto allo studio con due rappresentanti degli studenti.

A improvvisare il comizio è Camilla, dell'Unione degli Universitari.

Camilla, orgogliosa, rivendica:

«Oggi la protesta studentesca è diventata altro, è diventata intifada studentesca».

Il riferimento è alle varie rivolte dei palestinesi contro Israele.

Schlein fa sì con la testa.

La studentessa dell'Udu insiste con la
«scissione tra quelli che sono gli accordi tra gli atenei israeliani e gli atenei italiani».

La leader del Pd, di nuovo, annuisce.

Poi accenna un mezzo sorriso.
 
Conte, sabato si è presentato al convegno dei giovani di Confindustria a Rapallo
e ha sparato contro il «capitalismo infetto» a proposito dell'inchiesta di Genova
che ha portato ai domiciliari il governatore della Liguria Giovanni Toti.

«Sono parole da campagna elettorale»,

ha liquidato la faccenda il presidente di Confindustria Emanuele Orsini.

Emma Marcegaglia ha perso le staffe:

«Sentire un leader politico che parla di capitalismo infetto mi fa girare le balle: siamo gente seria, pretendiamo rispetto».


Conte, in piena trance agonistica, non ha ritrattato.
«Ho parlato di capitalismo infetto e lo rivendico, ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio»,
ha detto il leader del M5s a In Mezz'ora su Rai3.
 
Sempre in quel settore, Stefano Patuanelli.

Che dal suo profilo Facebook ha praticamente diffuso un sondaggio, parlando di colori anziché di partiti.

Il problema è che accredita il «giallo», ovvero i Cinque Stelle, all'incirca al 10%.

Non proprio un favore a Conte.

«Il nero continuerà a essere il colore più gettonato, merita un 26/28%.

Bene il rosso, sopra ogni previsione, tipo 23/25%.

L'azzurro regge ma sotto il 10%, così come il verde: se la giocano.

Più o meno come il giallo».


In barba al divieto di diffondere i sondaggi nei quindici giorni prima del voto.
 
Il più originale è Grillo che se ne esce con un articolo sul Blog,
firmato dalla candidata del M5s alle europee Giovanna Basile,
in cui si propone di sostituire la «Festa della Donna» dell'8 marzo
con la «Giornata internazionale dell'uguaglianza tra uomini e donne».
 
Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli non hanno bisogno di invenzioni dell'ultimo minuto.

Avs sta puntando tutto su Ilaria Salis,

che comunque resta sotto accusa in Ungheria per «lesioni» e «violenza».
 
Alla tradizionale parata militare per la Festa della Repubblica ieri i marinai del Comsubin,
comparto tra i più addestrati delle nostre Forze armate, erano ben individuabili
perché gli unici a marciare con il passo dell’oca e gli unici vestiti di verde.

Ogni anno passando davanti alla tribuna autorità – all’ordine attenti a – gridavano Decima
in memoria della Decima Flottiglia Mas, dalla quale la speciale Unità deriva,
e di tutti gli eroi che vi hanno appartenuto.

Basti pensare
a Luigi Durand de la Penne,
a Teseo Tesei,
a Salvatore Todaro, Il Comandante tanto glorificato da un recente film
e alle altre 34 medaglie d’oro al valor militare appartenenti a quel Reparto, la maggior parte “alla memoria”.



Da questi uomini, monarchici ma non fascisti, era composta la X Mas,
unità decorata con la medaglia d’oro appuntata alla bandiera della Marina militare,
di cui ora è vietato pronunciare il nome!

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, la X Mas – al pari di tanti altri reparti di alpini, bersaglieri, e marinai – si divise.

Una parte si unì alla Repubblica sociale, continuando a combattere al fianco dei tedeschi,
un’altra parte proseguì le attività belliche insieme agli Alleati.


Il reparto costituito presso la Repubblica sociale
non è riconosciuto dallo Stato italiano come successore legittimo della Decima Mas regia.

E ciò dovrebbe essere sufficiente
per capire a quale Decima faccia riferimento
il motto gridato dai marinai.

Ma a sentire pronunciare quel nome
molti intellettuali, a partire dallo scorso anno, si sono scandalizzati.

Ed evidentemente ci si è dovuti adeguare.


Associare i crimini commessi da taluni componenti della X Mas dopo l’8 settembre
alle gesta dell’Unità nella sua interezza, è come mettere in discussione gli aspetti della resistenza
a causa dei crimini commessi da bande partigiane dopo il 25 Aprile.


Duole che si possano semplificare episodi così importanti della storia del nostro Paese,
ma soprattutto che possano essere vanificate gesta eroiche e umanitarie
compiute dai più valorosi reparti della Seconda guerra mondiale.

Dovrebbe intervenire il Presidente della Repubblica,
capo delle Forze armate, per rendere merito
a coloro che hanno dato la vita per il Paese
e per non disperdere il patrimonio di quei comportamenti
che tuttora dovrebbero costituire un esempio,
almeno per tutti i rappresentanti delle istituzioni.
 
