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Un dipendente senior di Facebook in una email inviata al Surgeon General afferma:

“So che i nostri team si sono incontrati oggi per comprendere meglio la portata di ciò che la Casa Bianca si aspetta da noi sulla disinformazione in futuro”.


Lo stesso, in una successiva email, ringrazia un funzionario dell’HHS
“per aver dedicato del tempo ad incontrarci oggi”
e spiega come Facebook stia adottando ancora più misure per censurare la libertà di parola.


Ci sono diversi casi in cui Facebook non avrebbe proceduto a censurare
fino a quando non avesse ricevuto un input o un “debunking” dal CDC.

Twitter ha seguito la stessa procedura secondo almeno una email.


Il CDC ha anche proposto incontri mensili di pre-debunking con Facebook per aiutarli a censurare,
così come regolari chiamate “stai in guardia” con i principali social media.

Un funzionario della Casa Bianca si è persino preoccupato di far chiudere gli account parodia di Anthony Fauci coordinandosi con Facebook per farli eliminare.


Ciò che emerge da questi scambi di email, che secondo i querelanti, gli AG di Missouri e Lousiana, sono solo la punta dell’iceberg,

e nemmeno ai piani più alti dell’amministrazione Biden, è un intenso sforzo,

un enorme apparato di monitoraggio e censura all’interno del governo federale

per istruire i social media su chi bannare e cosa cancellare dalle piattaforme.


A conferma del fatto che l’amministrazione che accusa gli oppositori di fascismo è la stessa

che ha usato e probabilmente sta ancora usando

metodi fascisti per limitare la libertà di parola;

e che i social media si sono prestati e probabilmente ancora si prestano.



E questo avviene nel nostro Occidente.
 
Ricorderete commentatori ed esperti che ci spiegavano, e ci spiegano tuttora,
come le piattaforme social abbiano tutto il diritto di bannare e censurare secondo le loro policy,
essendo compagnie private separate dai governi.


Quanto emerge da queste email dimostra che al contrario sono colluse con i governi al fine di controllare e censurare il discorso pubblico.



La rivelazione di Zuckerberg

Ma un’altra notizia clamorosa nei giorni scorsi è passata praticamente sotto silenzio.


Ricorderete, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 2020,
lo scoop del New York Post sul laptop di Hunter Biden,
il figlio del presidente e dell’allora candidato alla Casa Bianca Joe Biden.


I media liberal oscurarono la notizia, bollandola come disinformazione russa – accusa che oggi sappiamo essere falsa –
ma anche i social media la oscurarono e addirittura Twitter arrivò a bannare il profilo del New York Post,
uno dei maggiori quotidiani del Paese, impedendo totalmente la condivisione dell’articolo.


Ebbene, durante la puntata del 25 agosto del podcast di Joe Rogan, il fondatore e ceo di Facebook,

Mark Zuckerberg, ha rivelato che fu l’FBI a spingere i social a censurare la storia del laptop di Hunter Biden.



Quando gli è stato chiesto da Rogan come Facebook gestisce le notizie controverse,
come appunto la storia del laptop a pochi giorni dal voto,
Zuckerberg ha interrotto il suo host per fornire un retroscena della decisione del social di limitare la circolazione della storia.


“L’FBI fondamentalmente è venuta da noi, alcune persone della nostra squadra, [dicendo]: ‘Ehi, solo perché lo sappiate, dovreste stare in allerta… Pensavamo che ci fosse molta propaganda russa nelle elezioni del 2016, abbiamo notato che fondamentalmente sta per esserci una specie di schifezza simile a quella, quindi siate vigili'”.

E Zuckerberg ha aggunto:

“Ehi, guarda, se l’FBI – che considero ancora un’istituzione legittima in questo Paese, forze dell’ordine molto professionali – viene da noi e ci dice che dobbiamo stare in guardia su qualcosa, voglio prenderla sul serio”.


Quindi, quando il New York Post ha pubblicato la storia del laptop di Hunter Biden, il 14 ottobre 2020,
Facebook ha trattato la storia come “potenzialmente disinformazione, disinformazione importante” per cinque o sette giorni.

E durante quel periodo ha ridotto la circolazione della storia.


“Potevi ancora condividerla, potevi ancora consumarla”, ha spiegato Zuckerberg,
ma “meno persone l’hanno vista di quante l’avrebbero fatto altrimenti”.

E anche se non ha quantificato l’impatto, ha affermato che la riduzione della circolazione fu “significativa”.


Addirittura, come abbiamo ricordato, Twitter bannò il profilo del New York Post,
bloccò quello della Campagna Trump per impedirgli di parlarne e censurò totalmente l’articolo,
impedendo che fosse rilanciato, presumibilmente avendo ricevuto lo stesso warning dall’FBI.


Sarebbe interessante sapere quali altri media, nuovi o tradizionali, abbiano ricevuto tale avviso.


