Per anni i magistrati si sono messi in ascolto
E proroga dopo proroga delle intercettazioni
sono arrivati a formulare l’ipotesi di corruzione a carico del governatore,
intercettato al telefono e ripreso nel suo ufficio da telecamere accese giorno e notte.
Le intercettazioni considerate rilevanti dall’accusa sono una parte minima
rispetto alla mole di materiale audio e video prodotto dalla polizia giudiziaria.
L’accusa di essersi fatto corrompere dall’imprenditore Aldo Spinelli,
che secondo i pm avrebbe finanziato i comitati elettorali di Toti
in cambio del rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse,
si basa quasi esclusivamente sulle intercettazioni.
La prima, del settembre 2021, cioè di tre anni fa, che registra Toti «in barca da Aldo», finita su tutti i giornali.
Per giorni si è detto erroneamente che il governatore in quel caso
avrebbe usato cautela nell’utilizzo del cellulare,
lasciandolo all’esterno dello yacht dell’imprenditore.
Nessun atteggiamento elusivo, ha precisato più volte il legale, anzi.
Quelle frasi sono state intercettate proprio perché lo portava sempre con sé.
Da quella e altre conversazioni selezionate tra migliaia,
secondo i magistrati emergerebbe un nesso tra le erogazioni liberali da 74mila euro di Spinelli,
e l’interessamento del presidente alla pratica per il porto.
Un do ut des sempre negato da Toti,
che considerava quel rinnovo legittimo
e nell’interesse del porto di Genova,
e anzi rivendicato come necessario allo sviluppo portuale.
La difesa ha ricordato anche che la medesima attenzione veniva riservata a tutta l’imprenditoria, a prescindere da chi lo finanziava.
E che era una delle bandiere del programma elettorale.
I magistrati sono convinti di poter dimostrare il teorema dell’accusa.
I legali che invece tutto è stato fatto secondo le regole.
Il processo si apre a novembre.