Luigi Durand, il 19 dicembre 1941, nelle acque del Mediterraneo
fu l’autore di uno degli episodi più nobili che si possano verificare durante un conflitto.

Rischiò di morire per salvare centinaia di vite umane,
anche se appartenenti a una forza navale nemica.

Il suo nome, Luigi Durand de la Penne, divenne leggendario in Inghilterra – purtroppo meno in Italia
e il suo gesto è ancora oggi citato in tutti i testi di diritto umanitario.

La Decima Flottiglia Mas, cui apparteneva,
era stata costituita dalla regia Marina italiana nella Seconda guerra mondiale
per portare a termine attacchi alle navi nemiche con l’uso di piccoli battelli subacquei chiamati, appunto, Mas.

Mas stava per Motoscafo armato silurante,
ma si dice anche che avesse preso il nome dal motto utilizzato da Gabriele D’Annunzio
(memento audere semper, ricordati di osare sempre)

durante l’assalto con i mezzi subacquei a Buccari.

Era un siluro modificato dove prendevano posto due sommozzatori che, nella fase finale dell’azione,
dovevano essere in grado di nuotare sino all’obiettivo.

Per tali incursioni, una novità assoluta nell’ambito della guerra navale del periodo,
servivano equipaggiamenti speciali e uomini speciali, fortemente motivati,
la cui azione era diretta contro il potenziale bellico e non contro gli uomini.

La missione che vide protagonista Durand de la Penne era partita dal porto de La Spezia,
base operativa della flottiglia e la sera del 18 dicembre raggiunse le acque egiziane,
al largo del porto di Alessandria, dove era giunta la corazzata britannica Valiant.

Durand de la Penne, una volta piazzato l’esplosivo sul fondo della carena della nave,
fu individuato dagli inglesi e catturato.

Rinchiuso in una stiva, l’ufficiale volle parlare con il comandante della nave
per riferirgli che aveva piazzato degli ordigni esplosivi e che, di lì a poco, la corazzata sarebbe esplosa.

L’equipaggio doveva, pertanto, essere messo in salvo.

Così avvenne, ma Durand de la Penne fu lasciato in cella, destinato a saltare con tutta la nave.

Solo per una fortuita coincidenza si salvò.

In seguito, gli inglesi dichiararono di aver subito dalla Marina italiana la più grande
“batosta che un singolo uomo abbia mai potuto infliggere ad una flotta”
e il comandante della nave inglese, al termine della guerra,
chiese e ottenne di appuntare al coraggioso ex nemico
la medaglia d’oro al valore militare che la Marina gli aveva conferito.
 
Su Todaro che rischiò la propria vita per salvare i naufraghi del battello nemico colpito dal suo sommergibile,
e su Teseo Tesei, sacrificatosi per non fare fallire una missione, c’è poco da aggiungere.

A quest’ultimo sono intestati reparti militari, aeroporti, istituti scolastici, circoli.


Speriamo che nessuno si accorga che si tratta della stessa persona che ha inventato i Mas
e che della flottiglia è stato uno dei fondatori,
sennò sarà necessario procedere a numerose ridenominazioni!
 
RIDICOLI ....e non aggiungo altro.

"poiché l'esame strumentale non costituisce una prova legale,
l'accertamento della concentrazione alcolica
può avvenire in base ad elementi sintomatici
per tutte le ipotesi di reato previste dall'articolo 186 del Codice della strada
e qualora vengano oltrepassate le soglie superiori
la decisione deve essere sorretta da congrua motivazione".

"in assenza di un espletamento di un valido esame alcolimetrico,
il giudice di merito può trarre il proprio convincimento
in ordine alla sussistenza dello stato di ebbrezza
di adeguati elementi obiettivi e sintomatici,
che nel caso in esame i giudici di merito hanno congruamente individuato
in aspetti quali lo stato comatoso e di alterazione manifestato dall’imputato alla vista degli operanti,
certamente riconducibile ad un uso assai elevato di bevande alcoliche,
certamente superiore alla soglia di 1.50.
Per come evincibile dalla riscontrata presenza di un forte odore acre di alcol,
nonché dall'assoluta sua incapacità di controllare l'autoveicolo in marcia
e di rispondere alle domande rivoltegli dagli agenti di polizia giudiziari".
 
Quindi se uno mangia un mon cherie,
lo mandiamo a casa a piedi,
gli ritiriamo la patente,
macchina sequestrata,
corsi di recupero in autoscuola…..
e poi si indignano se qualcuno vuole riformare la giustizia!!!!….povera Italia.

Qui stiamo rasentando il ridicolo,
il giudice con questa sentenza praticamente sconfessa la bontà dell etilometro
e fa andare a "sentimento" dell'agente che ti ferma,
ma questi giudici si rendono conto delle sentenze che danno??
Io non ho parole.

Ma in ambito penale, non servono le PROVE per eventualmente condannare qualcuno?
La testimonianza dei carabinieri è una prova???? Ridicolo.
Di questo passo ti mandano alle forche caudine anche se hai mangiato un cioccolatino al rum.

Dunque se stai sul xxxxx alle FO
questo dichiara che tu sei ubriaco e questo basta?
 

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