Rogan gli ha quindi chiesto se l’FBI avesse espressamente avvertito “di stare in guardia su quella storia”.

Dopo aver inizialmente risposto “no”, Zuckerberg si è corretto dicendo:

“Non ricordo se fosse specificamente quello, ma sostanzialmente si adattava allo schema“.


Che l’FBI si riferisse o meno alla storia del laptop di Hunter Biden è a questo punto irrilevante

perché l’avvertimento arrivato a Facebook (ma probabilmente ad altri social e media tradizionali)

fu abbastanza specifico da indurre la piattaforma a censurare lo scoop del New York Post.



La disinformazione dell’FBI

Il problema è che in tutta questa vicenda la disinformazione – e l’ingerenza nelle elezioni – non è stata quella russa, ma quella dell’FBI.


Contrariamente al falso allarme lanciato al team di Facebook (e presumibilmente agli altri media),

infatti, la storia del laptop non era disinformazione russa, ma una storia vera e devastante per Joe Biden,

perché mostrava come avesse mentito al pubblico americano quando nel settembre del 2019 affermò di non aver mai discusso degli affari di suo figlio all’estero.



Al di là di foto e video che mostrano il figlio del presidente assumere droghe e in compagnia di prostitute,
le informazioni contenute nel laptop coinvolgevano l’allora candidato Dem in uno scandalo pay-to-play con Russia, Ucraina e Cina.


L’FBI ha quindi potenzialmente interferito con le elezioni presidenziali del 2020.
 
la scenografia distopico-totalitaria usata ieri da biden

identica a quella di V COME VENDETTA o a 1984

il rosso e il nero...tristemente note nella storia

mai visto nulla di simile da loro, che nn a caso hanno il bianco e il blu oltre al rosso

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la scenografia distopico-totalitaria usata ieri da biden

identica a quella di V COME VENDETTA o a 1984

il rosso e il nero...tristemente note nella storia

mai visto nulla di simile da loro, che nn a caso hanno il bianco e il blu oltre al rosso

Vedi l'allegato 674451
un vecchio malato che si cerca di rendere forte con i colori del nazismo

che ha definito estremisti i 74 milioni di cani che nn hanno votato per lui e che adesso sono la netta maggioranza

beh se l'è cercata dai... :d:

 
Nel - PdF - Partito Dei Fessi non sanno più che pisci pigliare.



Nei giorni scorsi Luigi Marattin, esponente di Italia Viva, ha rilanciato un vecchio video della capolista Pd in Veneto, Rachele Scarpa,
in cui affermava che

"bisogna interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è l’unico mezzo di sostentamento per le persone
ed è un lavoro che comincia ad essere sempre più sottopagato, dequalificato e precario.
E che sottrae tempo alla vita, piuttosto che essere parte della vita”.



Immediate sono arrivate le critiche e le ironie.


C’ERA UNA VOLTA IL PARTITO DEL LAVORO. Non è un thread polemico, a maggior ragione verso candidati giovani, di cui la politica ha bisogno. Ma anche qui è utile fare chiarezza. Che cosa intende esattamente @ScarpaRachele, che al 100% sarà eletta parlamentare Pd? 1/n pic.twitter.com/fk72rMFuEq
— Luigi Marattin (@marattin) August 31, 2022


La giovane candidata si è difesa affermando che

“tanti di noi giovani, pur lavorando, rimangono poveri: questo è per me un terribile ‘circolo vizioso’.
La redistribuzione della ricchezza non è attivata dal lavoro, se questo rimane lavoro povero.
Immaginare forme di sostegno al reddito universali non deve essere un tabù”.

E ancora:

“La mia generazione ha una grande esperienza di lavoro dequalificato, sottopagato e precario.
Conosciamo il mondo degli stage gratuiti o mal retribuiti, e la precarietà spacciata per flessibilità.
Queste forme di lavoro non garantiscono una vita dignitosa: impediscono di costruire una famiglia,
di acquistare una casa, di progettare la propria formazione.
In questo senso il lavoro sottopagato non può essere l’unica fonte di sostentamento.
Quella di forme di sostegno al reddito universali è solo una delle strade
per rendere concreti i principi di emancipazione della nostra generazione, attraverso il lavoro e giusta retribuzione”.


Ignorante tu non hai mai lavorato.

Prima impara il lavoro "rubando" quello che "il vecchio" ti insegna e poi - se sei sveglio ed apprendi -
avrai il tuo tornaconto. E farai la stessa trafila "del vecchio". La tua esperienza servirà a formare il giovane.
Non si nasce "espertoni".
 
Ultima modifica:
Oggi le sinistre (borghesia di sinistra, gli intellettuali) hanno scoperto che fare la rivoluzione

usando la classe operaia non è più possibile

per cui si sono alleati con i poteri finanziari, la degenerazione del capitalismo industriale, cioè la finanza predatoria.
 
