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Costoro, in sostanza, dichiarano di battersi per sconfiggere definitivamente la cosiddetta violenza di genere,
assumendo, non si sa bene su quale base, che il problema da sradicare sarebbe la cultura patriarcale,
la quale sarebbe ancora dominante in Italia.


Cultura patriarcale, che in questo momento rappresenta qualcosa di simile all’Araba fenice,
la cui sinistra asserzione deriverebbe da alcune dichiarazioni espresse da Elena Cecchettin.


Ebbene, tirando le somme di questo quadro, a dir poco sconclusionato, vista la ridotta dimensione del fenomeno
– sebbene anche un solo morto rappresenta sempre un dramma per l’intera società –
dovremmo concludere che l’obiettivo finale dei più accaniti sostenitori di questa campagna,
a cui si sono aggregati sciacalli mediatici di ogni tipo, dovrebbe portare all’azzeramento dei citati femminicidi.

E, visto che ci siamo, per non farci mancare nulla,
bisognerebbe anche eliminare i maschi assassinati,
i quali, per la cronaca, rappresentano a oggi
circa il 65 per cento degli omicidi commessi in Italia.



Tutto ciò ancora una volta mi riporta alla mente un celebre aforisma di Ferdinando Martini,
che fu governatore dell’Eritrea :

“Chi dice che gli italiani non sanno quello che vogliono?

Su certi punti, anzi, essi sono irremovibili.

Vogliono la grandezza senza spese,

le economie senza sacrifici

e la guerra senza morti.

Il disegno è stupendo, forse è difficile da effettuare”.
 
Che z'azzecca il patriarcato ? ....boh

"Lui abusava di me e io pensavo solo a sopravvivere.".

Alessandra Accardo, 33 anni, è una poliziotta della questura di Napoli.

Nella notte fra il 19 e il 20 ottobre 2022, mentre sta tornando a casa dopo aver finito il suo turno di lavoro,
viene aggredita da un uomo nella zona del porto di Napoli.

Un 23enne cittadino del Bangladesh la picchia e la violenta.
 
Come perdere la faccia.....la feccia di sinistra.

Sabato 25 novembre, a Roma, al corteo contro la violenza sulle donne organizzato dal movimento Non una di meno.

Contro la violenza con la violenza: l'assalto femminista​

 
Circa 200 persone - tra cui diverse a volto coperto - si sono staccate dal corteo

per assaltare la sede di Pro Vita & Famiglia.


Motivo che non dovrebbe legittimare la violenza, condizionale d'obbligo in questo caso,
dato il totale silenzio con cui la sinistra sta reagendo al facinoroso attacco.

Nessuna condanna.

Sembra proprio che a certe frange si possa perdonare tutto,
o comunque concedere il beneficio del dubbio, se non addirittura una giustificazione.

Fumogeni e bottiglie di vetro contro i poliziotti in tenuta antisommossa,
scontri, calci sulle serrande, vetrine rotte con sbarre di ferro, insulti,
scritte sui muri con minacce di morte, grida di "odio eterno" contro i "catto-fascisti" - rigorosamente con il pugno chiuso -

Il giornalista invitato a non riprendere con il telefono perché "non si può",

poi il coro sanguinario:

"I pro vita si chiudono col fuoco,

ma con i pro vita dentro,

se no è troppo poco".
 
E negli uffici, il giorno dopo, è stata trovata una molotov.

Una guerriglia che oggi verrebbe senza alcun dubbio tacciata di "fascismo"

- termine molto caro a certe associazioni -
se solo fosse scoppiata su altri fronti, condannata senza se e senza ma.

Si sarebbe parlato di squadrismo, repressione, intollerabile violenza.


Intollerabile violenza che da dietro l'angolo scoppiava in una rivolta feroce e gratuita
mossa da chi sfilava inneggiando al rispetto, ai diritti, all'educazione.

Allora, viene da pensare, anche la violenza ha un colore, un'ideologia,
ed è di conseguenza più o meno accettabile, più o meno concessa.

Più o meno grave.



Stigmatizzare la profonda contraddizione di tutto questo,
così come il fallimento morale del più estremo femminismo
che ha assediato sabato Pro Vita & Famiglia
durante quella che sarebbe dovuta essere per definizione una manifestazione pacifica, dovrebbe essere scontato.

Eppure passa in sordina.

Evidentemente anche l'ipocrisia è di una certa sinistra.
 
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Un cicinin di chiarezza ed obiettività.

Mercato Tutelato (si fa per dire) FINE (si fa per dire).


La sinistra imputa al governo Meloni tutto il male che questa operazione porta con sé.

Ma stanno davvero così le cose?

