Solo politica

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Ahahahahahahahah da spanciarsi dalla risate.
Mancava una nuova dc.


Caro direttore, la ricerca del centro perduto si tinge di rosa.

A sorpresa, infatti,
due donne che non ti aspetti
emergono nell’immaginaria ricostruzione
di una moderna Democrazia Cristiana 4.0:

Mara Carfagna e Maria Elena Boschi.

Le ex ministre, pur con percorsi diversi,
affondano la loro linea politica nelle profonde radici cattoliche italiane.

E i fermenti dei rispettivi partiti, dopo le scorribande renziane,
potrebbero essere il preludio verso una unitaria svolta «crociata».

Intanto, dopo molti tentativi andati a vuoto,
il piano di una nuova DC 4.0 si fa strada
anche con il supporto di quel che resta del Vaticano e della Cei,
a cui si aggiunge quello di Manfred Weber
- leader del Ppe in missione anti-Salvini a Roma -
e di numerosi gruppi dell’associazionismo e del volontariato cattolico.
 
Ma da dove nasce la ricerca di figure femminili
capaci di far rivivere la "balena bianca",
finora al centro di tante dispute giudiziarie sul simbolo,
vissute ormai come un fastidio da tutti quelli che, negli anni,
hanno creduto nei valori di Don Sturzo e De Gasperi?

Boschi e Carfagna non si espongono,
ma sanno di essere al centro di sondaggi riservati.

La prima, da sempre punto di riferimento del network di associazioni "Ditelo sui tetti",
think tank vicino a figure di primo piano come il Segretario di Stato Pietro Parolin
e il potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Allo stesso modo Carfagna, super atlantica,
è in prima fila in numerosi incontri in Vaticano,
dove si distingue per l’attenzione ai temi sociali e dei diritti umani.
 
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QUESTA LA VERITA'.

Adesso una bella perizia psichiatrica e vai ...........

Sharon Verzeni,​

le parole choc della vicina di Moussa Sangare:​

“Avevamo paura, nessuno è intervenuto”​

 
«Dicevo a mio marito e mio figlio di stare alla larga da lui.
È un anno che denuncio,
ho chiamato sindaco,
assistenti sociali
e carabinieri,
ma qua deve succedere il fatto perché qualcuno intervenga».


A sfogarsi con i giornalisti appostati fuori dalla casa di Suisio
in cui viveva il 31enne fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni è ...........
che da sette anni vive sotto la famiglia Sangare.

«Alle tre di notte sentivo le botte, sembrava che venisse giù il soffitto», dice la donna,
descrivendo Sangare come
«una persona con rabbia accumulata, che nel subconscio ha il male. Non era gentile, era fuori di sé».
 
Per questo la vicina invita a non far passare l’omicidio di Sharon Verzeni

«come un raptus, perché lui ha fatto violenza alla sua famiglia».

La donna riferisce anche che Sangare avrebbe «incendiato casa sua. C’era fumo».

«stava qua strafatto, dovevo passargli sopra.
Entrava nella casa del pianterreno
occupata dopo la denuncia per maltrattamenti da mamma e sorella
dalla finestra. Lo trovavamo qua di notte alle tre o alle quattro».

Una situazione che «tutti sapevano»,
che osserva come al posto di Verzeni
«potevo essere io o mio figlio».
 

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