"Sarei curioso di conoscere il curriculum formativo della candidata del PD,
ovvero che studi ha fatto e quali esperienze lavorative sottopagate l’hanno così drammaticamente segnata.
Certo se anche lei come Mattia Santori può vantare il titolo di “istruttore di frisbee”
nessuna remunerazione sarebbe all’altezza, nel senso che si dovrebbe solo scendere sotto la cintura per riempirla,
invece che di euro, di meritati calcinkulo con cui avviarla finalmente ad un lavoro."

" Tutto torna: tipico esempio di mantenuta dai genitori, diploma triennale di laurea ( del resto il sottosegretario Castelli all’economia docet!!),
generazione fancazzista Erasmus, ovvero una poveretta ignorante come una c.a.p.r.a, che solo poteva essere accolta
nel “…lettamaio…” del PD & ascari annessi e connessi. Altro che rovesciare l’Italia come un pedalino: costei e costoro meritano la fame vera! "

Trevigiana i primi contatti con la politica al liceo
come rappresentante degli studenti e nelle associazioni studentesche.
Nel 2020, con 4728 voti, è stata la prima non eletta alle Regionali.
L’impegno per giovani, donne e ambiente. Disegna fumetti per passione

Nello staff che, a Bruxelles, assiste nel lavoro l’eurodeputata vicentina Alessandra Moretti.

Iscritta al corso di Lettere antiche all’ateno di Padova nel 2016,
ha conseguito la laurea triennale nel 2021

Nel 2020, a 23 anni, dopo le elezioni decide di entrare nel partito,
che le affida la carica di vice-segretaria comunale di Treviso e la inserisce nella direzione regionale.


5 ANNI PER UNA LAUREA TRIENNALE. DICE TUTTO.

QUANDO HA MAI LAVORATO ?
 
Auspico si tratti della solita buffonata di OPEN.


Che il “modello Covid” potesse essere poi replicato in futuro per altre situazioni e per altre “emergenze” lo avevamo capito denunciato da subito.

Così come avevamo denunciato, tra le altre cose, l’idiozia di sprecare poliziotti e forze dell’ordine per controllare mascherine e Green pass.

Ebbene, ora che la nuova emergenza si chiama crisi del gas, ecco qui che il governo rispolvera alcuni diktat che abbiamo imparato tristemente a conoscere.


Si parla di coprifuoco e smart working, ma anche di razionamento e di nuove forme di controllo.


Dopo aver passato al setaccio i Green pass, infatti,

ora le forze dell’ordine verranno impiegate per controllare la temperatura dei termosifoni di casa degli italiani,

per assicurarsi che siano abbassati di un grado come impone il governo per il risparmio energetico.


Dopo aver ucciso l’economia italiana con la folle gestione del Covid, ora le scavano la fossa in conseguenza delle scellerate sanzioni alla Russia.

Il cui prezzo lo stiamo pagando noi, i cittadini.

E ora dovremo anche aspettarci che vengano a bussare alla nostra porta i vigili per controllare i termosifoni.


Ieri il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha presentato il progetto per i termosifoni.

Ovvero il “Piano di risparmio gas relativo al settore civile, abitativo, residenziale, sia pubblico che privato”.

Che prevede da 20 a 19 gradi per gli stabili con riscaldamento centralizzato e un’ora in meno di copertura.


“C’è il nodo controlli per chi ha l’autonomo, che saranno affidati alla polizia locale con passaggi a campione”.


Lo scrivono così, il ministro e i giornali, come se fosse normale in un Paese civile e democratico nel 2022.

Come funzionerà il piano di Cingolani?

“Il progetto prevede che mediante misure di minima riduzione delle temperature del riscaldamento,
l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia
sarà possibile conseguire risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno.
L’obiettivo è quello di spostare l’accensione del riscaldamento a novembre.
Sia per le utenze autonome che per quelle centralizzate, oltre che per tutte quelle statali.
Escluse scuole e ospedali. Anche lo spegnimento sarà anticipato a marzo.
Nelle aree d’Italia in cui il clima è più clemente si pensa a una riduzione di due gradi”.

“Toccherà alla polizia locale con schema a campione verificare il rispetto dell’abbassamento della temperatura.
Sia nelle utenze condominiali che negli uffici dei professionisti.
Che potrebbero però decidere per lo smart working per i dipendenti.
C’è sul tavolo anche la possibilità di un coprifuoco per negozi e locali pubblici.
In questo caso lo spegnimento delle insegne arriverebbe rispettivamente alle 18,30 e alle 23.
Sarà invece molto difficile, se non impossibile, eseguire i controlli nelle utenze private.
Chi non ha il riscaldamento centralizzato potrebbe non rispettare le norme”.


Altri pubblicano questo :

Termosifoni accesi per un’ora in meno, e con un grado in meno, a partire da ottobre.
È quanto contenuto all’interno di un’informativa sul piano di risparmi energetici
presentata in Consiglio dei ministri dal ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani.


Impossibile trovare "il piano" in rete.
 

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