Torniamo a parlare con il professor
Enrico Colombatto.
Dopo
l’intervista della settimana scorsa, proprio a fine settimana,
abbiamo assistito ad un continuo fluire di
notizie catastrofiche sulla situazione di un’altra banca europea,
Deutsche Bank, con capi di Stato e di governo quali
Emmanuel Macron e
Olaf Scholz
impegnati a rilasciare dichiarazioni tranquillizzanti.
Vogliamo commentare brevemente?
Allarme Deutsche Bank
ENRICO COLOMBATTO: Premetto che io non conosco i bilanci di queste banche.
Dunque, non posso dire se sono solide, fragili e soprattutto se hanno
in pancia derivati o titoli molto pericolosi.
Ma posso dire che il sistema bancario è fragile a causa di un
sistema di incentivi distorti
generati da dieci anni di
manipolazione dei tassi di interesse.
Le banche sono state indotte a investire in titoli a lungo termine con rendimenti a volte addirittura negativi:
se i titoli sono davvero garantiti da chi li ha emessi allora possiamo affermare che sì, le banche sono solide.
Ma certamente sono sottoposte alle
oscillazioni dei tassi di interesse, come ha dimostrato il caso
SVBank.
In ogni caso, i politici farebbero
meglio a tacere:
se dicono “la banca X è solida” senza altri dettagli… beh, è il modo migliore per scatenare il panico.
L’inflazione nascosta nelle banche
MB: Nel suo articolo
“Taming Inflation by having Companies as Central Bankers”,
lei sostiene che l’inflazione oggi è dovuta al fatto che “
too much money chases limited quantities of goods”.
Ma per lunghissimi anni in cui le banche hanno continuato a stampar denaro
(o meglio, a fare
“quantitative easing”, come diceva Draghi), l’inflazione restava comunque bassissima e la crescita economica pure, come mai?
EC: Mica vero. Dipende da cosa intende lei per inflazione: guardi
gli indici di Borsa: non sono mica rimasti fermi!
MB: Nel senso che vanno considerati come inflazione?
EC: Certo, io i soldi posso anche spenderli per acquistare strumenti finanziari.
E poi guardi il
prezzo del debito pubblico!
I titoli del debito pubblico sono saliti alle stelle!
L’inflazione è il risultato fra la domanda di beni e il potere di acquisto.
Se il potere di acquisto lo congelo perché deposito i soldi in banca,
il potere di acquisto
resta virtuale e non si ripercuote sui beni.
Insomma, se io sono la banca centrale, stampo un milione di euro e li do a lei…
ma lei se li tiene in banca e non li usa per comprare una casa, un’auto eccetera… i prezzi di case e auto non salgono.
Cosa sale? Sale il prezzo dei buoni del Tesoro che la banca compra con il milione di euro che lei tiene lì congelati.
È sempre inflazione, anche se
non su pane e latte.
L’indipendenza non basta
MB: Sempre nell’articolo, lei afferma che “C
entral banks could stop the vicious circle by turning down requests to manipulate the credit and money markets by injecting ever more money”.
Ci sono due osservazioni interessanti qui: la prima, che l’indipendenza dei governatori non sia affatto tale.
È vero in Europa come negli States o ci sono diverse tonalità di grigio?
EC: Guardi, non basta che i governatori siano indipendenti.
Io posso essere indipendente, ma se ho un’ideologia,
una visione del mondo particolare.
MB: Ma nel caso di
Mario Draghi… non penso nessuno possa mettere in dubbio la sua indipendenza.
EC: Ah no?
MB: Beh, l’impressione è quella.
EC: Allora mi dica, chi ha certificato i bilanci di
Monte Paschi?
Chi era il governatore della banca centrale all’epoca?
MB: Quindi?
EC: Quindi io non discuto sulla sua indipendenza:
discuto sul fatto che un governatore venga scelto
a prescindere delle sue idee.