Non esistono criteri oggettivi per distinguere tra il denaro di un finanziatore “buono”,
che potrebbe essere accettato, e quello di un finanziatore “cattivo”, che dovrebbe essere rifiutato.
Secondo l’ex esperto delle Nazioni Unite Gabor Rona,
la questione del sostegno finanziario è necessariamente politicizzata,
ma “non c’è modo di stabilire criteri oggettivi attorno ai quali gli Stati potrebbero riunirsi
per determinare quali Stati sono sulla lista verde e quali sulla lista rossa”.
Alcuni Paesi, università e fondazioni, soprattutto anglosassoni,
hanno aperto la porta a questo tipo di finanziamento degli esperti delle Nazioni Unite,
mentre l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani ha chiuso un occhio.
Non dobbiamo sorprenderci, né lamentarci, del fatto che la Cina, il Qatar e, perché no, un giorno anche l’Iran e la Corea del Nord,
stiano investendo finanziariamente nei meccanismi internazionali di definizione e protezione dei diritti umani.
Per contrastare questo fenomeno, che un ex relatore speciale delle Nazioni Unite ha definito “corruzione silenziosa”,
il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite dovrebbe vietare a qualsiasi finanziatore di assegnare una sovvenzione a un particolare mandato.
Tutte le sovvenzioni dovrebbero essere offerte incondizionatamente, direttamente all’OHCHR, affinché possa assegnarle in modo indipendente.
Questo sarebbe un primo passo per garantire una maggiore protezione del Consiglio per i diritti umani
e dei suoi influenti esperti contro i tentativi di cattura che si vedono oggi.
Quindi dobbiamo o adattarci a questi report manovrati, oppure iniziare a non tenerne conto.