Se il M5S mette in guardia le famiglie italiane coinvolte in questo passaggio parlando di “furia cieca” del governo,
il Pd la ribattezza direttamente “tassa Meloni”.

Val la pena ricordare che è stato Gentiloni nel 2017 a far scattare la tagliola.

Di più.

La fine del mercato tutelato dell’energia è prevista
da una norma della legge Concorrenza del 2022.

Chi c’era al governo? Draghi, insieme al Pd.

E questo era un obiettivo inserito per il conseguimento della terza rata del Pnrr.
 
Detto questo: è davvero così drammatico il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero?

Diamo un dato: su 30 milioni di utenti, circa 20/25 sono già nel mercato libero.

Se la liberalizzazione dell’energia dovesse seguire la strada di altri settori come la telefonia o i treni,
dove la concorrenza ha prodotto forti cali dei prezzi, allora tanto di guadagnato.

“Conto che con il dialogo si riesca a rimediare a un errore che ci siamo trovati sul tavolo”.

E dunque ora si ragiona sul rimodulare la tempistica per dar modo agli italiani di capirci qualcosa di più.

Dopo mesi di sostanziale stabilità dei prezzi, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente
ha reso noto un aumento del +18,6% per i clienti ancora in regime di tutela,
ma la forbice potrebbe arrivare fino al 25%.
 
La comunicazione ricevuta con una lettera a casa è diversa a seconda del tipo di cliente:

vulnerabile o non vulnerabile.

Alla prima categoria appartengono tutti quei cittadini che, alternativamente,
si trovano in condizioni economiche svantaggiate (come i percettori del bonus sociale sulle bollette),
sono soggetti con disabilità, hanno un'utenza in una struttura abitativa di emergenza a seguito di eventi calamitosi,
oppure hanno un'età superiore ai 75 anni.

In tal caso, se cioè si rientra nella categoria dei clienti vulnerabili,
si verrà trasferiti in maniera automatica nel "servizio di tutela della vulnerabilità",
con condizioni contrattuali ed economiche definite dall'Arera,
fermo restando la possibilità di scegliere un contratto nel mercato libero con il proprio venditore o con un altro operatore.


In sostanza, le condizioni dell'autorità per l'energia consistono in un prezzo variabile su base mensile,
determinato dalla media dei valori consuntivi al prezzo sul mercato all'ingrosso italiano.

A questo si sommano le tariffe definite dall'autorità per il trasporto delle materie prime,
la commercializzazione e gli oneri generali di sistema, oltre alle imposte previste dalla legge.


 

Le tre strade per i clienti non vulnerabili​

E veniamo al secondo caso.

Chi non ha i requisiti elencati qui sopra viene identificato come cliente "non vulnerabile".

Per questa categoria il discorso è diverso:

i clienti devono infatti decidere se conservare l'attuale operatore, ma con un contratto diverso, oppure rivolgersi ad altri venditori.

La prima scelta possibile per i clienti cosiddetti non vulnerabili è accettare l'offerta proposta dal proprio venditore,
che dovrebbe essere la migliore del momento in base alle indicazioni fornite dall'Arera.

In alternativa, i clienti non vulnerabili possono optare per una seconda scelta,
ossia accettare una qualsiasi offerta del mercato libero, sia con l'attuale venditore sia con un altro operatore.

E cosa succede all'utente che non fa nulla, cioè non passa a un operatore del mercato libero?

Per quanto riguarda il gas, chi non sceglie un contratto sul mercato libero
verrà trasferito automaticamente a una fornitura cosiddetta "placet"
(cioè a prezzo libero a condizioni equiparate di tutela) con lo stesso venditore.

Chi sceglie questa terza strada avrà un contratto con tre caratteristiche:

le condizioni economiche (prezzo) saranno liberamente decise dal venditore e rinnovate ogni anno;

la struttura di prezzo è stabilita dall'autorità ed è inderogabile;

le condizioni contrattuali (come garanzie e rateizzazione) sono stabilite dall'autorità e sono inderogabili.

Si tratta di condizioni che ricalcano quelle del mercato libero,
ma vigilate dall'Arera e sostanzialmente allineate all'attuale tutela.

Dopo un anno però si passa al regime cosiddetto "placet ordinario", meno vantaggioso.

Per quanto concerne l'energia elettrica, se non viene scelto un operatore del mercato libero,
gli utenti ex mercato tutelato entrano automaticamente nel servizio a tutele graduali (Stg), della durata di 3 anni.

In questo regime le tariffe per l'energia elettrica sono fissate dall'Arera
e saranno determinate in base al "Pun", il prezzo unico nazionale.

Si tratta del prezzo di riferimento del mercato all'ingrosso dell'elettricità.

Il passaggio al servizio a tutela graduale si verificherà concretamente il 1° aprile 2024.
 

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