Val
Torniamo alla LIRA
Da Torino a Milano, il passo è breve.
Anche il centro sociale Leoncavallo, oggi macchina da soldi (in nero, s’intende) tra cene e concerti,
è finito nel mirino del Ministero dell’Interno dopo la sentenza della Corte d’Appello
che ha quantificato in tre milioni di euro il risarcimento, causa mancato sgombero,
per i proprietari dell’ex cartiera occupata senza titolo dal ’93.
Al leoncavallo sperano nell’assist al bacio della giunta di centrosinistra,
ovvero un nuovo spazio come premio per i cinquant’anni di abusivismo conclamato in città.
È stato lo stesso sindaco Beppe Sala, del resto, a stendere il tappeto rosso al Leonka a dicembre:
«Stiamo cercando un nuovo spazio. Io credo che il Leoncavallo sia un valore nella nostra società,
un valore storico nella nostra città, e deve continuare ad esserlo».
Nulla di nuovo sotto la Madonnina.
Poco più di un anno fa, infatti, l’amministrazione milanese senza ricorrere ad alcun bando pubblico
ha consegnato nelle mani dello storico centro sociale Lambretta
un immobile comunale da 380 metri quadrati per 18 anni a poco più di mille euro al mese.
Un trattamento di favore, considerato il mercato immobiliare di Milano, per quei “bravi ragazzi”
che negli ultimi undici avevano occupato abusivamente ben cinque immobili.
E aggiungiamoci pure che nella nuova sede gentilmente concessa dal Pd
gli antagonisti hanno organizzato assemblee contro il governo Meloni,
nonostante i regolamenti vietino l’uso politico degli spazi pubblici.
Ma, si sa, sinistra e valore della legalità, sono due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.
Anche il centro sociale Leoncavallo, oggi macchina da soldi (in nero, s’intende) tra cene e concerti,
è finito nel mirino del Ministero dell’Interno dopo la sentenza della Corte d’Appello
che ha quantificato in tre milioni di euro il risarcimento, causa mancato sgombero,
per i proprietari dell’ex cartiera occupata senza titolo dal ’93.
Al leoncavallo sperano nell’assist al bacio della giunta di centrosinistra,
ovvero un nuovo spazio come premio per i cinquant’anni di abusivismo conclamato in città.
È stato lo stesso sindaco Beppe Sala, del resto, a stendere il tappeto rosso al Leonka a dicembre:
«Stiamo cercando un nuovo spazio. Io credo che il Leoncavallo sia un valore nella nostra società,
un valore storico nella nostra città, e deve continuare ad esserlo».
Nulla di nuovo sotto la Madonnina.
Poco più di un anno fa, infatti, l’amministrazione milanese senza ricorrere ad alcun bando pubblico
ha consegnato nelle mani dello storico centro sociale Lambretta
un immobile comunale da 380 metri quadrati per 18 anni a poco più di mille euro al mese.
Un trattamento di favore, considerato il mercato immobiliare di Milano, per quei “bravi ragazzi”
che negli ultimi undici avevano occupato abusivamente ben cinque immobili.
E aggiungiamoci pure che nella nuova sede gentilmente concessa dal Pd
gli antagonisti hanno organizzato assemblee contro il governo Meloni,
nonostante i regolamenti vietino l’uso politico degli spazi pubblici.
Ma, si sa, sinistra e valore della legalità, sono due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.